Fotografia di warrenski
Rifletteteci: è lecito che nel repertorio di un poeta moderno, manchi oggigiorno un qualche componimento che parli di calcio? «Ovviamente no», risponderebbero senza il minimo indugio i compianti Saba, Sereni e Giovanni Raboni. Dunque ecco tutte per voi alcune strofe strampalate, che a suo tempo ho inteso dedicare al gioco che da sempre spopola e appassiona, qui nel Bel Paese. Certo sono un po’ datate, me ne rendo conto, ma spero che riescano ugualmente a strapparvi un paregg… ops, chiedo venia: un sorriso, volevo dire. Eh sì, proprio un sorriso. (Amarognolo magari?).
Soccer goalkeeper
UN CABARETTISTA DI SAN GEMINI
Tu lo vedi:
come fanno gli sconfitti veri
perdo tempo a scherzare.
Così la mia carriera
di portiere fallito
che al massimo ha militato
nella Pol. Sangeminese,
la esorcizzo a tarda sera
quando in pieno tentativo
sempre ozioso e vano
di staccarmi dal passato
(e rubando senza meta
ore sane al mio lavoro
di “fido” metronotte)
di getto m’improvviso
cabarettista volontario
nell’ampio bar del poggio.
Recito lì dentro
per tutti gli avventori
battute molto allocche:
«Conosco un attaccante
che ama scrivere per hobby
romanzi oscuri, incomprensibili:
lo chiamano Ka(f)kà… ».
Oppure:
«L’Italia del calcio
ai mondiali s’è desta
e dell’elmo di Scipio
s’è montata la testa».
Tu lo vedi:
come fanno gli sconfitti veri
perdo tempo a scherzare.
(«Lo sai? Achille era figlio di Pelé=
o,
pare»).
Settembre 2006
Pietro Pancamo
CHI SONO
Alla prossima, cari amici! Salutandovi con affetto, vi ricordo di partecipare numerosi a “emOceans. Tutte le onde del mare”, ovvero il premio letterario del «Cofanetto Magico».
Un abbraccio e a presto,
Pietro
Avvertenza
I diritti degli articoli, dei racconti, delle poesie e dei documenti pubblicati in questo post appartengono ai rispettivi proprietari. Lo scatto del fotografo warrenski è protetto da una licenza Creative Commons, consultabile all’indirizzo creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/deed.it; mentre l’immagine intitolata Soccer goalkeeper proviene dal sito «Wikipedia» ed è (lo si spiega qui) di pubblico dominio.
Tags: calcio, giovanni raboni, pietro pancamo, poesia, umberto saba, vittorio sereni
Evviva, ecco smitizzato con arguzia il mondo del calcio e le sue passioni!
Da tifosa che guarda unicamente la nazionale ai mondiali, mi sono ritrovata con l’elmo di Scipio in testa e pronta per una salutare risata su me stessa.
Grazie mille dei complimenti.
Sei una donna di spirito, cara Anna Maria, e questo ti fa veramente onore!
Ho trovato la poesia sul calcio gradevole, ironica, divertente. Mi sono accorta che stavo proprio sorridendo. Grazie, perché di questi tempi non è tanto facile sorridere Marisa G.
Hai ragione, cara Marisa: non è facile per niente. Ma forse arriveranno tempi migliori. I supplementari? Chi lo sa…
Grazie infinite per aver apprezzato i miei versi!
Il vero sconfitto è solo chi non gioca. Il gioco in sè è la vera vittoria, non il risultato. Vai Pietro!
Pierre de Coubertin docet. Bravo Cristiano! La tua saggezza mi conquista.
Calcio, calcio …. che mondo futile ! Ma, l’UOMO da sempre DEVE giocare … forse x dimenticare la realta’ ?
O forse per crearsene una migliore (ma fittizia) in cui rifugiarsi ogni domenica…
Grazie e a risentirci, cara Elena.
il calcio è una competizione volontaria, la sconfitta è sempre in gioco e la delusione pure, la vita stessa ci mette sempre in gioco.
