Un viaggio in Olanda per festeggiare in modo un po’ particolare il giorno dei morti. Il senso della morte intesa come trasformazione. Interi servizi di piatti e tazzine da caffè sulle tombe dei cari estinti.
Foto : Cristina Giongo / Hans Linsen
Oggi è il giorno dei morti. Vorremmo “festeggiarlo” insieme a voi, cercando di dare un senso profondo e costruttivo a questa ricorrenza tanto importante, celebrata in tutto il mondo. Il Cofanetto Magico è volato… in Olanda, per raccontarvi come viene commemorata in questo Paese.
Da metà ottobre sino ai primi di novembre e da circa 35 anni, si svolgono diverse manifestazioni in varie città e paesi olandesi, che hanno come tema centrale la cultura della morte. Soprattutto gli ultimi cinque anni è raddoppiato l’interesse per codeste celebrazioni; grazie al supporto di artisti ed associazioni artistiche che hanno aggiunto maggior significato al culto dei morti. In questo periodo i cimiteri vengono abbelliti da opere d’arte. In uno di essi è stata persino esposta la riproduzione della tomba di Michel Jackson.
La settimana passata ci siamo quindi recati in un delizioso paesino al nord di Amsterdam, Graft-De Rijp, che vi consigliamo comunque di visitare se progettate un viaggio nei Paesi Bassi. La festa in onore dei morti è cominciata verso le ore 19 e 30. Tutto il villaggio, composto da graziose, tipiche dimore olandesi, era illuminato da luci, lucine, candele, lumini, posti fuori da ogni porta di casa. Molto suggestivo.
Le due chiese di Graft-De Rijp, quella cattolica e quella protestante riformista, che convivono pacificamente fra di loro, poste una a poca distanza dall’altra, avevano organizzato varie attività in onore dei morti: nei loro due cimiteri. C’erano posti di ristoro, accanto alle tombe, dove veniva offerta dell’ottima cioccolata calda e del vin brulè, preparati al momento in grandi pentoloni di rame (vedi foto). Angoli dove si suonava la musica; un grande cerchio di fuoco dove ci si riuniva per cantare (vedi foto).
I bambini correvano fra i sepolcri e chi aveva un parente seppellito lì poteva depositarvi fiori, biglietti e regalini (vedi foto). Si potevano anche arredare i propri loculi in memoria di una persona scomparsa, scegliendo un oggetto che la ricordasse fra i tanti esposti su un lungo tavolo di legno( posto in una grotta). Una bambina che aveva perso il nonno aveva preso due palle da tennis, perchè lui amava praticare questo sport; un bimbo aveva arredato il suo angolino con un orsetto, una matita per disegnare, una collanina. Si potevano scrivere poesie e messaggi per i propri cari. Anch’io ho voluto partecipare, con un omaggio a mio padre, che era medico, scovando subito due oggetti adatti: una siringa e una pipa (vedi foto).
E pure io mi sono seduta accanto ad una tomba, sotto ad una croce, sorseggiando una cioccolata calda e pregando per quella persona sconosciuta che riposava là sotto. Mi ha colpito molto l’idea di mettere interi servizi di piatti di porcellana e di tazzine in ricordo del parente scomparso. Ho visto persino un servizio di posate! (vedi foto)
Abbiamo incontrato l’ideatrice e l’organizzatrice di queste manifestazioni: la giovane artista Ida van der Lee e Annemiek van Harten. Ida van der Lee ha pubblicato un libro proprio su queste particolari feste in onore dei morti. Ci ha raccontato che è sempre stata attratta e ispirata dal rispetto che gli italiani hanno per i loro cari defunti. Il connubio arte e morte le è venuto spontaneo in quanto crede che l’arte possa ben rappresentare questo grandioso mistero, anche nel suo intrinseco significato di continua trasformazione. In quanto secondo lei la morte è l’apice, la meta finale del nostro continuo processo evolutivo di cambiamento, di mutazione.
