“Ma esistiamo veramente oppure siamo mera illusione pensante?” Questo è il quesito a cui Valentino Di Persio cerca di dare una risposta nel suo ultimo racconto “Vivere la vita… fino all’ultimo sospiro”. In altri tempi, ad una ridente tavolata tra amici, qualcuno come Shakespeare avrebbe asserito “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”. Subito Cartesio avrebbe inaspettatamente gridato, preso da un lampo di genio improvviso, “Cogito ergo sum!” e Pascal ispirato, avrebbe precisato melancolicamente “Helas, l’uomo non è che una canna pensante!”. Schopenhauer, pensoso, dall’alto del suo pessimismo avrebbe sentenziato che “La vita è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci e per di più illusori, di piacere e gioia”. Nietzsche, da parte sua, avrebbe rintuzzato “Gli uomini sono intervalli e pause nella sinfonia della vita reale”. Il tutto si sarebbe svolto sotto gli occhi intrigati di Pirandello che avrebbe smorzato le riflessioni dei commensali con pacata semplicità “Signori miei, la vita non si spiega, si vive.” Al che, il saggio Snoopy, trasognato, avrebbe suggerito “La vita è come un cono gelato: bisogna imparare a leccarla!” …E Valentino, con un boccale di birra in mano con su scritto “Carpe Diem”, avrebbe declamato “Nella vita ogni attimo va afferrato, colto, preso imprigionato, e le occasioni trascurate tu per sempre le hai perdute.”
Ed io aggiungo… Prosit!
…fino all’ultimo sospiro
di Valentino Di Persio
Mi ritrovo a camminare a fianco di me stesso per le strade di Roma in una mattinata del mese delle rose con i pensieri rivolti al mio vissuto. Una sorta di viaggio a ritroso, un vagare della memoria alla ricerca delle fasi più significative della mia esistenza. I miei pensieri, spesso distolti dall’urto d’un passante o dalla mia stessa immagine riflessa nelle vetrine, continuano a viaggiare indietro e in avanti nel tempo. Il sole fa capolino da qualche nuvola disseminata nel cielo azzurro, pallido, incerto, quasi intimidito dalla bellezza della città eterna.
Mi soffermo ogni tanto ad osservare le mercanzie esposte nei negozi con lo sguardo annoiato, disinteressato, con la mente altrove. Il mio peregrinare nella ragnatela dei ricordi mi estrania dal contesto della vita che mi scorre attorno, dalla frenesia della gente: chi ride, chi grida, chi contesta, chi si lamenta, chi si mostra, chi si nasconde, chi cerca, chi fugge, chi perde e\o chi ritrova persino se stesso.
Insomma, il solito trantran cittadino, la solita routine della vita che insegue le incognite del suo tortuoso cammino. Mi guardo intorno e mi rendo conto che di questa corsa contro il tempo poco m’ importa. No, il tempo che passa non m’assilla, il tempo non lo considero, il tempo per me non esiste. Ritengo deleterio ridurre l’esistenza umana alla stregua d’una tastiera di pianoforte specie quando, nell’avanzare ineluttabile degli anni, ti ritrovi a fare i conti con tonalità e ritmi decrescenti ed a riconsiderare programmi e prospettive.
Mi danno un senso d’inquietudine quei piccoli solchi disseminati sulla scala di colori cangianti della nostra esistenza: il bianco della purezza e della fanciullezza, il verde dell’adolescenza e della giovinezza, il rosso dell’ardore e della maturità, via via fino al nero, preludio alla fine. Alla fine? Forse! Per me sì, mentre per altri è solo l’inizio d’una beata vita eterna.
Insomma, una specie di clessidra nella quale veder trasmigrare, man mano ed inesorabilmente, la tua esistenza dall’alto in basso, verso la destinazione finale. Il ritorno dopo l’errabondo vagabondare nel ventre materno, la Terra. E ti accorgi, ascoltando ed osservando quei tasti abrasi, che la cadenza dei toni è sempre più lenta, più cupa e che il nero si sta avvicinando ineluttabilmente.
Ti chiedi allora a cosa sia servito il tuo passaggio, veloce come una folata di vento, su questo mondo meraviglioso persino nelle sue contraddizioni, con le sue aberrazioni, con i suoi misteri cui l’umana intelligenza non potrà mai svelarne completamente l’arcano.
