Questa volta vorrei raccontarvi la storia del mio gatto Benny, bellissimo gattone bianco e rosso con dei baffi lunghissimi e dei cosciotti da atleta.
Benny. Io ho sempre adorato quel visino così dolce.
Questa volta vorrei raccontarvi la storia del mio gatto Benny, bellissimo gattone bianco e rosso con dei baffi lunghissimi e dei cosciotti da atleta.
Benny. Io ho sempre adorato quel visino così dolce.
L’argomento di cui oggi voglio scrivere è per me molto impegnativo ed anche difficile da affrontare, ma purtroppo abbastanza frequente: l’elaborazione del lutto per la morte, naturale o accompagnata, di un animale domestico.
Una volta l’Olanda era il Paese del sesso libero, delle famose vetrine a luci rosse di Amsterdam e non solo. Dei koffieshop, della tolleranza, della libertà di gestire se stesso, nella vita e nella sofferenza, in vista della morte (con l’eutanasia). Ricordo che tanto tempo fa scrissi un articolo su un uomo diversamente abile, sulla sedia a rotelle, il quale chiese che “l’intervento” di una prostituta gli venisse rimborsato dall’associazione sanitaria. Andò persino in tribunale per ottenere quello che considerava un suo diritto, compreso quello della scelta della ragazza. Il quale diritto gli fu riconosciuto con una sentenza che considerava “il sesso come bene primario”; anche nei confronti di chi poteva ottenerlo solo a pagamento.
Ecco il link all’articolo.
Il deputato olandese Anne Kuik, del CDA, partito di colazione al governo che ha presentato la mozione contro la prostituzione.
E nel silenzio più totale una voce disse; forza, vai avanti. Devi vivere. Apri gli occhi e guardati attorno, ascolta il tuo cuore e guarda la bellezza della natura che si sta risvegliando. Era la voce di Dio?
Il covid-19 è esploso come una bomba, lasciando dietro di sè morti e feriti. In tutto il mondo. Di questo terribile virus, terribile come ogni virus che colpisce a tradimento, di colpo, mutante nella sua rapida, aggressiva trasmissione dall’animale all’uomo, ho già scritto il mese scorso nel quotidiano Avvenire. Ne ho parlato anche in un’intervista a Telepace; oltre che nel Cofanetto magico (con statistiche su dati inerenti i Paesi Bassi, che aggiorno frequentemente).
L’articolo qui sotto è stato pubblicato dal quotidiano AVVENIRE il 4 settembre scorso ( pag 12, “Mondo”,notizie dall’estero) Oggi desidero riportarlo anche sul Cofanetto magico, aggiornato, in quanto tratta un tema molto importante.
L’11 settembre infatti si è concluso, al tribunale di Den Haag, nei Paesi Bassi, il processo contro la dottoressa che nel 2016 aveva praticato l’eutanasia ad una donna demente, ricoverata in una casa di cura della stessa città, nonostante avesse lanciato segnali di non volerla più. Secondo il PM non fece il possibile per accertare se era ancora valido il desiderio di eutanasia espresso dalla paziente in una precedente dichiarazione firmata quando era ancora cosciente. In caso di dubbio non avrebbe dovuto attuarla. Il processo si è concluso con la formula “non luogo a procedere“. In parole semplici non si può neanche parlare di”assoluzione” in quanto secondo il giudice non si è trattato di un reato, l’imputata infatti, secondo le motivazioni della sentenza, ” ha eseguito il volere della paziente, espresso con una dichiarazione firmata quando era ancora cosciente e di nuovo aggiornata tre anni dopo prima di essere colpita da demenza, seguendo scrupolosamenente tutte le regole imposte dalla legge.”
Per ricordare quanto è accaduto precedentemente ecco quindi riportato il mio pezzo sui fatti accaduti che hanno portato al processo, pubblicato dal quotidiano Avvenire:
Nei Paesi Bassi la legge sull’eutanasia, in vigore dal 2002, prevede che per prima cosa il paziente, in pieno possesso delle sue facoltà mentali, compili una dichiarazione ufficiale, insieme al suo medico curante, firmandola dopo essere stato chiaramente informato sul suo contenuto. Seguono altre regole che il medico che accetta di praticarla deve osservare scrupolosamente.
Questa volta, cari lettori, non voglio scrivere una risposta a qualche vostra domanda (sempre molto utili e costruttive) e nemmeno raccontarvi un episodio della mia vita lavorativa quotidiana, ho scelto di intervistare uno dei miei primi clienti con il quale ho mantenuto negli anni un rapporto di stima ed amicizia.
Jaap Schuurmans, 56 anni, è un illustre medico olandese consulente nel campo delle cure palliative. Dal 1997 al 2012 è stato membro di Amnesty International. Ha studiato in Inghilterra e nei Paesi Bassi, dove ha conseguito la laurea all’Università statale di Groningen. Ha pubblicato parecchi scritti sul tema dell’eutanasia. Il suo studio si trova a Groesbeek, un paese vicino a Nijmegen, con 3000 pazienti. Il salotto di casa sua è dominato da una grande e bella scultura che rappresenta Caronte, l’ “orrendo nocchiero” mitologico (come viene descritto da Virgilio nell’Eneide) che trasportava le anime dei morti da una riva all’altra del fiume Acheronte: “con gli occhi di bragia” (Dante). Nella foto qui sopra.
Olanda. Una bella immagine simbolica creata dal Dottor Schuurmans su una sua scultura, che ben delinea il tema dell’intervista.
David, il bambino di 12 anni, protagonista di questa drammatica e sconvolgente vicenda.
David ha solo 12 anni. E’un bel bambino biondo, con gli occhi azzurri ( vedi il video alla fine di questo articolo). Vive ad Hoorn, nei Paesi Bassi. Sei mesi fa è stato operato per un tumore al cervello; in seguito è stato trattato con la radioterapia, con ottimi risultati. Per terminare il percorso di cura i medici avevano proposto la chemioterapia. Ma il ragazzino si era rifiutato di farla. Secondo la legge olandese un minorenne, fra i 12 e i 16 anni, può scegliere come morire; ma con una decisione vagliata e presa insieme ai suoi genitori.
Amsterdam, 11 luglio 2017. Anche la Corte d’Appello ha deciso che David, 12 anni, può rifiutarsi di sottoporsi ad una cura chemioterapica, anche se potrebbe salvargli la vita. Il padre ricorrerà alla Corte di cassazione.
E’ difficile parlare di eutanasia. Chi è cristiano, cattolico, crede nella sacralità della vita, che ci è stata donata da Dio per un percorso che dobbiamo compiere sino alla fine progettata da lui. Chi non ci crede chiede il diritto di porre lui stesso termine alla sua esistenza, scegliendo liberamente il momento della sua morte.
Nei Paesi Bassi, come sapete e come ho più volte scritto su quotidiani e settimanali nazionali, esiste una legge, datata 1 aprile 2000, approvata nel 2001 e in uso dal 2002 che permette l’eutanasia attiva assistita, a condizione che vengano rispettate alcune norme, molto severe, che tutelino la procedura atta a portare a termine questo atto, secondo regole ben precise ed inviolabili. Fra cui un precedente “testamento biologico”, un formulario sottoscritto quando si è ancora in stato di intendere e volere. Anni fa pubblicai sul quotidiano Il corriere medico e poi per il settimanale OGGI i vari punti della legge, fra i quali l’attestazione che il malato è affetto da una malattia incurabile, allo stadio terminale e da una sofferenza insopportabile.