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Editoriale. Il dolore negli animali e l’elaborazione del lutto.

lunedì, ottobre 1st, 2018

Commovente: un’orca ha continuato a nuotare per due giorni tenendo fuori dall’acqua il suo baby morto poco dopo la nascita, non riuscendo a staccarsi definitivamente da esso, lasciandolo andare a fondo…

L’orca della specie J35 di cui parlo in questo articolo, mentre cerca di tenere in superficie il corpo del suo baby appena morto. Andrà avanti per ben due giorni a nuotare provando a mantenerlo a galla, una specie di tentativo di rianimazione e di elaborazione del lutto, non riuscendo a separarsi definitivamente da esso. FOTO: DAVE ELLIFRIT & KEN BALCOMB, CENTER FOR WHALE RESEARCH

Più volte nel mio editoriale ho parlato dell’amore materno negli animali, a cominciare da quello di mamma polipo che si sfinisce di fatica sino a morire pur di mantenere in vita i suoi piccoli appena nati. Oggi vi parlo di un episodio altrettanto commovente ed eccezionale, avvenuto lo scorso 24 luglio: si tratta di un’orca marina che è stata seguita lungo la costa canadese Victoria, nell’Oceano Pacifico, dall’organizzazione americana per la difesa delle balene Center for Whale Research.

Dopo il parto purtroppo il suo cucciolo è vissuto soltanto 45 minuti. Ma mamma orca non è riuscita a separarsene subito; anzi, ha cercato in tutti i modi di rianimarlo spingendolo con il muso in modo da mantenerlo sulla superficie dell’acqua, così da non farlo cadere dentro e affondare. Tutto questo per due giorni interi. Instancabilmente, senza avere la forza di lasciarlo andare.

Un bellissimo esemplare di orca. I figli delle orche sono noti per rimanere insieme alle madri anche dopo aver raggiunto l’età adulta. Esse li aiutano nella ricerca del partner, per assicurarsi di avere una discendenza. Vivono dai 30 ai 50 anni. Emettono vari tipi di suoni per comunicare tra loro: si tratta di fischi e grida usati a seconda delle diverse circostanze. Ogni pod ha un suo suono distintivo che viene tramandato di generazione in generazione, per un massimo 6 generazioni.

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Migrazione. In Olanda una donna musulmana chiede 10.000 euro come risarcimento per una foto scolastica scattata alla figlia durante una loro importante festa religiosa.

martedì, giugno 20th, 2017

Davanti a Dio siamo tutti uguali e tutti fratelli.

Nei Paesi Bassi, una donna musulmana si è rivolta al giudice chiedendo che la scuola frequentata da sua figlia versi 10.000 euro come risarcimento per una foto di gruppo scattata durante il giorno della “Festa del sacrificio”. Il giudice non si è ancora pronunciato a riguardo ma la sua domanda ha suscitato molto scalpore e soprattutto la necessità di rivedere alcune regole in un Paese multiculturale come questo.

Dio ferma la mano di Abramo che stava per uccidere suo figlio come offerta a lui, in segno di obbedienza. Questa immagine testimonia che Dio chiede l’obbedienza all’uomo; a volte arriva a metterlo alla prova, ma non sino al sacrificio supremo in nome Suo. (Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio: Il sacrificio di Isacco, Galleria degli Uffizi, Firenze).

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