Come tutti gli abitanti della vita, ciascuno di noi artisti cerca una risposta ai propri interrogativi esistenziali. O almeno una poesia, un racconto, un romanzo, un quadro, una scultura, una sinfonia, una canzone.
Io di poesie (che spesso, ultimamente, mi sforzo d’incrociare con la prosa ritmica) ne trovo sempre molte. Moltissime. Forse troppe. E dato che non so più dove metterle o stiparle, le scarico a voi, cari amici del «Cofanetto Magico». Che dire? Spiacente davvero d’importunarvi così tanto…
SPESSO BANALE
Spesso banale, ma di fantasia, l’esistenza che conduco è indubbiamente simulata, dato che ha per nome l’apparenza e la sostanza della mia rassegnazione; platonica e ipotetica come un bimbo o come un limbo, mi ha in aggiunta cancellato la memoria per intero. Insomma, voglio dire: «Con la mia sconfitta ho perso all’impazzata, e come se piovesse, o su tutta la linea ho forse pareggiato? Del fallimento più completo, sono dunque subalterno o invece pari grado?».
Neanche un po’ c’è differenza, suppongo e mi rispondo… non cambia mica il risultato:
d’ora in eterno
d’ora in sempre,
io percepirò
atti di luce né più mai.
Ma solo e comunque
freddo a me stesso.
Pietro Pancamo
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