Donne curde intervistate in Siria dal giornalista Toon Lambrechts e riprese da Roel Pulink. Traduzione del sottotitolo olandese: “è stata una nostra libera scelta di partecipare a questa lotta”. La seconda ragazza a sinistra (nella foto) è riuscita a salvarsi da un attentato gettandosi dalla finestra appena un “uomo bomba” ha iniziato a sparare in una scuola prima di farsi saltare in aria.
Siamo nella piccola sala del “Centro per la pace” (Vredesburo) di Eindhoven. I giornalisti Matthea Vrij, della Tv olandese evangelica EO, e Toon Lambrechts sono appena tornati dalla Siria. Là Toon ha girato un documentario con il collega Roel Pulinx. Le immagini mostrate parlano chiaro, più che le parole: morte, distruzione, paura, funerali di piazza.
Matthea Vrij, giornalista della televisione olandese EO
“Avevo appena telefonato a mia madre dicendole che tutto andava bene e che stavo per tornare a casa, sano e salvo”, commenta Roel. “Poi un boato tremendo”. Ho acceso la telecamera, seguendo Toon che cominciava a correre verso un centro scolastico. Un “ Kamikaze” si era fatto saltare in aria al suo interno. Prima aveva sparato a tutti quelli che in quel momento si trovavano nelle sale. Solo una donna, la nostra guida, era riuscita a salvarsi gettandosi dalla finestra”. Ci mostra le riprese; sangue dappertutto, sino al soffitto, insieme a frammenti di pelle umana. “L’ IS aveva scelto di abbattere quel posto per colpire il cuore del popolo, il cuore della città: lì infatti si tenevano riunioni per la libertà delle donne, della libera istruzione. L’IS afferma che i curdi non sono islamici, sono miscredenti e per questo vanno eliminati come tutti i miscredenti”.
Roel Pulinx, che ha girato un documentario in Siria, con il collega giornalista Toon Lambrechts (in piedi)
Ad un certo punto si alza un giovane uomo, Murat Memis, assessore comunale e presidente dell’associazione curda della città. E’ visibilmente emozionato. Apre un foglio e dice che può spiegare meglio il dramma che vive la popolazione nelle mani dell’IS leggendo una lettera trovata dai vicini di casa di una famiglia irachena, appena giunta nelle sue mani. Viene dalla città Shingal ed è stata scritta da un ragazzino di 15 anni. La legge con gli occhi pieni di lacrime, con dolore, scusandosi per la commozione
Caro Papà, cari miei compagni, caro fratello Azad e cara la mia bella sorella Helin,
quando voi decideste di lottare contro l’IS per difendere il vostro stesso Paese, io volevo venire con voi. Per essere vicino a voi, spalla a spalla, nella lotta contro gli assassini.
Caro papà, non dimenticherò mai le tue parole, tu mi dicesti “ figlio mio, lo so che vorresti venire con noi a combattere ma ci vuole pure qualcuno che resti a casa. Rimani qui e difendi tua madre e la tua sorellina”.
Ti promisi allora, papà, che avrei fatto veramente di tutto per difendere la mia famiglia.
Caro papà, quando abbiamo sentito il rumore dei bombardamenti e le grida della gente, ho subito capito che gli assassini erano vicino alla nostra casa.
Caro, mio caro, amato papà, in quel momento mi sono sentito impotente; allora la mia sorellina mi ha sussurrato all’ orecchio: “ ma… fratello, loro sparano ai bambini con piccoli proiettili, vero?” Non sapevo più che cosa rispondere. La mamma mi guardava, io la guardavo…eravamo tutti e due in stretti in un silenzio di morte.
Caro papà, poi ho capito che gli assassini erano arrivati nella nostra strada, la sorellina dormiva ancora. La mamma mi è venuta vicino, mi ha guardata negli occhi, profondamente, mi ha dato un bacio e mi ha detto piano: “ figlio mio, il mio eroe, mio bambino …” Poi guardandomi di nuovo negli occhi queste parole le sono uscite d’ impeto dalla bocca: “ Figlio mio, ti prego, non lasciarci nella mani di questi assassini. Tu sai che cosa faranno di me e di tua sorella…Non dare a loro questa possibilità, uccidici tu”.
Papà, scusami, scusami tanto. Non sono riuscito a mantenere la mia promessa. Non ho potuto difendere la mia famiglia. Scusami, papà.
Mio amato papà, cari compagni, mio fratello Azad e cara bella sorella Helin, non abbiamo paura, perchè muoriamo con onore.
Sheruan Hassan, del Partito Democratico Unito di Rojava
L’ organizzatore della conferenza “Fra Califfato e democrazia”, Hans Mattheeuwsen, olandese, del Vredesburo di Eindhoven
Questa è solo una delle centinaia di testimonianze di quanto sta accadendo in quel Paese, mi ha detto Murat. “Noi curdi lottiamo per la pace, noi vogliamo la pace. I curdi credono negli stessi valori dei cristiani, hanno cercato di incontrarsi ma i dittatori hanno sempre provato a metterli gli uni contro gli altri”. “E’ vero, siamo stati costretti anche a noi ad uccidere dei cristiani, costretti dai turchi; e ce ne scusiamo”, ha aggiunto un altro curdo. “Noi vogliamo portare la democrazia in Siria e volevamo farlo in modo pacifico. Ma i turchi e i radicalisti non vogliono la pace. Vogliono la conquista, il potere”.
Il pericolo Isis è più grande di quanto si pensi; sono fanatici disposti a tutto, per cui la vita umana non ha valore e nemmeno la religione, visto che si tratta di una religione dello stupro, delle torture, delle decapitazioni, dell’annientamento di intere popolazioni. La paura è tanta: così tanta che un ragazzino di 15 anni ha ucciso la madre e la sorellina per timore che cadessero in mano alle truppe dell’Isis e poi si è tolto la vita lui; povere creature innocenti!
Maria Cristina Giongo
CHI SONO
Foto di Hans Linsen
Link all’articolo nel quotidiano Libero di 31 ottobre 2014.
Attenzione: servono aiuti, serve tutto, soprattutto cibo e medicinali a queste popolazioni stremate dalla fame e dalla guerra. Chi volesse fare una donazione affinchè il denaro arrivi sul posto, può inviarla a:
Stichting Koerdische Rode Halve Maan-Nederland.
Numero di conto: NL80 INGB 0007 4606 93
Oppure a:
Middel East Christian Charity ( MECC)
Conto n. NL2RABO 0181039575
email: mecc2014@hotmail.com
Ricordiamoci sempre che noi abbiamo tutto, perchè abbiamo avuto la fortuna di nascere in un Paese libero dove non esiste fame e guerra. Loro non hanno più niente.
Indirizzo email del Centro per la pace, il vredesburo di Eindhoven è: info@vredesburo.nl.
tel. 00 31 40 2444707
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