Come per tutti anche per me l’ingresso nel mondo del lavoro è stato un po’ traumatico.
Mille dubbi, mille perplessità….non conoscevo realmente che cosa sapevo o non sapevo fare.
Mi sono laureata il 27 luglio 2000 e, dopo una meritata vacanza al mare, mi sono subito catapultata in quello che sarebbe stato il mio mondo.
Durante gli anni di studio frequentavo un ambulatorio vicino casa, il cui direttore sanitario, che poi é diventato un buon amico ed un ottimo maestro, Dario, aveva la nomea di essere un tantino orco.
Effettivamente era burbero, non era molto affettuoso nel suo approccio con i clienti, ma era ed é ancora oggi un medico in gamba e molto competente.
All’inizio ero così imbarazzata da lui che mi sentivo un tantino sciocca, poi, pian piano, Dario ha iniziato ad insegnarmi tante cose, come inserire un ago cannula endovena, scegliere il protocollo anestesiologico per una chirurgia, fare analisi del sangue addirittura contando le cellule ematiche ad una ad una al microscopio, nelle cellette della camera di Burker (che dubito fortemente si usi ancora).
Rispetto ad oggi, quindici anni fa un veterinario doveva saper fare tutto.
Non era così indispensabile essere specializzato come invece é giusto che sia.
Premesso questo voglio raccontare il mio primo giorno in clinica.
Per iniziare a guadagnare qualcosa dal novembre del 2000 accettai di fare i turni, da sola, in una clinica pronto soccorso aperta anche di notte.
Avevo una paura esagerata di quello che poteva capitarmi.
Ero sola e per qualunque difficoltà potevo solo contare su me stessa.
Ogni volta che suonava il campanello della struttura io sobbalzavo ed andavo ad aprire la porta peggio di un condannato a morte.
Mille pensieri mi inondavano il cervello: chi sarà, che cosa avrà, sarò capace.
Nel corso della giornata diverse chiamate,anche di amici, per ridurre la mia tensione.
Ad un certo punto ricordo che squilló il telefono.
Con voce roca la persona dall’altro lato della cornetta mi disse in dialetto napoletano: ” Dutturè ‘o cane mij s’è ntufat sano sano ” (tradotto in italiano: dottoressa il mio cane si sta gonfiando).
“Mio Dio, pensai,sarà in torsione gastrica”!
La torsione gastrica é quanto di peggio possa capitare, soprattutto se sei sola ed alle prime esperienze.
Cercai di spiegare che il cane era in pericolo di vita e che doveva subito portarlo in pronto soccorso (anche se mentre dicevo questa frase speravo che non lo portasse da me perché non sapevo se ero veramente capace di gestire il caso).
Parlavo a ruota libera fino a quando una grossa e grassa risata interruppe il mio monologo.
Dario e sua moglie Barbara, anche lei una bravissima collega, stavano ridendo a squarcia gola perché avevano percepito il terrore che c’era in me.
Finalmente riuscii a rilassarmi e a ridere con loro.
Poche ore più tardi un’altra telefonata spezzó la noia di quell’interminabile pomeriggio di novembre.
Sembrava quasi che lo scenario si stesse ripetendo.
Questa volta in italiano e con tono serioso un uomo agitatissimo mi disse che l’addome del suo pastore tedesco aumentava sempre più ed il poverino cercava di vomitare senza riuscirci.
Ebbene, come nella famosa favoletta “Al lupo! Al lupo!” di Esopo , convinta che fosse nuovamente uno scherzo di Dario, iniziai a ridere come una bimba e a chiedere di smettere.
La persona avrà certamente pensato che fossi impazzita.
Continuavo a ridere fino a quando il tipo mi chiese l’indirizzo preciso della clinica.
Il gelo mi travolse.
Stavolta non era uno scherzo.
Aiuto.
Nell’attesa cercavo qualsiasi cosa potesse tornarmi utile.
