Una… foto d’epoca di Elizaveta con i Ricchi e Poveri
Oggi pubblico un bell’articolo di Elizaveta Chouryguina, che voi avete già conosciuto attraverso una recente intervista di Valentino Di Persio, tradotta pure in russo. Un servizio molto interessante per due motivi: per la padronanza, quasi perfetta, che Elizaveta ha della nostra lingua, e per la ricchezza del suo pensiero, che sa esprimere in modo compiuto ed interessante, con pennellate di colore piene di luce. Senza mai stancare. Come leggerete Elizaveta ha parlato del successo di alcuni cantanti italiani molto famosi che sono approdati in Russia, ottenendo nel suo Paese altrettanto successo. Celentano, Albano e Romina Power, Toto Cutugno, Pupo Riccardo Fogli, Ricchi e Poveri, Gianni Morandi, Mattia Bazaar …
Alcuni li ha conosciuti personalmente, come Pupo e Albano. All’incontro con Al Bano ho assistito io stessa, l’estate scorsa, a Cellino San Marco, in Puglia, quando Elizaveta si trovava nelle sue tenute per accompagnare un gruppo di ragazzi russi che avrebbero ricevuto lezioni di cucina e di canto.
Elizaveta vive a Roma: è una donna sensibile, dotata di una grande forza interiore e di un’intelligenza pratica che la porta a realizzare sogni…all’apparenza irrealizzabili. L’ultimo suo progetto, a carattere turistico musicale, si chiama “viaggiando con le stelle”.
E lei di viaggi se ne intende, essendo in possesso di ben 4 diplomi nel settore del turismo. Infatti parla sei lingue ed ha conseguito due lauree: una in lingue e metodologia dell’insegnamento e l’altra in archeologia e storia dell’arte (ottenuta all’Università la Sapienza). A questo punto non vi resta che leggere le avventure di grandi personaggi, sin dal loro esordio nella grande Russia, un Paese che amerete pure voi;anche attraverso l’amore che il meraviglioso popolo russo ha nei confronti dell’Italia e della nostra bella musica. A questo punto concludo con un pensiero e una preghiera rivolti proprio ai nostri fratelli russi che stanno soffrendo e morendo in Ucraina; sperando che questa assurda guerra finisca subito. Completamente. E per sempre.
Maria Cristina Giongo
CHI SONO
Elizaveta Chouryguina a Cellino San Marco. Estate 2014
In queste persone apparentemente “semplici” c’è qualcosa di straordinario. Sono passati 20 anni, è cambiata un’intera generazione, ma questo fenomeno non solo non passa, ma, al contrario, è come se fosse arrivata una seconda ondata di popolarità della musica leggera italiana in Russia. Molti cantanti bravi e simpatici apparvero sull’orizzonte musicale fin dagli anni 80/90 e da allora nessuno li ha mai potuti oscurare. In Russia sono divenuti un vero miracolo: Celentano, Albano e Romina Power, Toto Cutugno, Pupo (all’anagrafe Enzo Ghinazzi) Riccardo Fogli, Ricchi e Poveri, Gianni Morandi, Mattia Bazaar …
La bellissima Cattedrale dell’Arcangelo Michele, al Cremlino, Mosca. Settembre 2010 (foto Hans Linsen)
In Russia e sempre con amore.
Molte favole iniziano proprio così: “C’era una volta molto tempo fa …”. E la nostra non è un’eccezione. Una volta c’erano dei cantanti popolari che vivevano felici e contenti nel loro bel paese. E, continuando il tema delle fiabe, un giorno sono andati in un paese lontano, conosciuto dai più solo vagamente. Un paese dove, come molti credevano, camminavano gli orsi per le strade e la gente suonava perennemente la balalaike, beveva vodka, indipendentemente dalla stagione e dall’età. Ora sembra assurdo, ma molti ci credevano veramente, per colpa di una assurda propaganda. La Russia era un Paese separato dal mondo europeo dalla “cortina di ferro”, diverso per cultura e tradizione. Pregiudizi e paure venivano propagandate dalla stampa. Perché allora loro andarono a suonare e cantare lì? Ognuno ha la sua storia, eccone alcune…
Albano e Romina Power
La combinazione di questi due nomi all’orecchio russo fu quasi inscindibile; per molti addirittura il nome di un gruppo musicale. Il talentuoso Albano, un contadino della Puglia e la bella Romina, figlia dei famosi attori americani, hanno mostrato al mondo la storia di Cenerentola al contrario. Per la Russia, con la sua grigia realtà sovietica, una favola così bella fu ancora più attraente.
