Cari amici del «Cofanetto Magico», direttamente dall’antologia di autori vari In poche parole (data alle stampe dalla puntoacapo editrice di Alessandria) quest’oggi vi propongo un racconto poetico e delicato, partorito dalla penna di Tommaso Meldolesi, professore di lingua e civiltà francese nei licei, nonché scrittore che ha al proprio attivo non solo due raccolte di poesie (Senza fissa dimora e Oltre il muro del tempo), ma anche L’ultimo spiraglio, ovvero una silloge di racconti uscita nel 2022 per i tipi di Manni Editori.
Pietro Pancamo
CHI SONO
VISITA A UN AMICO MALATO
-da Aa. Vv., In poche parole, puntoacapo editrice, Alessandria, 2023-
Marcello respirava a fatica. I medici avevano detto che non ne avrebbe avuto per molto, ma lui non lo sapeva. Continuava a sperare, a sorridere, ad amare la vita, come aveva sempre fatto. L’ultima volta che lo andai a trovare, il cielo era costellato di leggere nuvolette. Incontrai il suo medico nel corridoio antistante la stanza del mio amico. Mi accolse con benevolenza, ma mi disse di non dirgli nulla sulle sue condizioni di salute perché, vista la sua grande fragilità psicologica, Marcello avrebbe potuto reagire in maniera irrazionale. Cosa avrei potuto fare per lui? Come avrei potuto alleviare il suo dolore e allontanarlo da quella struttura così triste e deprimente? Certo, portarlo per l’ultima volta in riva al mare, come era sempre stato nei suoi sogni, non era davvero possibile. Sarebbe rimasto un desiderio inaccessibile, sospeso nell’aria gentile a primavera, guardare per l’ultima volta le onde del mare, pensando che ci saremmo tuffati insieme.
E così restavo a guardarlo interdetta e imbarazzata, sorridendogli e rivolgendogli brevi parole di conforto. Niente di più. Niente di più terribile quando ci si sente impotenti e non si può davvero fare nulla davanti a un amico sofferente che si vorrebbe aiutare; che si vorrebbe trasportare via altrove, lontano, fuori da quell’ambiente dove si respirano morte, dolore e sofferenza ad ogni ora del giorno e della notte.
Uscii dalla sua stanza con il cuore gonfio di una tristezza incontenibile non senza prima averlo abbracciato, avergli sfiorato le labbra umide e avergli lanciato un ultimo sguardo con grande tenerezza ed affetto. Mi sentivo a pezzi, con gli occhi colmi di disperazione e dolore.
Fuori raggi benevoli di un sole ancora caldo annaffiavano di luce l’intera struttura ospedaliera. Il giardino dinanzi all’ospedale era tutto fiorito e un profumo intenso di rose e di gelsomino aleggiava tutto intorno.
Tommaso Meldolesi
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