Secondo il critico e storico della musica Massimo Mila, il sentimento predominante, nei brani di Mozart, è una sorta di benefico sorriso fra le lacrime. Io credo che si possa dire lo stesso, cari amici de «Il Cofanetto Magico», dei versi che vi presento quest’oggi: in essi, infatti, un’acuta desolazione, in tutto simile a quella che caratterizza i componimenti di Edgar Allan Poe, è armoniosamente stemperata da un filosofico sorriso zen. Un sorriso che in realtà è quello dell’artista bresciana Cristina Onofri la quale –dopo aver studiato pittura all’Accademia di Brera, dove si è infine specializzata in regia– ha scelto di votarsi alla pratica dello yoga (non prima, però, di aver a lungo lavorato per emittenti come Seimilano, Telereporter e Odeon Tv).
Pietro Pancamo
CHI SONO
LA CADUTA
Vola il cielo.
Corrono le nuvole
Sulle nostre teste
Il giorno e la notte
si rincorrono
senza tregua.
Cadono a terra
pezzi di me.
Precipitazioni
intermittenti.
Brandelli sporchi
di carne e sangue.
Nervi e muscoli.
Anima e sensi.
Come mille coriandoli
pesanti, feriscono
e distruggono.
Tutto è perduto.
Grigio il mondo,
coperto di polvere,
che uccide.
Perché
siamo arrivati qui?
Avrei voluto scendere
diversamente.
Lasciando che
morbidi i miei cocci,
danzando lenti
come fiocchi di neve,
trovassero pace
nella carne del mondo.
Tra le anime disperate.
E si incastrassero,
come piccoli gioielli
d’ingegneria, in un
congegno perfetto,
liberando amore.
Cristina Onofri
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