Le feste natalizie portano sempre con sé un profumo di cannella e di panettone così, come tradizione, ogni regione porta con sè un bagaglio di ricette che vengono per di più trasmesse di madre in figlia, di nonna in nipote, da quegli antenati che non conoscevano del Natale tutto quello sfarzo e quel consumismo che si coniugano nel verbo “apparire”. Un tempo il Natale, dopo mesi di duro lavoro era fatto per recuperare il tempo perso per stare insieme alla famiglia, festeggiando la venuta del Signore e apprezzando al meglio quel che la terra aveva loro da offrire.
Dopo i “Caucinitt” abruzzesi (clicca qui per la ricetta), dello scorso anno, oggi potrei raccontarvi di una famosissima ricetta natalizia pugliese come i “purcidd”, le “carteddate” o le “pettole”… ma invece voglio tornare indietro con gli anni ad una ricetta povera quanto antica, un dolce che appartiene alle mie radici martinesi e che in assoluto mi fa pensare al Natale e alla mia mamma che lo preparava sempre in questo periodo. Una ricetta che richiedeva amore e anche un pizzico di audacia, un piatto che a tavola non era sempre amato da tutti, un po’ perchè i “ndrem di vicchj” mal si presentavano alla vista -soprattutto a quella dei bambini-, anche se, una volta assaggiati, incuriosivano e tendevano a finire in fretta. Letteralmente il loro nome significa “budella dei vecchi” un nome non proprio carino e, se vogliamo, anche inquietante, ma vi assicuro che, per prepararla, non serve maltrattare nessun vecchietto!
La ricetta richiede ingredienti poveri come farina di semola, del cotto di vino, delle noci sgusciate e della buccia di arancia.
Chi conosce la ricetta presto mi taccerà di sbagliare, dicendomi che la ricetta richiede il limone, chi mi dirà della cioccolata, chi dell’uva passa, chi più audace suggerirà l’aggiunta della grappa, chi della cannella o dei chiodi di garofano, chi di quello e chi di quell’altro.
Io, mi atterrò alla ricetta che si è tramandata nella mia famiglia, semplicissima e gustosa.
“I ‘NDREM DI VICCHJ PU MIR CUTT”
Ingredienti:
-400 grammi di farina di semola
-230 ml ca. di cotto di vino
-noci sgusciate e spezzettate grossolanamente
-buccia di arancia grattugiata o sminuzzata con coltello
Procedimento
Impastare la semola con acqua calda (o meglio “a dito”, la temperatura giusta deve essere misurata sulla propria pelle). Tirare la pasta rigorosamente a mano, meglio non troppo finemente, proprio per creare sotto i denti quella sensazione di diverso spessore, e tagliarla a mo’ di tagliatelle. Mettere l’acqua a bollire con un po’ di sale, arrivata ad ebollizione, immergiamo le tagliatelle per la cottura: non devono scuocere! Dopo un minutino dalla bollitura possiamo già scolarle via per continuarne la cottura, per una decina di minuti, nel cotto di vino che era già stato messo a bollire con circa 150 ml di acqua. Continuiamo a girare il tutto delicatamente con un mestolo e man mano che il tutto cominci a legare bisogna aggiungere le noci e la buccia di arancia. Una volta assorbito il vino, possiamo metterla in uno o più piatti, così che possa riposare e raffreddarsi. Spesso ci aggiungevamo anche dei cannellini colorati.
Con questa strana quanto originale ricetta voglio augurarvi un Buon Natale ed un felice 2020.
Rimango qui, curiosa, in attesa di conoscere quale stravagante piatto tipico porterete sulle vostre tavole.
Con affetto.
Marica Caramia
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Tags: dolce, marica caramia, puglia, ricetta
Favoloso piatto! Bellissimo articolo!!!!