Poesia di gennaio: “Clarisse e Eraserhead”

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Cari amici de «Il Cofanetto Magico»,
la poesia che vi propongo stavolta è della scrittrice Annelisa Addolorato e prende le mosse da una tenera o meglio sognante rassegnazione che, pur attraversata sempre da una favilla di speranza (pronta ad esplodere in qualunque momento), piega spesso il ginocchio dinanzi alle (s)torture dell’esistenza; ma quella in oggetto è anche una lirica che –con movenze musicali, orchestrate a meraviglia da un intenso afflato filosofico– nasce di soprassalto, come un bimbo in punto di vita, dalla repentina brevità di un’intuizione sia cinematografica che letteraria, per poi avventurarsi fra locuzioni e frasi che –baroccamente “intarsiate”, talora, d’incisi intricati e convulsi– sembrano voler alludere agli inestricabili, caotici garbugli dell’inconscio umano.

Pietro Pancamo
CHI SONO


 

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CLARISSE E ERASERHEAD
poesia di Annelisa Addolorato

A Robert Musil e David Lynch

Morire, tra le ceneri di un tempo non vissuto
ma immaginato
Tardiva allucinazione, crosta di terra vergine
lasciata marcire in sterile attesa,
tra terre invisibili
Il pazzo non vedeva né il suo bambino né la sua anima,
ma solo il mostro, l’agnello sacrificale
La pazza non vedeva l’incendio che stava per divorarla,
ma solo il tempio della sua salvezza
Continuavano a cancellare le loro orme
Continuavano a baciare i loro incubi
Cercando il modo di inventare lo specchio delle loro distruzioni

Credettero invano nel loro ostinato potere sulla lava

Orgogliosi, pensavano di essere stati loro ad accendere il vulcano
Erano finalmente usciti dalle gabbie incastonate nella loro mente
per respirare il loro trionfo
Ma appena prima di affidarsi totalmente
al fuoco e al delirio,
mentre tutti fuggivano, vedendo
quell’oceano implacabile che si avvicinava,
guardando quel mare magmatico che scendeva da Pompei,
l’ultimo alito d’aria fresca e il frenetico movimento
collettivo intorno a loro
li aveva svegliati dal sonno

Riconoscendosi all’improvviso
nei disperati ma splendidi
tratti umani dei volti
terrorizzati dei loro concittadini,
rientrarono anche loro nella fluida corsa
del tempo

Spezzato lo sguardo fisso nelle clessidre
dipinte sulle loro mani
e sulle pareti del loro carcere invisibile,
nella dinamica fuga verso la salvezza,
iniziarono a correre verso il mare,
lontani dal fango e dalla cenere liquida
che iniziava a insinuarsi tra i loro piedi.

(dal CD di audiolibri La forma della tigre)

 

Annelisa Addolorato, traduttrice e blogger, nonché ex docente universitaria di letteratura spagnola, ha pubblicato non solo il saggio La parola danzante (Mimesis, Milano, 2001), che le è valso il “Premio Santinelli” alla critica d’arte, ma anche due sillogi poetiche bilingui: Farfalle e falene (Endymion, Madrid, 2004) e La parola ‘favilla’ o la ricostruzione di Pompei (Amargord, Madrid, 2008). Successivamente è uscito negli Stati Uniti, sempre bilingue, il suo volume di poesie My Voice Seeks you (Cross-Cultural Communications, New York, 2013).
Fondatrice della manifestazione “Navigli Poetry Slam” e ideatrice del progetto poetico “Nomadi mondi”, è presente da anni sulla scena milanese; ha però partecipato, come autrice invitata, anche a numerosi festival letterari, svoltisi in Israele, Spagna, India, Stati Uniti e Venezuela.
Le sue poesie sono state tradotte in varie lingue (inglese, arabo, tedesco, hindi, cinese, coreano, turco, giapponese, orissa) e sono state di recente raccolte, a mo’ di audiolibri, nel CD La forma della tigre.

 
 
 
 

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