Che cosa è accaduto il mese scorso. La tregua in Libano per un Natale di speranza. Giustizia e misericordia, attraverso un incontro con il Ministro della giustizia Carlo Nordio. L’ultimo saluto al nostro amico e collaboratore Valentino Di Persio.
Cari Cofanetti magici, affezionati lettori,
vorrei cominciare questo editoriale con una bella notizia: l’accordo sul cessate il fuoco in Libano, sperando che si riesca a mantenerlo, salvando tante vite umane, dopo che tante se ne sono perse, in una guerra atroce che deve assolutamente finire. Questa tregua ha portato a scene di gioia, di speranza per i vivi: di voglia di ricostruire abitazioni ed edifici distrutti. Per i cittadini evacuati di tornare a casa. Intanto il governo cercherà di risorgere riappropriandosi di quanto gli era stato tolto da Hezbollah.
Amsterdam, 20 novembre 2024. Istituto Italiano di Cultura, in primo piano l’Ambasciatore italiano nel regno dei Paesi Bassi Giorgio Novello, accanto il Ministro della giustizia Carlo Nordio, poi Maria Cristina Giongo, giornalista, vicino all’Ambasciatrice consorte Biancamaria De Vivo. Foto Hans Linsen
Un primo passo, forse, per arrivare ad una tregua anche a Gaza, fermando il genocidio in atto, laddove ora c’è solo morte, disperazione, devastazione. E poi in Ucraina, stremata da un’altra terribile guerra senza senso, in mano a pochi potenti e prepotenti che mandano a morire poveri soldati, “costretti”, oppure “indottrinati” allo scopo di uccidere i loro fratelli. Pace, pace e pace! Questo auguro a tutto il mondo per questo mese di dicembre. E per tutti gli anni a venire.
Scusandomi se non scrivo il solito editoriale di Natale con storie, favole, sul significato di questa ricorrenza che come sapete amo tanto. Che tuttavia vorrei fosse anche la ricorrenza della nascita in un mondo da proteggere. Per questo motivo ho iniziato con una scintilla di luce in un momento in cui brancoliamo nel buio.
Il 20 novembre scorso ho partecipato all’Istituto italiano di cultura di Amsterdam ad un interessante incontro con il Ministro della giustizia Carlo Nordio, organizzato dal nostro instancabile Ambasciatore italiano nei Paesi Bassi, S.E Giorgio Novello, che come sapete stimo molto e dalla direttrice dell’Istituto Paola Cordone.
Come ho più volte raccontato Il cofanetto magico è non profit, scriviamo tutti (gratuitamente) per amore del giornalismo libero, serio, documentato. Senza alcun connotato politico, nessun finanziamento o introito pubblicitario. Voglio quindi soffermarmi solo sulle qualità intellettuali, culturali dell’onorevole Nordio. Senza entrare in merito ed alcuna discussione sulla sua funzione di politico e posizione politica; su cui ognuno è libero di formarsi il suo giudizio personale.
Amsterdam, 20 novembre 2024. Mentre sto leggendo al Ministro della giustizia Carlo Nordio la dedica che gli abbiamo scritto nel libro su Rembrandt che gli ho donato insieme al nostro Ambasciatore Giorgio Novello e a sua moglie Biancamaria. Foto di Hans Linsen.
Il tema della conferenza è stato quello della giustizia e delle sue differenti manifestazioni nel campo della letteratura, pittura e della musica. Sono state analizzate tre opere del drammaturgo e poeta inglese William Shakespeare, due del pittore olandese Rembrandt van Rijn, ed una del compositore e pianista tedesco Ludwig van Beethoven. Nello specifico il ministro Nordio ha fatto riferimento a: “Amleto, Il mercante di Venezia, Misura per misura”, indi “Gesù presentato al popolo, Il ritorno del Figliol prodigo”, infine “Fidelio.”
Le sue riflessioni hanno creato un grande interesse nel pubblico presente, molto vario, fra cui c’erano anche professori universitari e studenti; alla fine si è tenuto è un dibattito altrettanto interessante. Vorrei soffermarmi su una delle opere in cui a parer mio meglio si palesa la conciliabilità fra giustizia e misericordia: il famoso dipinto di Rembrandt van Rijn “Il ritorno del figliol prodigo”. In quanto in esso c’è una visione più umana del concetto di giustizia. Oltre che di religione.
Particolare del “Ritorno del figliol prodigo” di Rembrandt van Rijn. Data di realizzazione: 1661-1669. Si trova: All’Hermitage Museum di San Pietroburgo.
In questo quadro di Rembrandt il filo conduttore è quello del perdono. Come ha sottolineato il ministro Nordio, osserviamo la posizione delle mani del padre posate sulle spalle del figlio. Quella sinistra, più “ruvida”, maschile, richiama la figura paterna.
La mano destra è femminile; simbolo della dolcezza materna, del conforto, della mitigazione, di quel “Dio madre” capace di un perdono incondizionato che passa attraveso l’amore. Ancora una volta risuona una parola tanto importante: PERDONO. Ma il perdono si deve meritare, chiedere. Infatti la figura del figlio che si inginocchia davanti al padre, stringendosi a lui, contrito, è l’immagine vivente di quello che Rembrandt voleva esprimere.
Guardandolo con maggiore attenzione ho notato inoltre che… forse proprio nella sua corsa verso il padre per gettarsi fra le sue braccia il figliol prodigo avrebbe “simbolicamente” perso un sandalo (posto accanto lui), mentre l’altro è sfilato sul tallone.
