Dopo i famigerati rigori dell’inverno, l’incanto fatato e gentile della bella stagione, annullando “sortilegi” davvero antipatici, scorbutici e “stregoneschi” come ad esempio la pioggia torrenziale o il vento gelido, ci permette finalmente di riconciliarci con la natura e di sentircene fraternamente parte; allora proviamo subito un senso di serenità gioconda. Ma nel caso della serenità, “gioconda” è da sempre sinonimo di “profonda”. Sì, da sempre! E a ricordarcelo, ecco una poesia di Salvatore Quasimodo (autore che, con una certa dose di preveggenza –come mi ha fatto notare la cara Cristina Giongo–, avevo prescelto per questa pubblicazione sul «Cofanetto», prima ancora che in Italia si decidesse di dedicargli una delle tracce per i temi in classe della maturità).
Pietro Pancamo
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