Storia di un coniglio da compagnia

Ultimamente e sempre con più frequenza vengono portati per una visita nel mio ambulatorio i conigli da compagnia, animali molto socievoli ma ancora poco capiti sia dai clienti che li acquistano che da alcuni veterinari.

coniglio

In realtà questa volta più che di storie vere e proprie potrei raccontare un bel pò di aneddoti che mi sono capitati, di questi sicuramente il più terribile mi è accaduto un pò di tempo fa.

Un giorno, un signore, di non proprio bella presenza, entrò in ambulatorio e poggiò sul tavolo da visita un coniglietto molto grazioso ma un pò sporchino perchè costretto a vivere in una piccola gabbietta.

Visitai la bestiola spaventatissima, spiegai al cliente quale cibo comprare per il piccino e come gestirlo per ridurre al minimo il suo stress, regalai qualche opuscolo illustrativo e chiesi la mia parcella.

Appena il “gentile” signore ascoltò la strabiliante cifra di venti euro per una visita al suo coniglietto, molto schiettamente ed in dialetto partenopeo mi rispose : ” Dutturess, pi vint eur me ne accatt du di cunigl!!” ( tradotto per i comuni italiani è : Dottoressa, io con venti euro ne compro due di questi deliziosi coniglietti!)

Cosa aggiungere? Rabbrividii ed accompagnai, gentilmente, il signore fuori.

Purtroppo non è l’unica persona a pensarla in questo modo, ma fortunatamente ne esistono tante altre che invece farebbero di tutto per aiutarli a vivere meglio.

Mi ha colpito molto l’amore per il suo coniglio di una giovane cliente, Annalisa, che vorrei raccontare.

Un sabato di un mesetto fa, Annalisa venne in ambulatorio perchè Fiocco, il suo coniglio, aveva la testa completamente deviata.

coniglio testa deviata

Il poverino, per questa anomala posizione della sua testa, non riusciva nemmeno a stare in piedi, e , se solo toccato, si ruotava letteralmente su se stesso.

Fiocco non riusciva nemmeno a mangiare ed Annalisa era dispiaciuta perchè si sentiva impotente.

Approcciai una terapia di sostegno per idratarlo e nutrirlo e contattai un collega che si occupa in modo specialistico di questi animali, che rientrano nella categoria “esotici” ( anche se poi un coniglio di esotico ha ben poco ).

Considerando che in Campania ci sono pochi colleghi che si occupano di conigli, abbiamo dovuto attendere qualche giorno prima dell’arrivo del nostro specialista mentre, intanto, il coniglietto Fiocco continuava a peggiorare.

Finalmente venne fatta una visita scrupolosa seguita da radiografie al cranio che ci permisero di capire che il problema del povero Fiocco era una eccessiva crescita dei denti molari a causa di una non corretta alimentazione ( al piccolo non piaceva il fieno, importante alimento della nutrizione di un coniglio ).

coniglio testa dfeviata 2

Annalisa ebbe il compito di somministrare per cinque giorni un anti-infiammatorio e per ventotto un antiparassitario, perchè per l’immunodepressione si era aggiunta anche una malattia chiamata encefalozoonosi.

Come per le migliori storie che si rispettano, tutto andò a gonfie vele.

Operato per estrarre i denti e continuato la somministrazione del farmaco, Fiocco riprese la sua originale postura e la sua vita di sempre ma, questa volta, con una maggiore attenzione alla sua alimentazione ed ai suoi spazi vitali.

I conigli sono animali molto intelligenti, socievoli ed affettuosi, ma, purtroppo, come ogni essere umano hanno una propria personalità, per cui possono allo stesso tempo essere testardi, distruttivi ed aggressivi.

ariete

Sono erbivori obbligati che in natura si nutrono di erba e piante erbacee. Il loro apparato digestivo è specializzato nel consumo di vegetali ricchi di fibra, importantissima per il corretto consumo dei denti, la motilità intestinale, il mantenimento della flora microbica “buona” e la formazione del ciecotrofo ( feci molli, umide e più odorose delle feci normali, ingerite dal coniglio, ricche di sostanze nutritive utili per la sua alimentazione ).

