Il 21 ottobre 2021, nella sala Flaiano dell’Aurum di Pescara, si è tenuta la prima presentazione al pubblico del libro “Briganti d’Abruzzo” edito da Tabula Fati, un’antologia curata da Valentino Di Persio. L’evento, organizzato dall’Associazione Culturale “Borghi della Riviera Dannunziana”, è stata patrocinato dall’Assessora alla cultura Mariarita Paoni Sacconi.
La serata è stata moderata dal Presidente dell’Associazione Antonio Fagnani, sotto l’occhio vigile dell’editore Marco Solfanelli. Il Maestro Fagnani, dopo le opportune premesse, ha chiamato ad intervenire l’ideatore e il curatore della collettanea, Valentino Di Persio, il quale ha dato voce a Marica Caramia, per dare lettura al capitolo di apertura della pregevole presentazione curata dal noto giornalista Pino Aprile, grande conoscitore del “Brigantaggio” e delle problematiche, a tutt’oggi non ancora del tutto risolte, che ne provocarono l’insorgere:
«Dodici briganti, dodici storie. E la storia attraverso le vite dei Briganti. Una società è come un ricamo: nella parte a vista hai il disegno nella sua bellezza, le linee, i colori…, la parte opposta, non a vista, sembra il caos di fili che si intrecciano. Ma “l’altra faccia” è la stessa cosa della prima, un tutt’uno, lo stesso ordine, nonostante il diverso aspetto. La ragione del farsi brigante, quindi, è il risvolto dell’ordine sociale e del potere dominante visto da sotto.»
Un siffatto incipit non poteva che provocare uno spontaneo scrosciante applauso da parte del numeroso pubblico intervenuto.
Dopo aver parlato del suo fantomatico Brigante Mustaccio, nella cui grotta che ne porta il suo nome, sarebbe nascosto un favoloso tesoro al quale gli speleologi danno ancora oggi la caccia, il microfono è passato ai numerosi “Briganti” presenti.
Marica Caramia: ha ripercorso alcuni passaggi del suo racconto “La Ricamatrice“, una storia di struggente amore di una donna per un brigante, per il quale dissemina sul suo cammino fazzoletti finemente ricamati. Marica, alla sua prima esperienza come autrice con Tabula Fati, ha realizzato anche la bella copertina del libro.
Gabriele di Camillo Ferri: con la complicità del bravissimo Patrizio Di Virgilio, ha divertito il pubblico con una lettura sceneggiata di un brano esilarante del suo “Fame fede e giustizia”, che vede protagonista la Volpe dell’Appennino, un brigante trasformista che si burlava persino della autorità;
Giancarlo Giuliani: affiancato nella lettura da Agnese Pavone, ha lumeggiato alcuni passaggi del suo racconto “Antò”.
Fabrizio Fanciulli: a latere del suo racconto “Il Calabrese” ha dissertato esaustivamente sui Briganti della Majella dov’è sono ancora leggibili le incisioni su grandi pietre, meglio conosciute come “Tavole dei Briganti”, con frasi contrarie al dominante potere sabaudo.
Ugo Iezzi: con il suo lupo della Majella, un brigante e mezzo, una spanna sopra tutti. Filosofo, poeta, amante della vita, della libertà e delle belle donne, ha dato vita ad un intermezzo musicale, complice il talentuoso fisarmonicista Biagio di Carlo, intonando la divertente filastrocca brigantesca “Maria Nicola bella chi te l’à fatte fa”, provocando la reazione corale dell’intera platea.
Dario Lauterio: ha ripercorso a grandi linee le motivazioni che dettero impulso al brigantaggio dopo l’unità nazionale, prima di addentrarsi nei passaggi salienti del suo “Maila, la ragazza della Casauria”.
Anna Maria Pierdomenico: con l’eleganza narrativa che la contraddistingue, ha messo in risalto la forza della nostalgia per il paese natio un condannato a morte. “Il Generale dei 36 giorni”, una storia contagiosa per il lettore, dall’inizio alla fine.
Patrizia Tocci: partendo dai suoi ricordi d’infanzia, ha illustrato alcuni aneddoti storici che all’interno dei quali si muove il suo “Bernardo Viola“, brigante caro a Ignazio Silone.
Va precisato che Valentino Di Persio, curatore dell’antologia ha volutamente coinvolto nel progetto sei autrici e sei autori, per rispetto della par condicio.
Solo tre autrici non hanno potuto partecipare all’evento:
Fiorella Borin: con “Il Guercio e la Gabbiana”, una storia d’amore tra una naufraga e un brigante di Fossacesia.
Adriana Comaschi: con “Marco Sciarra è il mio nome”, un racconto che narra delle prodezze del più famoso brigante abruzzese di tutti i tempi. Di grande pregio la narrazione dell’ incontro/scontro dialettico tra il leggendario brigante e il poeta Torquato Tasso, autore della Gerusalemme Liberata;
Carla Dolazza: con una storia triste, di inaudita crudeltà e violenza, frutto della miseria e della disperazione… brividi.
In Briganti d’Abruzzo, un libro da leggere assolutamente, sono narrate storie d’amore, di eroismo, di miseria e di vendetta. Il fenomeno presenta ancora tanti lati oscuri che faranno oggetto di ricerche e studi futuri.
Nella presentazione dell’opera viene affermato:
“I dodici briganti di cui si narra in questo libro erano abruzzesi; il loro modo di agire era figlio della geografia (montagne, forre, torrenti, freddo, grotte, boschi…), ma la tipologia del combattente alla macchia, le ragioni, furono le stesse ovunque. Forse pensarono di vincere per qualche tempo, ma fu chiaro, poi, che non sarebbe andata così. Combatterono finché, a uno a uno, non “morirono in piedi, per non vivere in ginocchio”.
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Vi consigliamo di leggerlo.
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Bellissimo se potessi avere il file lo inserisco nel sito dell’associazione.