Il 18 agosto 2015 il quotidiano Libero ha pubblicato questo mio articolo (che riporto qui sotto e che troverete anche impaginato nel mio sito www.mariacristinagiongo.nl); ora ve lo ripropongo con una domanda: è giusto farsi giustizia da sè nel momento in cui la vita nostra o dei nostri cari è in pericolo?
“Non potevo fare altro! Erano armati, avevano spruzzato una bomboletta di spray al pepe contro mio marito e gli avevano puntato una pistola alla testa: uno di loro urlava all’altro: “ammazzalo subito”. Così aveva raccontato agli inquirenti lo scorso marzo Marina Sanders, la moglie di un gioielliere olandese, dopo aver sparato contro due ladri che volevano compiere una rapina nel loro negozio “Goldies” a Deurne.
Il primo proiettile ha ucciso il malvivente che teneva sotto tiro il marito; il secondo colpo mortale ha raggiunto il suo compare, che cominciava ad arraffare la refurtiva. “Legittima difesa”, aveva dichiarato il Pubblico Ministero, considerando il caso chiuso, senza ulteriori conseguenze per la signora. A questo punto sono intervenuti i familiari dei rapinatori protestando non tanto per il fatto che la donna, dalla mira infallibile, sia stata rilasciata immediatamente, ma piuttosto perchè non trovavano giusto che non si considerassero altri elementi, come, per esempio, che il gioielliere tenesse in negozio una pistola senza avere un regolare porto d’armi.
Inoltre non trovavano legale il fatto che un cittadino potesse farsi giustizia da sè senza neppure essere sottoposto ad un regolare processo e giudicato da un tribunale indipendente; non “soltanto” da un Pubblico Ministero. “Troppo facile” liquidare la questione con un semplice leggitima difesa, aveva detto il loro avvocato, Bènèdicte Ficq. “Vi rendete conto che questa donna ha freddato due persone sul posto…a sangue freddo?”
A questo punto il caso è stato esaminato dalla Corte d’appello di Den Bosch, città al sud dell’Olanda: ebbene, la conclusione, pubblicata ieri sui giornali nazionali olandesi, è stata la stessa: “Marina Sanders non aveva altre possibilità, non ci sono dubbi. Si tratta di una frazione di secondi in cui si deve decidere se agire per proteggere la propria vita e quella delle persone care; o soccombere. Pertanto non riteniamo opportuno iniziare un processo contro di lei. E’ stato sicuramente un evento tragico ma diamo ragione al Pubblico Ministero, confermando la legittima difesa, anche se la donna ha usato una pistola non registrata”.
Il suo avvocato, Jan-Hein Kuijpers, ha fatto sapere che per lei è stato un sollievo: “ora potrà cercare di dimenticare questo dramma. E’ come se le fosse stato levato un macigno dallo stomaco”. Ma come hanno reagito i familiari dei due rapinatori, dopo questa nuova sentenza (ora definitiva)? “ Non lo so”, ha risposto il loro avvocato. “Sono in vacanza. Non sono ancora riuscita a comunicarglielo ma saranno di sicuro delusi”. Un terzo uomo, che aspettava in auto i malviventi, è stato condannato a 3 anni di reclusione. Ha già fatto sapere che non farà alcun ricorso. Per lui poteva finire peggio….per cui è già contento così!
Ripropongo quindi la domanda inziale, che si sono posti anche molti cittadini olandesi: è giusto farsi giustizia da sè? Si può levare la vita ad un altro essere umano sentendosi minacciati? Alcuni hanno approvato la decisione del Pubblico Ministero. Altri hanno espresso la propria perplessità e preoccupazione nel timore che questo caso possa ripetersi spesso. Che cosa ne pensate voi, lettori del Cofanetto magico? Infine: avreste il coraggio di sparare a dei malviventi che entrano in casa vostra o nel vostro negozio?
Maria Cristina Giongo
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