Deventer ( Paesi Bassi). Febbraio 2016. Un corso su come cercare di salvarsi la vita in caso di attentati terroristici
Molte persone si chiedono se è il caso di andare in vacanza e dove; per timore di attacchi terroristici. Si sta diffondendo la psicosi delle bombe, dei kalasjnikov, dei tagliatori di teste. Viviamo in un mondo ancora insanguinato da guerre civili e per “cosiddetti” motivi “religiosi”, la cui la base è sempre la stessa: sta a dire la sete di dominare, la fame di potere, il voler punire chi non la pensa nello stesso modo, l’invasione del territorio altrui, il razzismo, la discriminazione, la sopraffazione.
Deventer (Paesi Bassi) Mateusz Orczykowski, allenatore di corsi antiterrorismo.
Tutto ciò non deve costituire una ragione per non vivere più, per nascondersi, chiudersi in casa, con l’angoscia della spada di Damocle sulla testa. Se manteniamo la calma possiamo pensare più chiaramente su come affrontare il pericolo incombente, su come salvarsi.
A Deventer, nei Paesi Bassi, per 35 euro si può seguire un corso di antiterrorismo. Lo tiene un polacco, Mateusz Orczykowski. Intervistato dal giornalista Andrè Valkeman, del quotidiano AD, ha detto che ci sono tre fattori molto importanti che potrebbero aiutarci in caso di attacchi terroristici: “run, fight and hide”, cioè correre, lottare e nascondersi. “ Se ci si trova in un posto dove non c’è via di fuga è meglio rimanere a 1 o 2 metri dal terrorista perchè se vai più lontano e tenti di scappare ti spara subito alle spalle. Sei comunque in una situazione in cui o morirai oppure puoi sempre provare a cercare una via di scampo. Qui non si tratta di qualcuno che vuole rubarti 5 euro o il portafoglio, ma la vita”.
Una delle cose principali che insegno è quella di riconoscere il rumore prodotto da un kalasjnikov; spesso le persone pensano che si tratti di fuochi d’artificio. Se si capisce immediatamente che è in corso un atto terroristico, si può celermente tentare la fuga o nascondersi. In questi casi ogni secondo è importante.”
L’organizzatore dei corsi, Robbert de Jong, ha sottolineato che è anche fondamentale non lasciarsi prendere dal panico: “di fronte a simili attacchi si rimane paralizzati dal terrore. Invece si deve imparare ad usare con freddezza i pochi attimi a disposizione per riflettere sulla situazione da affrontare. E’ difficile ma ci si può allenare”.
Uno dei corsisti, Salco, ebreo, ha detto di aver imparato molto, soprattutto a riconoscere subito il suono prodotto da un fucile, quello di un colpo di pistola, di una bomba che esplode. In caso di impossibilità di fuga, gli è stato spiegato inoltre come tentare di immobilizzare il terrorista, sbattendolo a terra e tenendolo fermo. Elmira, 23 anni, è l’unica donna a seguire le lezioni: “ mi sono state molto utili. Ho appreso come gestire la mia paura, e quella degli altri in caso di emergenza”. Daniel, 39 anni, ha raccontato di aver visto la pubblicità su Facebook e di aver pensato che in effetti non saprebbe proprio come affrontare una simile circostanza, non solo per sè ma anche per difendere la sua famiglia. Per questo si è iscritto al corso.
Purtroppo attualmente ogni Paese è sotto il mirino dei fondamentalisti islamici. Questo non vuol dire che dobbiamo piegarci davanti ai loro crimini; bensì andare avanti nella nostra vita, senza sottovalutare il pericolo, ma con coraggio e lucidità.
Maria Cristina Giongo
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