La sua dieta ideale quindi dovrà essere composta da erba e fieno in grande quantità.

Si possono somministrare anche verdure come radicchio, finocchio, carote, indivia, cicorie e tutte quelle verdure del tipo più fibroso.

Questi alimenti devono esser dati loro sempre lavati, asciugati e mai freddi di frigo.

Non devono mangiare pane secco, come comunemente ho visto dare, e granaglie, mentre la frutta va data con moderazione.

L’acqua deve essere sempre a disposizione e, per soddisfare le loro esigenze, si possono usare sia l’abbeveratoio a goccia che una ciotola da mettere all’interno della gabbia.

La gabbia, un punto dolente della gestione del coniglio, deve essere quanto più spaziosa possibile ( deve almeno permettere al coniglio di alzarsi sugli arti posteriori senza urtare e compiere tre balzi in lunghezza ).

Sul suo fondo bisogna mettere un substrato morbido e non tossico, ad esempio si possono adoperare trucioli di legno ricoperti di fieno oppure pellet di carta reciclata, una casetta dove il coniglio può rifugiarsi se spaventato ed una cassetta per i bisogni.

Ovviamente è di rigore una accurata pulizia per prevenire malattie varie.

Come ho già detto i conigli sono animali molto socievoli e, se possibile, andrebbero tenuti con un compagno, magari però sterilizzati entrambi per evitare preoccupanti moltiplicazioni.

coniglio ariete

Importante è anche ricordare che il coniglio non può e non deve essere tenuto costantemente rinchiuso in gabbia perchè ha bisogno di esplorare, giocare ed interagire con le persone. Bastano anche poche ore al giorno, lasciandolo libero però in un ambiente privo di pericoli ( oggetti fragili, tappeti, fili elettrici ), con l’arredo protetto da pannelli di plexiglas e teli impermeabili e, magari, con qualche giochino disseminato qua e là per permettergli di fare attività fisica e vincere la noia.

E’ un animaletto piuttosto delicato.

A 60 giorni di vita del coniglio vanno eseguite due vaccinazioni fondamentali, che andranno poi sempre ripetute ogni 6
mesi: una contro la Mixomatosi e l’altra contro la Malattia emorragica virale: entrambe malattie mortali e trasmettibili.
Un’altra grave patologia che colpisce questi piccoli amici è il blocco gastrointestinale, a causa di una non corretta alimentazione, che è una delle prime cause di morte.

In ultimo vorrei aggiungere che, vista la loro fragile ossatura, i conigli non sono assolutamente animali da regalare a bambini, perchè, con la loro irruenza, potrebbero essere causa di pericolose fratture.

coniglietto

 

 



Imma Paone
CHI SONO

Tags: , , , , ,

62 Responses to “Storia di un coniglio da compagnia”

  1. Donatella - Firenze scrive:

    Salve,vorrei chiedere un suo parere che mi ha fatto ricordare a proposito di conigli.
    Mio genero aveva un coniglio di razza ariete, lo accudiva come un figlio, gabbietta pulita, fieno, i biscottini appositi, carote e insalata fresca, tanto che nella sua miniatura di coniglio, era diventato cicciottello, ma nonostante tutto la bestiola era sempre vivace e quando mio genero e mia figlia tornavano la sera dal lavoro, lo liberavano dalla gabbietta e lo facevano correre sia in casa che in giardino.
    Il punto e’ questo, quando usciva in giardino essendoci anche alcune piante, il coniglietto di nome Tobia era guardato a vista perche’ non mangiasse quello che a lui poteva nuocere, solo che una mattina al risveglio, Tobia fu trovato morto e non si e’ mai capito il vero motivo.
    All’ epoca, due anni fa c’era gia’ il gatto, ma quest’ ultimo ci giocava e al massimo si limitava a dare a Tobia una pacca sulla testa quando era esasperato dai continui attacchi del coniglio.

    La mia domanda e’ questa : cos’e’ che puo’ avere portato alla morte un coniglio sano, vaccinato, curato nel cibo e nell’ igiene della (lettiera?) di soli due anni?

    Grazie.

