Stamattina sono uscite nuove indiscrezioni sull’autopsia compiuta sul corpo di Liliana Resinovich. Si parla di una frattura vertebrale. Qualcuno crede ancora all’ipotesi del suicidio?

Lilly è stata aggredita, prima di morire? Continuano ad emergere elementi che avvalorano sempre più la tesi dell’omicidio. L’ultimo è di questa mattina, rivelato nella trasmissione di Rai 1 di Eleonora Daniele, “Storie italiane.” Si parla di una vertebra fratturata. Come si sa la Dottoressa Cattaneo non ha ancora terminato l’autopsia sul corpo della povera donna; ecco perché durante il programma si è parlato di “indiscrezioni”; che, se venissero confermate, avvalorerebbero l’ipotesi dell’assassinio avvenuto dopo un’aggressione.

Ricordiamoci che in base alle prime indagini, oramai da molti media definite “superficiali”, la procura stava per archiviare il caso come suicidio. Un suicidio a cui ben pochi credevano; infatti è abbastanza improbabile che una donna che stava per rifarsi una vita, una mattina si fosse svegliata, avesse fatto tranquillamente colazione, indi il bucato e poi sarebbe uscita per acquistare un telefonino nuovo (in quanto in seguito è emerso che forse il suo era controllato dal marito).

Infine, dopo essersi procurata o munita di due grandi sacchi neri della spazzatura lungo la strada avesse deciso improvvisamente di infilarsi dentro, con un terzo sacchetto sulla testa attendendo di morire per asfissia in un boschetto in cui il suo corpo è stato ritrovato parecchi giorni dopo completamente intatto. Nel senso che non lo avevano intaccato gli animali del luogo.

A questo punto come tutti sanno sono intervenuti il fratello Sergio, la cugina Silvia a chiedere di riaprire il caso, di non archiviarlo così in fretta. Insieme a Claudio Sterpin, l’uomo con cui Lilly voleva rifarsi una vita. Sostenuti dalla sua amica vicina di casa Gabriella, da un’ albergatrice anche sua amica. In seguito sono usciti tanti elementi che non erano stati vagliati. Sino ad una seconda autopsia.

Nel frattempo il marito Sebastiano Visintin, da molti sempre più additato come persona sospetta, per le tante incongruenze venute fuori, compresa quella di non esserti dato subito da fare per cercare la moglie che era improvvisamente “scomparsa”, veniva invitato spesso al programma televisivo Quarto Grado; trattato come fosse “un divo”, compianto, creduto senza ombra di dubbio in ogni sua risposta imbastita di “non ricordo.” Soprattutto dal giornalista Gianluigi Nuzzi, da subito dalla sua parte e dall’opinionista Carmelo Abbate, che gridava rispetto per il “povero vedovo.”

Al contrario sia Milo Infante, nel suo programma Ore 14, su Rai 2, che Eleonora Daniele a Storie italiane e Federica Sciarelli a Chi l’ha visto, su Rai 3, Federica Panicucci a Mattino 5, continuavano e continuano ad esprimere le loro perplessità su questo strano, anomalo “suicidio.” Anche Monica Leofreddi, sin dall’inizio decisa nell’esprimere i suoi dubbi intelligenti.

Dalla parte di Sebastiano invece si sono schierati vari “periti di parte” fermamente convinti che Lilly si sia suicidata. Mi chiedo come mai i periti di parte possano usare il mezzo televisivo per difendere i loro assistiti, senza aspettare la chiusura del caso. Lo stesso vale per il feroce delitto di un’altra vittima innocente, Pierina Paganelli; io sarei più cauta nel parlare e nel dare loro tanto spazio televisivo, proprio in quanto sono….di parte!

A volte i programmi televisivi si tramutano in tribunali! Lo stesso vale per gli avvocati difensori, come quella di Alessia Pifferi, che abbandonò la sua bimba a casa, da sola, per giorni, lasciandola morire di fame e di sete. Sempre invitata in televisione lei, non il pubblico ministero! A proposito di Pm se c’è una persona che seguo con stima è proprio l’ex Pm Carmen Pugliese, molto competente e professionale quando viene invitata in studio a Quarto Grado per esprimere la sua opinione su casi giudiziari di cui si parla tanto.

Tuttavia è solo un mio pensiero personale! Vedremo quando il caso sarà risolto, se avevano ragione o no.

Non voglio puntare il dito su nessuno sino a che non sarà stata fatta chiarezza e giustizia sulla terribile morte di Lilly. Tuttavia dopo tanti anni mi domando il motivo per cui è stato necessario fare, appunto, una seconda autopsia, con la triste riesumazione del corpo della povera donna: come mai non avevano trovato prima le tumefazioni ed ecchimosi sul volto della donna rinvenute ora?

E come mai non sono stati compiuti subito i dovuti riscontri su tanti particolari inquietanti? Su molte dichiarazioni del marito Sebastiano Visintin che lui stesso, senza neanche aver ancora appreso della morte della moglie aveva già dichiarato di essere coperto da un “alibi”?

Per quanto mi riguarda e per aver seguito la drammatica vicenda sin dall’inizio, rimango pure io convinta che non si sia trattato di suicidio. E che se le indagini fossero state condotte più a fondo Lilly non avrebbe subito lo scempio della riesumazione, sarebbero state trovate subito delle prove, senza inquinamenti vari.

Forse un indagato; mentre ora si procederà probabilmente in base ad “un’accusa indiziale.” Ed eventualmente processo indiziale. Ribadisco: forse. Oppure, come temono parecchie persone, il caso verrà nuovamente archiviato per mancanza di prove che dimostrino si sia trattato di omicidio. Non di suicidio.

In conclusione, se risultasse confermata “l’indiscrezione” di cui hanno parlato stamattina a Storie italiane, addirittura della frattura di una vertebra di Lilly, il dolore per questa scomparsa e per la sua morte violenta, si acuirebbe maggiormente.

Lilly voleva soltanto rifarsi una vita, come succede a tante donne e uomini; esiste il divorzio, esiste la possibilità di prendere una simile decisione in pace. Mi riferisco a chi crede ancora (ma sono pochi) all’ipotesi del suicidio, che non sarebbe stato certo il modo migliore per ritrovare la sua libertà.

E mi riferisco anche, in caso contrario (e parlando ora in generale), a chi ancora punisce sua moglie, compagna, per il fatto di volerlo lasciare, per un senso di possesso esasperato, gelosia, interesse economico.

Per amore non si uccide, sia ben chiaro. Gli ultimi casi di omicidi, oramai giornalieri, lo testimoniamo, compreso quello della dolce Giulia Cecchettin. Di due ragazze che si chiamavano Giulia; la seconda uccisa con il suo bimbo nel ventre. Per tutte queste donne massacrate con tanta cattiveria dai loro uomini dobbiamo continuare a combattere, a pregare.

Spero che Lilly trovi presto pace, giustizia, come chiedono tutti. Lo dobbiamo alla sua anima, al suo sogno infranto, alla sua famiglia; a chi l’amava veramente.

Maria Cristina Giongo
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