Dossier pedofilia 2a puntata

Bollino Rosso

Julie Lejeune e Melissa Russo

In questo numero: ancora rivelazioni sul caso del mostro di Marcinelle, Marc Dutroux. Un anno dopo il suo matrimonio fu arrestato con la moglie Michèle e condannato a 13 anni di carcere. Ma improvvisamente l’allora Ministro della Giustizia, Melchior Wathelet, firmò l’atto di scarcerazione. Inquietanti domande sul perchè di questa sua decisione.

Jeanine Dutroux, sua madre, testimoniò contro di lui.

E, poi, ancora: dossier smarriti, dossier spariti, giudici, avvocati, poliziotti indagati. Infine la testimonianza agghiacciante di Peter de Waele, capo della cellula della polizia federale belga costretto ad esaminare ogni giorno filmati e siti di pedopornografia online: “quei 5 secondi di video hanno distrutto la mia vita e la mia anima”.

Di Maria Cristina Giongo

Nella prima puntata del nostro dossier abbiamo parlato dei vari nuclei anticrimine attivi nella lotta contro la pedofilia, Interpol, Europol, Eurojust e dei loro successi, fra cui l’Operazione Koala che ha raccolto milioni di prove di crimini sui minori e attuato arresti in tutto il mondo: dall’Australia,da dove è partita, sino all’Ucraina, Belgio, Italia. Poi abbiamo dato la notizia, ignorata dalla stampa italiana, dell’arresto dell’avvocato belga Victor Hissel, trovato in possesso di materiale pedopornografico: proprio lui, che era il difensore delle famiglie di Julie Lejeune e Melissa Russo, le ragazzine di 8 anni violentate da Marc Dutroux e seppellite vive nel giardino di casa sua.

Fatti che avvalorano l’ipotesi che il processo Dutroux sia stato una farsa per punire un solo uomo e nascondere altri cento colpevoli. Non era certo lui il capo della rete di pedofili belgi! Lui era soltanto una pedina. Vi consigliamo di leggere gli atti dell’inchiesta parlamentare (reperibili anche via internet) con riferimento alle testimonianze di gendarmi, politici, ministri, avvocati, su cui gravano pesanti sospetti e (nel caso dei rapimenti e morte delle bambine) , con precise accuse per:

– interventi tardivi della polizia,
– rifiuto di seguire determinate piste segnalate,
– contatti tardivi con l’Interpol,
– impronte digitali rilevate troppo tardi,
– “dimenticanza” di condurre l’autopsia su una delle vittime
– nessun inventario degli oggetti trovati accanto ai corpi (quelli rinvenuti sono misteriosamente bruciati)
– “dimenticanza” ..di interrogare certe persone importanti ai fini dell’inchiesta.

Per quanto riguarda la magistratura:

– tardivo intervento,
– “dimenticanza” di seguire piste importanti,
– lentezza nell’arrivo sul luogo dei delitti,
– errore d’identificazione sui corpi delle vittime,
– sparizione di dossier,
– pressioni sui genitori perchè non si costituissero parte civile e affinchè non si ostinassero a chiedere di indagare su segnalazioni di rilievo ai fini dell’indagine…
– dubbi su alcuni processi verbali,
– rifiuto di esaminare l’accusa secondo la quale la gendarmeria avrebbe distrutto una parte del dossier “Otello” che conteneva rivelazioni e prove decisive nei confronti di persone coinvolte nell’affare Dutroux ( raccolte da un centro di informazioni del Ministero di Giustizia sulle sparizioni di bambini).

Inoltre la coordinazione fra Charleroi e Liegi avveniva in modo caotico e i documenti contenenti prove importanti spesso “si perdevano per strada”.

Marc Dutroux era un pesce piccolo che andava eliminato perchè non si potesse arrivare ai grandi squali.

Ai tempi del processo, definito Il processo del secolo, iniziato nel 1996 e terminato nel giugno del 2004, gli avvocati di parte civile e la stampa accusarono anche il giudice Jacques Langlois, che avrebbe coperto,durante le indagini, una rete di pedofili “eccellenti”, inquinando le prove contro di loro.

Chi proteggeva Dutroux doveva essere molto, molto potente. Basti pensare ad un fatto che pochi conoscono: Dutroux si sposò nel 1988 con Michèle Martin (foto qui sotto), nata a Waterloo nel 1960, maestra d’asilo. Un anno dopo il loro matrimonio furono arrestati con l’accusa di aver violentato dei bambini: a lei diedero 5 anni di prigione. A lui 13. Al processo era presente anche sua madre Jeanine; con lui non aveva un buon rapporto. Non si vedevano da anni.
Testimoniò contro il figlio, chiedendo che lo mettessero in prigione e che ce lo lasciassero per il resto della sua vita! Persino in tribunale apparve spaventata dalla sua presenza e fu l’ultima volta che si videro.

Poco dopo successe qualcosa che lasciò tutti senza parole: i coniugi Dutroux furono liberati (con la condizionale). Nonostante un rapporto negativo del procuratore generale Georges Demanet sul comportamento di Dutroux in prigione e la sua assoluta mancanza di pentimento. Il provvedimento di scarcerazione venne firmato dall’allora Ministro della Giustizia Melchior Wathelet. A questo proposito vi invito a leggere il processo verbale dell’Europarlamento del 06/11/1997, paragrafo 30, in cui si chiedono le sue dimissioni proprio per aver compiuto l’atto gravissimo di aver liberato un uomo accusato di violenze sessuali e “sospettato di aver ucciso dei bambini.”