Sempre lieto di risentirti, cara Nella!
A dire il vero, anche la delusione è un gioco… però al massacro.
La mia delusione più grande? Non essere mai riuscito a capire bene se il campionato di calcio sia una competizione sportiva oppure un composto chimico, come ad esempio il carbonato di calcio. Mboh…
caro Pietro,
come di consueto le tue poesie vanno a toccarmi in profondità, e le percepisco anche come un “pretesto” per raccontare altro. Ed è il racconto sotterraneo che mi intriga…Naturalmente mi chiedo se tale risonanza sia un
incontro empatico con l’autore o frutto della mia fantasia… Ti comunico la suggestione dell’immediatezza, dopo una prima rapida lettura di “un cabarettista di San Gemini”: il gioco in difesa dell’essere umano nel vano tentativo di evitare la sofferenza, attraverso il trasformismo(mi improvviso cabarettista volontario..) o usando l’autoironia (battute molto allocche). Anche io qui gioco in difesa: evito infatti di farti domande dirette e mi limito-inutilmente- ad interrogare me stessa.
Cara Valeria,
mi sembra che il tuo bellissimo commento abbia colto in pieno il significato di questa poesia “cabarettistica” e della mia (nostra?) strenua lotta contro la sofferenza. D’altronde, come la saggezza popolare puntualmente c’insegna, l’autoironia non è che un tentativo, tremante e convulso, di ridere per non piangere.
Le passioni, l’unico mondo a noi congeniale. Ma si tratta sempre di “divertimento” o può divenire talvolta “Divertissement” (inteso nell’accezione filosofica espressa da Pascal)?
In effetti, penso che molti tifosi cerchino nel calcio una pronta evasione dal tormento quotidiano della realtà insoddisfacente, e forse angosciosa, in cui vivono. Ben diverso, però, è il caso del mio povero cabarettista che lotta a colpi d’ironia contro la propria delusione esistenziale, per debellarla almeno in parte. E la lotta non è una fuga dal dolore. Ma, ovviamente, l’esatto contrario.
Cara Serena, grazie sul serio per l’afflato filosofico del tuo commento.
Volere o no,il calcio è importante n italia per i quattrini non per lo sport!
Pensa a giocatori che valgono o meglio costano milioni di euro.
Gli esodati non si divertono proprio….
Eh sì, Arrigo… sacchi e sacchi di milioni valgono o costano questi benedetti giocatori. E a dire il vero, neanche i cabarettisti si divertono un granché…
Grazie molte per i tuoi commenti, che son sempre caratterizzati da un ammirevole e profondo senso della realtà!
Penso che il gioco ( c’è chi lo fa per lavoro) e chi per giocare nel vero senso della parola) ma l’importante e farlo corretto. Il cabarettista lo fa per dimenticare, e nello stesso tempo per ricordare..
Concordo in pieno con le tue belle parole, cara Santina: la correttezza e la lealtà son tesori inestimabili.
geniale come sempre !!
Gentilissimo e affabile come sempre!!!
Grazie delle lodi, fra tutte le altre le ho riconosciute; mi han fatto bene e per questo le ho gradite.
In fede,
Nillo Pizzi
Capisco ben poco di calcio, ma mi infastidisco al pensiero di coloro che rinunciano anche all’indispensabile per seguirlo. PERCHE’ non giocare al calcio solo per il gusto della competizione ?
Per il semplice motivo che per gli esseri umani (gente che nel tempo si è evoluta a livello tecnologico, ma non spirituale) darsele di santa ragione allo stadio è ancora più “gustoso” e divertente.
Grazie davvero per questa nuova visita e a presto!
Smitizzare il calcio con l’ironia è sempre un po’ rischioso in un Paese in cui i fanatici di questo gioco ( e non solo) lo usano per anestetizzarsi e per non pensare…..
Bravo!
