Con PET (acronimo di tomografia a emissione di positroni), in campo medico viene indicata una tecnica diagnostica di medicina nucleare per accertare la presenza di metastasi nell’organismo umano. Per i malati di tumore questa viene eseguita periodicamente, per verificare l’efficacia di una terapia oncologica.
L’ultima che ho fatto in ordine di tempo risale a circa un mese fa. Il responso è stato a dir poco straordinario, inatteso rispetto alla PET di un anno prima che metteva in evidenza una serie incredibile di metastasi in svariate parti del corpo. In questa, invece, il responso è stato: buona risposta metabolica al trattamento in corso a livello linfonodale e scheletrico con modesto residuo di malattia, a carico dell’ala iliaca sinistra, di L3 ed L4. Roba da fare salti in alto per la gioia.
Quando, dopo qualche giorno sono andato alla visita di controllo, l’oncologo ha mostrato solo piccoli segni di soddisfazione di quel risultato, per me strepitoso. –Andiamo avanti così.– si è limitato a dire, senza particolare enfasi. –Dottò!– l’ho apostrofato –Mi sbaglio o sono sulla strada della guarigione?– Lui senza distogliere lo sguardo dalla tastiera del computer mi ha risposto che in campo oncologico la guarigione è una opzione rara. Col tumore ci si può convivere anche bene e a lungo ma difficilmente si guarisce. Fine di una illusione, il cielo ti ripiomba addosso e il baratro ti si riapre davanti.
Completamente diversa, invece, è la storia di Fabrizio, un giovane che vive da solo sul promontorio che sovrasta Silvi Marina, in provincia di Teramo. Di lui me ne aveva parlato mio fratello Franco che lo conosceva ancor prima che gli venisse diagnosticato un tumore al bacino dal quale è perfettamente guarito. Siamo andati a trovarlo una tiepida sera di ottobre.
Fabrizio era lì ad aspettarci sul cancello di accesso alla sua casa. E’ un giovane alto, secco allampanato, dall’età indefinibile, con occhi di uno strano azzurro che sembrano guardare oltre.
Dopo le presentazioni ci fa strada tra svolazzanti animali da cortile, e anche una capretta nana, un cane, due gatti e persino due pappagalli. Prima di entrare in casa mi ha chiesto – Ma tu sei credente?– Vedendomi titubante ha soggiunto –Non importa! Basta che non ti prendi gioco di me, perchè io lo sono ciecamente.– Gli ho dato assicurazione che avrei ascoltato la sua storia con estremo interesse, rispetto e serietà. Fabrizio mi scruta con gli occhi già umidi per l’emozione. Franco, mio fratello, gli premette che quell’incontro era stato da me voluto, avendo io un problema irrisolto simile al suo. Mi limito a confermare con un cenno del capo senza addentrami nei dettagli della mia patologia, e così vado subito al dunque.
– Allora Fabrizio, come sei riuscito a guarire dal tumore?-
– Io sono un cattolico, un credente convinto, prego molto. L’anno scorso sono andato da uno specialista di Pescara perchè avevo un dolore alla schiena. Dopo vari accertamenti; PET, TAC e risonanze magnetiche, mi venne diagnosticato un tumore nella zona dell’osso sacro. Ero arrivato al punto di non potermi più muovere, non mi potevo piegare, il dolore era forte e continuo.–
– A quali cure sei stato sottoposto?-
– Il dottore mi disse che prima di sottopormi a un eventuale ciclo di chemioterapia, la zona infetta andava ripulita chirurgicamente. Intanto mi fece mettere un busto prescrivendomi una terapia del dolore, in attesa di essere chiamato dall’ospedale Sant’Orsola di Bologna per l’operazione. Ma io, avevo paura perchè c’era il rischio di rimanere paralizzato.-
– E allora cos’hai fatto?-
– Niente, ho seguito il mio istinto, sai quella vocina che ti sussurra dentro. Una mattina presi il treno per Torino, dove vive il mio datore di lavoro.–
– Quindi?-
– Sempre seguendo quella vocina, il giorno successivo mi recai dalla Sacra Sindone. Pregai, pregai a lungo e mentre pregavo sentivo dentro di me come un fuoco.–
– Dove lo sentivi?-
– Saliva dal bacino fino al cuore. Sentivo le lacrime scendermi giù dal viso. Piangevo a dirotto.–
– Dopo cos’è successo.-
– Niente, comprai una pergamena della Sacra immagine e ripresi il viaggio di ritorno verso casa. In treno mi sentivo già meglio. Di notte pregavo in posizione supina con le braccia conserte. Il bruciore ricominciava e il cuscino si inzuppava delle mie lacrime. Mi facevo il segno della croce, dicevo un padre nostro e un’Ave Maria, e poi ringraziavo Gesù per darmi la forza di affrontare tutte le avversità e , infine, lo supplicavo: Gesù aiutami se puoi. Dopo queste parole mi veniva sonno, mi facevo il segno della croce, mi giravo su un lato e mi addormentavo subito. Dormivo tutta la notte senza svegliarmi.
– Interessante! Continua. –
– Dopo qualche tempo tornai a Torino. Pregai in ginocchio con il capo chino e il viso tra le mani davanti al Sudario di nostro Signore. Mi pervase un fuoco più forte delle altre volte. Provavo una sensazione piacevole come se qualcosa stava accadendo dentro di me.–
– Quindi?-
– Dopo aver ringraziato il mio datore di lavoro per l’ospitalità, ripresi il treno per Pescara. La sera pregai di fronte alla pergamena che avevo fatto incorniciare e andai a dormire. La mattina mi alzai tranquillo, non sentivo più il dolore. Pian piano mi tolsi il busto. Non riuscivo a capacitarmi, piangevo dalla gioia. Scesi le scale due a due, cantavo per la contentezza. Uscii fuori, salutai i miei animali, poi salii sul trattore senza mettere il busto. Scorrazzai a lungo su e giù per i campi senza sentire alcun fastidio alla schiena.–
– Incredibile! Poi?-
– Andai dal mio medico e gli raccontai tutto. Mi mando subito a Chieti per fare una nuova PET, che risultò essere negativa. Il radiologo, incredulo, mi disse: “Sei guarito, completamente guarito”. Al mio medico non restò altro da fare che annullare l’appuntamento al Ospedale Sant’Orsola di Bologna, dove dovevo essere operato a dicembre.–
– E così, il miracolo è compiuto!-
– Si! Sembrerebbe di si. La conferma l’ho avuta quando sono tornato a Torino per pregare di nuovo davanti al Sudario di Gesù. A un tratto ho sentito una presenza vicina e una mano che si posava sulla mia spalla. E’ stato allora che ho avuto la certezza di essere protetto da nostro Signore.–
Tratto da una intervista concessa da Fabrizio Corneli a Valentino Di Persio
Carissimi amici del Cofanetto Magico, questo articolo vuole essere uno sprono a non mollare per tutti coloro che stanno soffrendo per una malattia e a causa della pandemia. Vuole essere una speranza per chi crede nella scienza e una luce per coloro che invece si affidano alla fede. Buona Natale e Felice Anno Nuovo.
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