Molti anni dopo per Albano la Russia diventerà l’amore, ma non un amore a prima vista. Per la coppia il loro viaggio in Russia, allora Leningrado, all’inizio fu piuttosto un incubo… Romina non voleva nemmeno andarci, ma nemmeno lui ci è andato con il cuore leggero: ricorda ancora un enorme palazzo dello sport che li attendeva nel completo silenzio. Un silenzio tale che i due avevano pensato che non fosse venuto nessuno ad ascoltare dei musicisti sconosciuti. Ma affacciatosi da dietro le quinte, Albano vide 18 mila persone, tutte in un silenzio quasi religioso, cosa molto particolare per degli artisti così espressivi. Durante la tournée si erano presto rivelati problemi di varia natura: per esempio quella gastronomica, come la mancanza di frutta e dell’acqua frizzante. Secondo Albano, “una chiamata all’ambasciata risolveva tali problemi in fretta”. Una altra dura prova attendeva Romina “quando aprì il rubinetto e vide scorrere un’acqua rossiccio-marrone”. Stupita e scioccata, stette tutto il tempo a piangere nella stanza. Ma poi, aggiunge Albano con un sorriso, dopo il concerto conclusosi con un’ovazione, Romina pianse ancora, ma perchè doveva partire. Così, secondo il maestro, con la Russia succede sempre: o la ami con tutto il cuore o la odi altrettanto. Non c’è una via di mezzo. E il pubblico russo risponde in maniera uguale. E’ stato così per anni. Qualsiasi cosa possa cambiare in Russia, questa rimane la sua caratteristica costante, come il Cremlino, che si trova nello stesso luogo, nel cuore europeizzato di Mosca. Lo stesso amore reciproco da cosi tanti anni, perché?
Riccardo Fogli
Era un manovale di Pontedera, un piccolo paesino toscano. Iniziò cantando in un locale, poi divenne solista nel famoso complesso i “Pooh”, conquistando il cuore delle donne in tutta Italia, dalla Sicilia alle Alpi. La sua prima visita in Russia, nel 1985, si associò ad un insolito freddo, sia per la strada sia tra i Paesi – c’era ancora la “guerra fredda”. Ora Riccardo non ricorda chi ha lanciato l’idea di andare a cantare in Russia, fra l’altro per quattro soldi, pochi anche per quell’epoca. E nemmeno sa perché non ha rifiutato. Semplicemente, gli era sembrato allettante e stimolante andare a cantare dove nessuno era andato prima. Forse era spinto dalla curiosità, perché all’epoca Riccardo studiava la storia della Russia e, in particolare, gli eventi legati a Chamberlain e al suo tempo. La paura di un viaggio in Russia non c’era, perché dai racconti gli faceva molto più impressione New York e la sua vita criminale. Ma la sorpresa fu enorme in quanto l’accoglienza del pubblico russo fu travolgente (i russi sono appassionati di musica italiana). Ma la cosa più sorprendente fu che, pur non conoscendo la lingua o seppur in un italiano stentato, molti cantarono persino con lui. E dopo tutti questi anni lui vede ancora la stessa accoglienza e sente lo stesso calore. Ed è per questo che Riccardo Fogli è un immancabile elemento in quasi tutti i festival e concerti in Russia e il resto del mondo post-sovietico. PERCHE’?
Umberto Tozzi
E’ ancora un mito in Italia e raccoglie un pubblico enorme nel “Bel Paese”. Ma la sua esperienza in Russia è recente, perche negli anni 80-90 lui ha girato altri Paesi. Tra l’altro, in Russia le masse non conoscono Tozzi come il resto della squadra (chiamiamola “ANNI 80”?), i veri “gourmet” della musica italiana. Probabilmente perché, ad eccezione di alcuni successi ballabili come ”Gloria, Nell’aria c’è”, la maggior parte dei suoi brani sono canzoni da cantautore, in cui il contenuto profondo prevale sui semplici ritmi ballabili e per i quali la conoscenza linguistica non è necessaria. In Russia è venuto la prima volta solo di recente e solo per concerti composti, in cui comunque si sente già parte di tutta la storia della musica italiana. Ma anche della sua corta esperienza russa Umberto è soddisfatto e dice, con la sua tipica espressione nordica, posata e molto sincera, che il pubblico è gratificante e caldo, lo accoglie benissimo e canta insieme a lui anche quelle poche canzoni che sa. PERCHE’?
Pupo. Foto di Elizaveta Chouryguina
Pupo
All’anagrafe è Enzo Ghinazzi, ma persino in Italia pochi lo sanno. il suo nome d’arte “Pupo” è così familiare ed abituale da sembrare il suo nome vero. Pupo non ha bisogno di una traduzione. Non è altissimo (è 1.65 m.) e la sua statura insieme alle apparenze quasi adolescenziali fanno venire alla donna russa il desiderio di abbracciarlo e di proteggerlo. Ma ovviamente lui non attribuisce il suo successo in Russia a questo.