Tornando alla vita reale, quante persone commettono efferati delitti senza mai pentirsi. Per esempio, negli ultimi mesi, Alessia Pifferi, madre snaturata che ha lasciato morire di fame e sete la sua bambina Diana, abbandonata da sola a casa in un lettino, senza bere e mangiare. Alessandro Impagnatiello, che ha trucidato la sua fidanzata Giulia Tramontano con il loro bimbo nel ventre. Filippo Turretta che ha levato la vita a Giulia Cecchettin.
Due sono stati condannati all’ergastolo, per Turretta si attende la sentenza; tutti e tre hanno partecipato al processo a loro carico senza versare una lacrima, mostrare un segno di pentimento.
Il ministro Nordio ha evocato più volte la difficoltà di interpretare la giustizia, “di fare giustizia” in modo equilibrato, “cercando di prendere di mira il reato, senza accanirsi su chi lo ha commesso”. Anche se la rabbia che ci assale davanti a questi crimini ci fa spesso perdere il lume della ragione.
A questo proposito ha citato Gesù portato davanti a Pilato, dove alla fine è il popolo romano che vuole sia condannato, crocifisso, per “essersi macchiato di lesa maestà, in quanto si riteneva Dio.” Un processo all’epoca legale, come legale fu la condanna del popolo romano. Ma non per questo un processo giusto.
Esso fa parte, ha detto Nordio, di una civiltà occidentale fondata su altri due processi iniqui del passato: quello a Socrate e a Galileo.
Alla domanda della brava giornalista Betty Calabretta, su “in che modo la sua passione per l’arte ha influenzato la decisione di studiare giurisprudenza e diventare magistrato,” Nordio ha risposto che “letteratura, arte, musica hanno influito sulla sua scelta insegnandogli l’umiltà, il sapere..di non sapere, il buon senso, la consapevolezza di non essere possessori della verità assoluta.” Rispetto a certi processi ha dichiarato che “non esistono innocenti ma solo colpevoli che l’hanno fatta franca.”
A questo punto il mio pensiero è andato alla morte di Liliana Resinovich, un caso che sto seguendo da mesi, all’inizio considerato, troppo in fretta, come suicidio. Ma poi, grazie all’insistenza della famiglia della povera donna è stato riesaminato e sono uscite tante incongruenze che stanno sempre più portando verso la tesi dell’omicidio. Potrebbe quindi esserci, a piede libero, un assassino che pensava “di averla fatta franca?” Ovviamente non si può accusare nessuno senza prove certe; questo è anche uno dei canoni della giustizia.
Alla fine di questa istruttiva serata all’Istituto italiano di cultura di Amsterdam, tanto voluta dal nostro Ambasciatore Novello, in quanto pure lui è un grande uomo di cultura ed appassionato di cultura, Carlo Nordio ha confessato che se non avesse scelto di fare il magistrato avrebbe voluto diventare direttore d’orchestra. Secondo lui “la musica è astrazione pura, non ti evoca immagini materiali, come per esempio la Pietà di Michelangelo; per cui si può anche coniugare alle discipline scientifiche.”
Concludo questo lungo editoriale su pace e giustizia ricordando un lutto che ha colpito Il nostro Cofanetto magico: purtroppo se ne è andato il nostro poeta scrittore Valentino Di Persio, colpito da un cancro incurabile, che lui ha affrontato sino all’ultimo con molto coraggio. Quanti articoli, novelle, ha pubblicato per Il Cofanetto magico! Raccolti anche in pubblicazioni editoriali. Spesso mi prendeva in giro dicendo che ero una direttrice severissima!
In comune avevamo un caro amico, il cantautore Albano, con cui abbiamo passato parecchi momenti spensierati insieme, a Cellino San Marco, in Puglia. Allegre tavolate (loro si conoscevano sin da giovani), anche con Marica Caramia, che gli è stata sempre vicino, da vera amica, sostenendolo nei momenti più difficili di tale devastante malattia.
Quando ha capito che aveva perso la sua lotta contro il male che lo affliggeva mi ha chiesto se potevo pubblicargli un’ultima poesia; lo avrebbe aiutato a farsi ancora un po’ di coraggio, a “distrarsi”, in quanto “per lui Il cofanetto magico era sempre stato una fonte di arricchimento personale, di passione per la scrittura che gli avevo dato l’opportunità di esprimere tramutando un suo sogno in realtà.”
Sono riuscita a pubblicargliene due, che potrete leggere cliccando il suo nome nel motore di ricerca del Cofanetto. Riposa in pace, Valentino e continua a scrivere, ovunque ti trovi adesso!
Auguri, insieme ad Hans, a tutti i collaboratori “storici” del Cofanetto magico, che ringrazio sempre per il tempo che gli hanno dedicato (ed alcuni ancora gli dedicano) con i loro articoli. Ne cito una in rappresentanza di tutti: il nostro medico veterinario Imma Paone, che in questi 11 anni di vita l’ha arricchito di un valore in più: quello dell’amore per i nostri amici animali.
Buon mese di dicembre, buon Natale e buon anno di pace, amore ed armonia!
Dalla vostra, come sempre vostra
Maria Cristina Giongo
CHI SONO
Aggiornamento di articolo: oggi, 3 dicembre 2024 è arrivata anche la tanto attesa sentenza per Filippo Turretta, da lui ascoltata senza alcuna emozione, lacrima: ergastolo.
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In modo da poterle levare subito. Il cofanetto magico è non profit quindi non ne viene mai fatto un uso commerciale, non abbiamo pubblicità a pagamento, articoli retribuiti.
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