Annemiek van Harten fa parte dell’associazione Allerzielen Alom, che si occupa della cultura della morte in generale; rituali religiosi, sostegno psicologico, importanza di come si vive la separazione da chi amiamo. Allerzielen in italiano significa spirito dei morti. Pensate che l’organizzazione ha previsto persino la presenza di uno psicologo a cui possono rivolgersi le pesone che non hanno ancora superato il dolore per la pedita di un loro caro: accanto alla sua tomba potranno ripercorrere il processo del distacco insieme a lui.
Ida van der Lee ci ha poi condotti nella chiesa protestante dove un video mostrava due anziane signore intente a lavorare a maglia. Davanti erano sedute tre giovani donne che stavano ammagliando insieme una lunga coperta di lana (vedi foto). Una di loro mi ha spiegato che rappresentava il simbolo della continuità della vita, dell’eredità d’affetti familiari. Sua nonna lavorava sempre a maglia e ora lei continua la tradizione; e mentre fa scivolare i punti sui ferri pensa a lei. In effetti è un hobby molto rilassante, che stimola la riflessione.
La serata si è conclusa allegramente in un caratteristico ristorante situato davanti ad uno dei cimiteri: fra qualche boccale di birra (per brindare ai cari estinti) e qualche tipico piatto olandese a base di polpettine e mostarda.
La mattina seguente abbiamo passeggiato ancora una volta fra le stradine deserte del paese, salendo e scendendo dai piccoli ponti che le intersecavano; godendoci il tipico silenzio delle domeniche in certi villaggi olandesi dove, per motivi religiosi, gli abitanti se ne stanno tutto il giorno chiusi in casa, uscendo solo per andare a messa.
Ovunque si sentiva un profumo di cioccolata calda che non dimenticherò mai. Usciva da ogni spiraglio aperto di finestre, da ogni caffè, da ogni angolo di strada. Ben diverso da Amsterdam dove molto spesso arrivano solo forti effluvi di hasj e marijuana… dai vari coffeeshop in zona.
In conclusione è stata una giornata particolare che mi ha fatto comprendere che solo se accettiamo il mistero della morte con serenità, preparandoci sin da piccoli a non temerla, potremo vivere anche la vita senza angoscie. Perchè se nel corso della nostra esistenza avremo lasciato dietro di noi una grande e profonda eredità d’amore avrà avuto un senso anche il nostro vivere.
In realtà noi non abbiamo paura della morte, quanto piuttosto della sofferenza che l’accompagna. Ma anche la sofferenza fa parte della vita: nasce con noi e muore con noi. Ci tocca tutti; ricchi e poveri. Belli e brutti. Buoni e cattivi. Sta a noi, anche se non ne capiamo il motivo, di accettarla come un lato oscuro dell’esistere che forse un giorno comprenderemo meglio che senso abbia avuto.
Con l’augurio per oggi di essere particolarmente sereni; pensando alle persone scomparse che ancora vivono nei nostri cuori in pace, senza lacrime. Abbiamo già pianto troppo per loro. A chi ha la fortuna di non aver ancora nessuno da ricordare con rimpianto, consiglio di recarsi lo stesso al cimitero per pregare sulla tomba di uno sconosciuto a cui portare un fiore, un oggetto, un bigliettino. Proprio come fanno in Olanda. Infine… continuiamo a sperare che tutto questo abbia un senso. La vita come la morte.
Vi stringo tutti, con i vostri cari che non ci sono più, in un unico abbraccio d’amore.
Maria Cristina Giongo
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Foto : Max Linsen / Allerzielen Alom
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Foto : Cristina Giongo / Hans Linsen
Foto : Cristina Giongo / Hans Linsen
Foto : Cristina Giongo / Hans Linsen
Tags: arte, chiesa, maria cristina giongo, morte, sepolcri
É una storia impressionante con una buona atmosfera
è bene ogni tanto a pensare i morti.
E naturalmente di vivere e di godere di oggi.
la morte di domani possono colpire anche noi.
Anche molte persone muoiono prematuramente.
CARPE DIEM!!!!!!!!!!!!!!
Saluti Chantal
Cara Chantal,
hai ragione. Pensiamo con affetto ai nostri cari morti e a chi muore prematuramente. E godiamoci la vita che abbbiamo con gioia.
Cari saluti,
Cristina