Il convento delle suore Orsoline a Onze-Lieve-Vrouw-Waver, in Belgio. Meravigliosi vetri a piombo. Luce ed aria. Da rimanere senza fiato…

Un particolare della cupola in vetri a piombo che decora e illumina la famosa veranda della parte antica del convento delle suore Orsoline in Belgio. In totale in questo giardino salotto ci sono 200 metri quadrati di vetro a piombo.

E’ proprio il caso di dirlo: trovarsi davanti a qualcosa di così bello… da rimanere senza fiato. Mi è successo di recente, proprio quando pensavo di conoscere quasi tutti i posti più belli del Belgio. Per esempio l’ affascinante Bruxelles, e altri due gioielli da non perdere se intendete visitare questo Paese: Gent e Brugge.
Poi una mia allieva olandese (a cui dò lezioni d’ italiano), Sonja, mi ha detto che non potevo certo ignorare un altro interessante patrimonio belga, soprattutto io che amo i vetri a piombo: il convento delle suore Orsoline, in un paesino che si chiama Onze-Lieve-Vrouw-Waver, vicino a Mechelen.

Un particolare della maestosa veranda del convento delle suore Orsoline, a Onze-Lieve-Vrouw-Waver, in Belgio, dove troneggia una fontana di somma bellezza, in maiolica, circondata da quattro figure bibliche di donne (in marmo di Carrara) che rappresentano Sara, Rebecca, Rachel e Ruth.

Attualmente questo antico convento non funge più da pensionato per ragazze, come in passato. Una parte dell’ complesso è diventata una scuola pubblica mista. Tuttavia si può visitare il “Wintertuin” (Il giardino d’ inverno), dove uno degli elementi più belli è una sala arricchita da meravigliosi vetri a piombo che culminano in una cupola in art nouveau di straordinaria bellezza. Quando fuori splende il sole ti sembra quasi di librarti nell’aria come un angelo, in un gioco di colori, fiori ed immagini da sogno.

A questo punto ho voluto farmi raccontare la storia di questo monumento da chi la conosce bene. Si tratta di Mario Baeck, che ufficialmente ne è il segretario. Ma non solo: ne è diventato anche il custode spirituale che lotta perchè non se ne perda il ricordo ed il valore. Ce ne ha parlato con tanto entusiasmo che saremmo rimasti ore ed ore ad ascoltarlo, mentre ci guidava in un lungo giro per la parte antica, in un luminoso pomeriggio di fine febbraio, solo noi tre: lui, io, ed il nostro fotografo, Hans Linsen. Ogni porta che apriva era un universo che si rivelava ai nostri occhi in tutto il suo fascino e mistero.

Come i lunghi corridoi con speciali pavimenti a disegno mosaico e preziose piastrelle inserite come decorazioni delle pareti; molto spaziosi e pieni di luce (vedi foto). Poi il refettorio e la sala dove le suore si raccoglievano in preghiera; inoltre l’ imponente Chiesa neo-gotica e la “sala dei pianoforti”.
Quest’ ultima è quella che mi ha colpito di più: 40 camerette, una di seguito all’ altra. Una di fronte all’ altra, separate da un lungo corridoio. Per un attimo mi è sembrato di vederle abitate e di sentire le allieve che suonavano le loro melodie, in un unico concerto dove non sarà stato difficile trovare l’ impronta di Dio.

Mario Baeck, “angelo custode” della parte antica del convento, accanto all’ altare centrale della Chiesa gotica, sotto cui si intravede la statua di Santa Orsola, in marmo di Carrara.

Signor Baeck, ci racconti la storia del “Giardino d’ inverno” e dell’ antico pensionato per ragazze delle suore Orsoline.
Risale al 1841. A quell’ epoca le suore Orsoline si erano assunte il compito di educare le ragazze del luogo, soprattutto le meno abbienti, le più povere: ma non ricevevano alcun sussidio, per cui pensarono di risolvere il problema trovando altre ragazze di famiglie ricche che potessero pagare la retta per la loro formazione. Iniziarono quindi un pensionato con uno scopo di apostolato ben preciso: ricevere i soldi dei ricchi per poter educare anche i poveri.

