Due persone meravigliose, madre e figlio. Audrey Hepburn e Sean Hepburn Ferrer (lui, in una recente foto di Hans Linsen). Entrambi convinti che la bellezza sia una luce interiore perenne, che si esprime attraverso l’amore e la generosità verso gli altri: al di là della propria fama. Grazie a questa virtù le rughe spariscono, non si cade mai nell’oblìo e si diventa eterni, sempre vivi nel cuore di chi si è amato e ci ha amati.
Questo mese il fiore virtuale, destinato a noti personaggi del mondo della cultura, arte, giornalismo, musica, cinema e spettacolo lo dedichiamo ad Audrey Hepburn e a suo figlio Sean Hepburn Ferrer. In passato nella mia rubrica “Un fiore per te” ho ospitato una giornalista siriana, Asmae Dachan, la mitica Mariagiovanna Elmi, il giornalista conduttore televisivo della Rai Francesco Giorgino e la sua collega Emma D’Aquino, pure lei nota giornalista Rai, con cui si alterna alla conduzione del TG1 delle ore 20.00. Belle interviste, belle storie di vita.
Brussel. 30 aprile 2019. Nella mirabile esposizione sulla vita di Audrey Hepburn “Intimate Audrey”curata dal figlio Sean e visibile sino al mese di agosto, potrete vedere anche l’abito indossato al matrimonio con il padre di Sean, l’attore Mel Ferrer; oltre alle loro fedi nuziali.
Quando scompare un personaggio famoso, un mito, si parla spesso di eredità materiale, di ricchezze meritate con il proprio lavoro; a volte grazie alla fortuna e al successo. Ma poco si accenna al grande tesoro spirituale che quella persona ha trasmesso ai suoi figli: l’eredità d’amore. Un insieme di valori che restano in eterno e mai svaniscono, mai si corrompono: se sono solidi!
Mi riferisco alla mitica Audrey Hepburn e a suo figlio Sean. Su di lei ho già pubblicato molti ricordi spesso trasmessi via i social, soprattutto facebook, oltre che con i miei articoli. Chi mi conosce sa che l’ho sempre ammirata per il suo stile, la sua eleganza, la sua dolce bellezza sempre ravvivata da un sorriso. Anche quando soffriva. L’ho stimata soprattutto per la sua capacità di empatia e solidarietà umana verso i poveri, i più deboli, i dimenticati che patiscono pene terribili, in particolar modo nei paesi africani.
Per farcela conoscere ancora meglio e rendercela più vicina il 30 aprile scorso il figlio Sean Hepburn Ferrer ha inaugurato a Brussel, in Belgio, una mostra che si estende su 800 metri quadrati, in occasione dei 90 anni che la madre avrebbe compiuto lo scorso 4 maggio, a cui ha dato il nome di “Intimate Audrey”. Vi consiglio di visitarla, ne vale la pena. Durerà sino ad agosto; quindi siete in tempo per organizzare un viaggio in questa deliziosa città belga, che pure vale la pena di visitare.
Attraverso un lungo percorso diviso in sale diverse sono esposte centinaia di fotografie legate a particolari momenti di vita, i suoi ricordi, il vestito del matrimonio con il padre di Sean, l’attore Mel Ferrer, lettere personali. Tutto e di più su questa splendida donna, in un’atmosfera luminosa: non di triste commemorazione, ma di vita. La sua vita.
La nipote di Audrey Hepburn, Emma, figlia di Sean Hepburn Ferrer, alla mostra Intimate Audrey, in onore di sua nonna. Mi ha detto che fa ritratti: in attesa di vederli…la ringrazio per avermi permesso di pubblicare la sua foto.
Per me è stato come avvertire la sua presenza, rivedere quegli straordinari occhi improvvisamente velati di tristezza durante un’intervista che gli fece il presentatore olandese Ivo Niehe, nel momento in cui le disse che sperava di rivederla presto nel suo programma. Cosa che purtroppo non accadde in quanto Audrey morì poco tempo dopo; e lei lo sapeva! Sapeva che presto avrebbe concluso, purtroppo troppo presto, il suo viaggio terreno. Ma non prima di essersi occupata ancora una volta delle popolazioni affamate, dei bimbi devastati dalla miseria in cui vivevano.