  2. Imma scrive:

    Cara Donatella,
    interessante dilemma..
    I motivi possono esser tanti: dall’ingestione di qualsiasi cosa che può aver creato un disturbo o addirittura blocco intestinale, ad una lipidosi epatica perchè molto ghiotto, ad un difetto (magari congenito ) cardiaco, ad un’eccessiva paura responsabile di un infarto…

    Dubito che il gatto possa avergli fatto del male tanto da ammazzarlo ( tra l’altro, se cosi fosse stato, avreste trovato segni esterni di morsi e lacerazioni).

    Le ipotesi come vedi sono tante, impossibile sapere ora la verità…avreste potuto far fare un esame autoptico che avrebbe dato una spiegazione plausibile.

    Un abbraccio ed in bocca al lupo per un prossimo coniglietto.
    Imma

  3. Anna scrive:

    Salve,curiosando in vari siti,per cercare qualche storia sui conigli visto che amministro dei gruppi e pagine apposite a questi animali leggo il suo articolo e i suoi racconti,sono di Napoli quindi l’affermazione di quel cliente lo capita bene…mi fa’ piacere che si parli di questi splendidi animali in modo che tutto il mondo possa aprire la mente e guardare diversamente questi piccoli animali che vengono sempre ritenuti solo da carne o teneri da tenere in gabbia come “trofei”.Io faccio visitare la mia coniglia ogni qual volta ne vedo il caso e i vaccini 2 volte l’anno,comunque la mia domanda e una,sempre se puo’ rispondermi,quali sono i veterinari esperti in esotici in Campania? il mio veterinario e’ esperto in esotici almeno per quanto ne so’.In questo caso cio’ nella sua “storia” quale veterinario e’?Grazie in attesa di una sua risposta

    • CARMEN scrive:

      ciao Maria Cristina domani mi rispondi a questa domanda? qual è il tuo animale preferito? a domani.

      • Maria Cristina Giongo scrive:

        Cara Carmen,
        mi piacciono molto i gatti. Poi i conigli, i porcellini d’ India, i cricetini russi nani, i pesci esotici colorati, e ovviamente i cani. E a te?

        Carmen, tu usi il computer di tuo padre per scrivermi?

        Ciao, ciao
        Cristina

    • Imma scrive:

      Cara Anna,
      ti rispondo con estremo ritardo e me ne dispiace.
      Nel mio ambulatorio ho il piacere di collaborare con un amorevole dottore di nome Emilio.
      Se puoi, contattami in privato cosi posso meglio fornirti i suoi dati.
      Un abbraccio
      Imma

      • Anna scrive:

        Come faccio a contattarti in privato? Se vuoi rintracciarmi la mia pagina facebook e’ Curiosando con Batu e Biri e il mio gruppo e’ Aiutiamo e conosciamo i conigli.Grazie

        • admin scrive:

          Cara Anna,

          ho girato il tuo commento al nostro medico veterinario, Imma Paone, così che possa risponderti lei. Ma i suoi dati si trovano sotto ogni suo articolo cliccando, sotto il suo nome, CHI SONO.
          Ho messo ” mi piace” sulla tua pagina ” curiosando con batu e biri” , dove, se vuoi, puoi mettere il link al suo articolo sui conigli. Anch’ io sono su facebook: Maria Cristina Giongo

          Cari saluti e buona domenica

  4. Maria Cristina Giongo scrive:

    Ciao, Carmen, allora….. auguri alla nostra più piccola lettrice!

  5. sabrina scrive:

    ciao a me mi piacciono le lumache

  6. CARMEN scrive:

    ciao a tutti. che bello il natale.