E ci riuscirono?
Certo! Divenne un successo. Tanto che cominciarono ad arrivare ragazze anche da altre nazioni, come il Brasile, il Canada, l’ Austria…. Contesse, duchesse, principesse et figlie di ambasciatori. Ben presto ci furono 420 fanciulle che venivano dal Belgio e 180 da tutte le parti del mondo. Il Belgio si era conquistato la fama di un Paese dove il livello di insegnamento era molto alto; e questa “voce”…si sparse per il mondo!

Fu allora che progettarono il Wintertuin?
Vorrei precisare che il Wintertuin non è solo un giardino, come si potrebbe pensare traducendone il nome (Giardino d’ inverno); era una specie di hotel per ragazze che venivano da lontano e quindi non potevano tornare a casa loro per le vacanze. Pensate solo alle fanciulle che arrivavano da Panama. Lo stesso discorso valeva per i loro genitori quando volevano venire a trovarle, magari perchè non avevano visto le loro figlie per 2, 3 anni. Per loro c’ erano apposite camere, una sala da pranzo e una sala di ricreazione dove si poteva bere un the, un caffè, stare insieme: alla sera le ragazze li intrattenevano suonando il piano. In questa sala, la Sala delle Alpi, ci sono due bei vetri ad acido, bianchi, che rappresentano Santa Ursula e Santa Angela Merici (vedi foto qui sotto).

Uno dei due vetri “ad acido” della Sala delle Alpi, che rappresenta Santa Angela Merici.

E gli stupendi vetri a piombo del giardino-veranda interno?
Fanno parte dell’unicità di questo istituto, insieme alla sua architettura; i primi servivano a renderlo luminoso, la struttura a renderlo spazioso. Luce ed aria erano la “filosofia” principale del pensiero e dello stile di vita delle suore Orsoline. Loro erano convinte, a ragione, che le ragazze avessero bisogno di questi due elementi vitali, presenti nella struttura interna e nel giardino circostante, dove si trovano alberi secolari, fiori e altre piante. Le loro allieve dovevano “ sentirsi bene” ; ed il principale elemento di benessere si sa che viene dalla luce, la cui assenza provoca al contrario tristezza e depressione. Persino nella Chiesa gotica avevano voluto inserire elementi di luce, oltre all’altare nel mezzo della navata come elemento di vicinanza ai fedeli.
Purtroppo il pensionato fu distrutto nel 1914 a causa della guerra. Parecchi vetri a piombo crollarono con le costruzioni, esclusi alcuni della famosa cupola (formata interamente da vetri a piombo) nel giardino interno. I lavori di ricostruzione durarono sino al 1925. Venne inserito un nuovo parquet, nuovi vetri di Art Nouveau, stucchi, decorazioni con vari disegni a parete. Per esempio uno che raffigura le montagne, nella “Sala delle Alpi”, di cui ho già parlato, allo scopo di portare l’arte all’interno della scuola. Nei corridoi ora sono state levate le panche. All’ epoca esistevano in quanto le allieve potevano sedersi lì godendo comunque della luce che veniva da fuori, senza che la pelle ne risentisse (allora per una donna era d’ obbligo e di moda avere il colorito pallido).

Una parte del convitto; i piani delle tavole erano di marmo, per motivi di igiene.

Signor Baeck, nel refettorio ci sono i tavoli di marmo, come mai? Il marmo è un materiale freddo!
Bisogna tener conto che a quei tempi si mangiava 4 volte al giorno. Calcolando il numero delle ragazze interne si può dire che si consumavano 800 pasti! Quindi era necessario trovare delle tavole facili da riordinare e da pulire velocemente. Per questo la scelta cadde su un materiale come il marmo proprio perchè i batteri non prolificano, visto che non resistono al freddo. Immaginatevi che mole di lavoro avevano le suore; soltanto per lavare le lenzuola, la biancheria intima (a quei tempi non esistevano gli assorbenti…tutto andava lavato a mano). Infatti, oltre ad una panetteria, c’ era anche una lavanderia interna. Molte suore provenivano da un ambiente medio, a volte di imprenditori, per cui sapevano bene come far funzionare un’azienda…! Anche la musica era molto importante per il benessere delle loro ragazze: le 40 camere della Sala dei pianoforti sono tutte molto piccole, semplici, senza fronzoli: solo un piano, due seggiolini ed un crocifisso. Persino le finestre avevano vetri opachi affinchè le allieve non si distraessero guardando fuori e si concentrassero soltanto sulla musica che suonavano.

La Sala dei pianoforti.

