Grandi poeti come Trilussa, nelle foglie ingiallite che si lasciano trasportare liete e ignare dal vento d’autunno, non esitano a riconoscere noi uomini e l’inconsapevolezza assai frivola (o meglio irresponsabile) con cui ci abbandoniamo alle leggi del tempo ed al suo fluire inarrestabile; allora, nella speranza d’aprirci gli occhi e spingerci a riflettere, ci rivelano che in realtà è proprio la vita ad allontanarci dalla vita, per avvicinarci sempre di più alla fine dei nostri giorni.
Certo: venir trascinati via è inevitabile, sia che ce ne rendiamo conto oppure no; ma avere una cognizione, almeno parziale, delle forze che governano la nostra esistenza, sarebbe senz’altro più degno delle creature pensanti, se non addirittura intelligenti, che ci vantiamo di essere e, inoltre, ci renderebbe anche meno immeritevoli della vita stessa (che, sebbene basata su meccanismi crudeli, resta pur sempre un’esperienza preziosa).
Pietro Pancamo
CHI SONO
***
FOGLIE GIALLE
Ma dove ve ne andate,
povere foglie gialle,
come tante farfalle
spensierate?
Venite da lontano
o da vicino?
Da un bosco
o da un giardino?
E non sentite la malinconia
del vento stesso
che vi porta via?
Trilussa
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