Pupo canta in Russia da cosi tanto tempo che nemmeno lui si ricorda immediatamente a quando risale il suo primo tour russo… 25 o 35 anni fa! Venendoci ininterrottamente da anni ha sentito sulla sua pelle tutti i cambiamenti e le metamorfosi politiche ed economiche, a volte brusche e dure, ma si è sempre adeguato alle circostanze. Oggi Pupo vede la Russia come un paese libero, almeno nelle apparenze. Un Paese che ha vissuto un periodo di profonda evoluzione, ampiamente sudata e meritata. Pupo osserva che ora la scelta di intrattenimento è molto più vasta e il pubblico è diventato molto selettivo. Non che non lo fosse stato anche prima, ma oggigiorno, lui dice, il lavoro è diventato particolarmente impegnativo; bisogna dare molto di più, tutto se stesso, completamente. Particolare favore del pubblico incontra la musica degli anni 80, ed in particolare il retrò italiano si sente ancora oggi, come è stato sempre sentito. Probabilmente, proprio lui ha formulato una risposta completa e definitiva sul PERCHE’. Solo per rendersi conto ci sono voluti tanti anni.
I moschettieri 20 anni dopo
Non importa se sono precisamente passati 20 anni o 30 anni. Durante questo periodo la Russia ha fatto salti vertiginosi che per alcuni paesi durano secoli. Il crollo dell’Unione, i politicamente focosi anni 90, la drammatica stratificazione della società, i colpi di stato, l’instabilità …. Ora il mondo russo è aperto, le distanze sono diminuite, per molti russi molto è diventato possibile, per alcuni sono scomparsi anche i limiti dell’impossibile. Tuttavia, con il mondo ai nostri piedi e le migliaia di scelte ed opzioni, ancora una volta guardiamo indietro. PERCHE’?
La spiegazione di questo fenomeno l’hanno già accennata tutti loro e consiste in un insieme di fattori molto complesso. Principalmente c’è il feeling tra il carattere russo e quello italiano. Come dice Albano, negli anni 80-90 si era indovinato il tipo di musica che al meglio si combina con il carattere russo, che fra l’altro non è mai cambiato, come il Cremlino. E anche nel fatto lusinghiero che il livello della musica degli anni 80-90 non è stato superato da nessuno, come ha accennato Riccardo Fogli.
La risposta di Pupo è più ampia. Scopro, parlandoci, che lui si è posto più volte la stessa domanda sulla particolare fortuna degli “italiani in Russia”, di quegli italiani di cui lui stesso fa parte. Ovviamente non è dipeso solo dalle loro pur meravigliose qualità personali e professionali. Il miracolo è molto più profondo, ma razionale nella sua spiegazione antropologico-sociale: una coincidenza storica. In un delicato momento di qualsiasi cambiamento storico, la musica, così come qualsiasi ramo d’arte, è sempre strettamente associata a questi cambiamenti, soprattutto se erano al meglio. L’Italia, negli anni ’60, conobbe il suo boom storico e finanziario. Alcuni cantanti di quella generazione, cantando una sola canzone, sono diventati famosi e popolari tanto da poter cantare la stessa canzone ancor oggi. Ma lo stesso non è accaduto con la successiva generazione: una canzone e sono andati nel dimenticatoio, scomparsi.
Mosca, settembre 2010, la Piazza Rossa di notte. (foto: Hans Linsen)
Non può essere più vero. Ma c’e’ di più e forse lui nemmeno lo sa: loro sono stati i primi cantanti “del mondo esterno” a venire nella Russia di quegli anni, spaccando così, se non politicamente, culturalmente la cortina di ferro, prima di altri cantanti tedeschi, inglesi ecc. La musica è stata la prima cosa, insieme al calcio italiano, che i russi hanno saputo dell’Italia; prima della gustosa cucina italiana, prima delle sue spiagge meravigliose e delle città d’arte, irraggiungibili per ovvii motivi. Chi oggi ha la presunzione di amare il “Bel Paese” magari ha già dimenticato le radici di questo amore: la musica venuta a casa loro. I musicisti italiani venuti in Russia in quegli anni dei cambiamenti si sono immediatamente associati ad essi e ne sono divenuti la bellissima, romantica e travolgente colonna sonora piena di speranza, la traccia musicale indelebile.
E ora vediamo il risultato di quella semina. I figli di quel periodo in Russia sono proprio quelli che nella Russia di oggi sono adulti e realizzati, hanno potere decisionale, fanno la cronaca, formano l’opinione pubblica, sono ai più alti livelli della società. Queste persone non permettono che la tradizione muoia. Probabilmente anche un pò per nostalgia, quella positiva ovviamente.
Ma il pensiero corre verso quella dimensione dove, fortunatamente, i miracoli accadono. Ed è bello per questo, perché non accadono solo nelle favole, ma anche nella vita reale. E non è un miracolo che ancora oggi, attraverso queste canzoni, molti sognano, imparano l’italiano, scrivono poesie e musica, molti hanno anche guardato il mondo in modo diverso? Questo accadeva prima e sta accadendo a molti di nuovo. Non è un miracolo che, in questo clima raffreddato, queste persone semplici stiano facendo molto di più di quello che possano e fanno i politici? Persone semplici ogni giorno senza saperlo creano miracoli …. Ordinari miracoli.
Elizaveta Chouryguina
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Un emozionate,sorprendente ed affascinante spaccato della staria, narrato con nostalgia da una donna attraverso gli occhi sognanti della sua gioventù. Complimenti Elisa.
Valentino