Alla mostra Intimate Audrey troverete anche testimonianze e fotografie delle sue importanti, faticose spedizioni di solidarietà umana con l’UNICEF, di cui era Ambasciatrice; come nelle due immagini pubblicate in alto. In primo piano l’Oscar vinto nel 1954 come migliore attrice per il film Vacanze romane. La carriera di Audrey Hepburn è costellata di…un’infinità di premi: eppure ad un certo punto la mise da parte per occuparsi dei bimbi sofferenti.
Oltre alle fotografie, anche di famiglia, ai ricordi e lettere personali, vedrete oggetti che le sono appartenuti, come le famose scarpe modello “ballerina” che le piacevano tanto e tanto le donavano.
Brussel: Intimate Audrey 2019. Le famose “ballerine”di Audrey Hepburn, la quale aveva il dono innato di portare ogni capo d’abbigliamento che indossava, dal più semplice ai famosi abiti da sera firmati, con grande classe, raffinatezza ed eleganza. Difficile trovare donne come lei al giorno d’oggi ( la maggior parte “rovinate” dalla chirurgia estetica!)
Ci sono inoltre alcune “salette cinematografiche” dove potrete assistere, al buio e nel silenzio assoluto, ad “antichi” spezzoni di alcuni suoi vecchi film e dei più recenti. Imperdibili quelli dei suoi appassionati baci con celebri attori di Hollywood! Importante è sapere che il ricavato della vendita dei biglietti andrà all’Eurordis, di cui il figlio Sean è Ambasciatore, centro di ricerca e cura delle malattie rare: e all’ospedale Brugmann- e Bordet a Brussel. Come di sicuro lei avrebbe voluto.
Una bella fotografia del figlio di Audrey Hepburn, Sean, con la moglie Karin.
Ma c’è una sorpresa che si aggiunge al piacere dei festeggiamenti in suo onore, da cui sono rimasta profondamente colpita, emozionata: un libro sui ”Sogni della piccola Audrey”, scritto proprio dal figlio Sean e dalla moglie Karin, con stupende illustrazioni di Dominique Corbasson e François Avril. E’in vendita per soli 10 euro (denaro che pure andrà in beneficenza), tradotto in più lingue. 53 pagine in cui la piccola Audrey racconta la sua vita, in poche parole: sin da quando nacque, appunto il 4 maggio 1929, a Bruxelles, “un’affascinante città conosciuta per il suo cioccolato e i biscotti…un paradiso.” Accanto a lei due “persone divertenti che la guardavano e sorridevano”.
Questo è il titolo e la copertina del libro illustrato di Sean Hepburn Ferrer, scritto con la moglie Karin, che potrete acquistare alla mostra Intimate Audrey (il ricavato andrà in beneficenza.)
Il racconto procede con il trasferimento in Olanda, all’inizio un Paese ridente, con i mulini a vento e i laghetti dove pattinare, purtroppo presto trasformatosi in un incubo a causa della guerra, dell’invasione “di soldati il cui capo era un uomo pazzo con i baffi che urlava sempre.” E poi Audrey bambina su una bicicletta avuta in prestito da alcuni amici di famiglia che le chiedevano di portare dei messaggi segreti in alcuni posti della città. Lei li nascondeva nelle scarpe senza ben capire che cosa contenessero. Anzi…pensando che magari si trattasse di lettere d’amore!
In quei momenti la fame attanagliava lo stomaco. “Mangiavamo solo crocchette e bulbi di tulipano,” dice la bimba; fra tanta paura, i bombardamenti, il gelo. L’unico posto un po’caldo, dove “poteva risparmiare le sue forze,” come le dicevano i genitori, in cui si sentiva protetta e dimenticava i morsi della fame, era il suo lettino. Là trascorreva parecchie ore a leggere e disegnare. Sognando di diventare ballerina. Il seguito riguarda il resto di una vita conosciuta da milioni di suoi fans in tutto il mondo: ballerina, attrice, mamma amorevole che metteva sempre i due figli in primo piano: in un’illustrazione del libro è intenta a stendere all’aria aperta le loro numerose calzine, pantaloni, magliette.
Quando i ragazzi crescono e iniziano a studiare, indi a lavorare, lasciando il tetto familiare lei, come precedentemente accennato, decide di continuare la sua esistenza non più a fare film ma ad occuparsi dei bambini abbandonati, cercando sempre di “sorridere nel buio più profondo.” Perchè è proprio “nel buio nero della solitudine che si pensa meglio.” La frase “sorridere nel buio” ricorre sovente in questa fiaba, da cui parte un chiaro messaggio: quando tutto diventa buio devi comunque provare a sorridere. Per accendere una luce che lo rischiari. Anche nel mezzo degli orrori della guerra, che lei aveva ben conosciuto nella sua infanzia; e di cui non si deve mai smettere di parlare, perchè non accada più.