Sfogliai un testo di medicina d’urgenza per essere precisa e non dimenticare nessun passaggio.
Continuavo a ripetermi di stare calma.
Ebbi anche il tempo di prendere un paio di caffè nella speranza di darmi un tono.
Dlin dlon…suonó il campanello.
Erano arrivati, non era uno scherzo.
Un pastore tedesco giovane e bellissimo di oltre quaranta chili, steso su un fianco, gonfio come una mongolfiera che a stento riusciva a respirare.
Non avevo tanto da titubare.
Non persi tempo a far firmare consensi, a raccogliere un’anamnesi o a visitare il cane…La diagnosi era palese!
Come da manuale iniziai le procedure d’emergenza.
Con un ago cannula gigante bucai in due punti la parete addominale e, accompagnato da un sibilo fortissimo, iniziai a vedere la pancia del povero cane sgonfiarsi.
Questa manovra gli avrebbe permesso di respirare un pochino meglio perché lo stomaco dilatato non faceva altro che premere sul diaframma e a ridurre di conseguenza la capacità d’espansione dei polmoni.
Vedevo gli occhi increduli del padrone e nell’intanto le mucose del cane passare da un colorito bluastro quasi violaceo ad uno un pochino più normale.
Secondo importante passaggio: doppio ago cannula venoso.
Mi sentivo gli occhi del padrone fissi sulle mie mani…ero agitatissima, temevo di sbagliare e non potevo proprio permettermelo.
Zampe tosate e disinfettate, inserii i due cateteri endovena e mandai giù “a palla” una doppia soluzione reidratante per compensare il circolo sanguigno ed evitare lo shock.
A quel punto, ascoltato il ritmo cardiaco e palpato il polso, ebbi modo di telefonare al mio capo: il chirurgo.
Paolo, il chirurgo, arrivó in un batter d’occhio, accompagnato da Pasquale.
Accompagnai il padrone in sala d’attesa ed il pastore, sedato, in sala operatoria.
La prima cosa che dovettero fare fu quella di sollevare in posizione verticale il “piccolino”.
Mentre Paolo su uno sgabello teneva per le braccia il pesantissimo cane, Pasquale cercava di introdurre un tubo di gomma nell’esofago.
Con stranissimi movimenti sussultori, il tubo riuscì a superare la strettoia cardinale ed entrare nello stomaco.
Ed ecco ora il mio ingresso.
Arrampicata su un altro sgabello versavo acqua nel tubo per riempire lo stomaco in modo che, rigirata la sonda, sarebbe venuto giù acqua e materiale alimentare.
Riuscimmo a fare questa manovra diverse volte fino a svuotare completamente lo stomaco.
Ora avrebbe avuto realmente inizio l’intervento.
Ero emozionantissima.
Era la mia prima volta come aiuto in un intervento veramente importante.
Paolo aveva il difficile compito, una volta avuto accesso in cavità addominale, di capire il senso di rotazione dello stomaco e rigirarlo nel verso opposto.
Ovviamente non poteva essere così semplice.
Come spesso accade, lo stomaco aveva portato con se nel suo giro anche la milza che intanto era diventata congesta, perciò era necessario rimuoverla, fare cioe una splenectomia.
Per ultimo, per rallegrarci ancora di più la giornata, una porzione dello stomaco aveva iniziato a necrotizzarsi e a Paolo toccò l’ingrato compito di eliminare questo pezzo.
Per rendere l’intervento più sicuro e impedire una recidiva bisognava fissare lo stomaco alla parete costale.
L’intervento duró una eternità, ma il bravissimo Pasquale riuscì a tenere sempre sotto controllo il battito ed il respiro del cagnolone.
Dopo diverse ore il cane riuscì a svegliarsi ma al proprietario gli fu detto che la prognosi era riservata.
Seguimmo il post operatorio con continui elettrocardiogrammi ed analisi del sangue perché il rischio più alto in questi casi sono gli squilibri elettrolitici e le aritmie.