Un’ occhiata …ad una delle camerette della Sala dei pianoforti.

Come riuscite a mantenere un monumento così grande?
Questa è una nota dolente. I sussidi che riceviamo sono solo per la restaurazione. Ma noi abbiamo bisogno di denaro anche per il riscaldamento, per le pulizie…Pensate che ci sono 40.000 metri quadrati da gestire, e 10 ettari. Cerchiamo di compensare un po’ con le visite guidate a pagamento. Ma non è molto. D’altra parte non posso neanche immaginare che un patrimonio simile possa andare perso. Perchè è unico; abbiamo 200 metri quadrati di vetro a piombo soltanto per la cupola! Inoltre questo tipo di costruzione si trova spesso nelle grandi città; Barcellona, Brusselles, Parigi. Invece noi siamo un piccolo paese. Infine la sua esclusività dipende dal fatto che l’Art Nouveau è stata sempre considerata di appartenenza socialista, anarchica, insomma per anticattolici… Invece le Orsoline ne hanno aperto l’ accesso anche ai cattolici; ne hanno tratto ispirazione come segno di progresso, offrendo agli stessi operai impegnati nei lavori uno spunto di maggior piacere, a contatto con un nuovo stile.

La Sala dove le suore si riunivano per pregare. Anche qui prevale l’elemento luce.

Sala Sancta Ursula, per ricevere i visitore

Ancora un’ immagine del Wintertuin durante l’ intervista a Mario Baeck,
26 febbraio 2014.

Per concludere, signor Baeck, come definirebbe il Wintertuin in Onze-Lieve-Vrouw-Waver?
La perla dell’ Art Nouveau, la grande meraviglia del Belgio. Inoltre la testimonianza di un apostolato, quello delle suore Orsoline, basato su un criterio di giustizia; educare e far studiare anche le ragazze povere grazie al denaro di quelle ricche. In questo modo ne è uscita una generazione di donne di notevole livello, valori, capacità e cultura: indipendentemente dall’ambiente sociale da cui provenivano.

Maria Cristina Giongo
CHI SONO

Il servizio fotografico è di Hans Linsen.

Ulteriori informazioni sul Wintertuin del convento delle Orsoline le troverete nel loro sito www.olvwaver.be

Le visite guidate si possono prenotare in gruppo (durante tutto l’anno) o individuali (solo ogni terza domenica del mese). Tel. 00 31 (0)15 757728
info@olvwaver.be

Proibita la riproduzione del testo e delle foto senza citare autore e fonte di informazione.
No part of this publication may be reproduced or transmitted, in any form or any means, without prior permission of the publisher and without indicating the source.

Tags: , , , ,

4 Responses to “Il convento delle suore Orsoline a Onze-Lieve-Vrouw-Waver, in Belgio. Meravigliosi vetri a piombo. Luce ed aria. Da rimanere senza fiato…”

  1. Claudia Tagliabue scrive:

    Cristina, ci hai regalato immagini meravigliose !!! Tutte le parti del Convento che sono illustrate sono intrise di grande bellezza. Ciò che mi ha colpita in assoluto è il WINTERTUIN. Amo alla follia i “giardini d’inverno”, ma questo, con le meravigliose vetrate a piombo, le maioliche, i marmi di Carrara, è veramente un’opera d’arte!!!I corridoi con la pavimentazione a mosaico; la Sala delle Alpi è incantevole, così come il Convitto e tutti gli altri ambienti. Pareti, soffitti, vetrate, lampadari, un tripudio di luce e magnificenza!!! Leggendo a guardando ho sentito una grande pace e gioia nell’apprendere che esistono luoghi di cotanta bellezza !!! Il progetto d’insegnamento della Suore Orsoline è stato ineccepibile e di grande bontà d’animo. I ricchi che aiutavano i poveri per far si che ognuno fosse uguale all’altro nel momento in cui si sarebbe affacciato al mondo !!! Che altro dire? Ancora una volta grazie per i tuoi magnifici articoli. Complimenti al fotografo HANS LINSEN !!!

  2. maria cristina giongo scrive:

    Hai ragione, Claudia, è stato molto interessante e speciale anche per me! Hans ti ringrazia! Buona giornata, da Cristina-Admin….

  3. Aldo scrive:

    Per l’arte sono impareggiabili

Leave a Reply for maria cristina giongo