Gentile dottoressa, che cosa pensa del fatto che ai cani si taglino le orecchie ed ho sentito persino la coda?
Il mio cane ha avuto un’infezione alla coda ed hanno dovuto amputarne un pezzo; così ho scoperto che per certe razze avviene abbastanza frequentemente questo problema. E quale ne è la ragione? Grazie mille per la sua eventuale risposta! E tanti complimenti per i suoi articoli che leggiamo anche noi italiani all’estero.
Margherita da Dusseldorf (Germania).
Cara Margherita, grazie per i complimenti e sono contenta che i miei articoli siano letti da così tanti lettori e risultino utili o semplicemente chiarificatori di dubbi.
La domanda che mi poni in realtà è stata oggetto di discussione per molti anni fino a quando, nel 1987, a Strasburgo, fu fatta la Convenzione Europea per la protezione degli animali da compagnia. Il 1 maggio del 1991 entrò in vigore la convenzione che, tra i 23 articoli, tutti finalizzati a tutelare il benessere degli animali, c’è l’articolo 10 che concerne gli interventi chirurgici in cui c’è scritto: “sono vietati gli interventi destinati a modificare il mero aspetto di un animale da compagnia, senza risvolti curativi”.
Si elencano in particolare il taglio della coda o delle orecchie, la rescissione delle corde vocali e l’asportazione di unghie o denti. “Unica eccezione ai divieti di cui in precedenza saranno gli interventi volti a impedire la riproduzione degli animali, o quelli che un veterinario giudicherà necessari per ragioni di medicina veterinaria o nell’interesse di un determinato animale.
Per quanto concerne gli interventi suscettibili di arrecare particolare dolore all’animale, essi dovranno essere effettuati esclusivamente in anestesia e da un veterinario, mentre è richiesto, per gli interventi non richiedenti anestesia, che siano praticati da una persona comunque competente.”
A seguire ci sono stati ddl ed ordinanze a sottolineare il divieto di eseguire questi interventi finalizzati solo ed esclusivamente a modificare l’aspetto estetico di un animale, tanto da rendere questo atto un reato penale.
Attualmente le mutilazioni sono regolate dall’Ordinanza 3 marzo 2009 che vieta gli interventi chirurgici destinati a modificare la morfologia di un cane o non finalizzati a scopi curativi, fatta eccezione, per quanto riguarda il taglio della coda per i cani appartenenti alle razze canine riconosciute alla F.C.I. con caudotomia prevista dallo standard, “sino all’emanazione di una legge di divieto generale specifica in materia”.
Elencata la parte legale voglio raccontarti qualche mia esperienza in merito all’argomento.
Ho iniziato a frequentare il mio primo ambulatorio veterinario nel 1991, avevo poco meno di 20 anni ma già era chiaro l’obiettivo di interessarmi di chirurgia. L’ambulatorio che scelsi per questo “tirocinio” era gestito da un collega che aveva vissuto negli Stati Uniti nel periodo post-laurea e, tornato in Italia, aveva dato una impronta americana alla sua struttura. Ricordo come fosse ieri che da lui spesso si praticavano il taglio della coda, delle orecchie (soprattutto ai doberman che in quel periodo andavano per la maggiore) e, la cosa che veramente mi faceva più inorridire, delle terze falangi nei gatti (perché così non avrebbero più graffiato tende e divani).
Per quanto fosse un intervento di routine presso il suo ambulatorio un brutto giorno successe una cosa che ancora di più mi fece prendere le distanze da questo genere di intervento.
La procedura chirurgica per il taglio della terza falange comprensiva di unghia prevedeva che prima di eseguire il taglio della stessa fosse messo un laccio emostatico alla estremità della zampa del gatto, ovviamente anestetizzato, per ridurre al minimo il sanguinamento. Tutto fu eseguito come da manuale ma al risveglio del gatto il poveretto aveva completamente perso la sensibilità ad una zampa e non riusciva a camminare bene. Il laccio, tenuto per un periodo più lungo, aveva compresso talmente tanto il plesso nervoso da determinare una paralisi del brachiale che, temporanea o definitiva che potesse essere, non permetteva al gatto di sentire più il suo arto. Mi rimase così impresso questo episodio che quella fu l’ultima volta che scelsi di guardare quel tipo di intervento.
Prima che diventasse ufficialmente un reato tagliare orecchie e coda ne ho visti veramente tanti di interventi ma quasi tutti finalizzati esclusivamente a rendere “più bello” il proprio cane.
Un altro assurdo episodio che mi hai fatto tornare alla mente cara Margherita è quella di un taglio della coda di un pinscher il cui proprietario, incurante della legge, mi chiedeva insistentemente di fare. Al mio ennesimo rifiuto, spiegandogli che avrei potuto tagliare la coda solo se presentava un problema medico, il proprietario pensò bene di fratturare la coda del povero cagnolino chiudendola in una porta. A quel punto fui costretta ad amputarla e, la mia unica possibilità di rivalsa, fu tagliarla ad una altezza non conforme allo standard di bellezza.
Spero di non aver turbato nessun lettore vista la bruttura di questi due episodi ma ho voluto raccontarli affinché possano essere utili a sottolineare quanto sia stato importante rendere legge questo divieto per non determinare sofferenze inutili ai nostri bellissimi animali solo ed esclusivamente per un vezzo del proprietario.
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