Ai tempi in cui frequentavo l’università di scienze politiche il nostro professore di economia disse una frase che mi rimase in mente: “nel mondo degli affari non si deve subito focalizzare; ma prima osservare.” Ritrovo il suo insegnamento nella bella persona che fu Michele Ferrero, il “re della Nutella”, descritto con grande profondità da Salvatore Giannella nel suo recente, coinvolgente libro che si chiama proprio “Michele Ferrero”: di Adriano Salani editore. Un’opera di attenta e precisa documentazione su di lui e la sua industria. Un grande successo editoriale che uscirà a giorni anche in lingua spagnola, per il mercato spagnolo e sudamericano. Qui sotto ne pubblichiamo la copertina in anteprima, stampata dall’editore Duomo di Madrid. Ringraziando tutti per la gentile concessione.
Archive for marzo, 2024
Michele Ferrero, condividere valori per creare valore
domenica, marzo 31st, 2024La poesia di marzo: “Primavera” (di Vincenzo Cardarelli)
mercoledì, marzo 27th, 2024
Cari amici del «Cofanetto Magico»,
siamo a marzo, finalmente, ed è quindi giunto il momento di lasciarci alle spalle l’inverno, per accogliere in allegria la bella stagione. A questo proposito vi offro una splendida poesia di Vincenzo Cardarelli; come vedrete, in essa l’arrivo della primavera è talmente carico d’incanto, che persino la città si converte per un istante alla natura, lasciandosi percorrere da venti campagnoli che portano con sé luce vibrante, colori intensi e raffiche incontenibili di gioia novella.
Pietro Pancamo
CHI SONO
Balliamo con Lele Dinero, il nostro John Travolta nazionale, senza scarpe firmate.
martedì, marzo 12th, 2024Lele Dinero, il nostro John Travolta nazionale.
Sul Cofanetto magico abbiamo dato in passato ampio spazio ad un artista che lo meritava e lo merita tuttora, Lele Dinero. Uno di quegli artisti veri, non raccomandati da nessuno e per questo poco invitato ai vari programmi televisivi dove lo spazio si dà agli amici, ai figli di…. ai conoscenti di… Lui invece “si è fatto da solo”, come si suol dire. Per questo ne voglio parlare ancora.
Lele Dinero con Silvia Palamà, nel ruolo di Olivia Newton John, nelle due trascorse edizioni, ruolo rivestito in seguito ed ora da Nicole Behare, nella foto qui sotto.
«Un cacciatore vuole vederti». Marcel Griaule e i Dogon
venerdì, marzo 8th, 2024Villaggio Dogon
Il mio secondo viaggio africano, nell’inverno 1980, è stato quello che mi ha fatto conoscere una delle più antiche e misteriose popolazioni africane: i Dogon.
Essi divennero noti grazie alla pubblicazione, nel 1948, di un saggio ad opera dell’etnologo Marcel Griaule: Dieu d’eau, entretiens avec Ogotemmêli.
Il ricercatore entrò in contatto con i Dogon durante la spedizione scientifica Dakar-Gibuti (1931-1933) che attraversò, da ovest a est, l’Africa settentrionale.
Egli, assieme all’antropologa Germaine Dieterlen e ad altri collaboratori, effettuò, in seguito, numerose spedizioni scientifiche con un’interruzione durante la Seconda guerra mondiale.
Dieu d’eau è scritto in stile romanzato per venire incontro al pubblico non specializzato e consiste in un diario dei 33 giorni che passò con un vecchio cacciatore cieco Ogotemmêli che lo ha erudito sui miti e la cosmogonia Dogon.
«Un cacciatore vuole vederti» è il messaggio che il cacciatore fece recapitare a Griaule nel 1946 e che segnò l’inizio del loro rapporto.
Griaule frequentava i Dogon già da 15 anni, ma solo allora fu probabilmente ritenuto degno di apprendere i loro segreti.
Il merito delle sue ricerche è quello di aver rivelato che i Dogon hanno una visione metafisica, sono capaci di elaborare pensieri filosofici e possiedono conoscenze astronomiche.
Questa etnia del Mali abita le pendici della falesia Bandiagara, alta alcune centinaia di metri e lunga circa 150 chilometri.
Essi vi arrivarono nel XIV secolo e trovarono la falesia abitata da una popolazione di individui di bassa statura, chiamati Tellem i quali vivevano in villaggi abbarbicati sulla falesia in incavi delle rocce che raggiungevano, forse, tramite corde. All’arrivo dei Dogon i Tellem si spostarono e, probabilmente, le due etnie in parte si fusero.
Le grotte furono utilizzate come rifugi per sfuggire agli schiavisti e per seppellire i morti.