Il nuovo libro, lo sport, la tecnologia, l’espansione dell’esperienza vitale, la formazione del carattere… Tutto questo e ancora di più, in una esclusiva recensione con intervista di Paolo Pagnini.
Una foto di Franco Bolelli, estrapolata dal suo profilo
Nella mia vita ho avuto la fortuna di incontrare tanti libri importanti.
In alcuni casi, ho avuto anche la gigantesca opportunità di conoscerne personalmente gli autori.
In un libro di Franco Bolelli mi sono imbattuto alla fine del 2010 “per caso” (stavo per scrivere “per sbaglio”). La sua era la seconda firma, per me sconosciuta, di un voluminoso tomo di quasi 500 pagine, comprato sulla fiducia in Lorenzo Cherubini Jovanotti, con l’idea di regalarlo per Natale al mio nipote musicista Davide. “Poi…” mi ero detto “…si vedrà. Magari dopo che l’avrà letto lui me lo faccio prestare e se mi piace…”.
Non ho aspettato, in realtà. Pochi giorni dopo Capodanno ero già lì con la mia copia, a leggere e rileggere, sottolineare (io, che di solito, e fino ad allora, i libri quasi non li aprivo del tutto per non rovinarli), trepidare, trattenere il fiato, riderci e piangerci sopra, ed emozionarmi. Soprattutto ne parlavo con tutti. Ormai era diventato una specie di sfida tra i miei amici: “quanti minuti ci impiegherà, questa volta, prima di iniziare a parlare di Viva Tutto!”.
“Viva Tutto!” mi ha trasformato in meglio, ha cambiato la mia visione prospettica del mondo, mi ha consentito di mettere le basi di una nuova fase della mia esistenza.
Esagero? Può darsi, ma anche a “saper esagerare” è una cosa che ho imparato da “Viva Tutto!”.
Ecco perché per me, parlare di e con Franco Bolelli è una esperienza senza paragoni.
In ogni foto Franco Bolelli con, rispettivamente, alla sua destra,
Lorenzo “Jovanotti” Cherubini, Davide Pagnini e Paolo Pagnini
Un giorno, mentre leggevo avidamente questo scambio di mail tra Franco e Lorenzo (di questo, si tratta, in estremissima sintesi: di una riedizione da terzo millennio del tipico romanzo epistolare), mi è venuta una idea folle: cercare Bolelli su facebook e chiedergli l’amicizia. Faccio cose di questo genere, ogni tanto (nell’87 sono andato a bussare a casa di Renzo Arbore, ad esempio), convinto che se non ci provi, ogni tanto a fare qualche insensatezza, di sicuro non ti succederà mai nulla di (piacevolmente) sorprendente…
E dunque: sorpresa! Franco Bolelli acconsente quasi subito. “Beh?” mi dico “e adesso che ci faccio?”
Qualche giorno dopo azzardo di nuovo e scrivo una riflessione scaturita dalla lettura e gliela mando e lui, il filosofo da cui stavo andando ogni giorno a lezione di vita senza che lui neppure lo sapesse, lui, il mio “maestro inconsapevole” del momento, lui, lo scambiatore di mail col mio mito Jova, lui mi risponde e dice che ho scritto una “perfetta esemplare metafora”…
Era inizio gennaio 2011. Ci sarebbe voluto più di un anno prima di incontrarlo di persona, e da allora poi ci siamo visti altre cinque volte (di cui due a Pesaro), ma il rapporto si può dire che sia praticamente continuativo, soprattutto grazie all’uso dei social (facebook in particolare), che entrambi apprezziamo ed utilizziamo senza risparmio.
In questi sette anni, Franco ha pubblicato cinque libri (di cui due con la splendida moglie Manuela) e io uno. Ma nel mio c’è una sua esaltante nota che ho facilmente convinto l’editore a mettere in quarta di copertina, e che è uno dei più gratificanti ed esaltanti apprezzamenti a me e al mio scrivere.
Da pochi giorni Franco Bolelli è di nuovo in libreria con un prezioso e consigliatissimo libro, che pretende di affermare che lo sport ha a che fare con la costruzione del carattere.
Un libro bellissimo, di quelli che non si riescono (almeno io non ci riesco) e riporre sullo scaffale. Che anche dopo letto (e sottolineato resistendo alla tentazione di non staccare mai la matita da ogni riga) continuo a riprendere, e citare. Uno di quei libri che mi inducono a fare di sì con la testa ogni volta che mi trovo concorde con quello che sto leggendo, e succede spesso. Uno di quei libri che mi viene voglia subito di regalare alle persone a cui tengo di più, ma, se potessi, obbligandole a leggerlo immediatamente. Uno di quei libri che ti fa sentire così vicino all’autore, quasi intimo, e ti piacerebbe conoscerlo e ti viene voglia di cercarlo, e poi ad un tratto penso: ma io, Franco, lo conosco per davvero. E lui conosce me.
Non è questione di personaggi e di popolarità, di divismo e culto della personalità…
Qui siamo da altre parti, proprio in altri mondi, e se non è già chiaro così, allora non ho proprio voglia di trovare modi convincenti per spiegarlo.
