Angeli (forse)
La sala d’aspetto del terminal “Nuovi Arrivi” era anonima, pulita e ordinata, non un’impronta si leggeva sulle pareti bianchissime, sul pavimento nitido, sulle vetrate lucenti di una trasparenza assoluta, delle folle che si erano succedute in quello spazio ed avevano riempito di sé, delle loro ansie e delle loro attese, il silenzio irreale.
I signori Mario ed Anna Rossi attendevano muti, rigidamente seduti su una scomoda panca di legno, brutta ed essenziale come tutto il resto dell’arredo, vicini l’uno all’altra come per occupare meno spazio e dare così meno disturbo con la loro presenza.
Si trovavano lì perché era prossimo il momento della nascita del loro primo figlio, attesa con indicibile trepidazione, anche se, naturalmente, già sapevano tutto di lui: che era maschio, di robusta costituzione, con gli occhi azzurri della madre, i capelli biondi del nonno paterno, con il suo stesso suo nome, Alberto, e la predisposizione alla musica della bisnonna materna. (altro…)