Il narcisismo è un termine usato per descrivere un tipo di personalità, un problema sociale, culturale, un disturbo mentale. Più comunemente viene associato a chi ha la tendenza a contemplare con eccessivo compiacimento la propria persona. I narcisisti sono egocentrici, egoisti, accentratori, vanitosi. Spesso incapaci di amare. Secondo gli psicologi hanno sviluppato, sin dall’infanzia, un senso di insicurezza che li ha portati ad una rivincita su se stessi e gli altri, in termine psicoanalitico definita “risentimento”. Sta a dire un estremo desiderio di rivalsa sulla vita e frustrazioni del suo passato che sfociano in relazioni basate sul controllo ed il potere, per raggiungere il quale adoperano spesso armi seduttive e manipolatrici.
La parola narcisismo proviene dal mito greco di Narciso, descritto come un bel giovane che rifiutò l’amore della ninfa Eco, una delle Oreadi, le ninfe delle montagne. Come punizione, fu condannato ad innamorarsi della sua stessa immagine riflessa nell’acqua. Infatti in tante immagini artistiche viene rappresentato mentre rivolge lo sguardo rapito nello specchio d’acqua, ammirandosi compiaciuto. E lo fa continuamente..sino a che viene tramutato in un fiore che porta il suo nome, il narciso. Tuttavia va sottolineato che il narciso in Cina si regala per augurare la felicità; nella Bibbia, per i suoi colori chiari e luminosi, simboleggia la primavera e la rinascita.
In più testi di psicologia si legge che il bambino che diventerà un adulto narcisita generalmente proviene da una famiglia ambiziosa con alte aspettative proiettate sul figlio o sulla figlia, che li cresce facendoli sentire e credere di essere “speciali”; per poi umiliarli o sgridarli se non sono all’altezza del ruolo prestabilito. Da qui l’ansia di prestazione, il continuo mettersi alla prova, cercare il riconoscimento, la rivincita, appunto, la paura ossessiva del fallimento. Da evitare in tutti i modi, sino ad arrivare a “schiacciare” il più debole; come peraltro avviene per il bullismo.
Lo psicologo olandese Jan Derksen, nato ad Hernen (nella provincia Gelderland) 69 anni fa, docente emerito di psicologia clinica, molto conosciuto anche per le sue pubblicazioni in una speciale rubrica del mensile Psychologie Magazine, ha dichiarato che… “senza accorgercene, stiamo diventando tutti narcisisti”. E’diventata quasi la malattia del secolo, potremmo dire. “In una società in cui contano i “likes” su instagram o facebook, con ragazzini “influenzer”, tutto il giorno davanti ad una videocamera, a mostrarsi, compiacersi, autocompiacersi. Piuttosto che leggere un libro.” Concentrati sul superfluo, sul proprio corpo, sulla bellezza esteriore che annulla quella interiore, diventata per niente “influente.”
Questo dipinto di Felicien Rops (1833-1898) si chiama Even in love/Narcissism
Lo stesso vale nel campo della televisione dove non è la notizia che si dà ad avere il giusto valore, ma piuttosto il modo di presentare accentratore e, appunto, narcisitico di questo o quel conduttore o conduttrice che ruba il primo piano.
In un’interessante articolo pubblicato nell’allegato del quotidiano AD, risultato di un studio sul narcisismo, il professor Derksen sostiene che “siamo diventati estroversi, più sicuri di noi stessi, egocentrici e meno empatici. Nella nuova società, anche dei media, vogliamo continuamente essere visti, piuttosto che ascoltati e capiti, spesso in preda a manie di grandezze, sete di fama, denaro, successo.” Non sono ammesse critiche in questo percorso, in questa battaglia dove “o si vince o si perde”.
Che cosa si dovrebbe fare dunque per contrastare la crescita di un bambino narcisista? Si deve cominciare sin dall’infanzia, sin dai suoi primi passi, scrive Derksen, in cui il bambino piccolo è completamente dipendente dai suoi genitori, “un prolungamento”, un ramo del solido albero da cui proviene e da cui trae nutrimento e protezione. “Quando cominciano a camminare, a sviluppare il senso del loro esistere, quando si guardano allo specchio e si compiacciono di vedersi belli, qui inizia la fase del narcisismo e qui è importante l’intervento dei genitori per stabilire un equilibrio positivo, anche con l’autostima, tanto importante: ma non con l’idea di essere loro al centro di tutto.
Un bambino si può viziare fin che si vuole per i suoi primi sei mesi di vita, poi è importante diventare conseguenti. Non più reagire se di notte si mettono a piangere senza una ragione, porre dei limiti, delle frontiere da non sorpassare ma premiandoli quando si comportano bene. Senza esagerare in lodi sfrenate anche quando hanno fatto un bel disegno. Il continuo contatto con i genitori, durante i loro sviluppo, rimane essenziale, fondamentale.
Disponiamo di una grande biblioteca scientifica comprovante quanto sia importante la famiglia nella crescita del bambino, che testimonia il valore di genitori che stanno il più tempo possibile con i loro figli, giocano, ridono con loro, magari chiedendo permessi speciali al lavoro. E’ dimostrato che i loro bambini si ammalano di meno, hanno un quoziente intellettivo maggiore, hanno più interesse negli altri.”
Il bellissimo quadro, olio su tela, ( dipinto fra il 1597 e il1599) attribuito a Caravaggio: rappresenta Narciso che si specchia nell’acqua. Si trova a Roma, alla Galleria Nazionale d’arte antica di Palazzo Barberini.
Ma esiste anche un narcisismo sano? Questo concetto( di narcisismo sano) è stato coniato per la prima volta da Paul Federn, medico e psicoanalista austriaco, uno dei primi allievi di Sigmund Freud. In seguito, sempre come “senso positivo del sè”, da Heinz Kohut (Vienna, 3 maggio 1913, Chicago 8 ottobre 1981) pure medico e psicoanalista austriaco naturalizzato statunitense, caposcuola della “Psicologia psicoanalitica del sè”, sviluppatasi negli anni 70.
In poche parole le caratteristiche del narcisismo sano sono:
• Forte autostima.
• Empatia per gli altri e riconoscimento dei loro bisogni.
• Autentico concetto di sé.
• Rispetto e amore di sé.
• Saper sopportare le critiche degli altri mantenendo un’autostima positiva.
• Fiducia nel fissare e perseguire obiettivi e realizzare le proprie speranze e i propri sogni.
• Resilienza emotiva.
• Sano orgoglio di sé e dei propri risultati.
• La capacità di ammirare ed essere ammirati.
Ancora una volta si torna al concetto chiave che nella vita ci vuole equilibrio in tutto e che spesso i difetti possono essere trasformati in pregi. Sempre partendo dalla teoria che il narcisimo patologico non è ereditario bensì una “strutturazione della personalità” che si origina sin dall’infanzia. Pertanto sottolineo di nuovo l’importanza di un’educazione di base sana; se vuoi crescere un figlio sano! Una grande responsabilità per i genitori, tenendo conto che quella responsabilità se la sono presa al momento in cui hanno messo al mondo un figlio. Un figlio che ha il diritto di crescere il più sereno possibile, per quanto è possibile in questa società sempre più egoista, spietata, esigente: sempre più narcisista.
Maria Cristina Giongo
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