giovane esemplare di Kudu
Una mattina, di fronte agli uffici della Cooperazione Italiana in Swaziland, vidi due bambinetti che sembravano attendere, dai passanti, un po’ di elemosina. Chiesi al nostro autista di domandar loro se avrebbero gradito qualcosa da mangiare e da bere. Lo mandai a comperare del pane in cassetta e due succhi di frutta. La bambina più grandicella diede una fetta di pan carré al fratellino e se ne prese mezza per lei. In due bevvero un solo succo e se ne andarono.
Perché decisi di dar loro il pane? Perché sicuramente a casa avevano una famiglia o, forse erano orfani accuditi da famigliari poveri. Il pane era l’alimento che sarebbe stato gradito anche a casa.
Vennero ancora ogni due o tre giorni per un po’ di tempo ed ogni tanto associai al pane anche un pacchetto di farina di mais per il “Mielie Meal” (o Pap), elemento principe dell’alimentazione locale simile alla nostra polenta. E sempre i due bimbi mangiavano una fetta di pane a testa e se ne andavano non prima che la bimba accennasse ad una flessione delle ginocchia in segno di ringraziamento e, dopo qualche tempo, anche ad un sorriso.