BAVIAANSKLOOF (VALLE DEI BABBUINI)
Visitare o solo attraversare Baviaanskloof (in Afrikaans Valle dei Babbuini) nella provincia di Eastern Cape in Sud Africa, sono esperienze memorabili.
Tanto memorabile è stato per noi che ricordiamo ancora la data: 16 Ottobre 2008.
Avevamo pernottato al Kudu Kaya Chalet, all’imbocco della valle e la pioggia caduta tutta la notte ci aveva impensierito, visto che avremmo dovuto guadare alcune volte il fiume Baviaanskloof e passare circa 25 “low level bridge” (bassi e corti ponticelli in cemento che, in caso di piogge intense, sono sommersi dal fiume).
Per fortuna alle 7 del mattino, il cielo si era rischiarato e, anche se restava di un grigio poco rassicurante, aveva cessato di piovere. Decidemmo, quindi, di arrischiare.
Giunti al primo guado (lungo 100 m circa) abbiamo dovuto scegliere se tentare l’attraversamento o tornare indietro: la giornata grigia e la torbidità rendevano, infatti, impossibile valutare la profondità dell’acqua (l’attraversamento di Baviaans è consigliato ai veicoli 4×4 o 4×2 molto alti sul terreno).
La nostra Defender diesel era alta e munita di “snorkel” (prolungamento dell’aspirazione dell’aria) per cui ci siamo avventurati nel fiume lentamente e a velocità costante.
L’acqua, ci arrivava alle portiere ma il passaggio è stato agevole data anche la bassa velocità della corrente.
Per fortuna i successivi attraversamenti sono stati più facili e, rilassati, siamo entrati nella parte dei viaggiatori curiosi.
Contrasti nella vegetazione e nel paesaggio nel giro di pochi chilometri
Abbiamo potuto gustare paesaggi unici e una vegetazione quanto mai varia: dietro ad ogni curva si aprivano differenti scenari che non hanno mai mancato di stupirci.
Per percorrere i 116 km da Cambria (cancello est) al Nuwekloof Pass (in pratica al termine di Baviaanskloof), ci vogliono almeno 3 ore e mezzo ed è necessario acquistare il permesso di transito presso uno dei due cancelli che delimitano, a est e a ovest, la parte più spettacolare della valle (la distanza tra di essi è di circa 50 km).
Baviaanskloof Nature Reserve è stata proclamata World Heritage Site (patrimonio mondiale) nel 2004 per la ricchezza di specie di flora e fauna: essa alberga il 20% di piante ed animali del continente africano. La vegetazione è varia: foreste, Fynbos (vegetazione simile a quella mediterranea), piante grasse, vegetazione semitropicale, savana.
Il paesaggio è caratterizzato da aride pianure, rocciose e ripide montagne, strette gole e, grazie all’elevata biodiversità, c’è una varia popolazione di mammiferi e uccelli.
Dopo la pioggia
La valle vera e propria è lunga circa 75 km e la strada sterrata che la percorre sale fino a più di 1000 m (in inverno può nevicare), si stringe, si contorce per passare ripidi crinali e richiede molta attenzione da parte di chi guida.
I proprietari dei terreni inclusi nella riserva si sono attrezzati per l’eco-turismo con possibilità di alloggio ed innumerevoli escursioni.
Consigliamo di pernottare per una o più notti e godere delle escursioni o semplicemente riposare in tranquillità.
Valley of Desolation
VALLEY OF DESOLATION (VALLE DELLA DESOLAZIONE)
Se ci spostiamo 150 km a nord di Baviaanskloof troviamo la Valley of Desolation (Valle della Desolazione), una grande formazione rocciosa che 100 milioni di anni di fenomeni vulcanici ed erosione hanno modellato in pareti verticali e colonne di dolerite alte più di 100 m.
Essa si trova all’interno del parco Camdeboo, nei pressi della cittadina di Graaf-Reinet e fu dichiarata Monumento Nazionale nel 1939.
Poco dopo l’ingresso, un cartello apposto su una sbarra, ci ricorda che, durante l’inverno, la strada può essere chiusa in caso di pesanti nevicate (il punto panoramico si trova a 1350 metri d’altezza).
Lungo la strada che porta al bordo della Valle della Desolazione è obbligo parcheggiare l’auto e camminare fino al “Toposcope”.
E’ un punto panoramico ove è stata posta una lastra di alluminio (il toposcope) con incisa una carta geografica dei luoghi da lì visibili.
Il toposcope (sopra) e il perentorio divieto
La strada termina in un grande parcheggio sulla cima della montagna; da qui si può percorrere il sentiero che costeggia la scarpata (Lizard Hiking Trail) lungo circa 1,5 km oppure arrivare direttamente al sito panoramico sulla valle (500 m).
Un cartello ammonisce perentoriamente a non gettare sassi nella valle sottostante (Don’t even think about throwing rocks into the valley below= non pensare neppure a tirare rocce nella valle sottostante) perché vi sono sentieri battuti da turisti.
La “capanna”
Licheni gialli, rossi e grigi creano macchie di colore sulle brune rocce.
Suggestiva, sullo sfondo, una montagna che l’erosione ha reso conica: il pinnacolo sembra assomigliare a una capanna tradizionale africana.
Il vasto orizzonte ci permette di ammirare valli e monti a molti chilometri di distanza.
Sono, però, le rocce fratturate e i pinnacoli, creati dalla natura in milioni di anni, che attirano l’attenzione: ricordo che anche nostra figlia si sedette sul bordo della scarpata ad ammirarli a lungo e in silenzio.
Sembra che gigantesche mani abbiano sovrapposto i macigni creando incastri perfetti; alcuni impilamenti sembrano precari e ci si chiede come facciano a non crollare.
Ho accumunato Baviaankloof e Desolation Valley, siti così diversi dal punto di vista geologico e naturale, per due aspetti unificanti (comuni anche ad altri luoghi che ho già descritto): le bellezze naturali che lasciano senza fiato e che invitano a meditare.
Credo, infatti, che non ci si debba andare solo perché descritto nelle guide e per scattare foto e “selfie” tanto di moda: ci si deve avvicinare pronti a vivere le emozioni che i paesaggi selvaggi suscitano in noi.
Mi sovvengono le parole di Henno Martin (le cui avventure ho descritto nell’Aprile scorso): «Perché, la visione di un vuoto paesaggio di sabbia, sassi, rocce e scarpate, agita lo spirito più di campagne verdi e foreste?».
Se avete provato un fremito di fronte ad uno splendido scenario di quel tipo, vuol dire che ne avete colta l’essenza.
Mauro Almaviva
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Foto di Mauro ed Irene Almaviva
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