Fortunatamente, dopo una settimana di cure incessanti, potemmo dire di aver superato il pericolo.
Il padrone era contentissimo ed io entusiasta di aver contribuito a salvare una vita.
La dilatazione-torsione gastrica, indicata con la sigla GDV ( dall’inglese Gastric Dilatation Vovolus ), é una gravissima patologia, caratterizzata dalla rapida dilatazione dello stomaco, a cui segue a volte la torsione dello stesso, che se non riconosciuta e trattata immediatamente, ha esito spesso fatale.
La torsione chiude entrambe le vie dello stomaco, cardias e piloro, bloccando il materiale alimentare nel suo interno che così inizia subito a fermentare.
La produzione di gas comporta l’aumento di volume dell’organo che, a sua volta, inizierà a comprimere gli organi circostanti.
Si ha contemporaneamente l’occlusione dei vasi sanguigni che irrorano lo stomaco e quindi una diminuzione dell’apporto di sangue e necrosi dello stesso.
Purtroppo si ha anche una compressione della vena cava caudale responsabile della diminuzione del ritorno venoso, della gettata cardiaca, della pressione arteriosa fino allo shock ipovolemico del povero cane.
Tutto questo si realizza in pochissime ore ed ecco perché risulta fondamentale un intervento tempestivo del veterinario.
L’eziologia di questa patologia non é completamente chiara.
Oltre ad una predisposizione di specie legata alla conformazione del torace, stretto e profondo, come per i pastori tedeschi, mastini, alani e retriver, sembra esser incriminata anche l’abitudine di far mangiare loro un unico abbondante pasto, soprattutto cibi facilmente fermentabili ( pasta, pane, legumi ) ed anche invitarli al gioco o all’attività sportiva subito dopo il pasto.
La voracità e la velocità con cui questi cani mangiano é altrettanto incriminata perché così facendo ingurgitano oltre al cibo anche molta aria che può contribuire al problema.
Nelle fasi iniziali della patologia il cane può mostrarsi agitato, guaisce, cerca di trovare una posizione comoda, può leccarsi la pancia o guardarla continuamente, cerca, senza riuscirci, di vomitare.
Segue la fiacchezza, la dilatazione dello stomaco, l’aumento della frequenza cardiaca e respiratoria fino allo shock e se non si interviene in tempo, la morte.
Non esiste un metodo sicuro per evitare questa GDV ma solo una serie di consigli quali:
– dividere il pasto in più somministrazioni giornaliere,
-mantenere le ciotole, dell’acqua e del cibo, su un piano rialzato per evitare che ingoino troppo velocemente,
-educare il cane a non essere vorace,
-evitare attività fisica o gioco subito dopo il pasto,
-evitare bruschi cambi di alimentazione e scegliere alimenti di alta qualità, facilmente digeribili e con un normale contenuto di fibre.
Nelle razze predisposte addirittura può essere un aiuto in più la gastropessi preventiva: fissare chirurgicamente in modo stabile lo stomaco alla parete addominale.
Ringrazio il mio simpaticissimo cliente, Peppe, che mi ha permesso di pubblicare le foto della sua bellissima Pastore tedesco Jinny.
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Tags: gastropessi, imma paone, pastore tedesco., shock ipovolemico, Torsione gastrica, vomito
Che bello questo articolo Imma, lo classificherei come ” racconto”…. infatti è stato come leggere parte di un libro… Certo che posso solo immaginare la tensione, l’ansia, le paure, i dubbi…..là sola, al P.S. eppure te la sei cavata alla grande, eri proprio destinata a fare “il dottore degli animali”…. Il cane, è magnifico, complimenti al padrone !!!
Grazie Claudia,
Peppe, il proprietario di Jinny, é letteralmente innamorato della sua pastora e sarà contento di ricevere i tuoi complimenti.
Spero vi sia piaciuto come spero ti possa piacere il mio primo libro Da grande volevo fare Il dottore degli animali.
Un bacio