A sinistra, Odoardo Giansanti detto Pasqualon, fotografato il 14/08/1932 dal fotografo Mancigotti. A destra, il monumento a Pasqualon, realizzato dall’artista pesarese Terenzio Pedini
Questa è la storia di un bambino nato in una piccola città di provincia a metà del 1800 e di come la sua vita sia cambiata più volte fino a farne non già un prete, come sognava sua madre, ma un acclamato poeta dialettale.
Si era dunque a Pesaro, e il piccolo Odoardo Giansanti, nato nel 1852, stava trascorrendo una infanzia che si può definire felice. In famiglia, col padre ufficiale delle guardie pontificie e la madre esperta commerciante, e con il privilegio di studi privati, a soli sette anni non solo era in grado di leggere e scrivere ma stava iniziando addirittura a conoscere i primi rudimenti del latino.
Le cose cambiano però drasticamente con la morte improvvisa della madre, e il trasferimento del padre a Roma con una nuova moglie.
Inizia così, per il piccolo Odoardo, abbandonato da solo a Pesaro, un periodo difficilissimo. Sono quasi 20 anni di stenti e miseria, con lavori precari coi quali difficilmente riesce a garantirsi la sopravvivenza quotidiana.
Un piccolo busto in bronzo che rappresenta il Poeta Pesarese
Non che non le avesse tentate tutte per riuscire a raddrizzare quella sua vita sfortunata: da un viaggio a piedi alla ricerca del padre a Roma, che però pur rintracciato non accetterà di accoglierlo, ad una pausa relativamente serena come improbabile Frate Ilario presso il convento dei Monaci Concettini; da un nuovo viaggio, sempre a piedi e addirittura in inverno alla volta di Bologna, dove ormai quasi completamente cieco, viene prima operato, ma senza esiti apprezzabili, e poi trattenuto in ospedale come “interessante soggetto di studio” (così scrive il biografo Edgardo Cinotti), al ritorno a Pesaro, dove sopravvive a malapena con la sua attività di calzolaio in una bottega ricavata al piano terreno della casa dove era nato Gioachino Rossini. E dove lo sconforto per la quasi totale cecità e per la sorte avversa lo portano, appena ventisettenne, a comportamenti che inducono i medici, per timore del peggio, a disporne il trasferimento in manicomio.
Qui la sua vita si trasforma ancora. Gli capita infatti di ascoltare, declamate ad alta voce, le liriche del poeta dialettale romagnolo Giustiniano Villa, e si appassiona a quelle poesie in vernacolo, al punto non solo da voler lui stesso impegnarsi a recitarle in pubblico, ma anche a comporne di sue. Il primo componimento, che a causa della sua cecità non può far altro che dettare a uno degli altri degenti, è il “Dialogo fra Pasqualon e il suo padrone”, che gli regala il soprannome che lo accompagnerà per sempre e gli dona un nuovo motivo per vivere.
Da allora infatti subirà anche due infortuni che lo renderanno claudicante, sarà più volte ricoverato in manicomio e si sposerà, ma soprattutto creerà oltre trecento poesie che andrà declamando in giro per la città, e che lo porteranno ad essere il cantore cittadino rinomato non solo a Pesaro, ma anche ben oltre i confini del territorio.
Carlo Pagnini e Pasqualon
Io, con Pasqualon, ci “convivo” sin da quando ero piccolo.
Succede infatti che mio padre Carlo (che ne conserva personalmente anche un suggestivo e fugace ricordo d’infanzia) sia stato, sin da giovanissimo attratto dal personaggio e dalle poesie che Pasqualon andava declamando in città, dopo aver richiamato l’attenzione di un numeroso pubblico che non mancava mai di assistere alle sue esibizioni estemporanee, e che questa forte attrazione si sia presto trasformata in una vera e propria passione.
L’ultranovantenne Carlo Pagnini, da oltre settant’anni interprete delle opere di Pasqualon e, in alto a sinistra, il libro di Carlo Pagnini, da cui è tratta la “Lectio Magistralis”, che verrà regalato a tutti i presenti alla manifestazione “Ma Pasqualon a j dèm la “laura””
E’ così che mio padre è, appunto, diventato uno dei più apprezzati interpreti di Pasqualon, del quale da oltre 70 anni va interpretando le liriche più apprezzate e conosciute.
Ed è per questo che io, che appunto convivo per interposta persona con Pasqualon da quando ero piccolo, ho pensato che potesse essere una buona idea laurearlo.
Ma siccome in lui e nel suo andare in giro per la città a portare le notizie sotto la forma di poesie in rima e in dialetto (la lingua della maggioranza del suo pubblico) ci ho sempre visto, oltre agli indubbi meriti letterari, anche il seme del giornalismo e della comunicazione dei nostri tempi, allora è su questi temi che questa sera (18 marzo), al Teatro Sperimentale di Pesaro, intitolato proprio ad Odoardo Giansanti, l’Unilit – Università Libera Itinerante (itinerante proprio come Pasqualon), conferirà al Poeta cittadino una “laura ad honorem e ad memoriam” (definizione in un linguaggio misto tra dialetto e latino maccheronico), in Giornalismo itinerante e Comunicazione vernacolare.
Nell’immagine a partire da sinistra: il diploma di “laura” che verrà conferito il 18 marzo 2019; il frontespizio del “programma di sala”; il manifesto delle celebrazioni del 1982
Sarà una grande festa, l’evento di conferimento, che si pregia del Patrocinio del Comune di Pesaro, e che è stato pensato come la rivisitazione di una sessione di laurea: con interventi istituzionali e accademici, declamazioni “per interposto interprete” di brani del laureando Pasqualon, e la “lectio magistralis” tenuta proprio dall’ultranovantenne Carlo Pagnini.
Una “laura” preziosa, in puro vernacolo pesarese, del tutto inedita e speciale, e incentrata appunto sui temi della Comunicazione e del Giornalismo, visto ed appurato che Pasqualon è stato per oltre 50 anni il “giornale vivente” della città dove è andato per strade e piazze a raccontare ad un popolo in cui l’analfabetismo era predominante, i grandi e piccoli fatti di quella Pesaro che aveva più volte provato a lasciare, ma che lo ha sempre riaccolto e che è dunque stata ed è ancora oggi a tutti gli effetti la sua città.
“Ma Pasqualon a j dém la laura” è un evento che si pregia del Patrocinio del Comune di Pesaro ed è stato realizzato grazie a:
Unilit – Università Libera Itinerante
Circolo della Stampa/Pesaro
Società Pesarese di studi storici
BCC – Banca di Pesaro
IdeoStampa
Paolo Pagnini
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Tags: Odoardo Giansanti, Pasqualon, pesaro, poeta, vernacolo
Bellissimo articolo e spero che vi partecipino numerosi!
… e Pasqualon rivive per bocca d’un giovanotto … ultranovantenne. Onore al Padre.
sono felice delle notizie che ho potuto leggere per sapere di qualche antenato in giro per l’Italia un uomo che nonostante la vita travagliata ha trovato la sua strada. adesso ad agosto verrò a vedere il monumento.Grazie delle informazioni