Guarda caso, neanche un anno dopo la sua scarcerazione, Dutroux cominciò a compiere lavori di “ristrutturazione”della sua casa a Marcinelle, per farla diventare a sua volta una prigione dove nascondere i bambini che aveva già l’intenzione di rapire. E pensare che ci furono pure delle perquisizioni nella sua dimora (l’ultima nel 1994) ma nessuno notò le celle sotterranee; eppure alla polizia continuavano ad arrivare lettere anonime piene di sospetti per quei “lavori in corso” (sempre secondo il dossier Otello). Una di queste lettere giunse il 4 settembre 1995, quando la televisione annunciò la sparizione di due ragazze di 17 e 19 anni, An e Eefje (poi lasciate morire di fame). In quella missiva si diceva che c’era un collegamento fra la loro scomparsa e Marc Dutroux. E sapete chi l’aveva scritta? Proprio sua madre Jeanine! Tuttavia nessuno l’ascoltò; altrimenti le due ragazze sarebbero ancora vive!

Ma non è tutto: il giornalista Douglas De Coninck, collaboratore del quotidiano fiammingo “De Morgen”, ha scritto un libro inchiesta raccontando la misteriosa morte di 13 testimoni del famoso processo, morti in circostanze sospette. Fra cui il fratello del mostro di Marcinelle, Serge Dutroux, che si è suicidato. E poi Michel Piro, che si era presentato spontaneamente a testimoniare contro di lui, protettore di prostitute,ucciso il 5 dicembre 1996; Simon Poncelet, poliziotto, ammazzato nel suo ufficio, dopo che lui stesso aveva aperto la porta blindata d’ingresso al suo assassino, che evidentemente conosceva: Klaus Bahr, commerciante di materiale pornografico, morto nel 2000 in un incidente stradale. In seguito Pierre-Paul De Rycke, organizzatore di “balletti rosa”,Philippe Deleuze, avvocato in politica (deceduto nel 2001).

Molto impegnati in questo campo sono l’associazione belga Child Focus, fondata nel 1998, (www.childfocus.be) che agisce a livello preventivo e concreto per la ricerca dei bambini scomparsi e contro la pedofili e RCCU (il Centro Regionale di Bruxelles che si occupa di crimini che avvengono online). Tempo fa il capo della cellula della polizia federale( del settore pedofilia), Peter De Waele, 45 anni, ha rilasciato una scioccante intervista alla giornalista Marijke Libert (del quotidiano “De Morgen”). Ha raccontato che il loro dipartimento riceve parecchie segnalazioni su casi di pedofilia in rete. Pertanto sono impegnati tutto il giorno ad esaminare video e siti inerenti. Regolarmente ricorrono all’aiuto dello psicologo, per reggere la sofferenza provocata dalla visione di tale materiale.

“Ho dovuto guardare un filmato dove veniva violentato un baby di dieci mesi!”, ha dichiarato.
“ Lavoro da 11 anni in questo settore e a volte io stesso mi chiedo come riesco a sopportare la vista di queste disgustose, sconvolgenti scene. Forse non sono ancora crollato proprio grazie al costante sostegno psicologico che riceviamo e anche al mio innato equilibrio. Mi chiedo come certi genitori possano lasciare i figli da soli davanti al computer, per ore, senza controllarli. E anche come possano ‘abbandonarli’ soli in casa, soli ai giardinetti; soli a giocare per strada, a fare sport! Non lo dico per colpevolizzare ma per responsabilizzare. E informare. Perchè sappiano che i pedofili non scelgono le loro vittime a caso. Si concentrano sui bambini più facili da circuire, su quelli che ricevono meno attenzioni dai loro genitori.

Per fortuna alla sera “stacco” e vado a casa mia, cercando di cancellare dal mio ricordo le atroci immagini che ho dovuto immagazzinare.

Figure e suoni da dimenticare. Quando un pedofilo sta abusando di un bambino, è ancora più terribile se c’è anche l’ accompagnamento del suono. E’ come se qualcuno, contro la tua volontà, premesse un pulsante e…clic, il tuo cervello cominciasse a registrare, come un video recorder. Ricordo un film che vidi tempo fa su internet. Una sequenza di 5 secondi che mi ha distrutto anni di vita. C’erano un bimbo, un uomo adulto e sentivo una vocina che implorava ‘Non, papa,non’. Clic, il mio cervello ha memorizzato quelle tre parole: e quell’invocazione disperata, quell’immenso dolore che ho sentito come mio, si sono fissati dentro di me, nel profondo del mio animo. Per sempre”.

Copyright@ Maria Cristina Giongo
2009

Proibita la divulgazione del testo, parziale o totale, senza senza citare la fonte di provenienza e l’autrice.

Nei prossimi numeri due interviste esclusive: con Regina Louf, testimone X1 del processo Dutroux, affittata ai pedofili sin dalla più tenera età.

E con il compagno di Marc Dutroux, Michel Nihoul, (uscito di prigione) che si nasconde in un rifugio segreto, per paura di rappresaglie e rivela: “i pedofili più potenti sono ancora liberi”.

Maria Cristina Giongo
CHI SONO

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One Response to “Dossier pedofilia 2a puntata”

  1. studio legale associato papa scrive:

    lo studio papa effettua consulenze per reati sessuali-contattateci al 327-5393982

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