La fine del libro, per cui ho già usato la parola “commovente,” ci mostra la piccola Audrey ancora una volta nel suo letto, circondata da tanti personaggi, fra cui bambole, pupazzi di stoffa, orsetti, conigli, formichine, un piccola lumaca, due topini; un libro sulle coperte e una bambola accanto a sè. Il mio disegno preferito. Tutti la guardano, mentre lei si assopisce. Anche la frase nella pagina a sinistra del disegno è la mia preferita, quella che più mi ha toccato l’anima. La traduco dal francese:
“Coricata nel mio letto, sorrido nel buio. Felice di essere celebrata e amata, non tanto come una ballerina di classe ma come una bella persona. E con questo ultimo pensiero mi addormento profondamente.”
Spero che tutti, grandi e bambini possano leggere questa delicata favola, opera di un figlio orgoglioso della madre, fiero dei valori che gli ha trasmesso, a cui l’ha dedicata. Un uomo, Sean, che stimo e a cui voglio bene, come amica, con tutto il cuore. Perchè in lui vedo la continuità di quell’amore che la sua adorata ed adorabile mamma gli ha trasmesso. A cominciare dal senso di solidarietà umana e generosità. Se volete conoscerlo meglio attraverso le sue iniziative umanitarie potete cliccare su questo link, che riporta un mio articolo pubblicato dal quotidiano nazionale Avvenire, con cui collaboro da anni.
Vi consiglio anche di leggere il libro: “Audrey Hepburn, un’anima elegante,”( edizioni Tea,) sempre scritto da lui.
Brussel, 30 aprile 2019. Una “piccola” giornalista, Maria Cristina Giongo…con un grande uomo, Sean Hepburn Ferrer. Grande in tutti i sensi. Ricordo che L’American Film Institute ha inserito Audrey Hepburn al terzo posto tra le più grandi star della storia del cinema e ha una sua stella sulla Hollywood Walk of Fame, al 1652 di Vine Street.
Per concludere, una curiosità: il titolo in francese sui sogni della piccola Audrey, “Les rêveries de la petite Audrey”, mi ha riportato alla mente un’opera incompiuta e postuma del filosofo, scrittore e musicista svizzero Jean-Jacques Rousseau, composta tra il 1776 e il 1778, Les Rêveries du promeneur solitaire (Le fantasticherie del passeggiatore solitario).
Si tratta di una riflessione filosofica sull’essere umano ed il suo spirito attraverso lunghe passeggiate di meditazione, in una sorta di isolamento (che però non significa solitudine!) che lo portano a scoprire il piacere di una vita tranquilla vissuta in armonia con la natura e la sua contemplazione. Come è avvenuto anche per Audrey Hepburn nell’ultimo tratto della sua esistenza.
Rousseau scrive: “fare del bene è la felicità più sincera che il cuore umano possa gustare.” E ancora: “rafforza la pietà. La pietà verso la sofferenza dell’altro è una virtù che produce pace e amore.” Soltanto conoscendola ed applicandola potremo evitare tante guerre e crudeltà in questo mondo.
Sean ha raccontato che su codesto pensiero Mamma Audrey ha chiuso gli occhi per sempre, triste non per il doloroso male che l’aveva colpita ma al ricordo dei bimbi soli, affamati, feriti, morenti. In tal modo è stata di grande esempio per suoi figli, affinchè potessero proseguire il loro cammino sullo stesso sentiero, sempre in salita. Sorridendo quando si fa sera; illuminando il buio quando ci coglie di sorpresa. Per non doverlo più temere.
Maria Cristina Giongo
CHI SONO
Indirizzo per visitare l’esposizione Intimate Audrey:
Vanderborghtgebouw ( adiacente alla Royal Gallery St Hubert)
Schildknaapstraat, 50
1000 Brussel
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Link ad altri articoli della rubrica “Un fiore per te” e in particolare sulle belle persone che aiutano chi soffre.
Emma D’Aquino
Francesco Giorgino
Asmae Dachan
Mariagiovanna Elmi
Fra Fiorenzo Priuli
Marion VoetmanAlessandra Appiano
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