Niente paura, cara Lina: per sottrarmi alle eventuali rappresaglie degli ultras italiani, ho già provveduto ad espatriare negli Stati Uniti. In questo momento ti sto scrivendo dal Texas, infatti, dove il calcio è solo uno sport minore e poco sentito. Insomma, non corro rischio alcuno!
Ciao e grazie del bellissimo complimento!
Magari gli sconfitti veri si limitassero a far battute “allocche”soltanto al bar!
Ahimè… spesso le fanno anche in televisione, ammorbandoci tutti.
Non è necessario essere calciatori sconfitti per sfogare le proprie frustrazioni al bar che,peraltro, è un’ottima palestra di vita
Giusta osservazione. So che anche i poeti falliti si sfogano al bar, ogni tanto. O, per essere più precisi, al caffè letterario (fra un reading, una birra e la presentazione del loro nuovo libro).
Non esiste sconfitta nel cuore di chi lotta, meglio soffrire per la fatica che per l’umiliazione della resa.. L’importante è MAI arrendersi..
Gran bella poesia Pietro!
Esatto, caro Mario: meglio tenersi alla larga dal desiderio di capitolare. Bisogna arrendersi, semmai, soltanto all’idea che lottare contro la sofferenza è giusto e necessario.
Grazie del tuo splendido e poetico commento!
non sono una fanatica del calcio, anzi non lo seguo proprio…. ma la sua poesia, ironica e divertente come sempre, mi ha strappato un sorriso….
Gliel’ha strappato?! E magari in mille pezzi!! Oh, si è comportato proprio male il mio componimento in versi. Vado subito a metterlo in castigo.
Si scherza… si scherza, ovviamente.
Sono felice che la mia poesia le sia piaciuta, cara Maria Luisa. Farmelo sapere è stato davvero cortese da parte sua.
Ironica e divertente la tua poesia sul cabarettista. Concordo con il commento di Cristiano.
Come negarlo? L’ironia è spiritosa e carica di brio. Non a caso, in una poesia di tanto tempo fa, mi rivolsi direttamente all’ironia, lodandola così: “[…] senza di te,/ ahinoi,/ la poesia/ è pura (mera) melanconia”.
Ti sono obbligato per la tua assidua presenza, cara Luciana. Grazie!
Il gioco con le sue regole ben definite ci fa “giocare”… e a noi serve giocare in attacco e in difesa.
Senza dimenticare il centrocampo, ovviamente, che ha un’importanza strategica non indifferente (guarda, ti dico la verità in merito: mi son sempre domandato perché in Italia ci sia il ministero della difesa, ma non quello del centrocampo. E’ una ben grave lacuna, secondo me).
Cara Marisa, riaverti ospite in questa pagina dedicata alla poesia (e alle mie battute, un poco grulle) mi ha fatto molto piacere.
E’ vero, a centrocampo si decide la partita: si costruisce il gioco e si interdisce quello altrui…ma sempre si gioca. E giocare è, almeno per qualcuno, l’essenza stessa dell’uomo. Memento “l’Homo ludens” di J. Huizinga. Anche scherzare comunque non è perdere il tempo ma conservarlo con un sorriso.
Osservando i miei gattini di pochi mesi, ho capito che giocando s’impara: il gioco, dunque, è alla base della vita.
Nell” abbraccio cosmico, in cui viviamo un” apparente separazione,i deliziosi “colpi d”ironia” del cabarettista raggiungono tutti come piacevoli messaggi risananti. Chi li accoglie con consapevolezza sorride. medita e ringrazia. Caro Pietro,un altro bel dono! Grazie!! Susy
Cara Susy,
il vero dono è saperti di nuovo qui con noi, a parlare di poesia: ecco perché ti dedico subito un abbraccio al volo. Eh sì, lo ammetto: è un pochino improvvisato, di ritorno come sono da una giornata assai pesante; è insomma un abbraccio… a braccio :-). Però ti garantisco (e son sincero, te lo giuro) che è cosmico e avvolgente proprio come il tuo.