Eh si! Il mistero dell’esistenza, il grande enigma, la domanda alla quale non avremo mai una risposta: perché si nasce, perché si vive, perché si muore. Nessuno ci ha mai detto o ci dirà mai quali siano le regole d’ingaggio della nostra missione terrena. Ognuno è lasciato al proprio arbitrio, ognuno è artefice della propria avventura terrena, condizionata solo da norme comportamentali necessarie per l’ordinata convivenza civile. Assale persino un dubbio: ma esistiamo veramente oppure siamo mera illusione pensante? Un niente nel niente? Il quesito, cui molti cercano da sempre di dare una razionale risposta, rimane aperto.
Ripenso allora all’azzurro del cielo, all’immensità del mare e al suo continuo agitarsi, alle cime innevate, al verde della primavera, al canto degli uccelli, al richiamo d’amore di gatti sui tetti, alle primule sbocciate sul balcone, al dischiudersi d’una rosa, al brivido d’una carezza, al ridere gioioso d’una donna, al vagito d’un bimbo, alla natura che si rinnova, alla bellezza dell’effimero volo d’una farfalla.
No, non é mera illusione, la vita è vera, la vita è bella, la vita è sì un mistero, ma la vita, sì la vita, breve o lunga che sia, vale la pena di cercare il coraggio per attraversarla fino all’ultimo… sospiro.
Valentino Di Persio
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Bellissimo resoconto della vita, essenziale senza rinchiudersi nelle solite risposte confezionate e sicuramente scritto da chi non riesce a vivere la vita superficialmente ma la scava in tutte le sfumature cercando altre. Che aggiungere? Emozionante. Romy
Cara Romina, l’ esistenza è un dono indefinibile perché non si sa da dove proviene e , soprattutto, ignoriamo il perché tra milioni di semi in affanno siamo stati proprio noi ad essere stati prescelti. Il caso ? forse ! Comunque la vita rimane un mistero ed è proprio per questo che va vissuta fino alla decadenza estrema per cercare di scoprirne i segreti. La speranza è l’ultima fiamma a spegnersi. Grazie del commento, azzeccato e pertinente.
Caro Valentino, hai descritto la vita nella sua piena realtà. Un dono ricevuto, che spesso non sappiamo apprezzare. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Le solite domande, che resteranno senza risposta, come tu stesso dici. La cosa certa è che nonostante tutto, essa va apprezzata, assaporata, accarezzata e goduta fino alla fine dei nostri giorni. Non ci è dato sapere né come, né quanto, né quando, non importa, viviamo l’alba e poi il tramonto e così via, ogni giorno. Il segreto della vita, può essere dietro ogni angolo. Giriamoli tutti e gioiamo dei cambiamenti, dei colori, dei profumi, che le stagioni ci regalano…
Marica, la tua introduzione è deliziosa, divertente, ironica e direi molto interessante. Brava Maricuccia <3
Cara Claudia, una cosa è certa ! Nascere è di per sé una gran botta di c…,pardon, di fortuna. Penso che il segreto della vita sia rinchiuso nella rincorsa disperata di milioni di spermatozoi verso l’ovulo. Secondo me è in questo frangente che si compie il miracolo. Infatti, tra i circa trecento milioni di esserini postulanti, solo uno (eccezionalmente 2-3) viene ammesso all’entropia che sfocia nella vita. Di come avviene questa scelta non è dato a sapere con certezza. Depositaria del grande segreto è , manco a dirlo, ancora una volta, lei ….. la donna.
Con affetto.
Valentino
Caro Valentino, perché leggerti mi riempie il cuore di gioia? Forse perché scrivi ciò che penso, ma non sono in grado di esprimerlo a parole…
Con affetto.
Claudia
Bell articolo .
Dobbiamo vivere davvero la vita ,in fondo c’e’ solo una vita , ma a volte non la facciamo .Esiste una seconda vita ?Possiamo vivere di nuovo la nostra vita ?Cosa lasciamo dopo ?etc.Sono tante domande senza risposta.
Ciao Mirela, grazie per il commento, bello ed intrigante per i dubbi e le incertezze che si pone. Per quello che mi riguarda io ho delle risposte ai quesiti posti, ma le tengo per me per non essere tacciato di eretico. Un forte abbraccio.