“Come Ibra, Kobe e Bruce Lee – lo sport e la costruzione del carattere”, naturalmente non parla solo di Ibra, Kobe e Bruce Lee, ma anche di chi ha fatto dello sport ad altissimo livello la sua migliore forma di vita.
Si legge d’un fiato. Poi ci si resta male perché è già finito, e si rilegge centellinando ogni pagina, ma si arriva comunque all’ultima. E allora lo si scorre anche un po’ a salti, magari con la scusa di citarne dei brani ad un amico “che invece che a memoria è meglio che questo pezzo te lo leggo”…
Ho proposto alla direttrice del “Cofanetto Magico” di dedicare il mio articolo di maggio a Bolelli e al suo nuovo libro, promettendole una intervista, e dunque eccomi a mantenere la promessa. Conscio della spericolatezza dell’impresa eccomi qua dunque, io, a brandire il foglietto delle mie “domande al filosofo”.
in questa foto l’intervistatore e l’intervistato, Paolo Pagnini e Franco Bolelli, immortalati nel 2014 a Milano (ExpoGate)
Chi è e cosa fa oggi un filosofo (in Italia, in Europa e nel Mondo)?
Un filosofo oggi ha la missione, direi il dovere, di proporre una visione vitale. I filosofi che si concentrano soltanto sulle analisi di come va il mondo o peggio sui problemi che stiamo vivendo tradiscono la funzione essenziale di suscitare energie, slanci, spinte vitali, che sono tanto più essenziali quanto maggiori sono le difficoltà che ci ritroviamo ad attraversare. La filosofia deve spingere a costruire, a lavorare sui margini di miglioramento, altrimenti resta speculazione intellettuale.
E a proposito: “Come va il mondo?” (Citazione da “Tanto3” di Lorenzo Jova)
Il mondo sta vivendo una fase di evoluzione -antropologica e vitale prima ancora che tecnologica e comunicativa- assolutamente senza precedenti. Naturalmente un’evoluzione senza precedenti produce anche l’effetto collaterale di problemi e disfunzioni senza precedenti. In questo senso dobbiamo avere e trasmettere la consapevolezza che ogni evoluzione è sempre la conquista di qualcosa attraverso la perdita di qualcosa.
Cosa ti rende felice e cosa ti fa arrabbiare?
Mi rende felice tutto quello che nutre l’esperienza vitale, che la espande: tutto quello che ogni giorno e ogni scelta e ogni gesto costruisce sentimenti e valori potenti. Mi irrita tutto quello che non lo fa, tutto quello che è rancore o rassegnazione o vorrei-ma-non-posso.
E’ ancora vero che “il tuo libro migliore è sempre il più recente”?
In generale sì, perché ogni volta mi sembra di espandere la frontiera, di alzare il tiro. Però è vero che Viva Tutto! e Tutta la Verità sull’Amore li guardo anche qualche tempo dopo con un amore particolare.
A proposito di “Viva Tutto!” cosa ha spinto un filosofo contemporaneo a scambiarsi mail con un cantante come Lorenzo Jovanotti, che in tanti continuano a considerare “leggero”, e addirittura a decidere di pubblicarle in un libro “abbinando” in modo così insolito e indissolubile i due rispettivi nomi?”
La domanda potrebbe anche essere un’altra, ovvero cosa ha spinto un personaggio di enorme potenza comunicativa ad associarsi con un tipo piuttosto elitario che non si riesce neanche a definire? Scherzi a parte, non esiste un altro come Lorenzo nel panorama contemporaneo, uno che è l’emblema stesso della vitalità al di là e al di sopra di ogni confine, uno che ha contenuti avanzati e che insieme possiede una straripante energia comunicativa, uno che riesce a essere sempre se stesso continuando a sfidare se stesso. Chiaro che abbiamo storie ed esperienze diversissime: ma poco tempo fa un giorno mi ha chiamato per fare uno speech insieme il giorno dopo, era tanto che non salivamo insieme su un palco, non abbiamo neanche parlato di cosa avremmo detto, eppure lì con il microfono in mano tutto era così fluido e naturale che sembrava non avessimo fatto altro da mesi
Ho paura di dirlo, ma lo dico lo stesso: “domanda a piacere”…
Il libro nuovo nomina nel sottotitolo “la costruzione del carattere”: ecc, mi appassiona chi e cosa e come e quando costruisce carattere.
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Sette anni dopo “Viva Tutto!”, ancora per Add! Editore, Franco Bolelli è in libreria con un piccolo, prezioso, imprescindibile distillato di sport e vita, utile, anzi indispensabile a chi magari lo sport lo pratica in maniera variabile e a diversi livelli di (dis)continuità e intensità, ma vivere, beh, quello gli (ci) tocca (a tutti) e tutti i giorni.
Questa volta l’ho letto prima io, perché me l’ha regalato al volo il grande Antoni(n)o, ma subito ne ho comprata una copia per Davide. Tanto per cominciare.
PS: Antoni(n)o Di Gregorio è tra altre cose, un abile e appassionato organizzatore di presentazioni di libri per conto della storica libreria Campus, e proprio poco prima di… andare online, mi ha comunicato che il 19 luglio Franco Bolelli sarà a Pesaro, per presentare il suo libro. Come ama dire Antonino, le coincidenze proprio non esistono…
Paolo Pagnini
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