Carissimi seguaci del Magico Cofanetto, questo mese di agosto la vostra Immortal ha deciso di smettere di tessere la sua tela attorno al suo Francesco e partire anche lei per le vacanze. Dove? Non é dato a saperlo! Forse al mare, forse in montagna o forse rinchiusa nei suoi sogni ad escogitare nuovi stratagemmi per sorprendervi ancora. Il IV episodio, quindi, uscirà a settembre.
“Pensieri sotto l’ombrellone” è una escursione semiseria nell’archivio dei ricordi, una riflessione sulla compatibilità generazionale, sempre possibile quando si è coinvolti in forti situazioni emozionali.
Buona continuazione delle vacanze.
Valentino Di Persio
Dipinto di Jack Vettriano, “Sunshine and Champagne”
Chissà dove sarai in queste giornate assolate! Questa canicola afosa che impregna l’aria e non fa muovere una paglia. Ti penso ogni tanto, mi ritorni in mente, come cantava Battisti.
E così mi ricordo di quando t’assillavo coi miei stupidi discorsi pregni di falso moralismo.. e ti dicevo: –Lascia perdere, non siamo compatibili!– Te lo ricordi, si? Tu mi guardavi con quegli occhioni innocenti, lucidi, lì pronti a far tracimare certi lacrimoni grossi come perle alla deriva.
Ti ripetevo: –Lasciamo perdere, questa storia non ci porta da nessuna parte, specialemente a te che devi pensare al tuo futuro. E’ ora che ti prepari alla vita, che ti sistemi voglio dire!-. E rintuzzavo ipocritamente: –Insomma, io non me la sento d’essere la tua distrazione, il tuo giocattolino d’antiquariato per toglierti qualche capriccio-.
E si, perchè, con tutte le moine che mi facevi, con quel linguaggio assennato di donna vissuta , non me la raccontavi giusta. E poi, io so’ fatto di carne e si sà, la chair est faible, come dicono i francesi e neppure i miei pensieri erano casti nei tuoi riguardi!
Tu sei bella, sei giovane, mentr’io mi sto avviando sulla strada del tramonto; l’età senile che avanza. Tu invece, quanti ne potrai avere di anni? 30, 35 tiè, non di più. –Sei fresca come una rosa appena sbocciata-…ti dicevo sempre.
La situazione che s’era venuta a creare mi divertiva, non lo nascondo, mi faceva sentire ringalluzzito, tonico, “pischelletto” come ai bei tempi della giovinezza. Insomma eri, anzi lo sei ancora, il mio viagra naturale. Bastava uno sguardo e zac, lo scombussolamento era servito, il dolore inguinale saliva costante e mi liberavi dalle inibizioni. Tu eri raggiante, ti divertivi, gioivi nel vedermi impigliato nelle mie reazioni perlopiù goffe e confuse, quando m’atteggiavo ad esperto, a persona navigata, per dominare la situazione. Cercavo di esprimermi in un linguaggio moderno, quello di voi giovani –lol, prrr, donk, cool– insomma un cretino, un ridicolo. Come se non bastasse, ogni tanto mi facevo anche dare una ritoccatina anti-aging ai capelli per mitigare quelle chiazze biancastre laterali.
Ti piaceva, si vedeva da quel sorrisetto sornione, contagioso che spesso t’illuminava il viso nel vedermi a disagio, con gli occhi allupanati pieni di cupidigia e con quelle strane voglie che mi frullavano per la testa.
Dipinto di Jack Vettriano, “Mr. Cool”
–L’età é un dettaglio!– mi ripetevi spesso, quando mi vedevi ritroso, esitante, timoroso ma con dentro il fuoco –Non ci faccio mica caso io a questi particolari!–
–Sono sfumature trascurabili– dicevi. Ti piaceva pure filosofare, poetare con qualche frasetta ad effetto sussurrata all’orecchio durante i preliminari. Preliminari assai lunghi, la fase più intensa, quella che dava il via alla fantasia di entrambi, alla curiosità, alla conoscenza carnale, per sfociare infine, in un tripudio di sospiri, di parole sconce o senza senso. Non potrò mai scordare nemmeno per un istante quei momenti deliranti, quando venivo assalito da una forte sensazione, una commistione di piacere e dolore per sfociare, finalmente, in un pianto convulso, incontrollato, ma pieno di gratitudine per te che ne eri stata superbamente l’artefice.
Eh si, le ricordo ancora quelle parole sussurrate per distogliermi dai miei pensieri. –Carpe Diem, cogli l’attimo fatale, vivere nel rimpianto non serve! Ogni occasione lasciata é perduta– mi dicevi accarezzandomi delicatamente il viso facendomi un sorriso.
–Ammazza che poetessa! Ma da dov’è venuta fuori questa, dal paese delle meraviglie? Dall’isola che non c’è?–
Boh! Mi veniva pure da pensare che forse stavi un tantinello male di capoccia e che, magari, c’avevi il complesso di Edipo o di Elettra, insomma, una predisposizione mentale a trascurare i coetanei, prediligendo la maturità, la sicurezza, il profumo del muschio selvatico.
Non credevo alle mie orecchie. Pensavo di essere parte d’un sogno vissuto ad occhi aperti. Cerco ora di convincermi davanti allo specchio, giustificando persino qualche nuova rughetta o le accentuate borsette sott’agli occhi, che forse sono ancora un bell’uomo. Eh si, in fondo a pensarci bene, per strada, quando m’acchito a modo mio: pantaloni chiari, maglione dolcevita, Burberrys, la sciarpa bordò e scarpe che respirano, le donne qualche occhiataccia impertinente me la danno ancora. Eh sì! …Me la danno ancora, eccome!
Valentino Di Persio
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Valentino Di Persio, un abruzzese di Brittoli (PE), trapiantato a Roma, ha conseguito una formazione linguistico-sociologica. Ha pubblicato due raccolte di poesie presso la Casa Editrice “Pagine”, nella collana “Poeti Contemporanei” n.63 e nella collana “I poeti contemporanei – 7 autori” n.35. Nelle sue composizioni la donna assume un ruolo preminente, quasi celestiale, capace di ispirare alti sentimenti e provocare forti emozioni.
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