Il 30 ottobre del 1938 la CBS, tra le maggiori emittenti radiofoniche statunitensi, trasmise uno sceneggiato radiofonico ispirato ad un romanzo di fantascienza. Scritto e interpretato da Orson Welles è rimasto famoso per avere scatenato il panico, attraverso la descrizione di una finta invasione aliena. Il programma, pur preceduto e seguito da avvisi che chiarivano bene trattarsi di una “fiction”, simulava una serie di edizioni speciali di notiziario, che andavano ad interrompere un normale palinsesto, per fornire presunte informazioni in diretta sull’atterraggio di bellicose astronavi marziane.
I risultati andarono molto oltre le intenzioni degli autori (che, tra l’altro, erano convinti che fosse un copione piuttosto noioso e si decisero a trasmetterlo solo per mancanza di altro materiale pronto) che comunque dichiararono, in seguito, di non aver avuto obiettivi diversi da quello di fare della normale fiction radiofonica: né scherzo, dunque, né tantomeno esperimento sociologico.
Ciò che provocò una vera e propria ondata di terrore va cercato nella verosimiglianza della rappresentazione, e soprattutto nella autorevolezza della fonte.
In quegli anni la radio era praticamente lo strumento unico e ufficiale per la diffusione di notizie e dunque la sua autorevolezza era indiscutibile e indiscussa e la sua reputazione immacolata. Almeno fino a quel momento.
La scoperta, a danno ormai fatto, che si trattasse in sostanza di una specie di ben architettato (pur se appunto involontario o meglio “preterintenzionale”) scherzo radiofonico, fu talmente bruciante per la credibilità stessa della radio che quando tre anni dopo, il 7 dicembre 1941, l’aviazione giapponese sferrò l’attacco a sorpresa alla base navale statunitense di Pearl Harbor, molti americani pensarono ad un nuovo scherzo di pessimo gusto.
Reputazione, autorevolezza e qualità, sono i tre elementi che spiegano come fu possibile far credere a qualche milione di Americani di essere sotto attacco marziano.
A cadenza periodica mi imbatto, nella condivisione social di una specie di barzelletta camuffata da notizia. Vi si asserisce che sta per diventare legge, l’obbligo per tutti i cittadini di ospitare in casa un migrante. Mi ci farei ogni volta una bella risata, se non altro leggendo i nomi dei presunti deputati firmatari: Alvaro Viziali e Norris Chuck. Invece non solo chi ha condiviso il link magari si premura di sottolineare “…lo dice la legge, mica io” dimostrando in qualche modo di crederci, ma, ovviamente, ad ogni pubblicazione si scatenano sempre i soliti velenosi commenti, segnale, a mio parere, di un malessere sempre più diffuso.
Questa e altre sciocchezze, vengono periodicamente ripescate dal cybervuoto cosmico, e vivono luminose fiammate di notorietà. E io ogni volta mi domando: dove sono finite, la reputazione, l’autorevolezza e la qualità che rendono credibile una notizia? Che autorevolezza ha un link condiviso su facebook? Che reputazione ha chi lo condivide? Che qualità c’è in quello che viene riportato e in come è stato scritto?
Questo è a mio parere il vero danno perpetrato dai social. Chiunque può scrivere qualunque cosa e troverà qualcuno che non solo sia disposto a credergli, ma addirittura a farsene garante; perché non va dimenticato che è questo ciò che si fa quando si condivide un contenuto sulla propria bacheca: si garantisce con la propria reputazione (nome, cognome e “storia” personale) che quello che abbiamo condiviso noi lo riteniamo degno di attenzione.
Ecco perché la cosa non smette di sconcertarmi. Perché ormai il fenomeno è dilagato e riguarda anche dei contatti, anzi persone, che d’impulso avrei considerato immuni.
Ed ecco perché ogni volta mi impegno a dire la mia. E quando mi sento rispondere che “sì, magari non sarò vero però io comunque sono d’accordo e dunque non correggo e non cancello”, allora pur se malvolentieri mi rassegno alla ben magra consolazione di eliminare il contatto dall’elenco dei miei “amici”.
Come è possibile che in tanti accettino con entusiasmo di diventare artefici quando non addirittura vittime (consapevoli?) di un comportamento che è anche un vero e proprio reato, previsto da uno specifico articolo del codice penale?
Scene tratte dai film “Mars Attacks!” e “E.T. l’Extra Terrestre”
La “Guerra dei Mondi”, narrata in un romanzo del 1897 da Herbert George Wells e trasformata in sceneggiato radiofonico dal quasi omonimo Orson Welles, poi ripresa in numerosi film Hollywoodiani di successo, è oggi più che mai attuale.
Ma i Marziani non ci invadono arrivando dallo spazio. Sono già tra noi. E temo che questa “guerra al buonsenso” la stiano vincendo.
Links di riferimento:
–https://it.wikipedia.org/wiki/La_guerra_dei_mondi
–http://www.mondodiritto.it/codici/codice-penale/art-661-codice-penale-abuso-della-credulit-a-a-popolare.html
Paolo Pagnini
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