    • lucia scrive:

      ora vi racconto una storia. Ti scorgo da lontano attraverso quella finestra dove saltavo per trovare la libertà ed i tuoi occhi lucidi cercano una figura felina che non si avvicina.
      Ti sembra di vedermi ovunque e di sentir miagolare. Sul vetro c’è ancora l’impronta del mio musetto umido ed i miei peli fanno bella mostra sul divano.
      Mi hai regalato la miglior vita possibile, la libertà e la sicurezza di una ciotola sempre piena ed una calda cuccia. Hai coperto con una mano amorevole il mio corpicino e quante volte abbiamo giocato e ti ho fatto/a ammattire… credo di averti regalato tanti sorrisi e tanta simpatia. La mia libertà mi ha reso felice anche se tu ora soffri tanto ti dico grazie e struscio ancora il mio corpo sulla tua gamba. Non pianger più compagna/o della mia vita. Un giorno quando non te lo aspetterai più ci rivedremo e rotoleremo insieme felici… se non sarà qui sarà da un’altra parte ma sentirai di nuovo la canzone delle mie fusa ed io potrò di nuovo sentirmi sicuro tra le tue braccia e le tue coccole delicate. Non guardare più la finestra vuota, di me riempi ancora il tuo cuore, mi hai donato un grande amore e ti voglio lasciare il miao più bello per ridarti un sorriso che illumini altri occhietti felini che avranno la fortuna di viverti.
      tutti quei gatti che un brutto giorno non sono più rientrati a casa.

      • Maria Cristina Giongo scrive:

        Grazie di cuore Lucia per la bellissima storia. Mi spiace tanto per questa deliziosa gattina e per te che le volevi tanto bene. E non aggiungo altro perche’ hai gia’ detto tutto tu….

    • Maria Cristina Giongo scrive:

      Ciao, Carmen!

      Anche a me piace molto il Natale! E’ una festa gioiosa, allegra, con tanti colori, luci, regalini, i negozi pieni di cose belle….Mi sembra persino che la gente sia più buona a Natale! Allora tanti TANTISSIMI AUGURI!!!!!
      E bacioni

  7. alessandra scrive:

    Ciao amici di Micificio, mi chiamo Trilly, e  questa è la mia breve ma triste storia: sono nata il sedici aprile di un’ anno fa, ma a me e al mio povero fratellino ci hanno strappato subito dalla nostra mamma perché non aveva il latte per farci diventare due grandi gattoni! Cosi dei gentili signori ci hanno portato subito nel loro negozio, ma per ben due mesi ci hanno allevato con il mangiare per gattini, e un po’ di latte….anche se a me il latte fa male. Comunque come vi dicevo siamo stati li in negozio, dove comunque si stava abbastanza bene perché c’erano delle calde lampade che appunto ci tenevano al caldo, poi avevamo giochi, mangiare ma soprattutto c’ era una gentile signora che appena piangevamo ci faceva un casino di coccole. Dopo due mesi finalmente ho trovato una “seconda mamma”, che mi ha coccolato, e anche rimproverato quando facevo la monella, ma più che altro mi ha aiutato a crescere, e mi ha anche fatto conoscere due amici cagnoloni:  Ambra e Zorro. !  Ora è un’ anno che sto a casa con i miei due padroni,e quando i miei padroni non ci sono, c’è la mia “nonna” che mi guarda e mi accudisce….come sono fortunata! Comunque il mio pensiero a volte va anche a i poveri gattini che stanno fuori, e non sono fortunati come me e tanti altri gatti che stanno in casa. Io mi trovo benissimo nella mia casa, ma tutti i giorni penso alla mia mamma, cosi vado dalla mia padrona, e gli faccio la “pasta” …sperando sempre che quando gli succhio la manica del pigiama o del maglione, esca il latte della mia mamma; vi devo confessare che ci rimango veramente male quando mi accorgo che non uscirà mai niente! Bene! Adesso vi saluto tutti e vi mando tanti baci.

  8. Maria Cristina Giongo scrive:

    Cara Trilly, adorabile gattina, tutto sommato non te la cavi male, in effetti avrebbe potuto andarti peggio. Lo so, la mamma manca sempre, anche agli umani….ma dobbiamo rassegnarci al distacco inevitabile che gia’ inizia al momento del parto ( in cui “partiamo” ) dalla sua pancia.

    Hai una padrona che ti vuole bene anche se dalla manica del suo pigiama e neppure da quella del maglione esce il latte…ma comunque ti nutre l ostesso e sono sicura che crescerai felice e contenta.

    Tante fusa,

    Cristina

  9. CARMEN scrive:

    Achille è un bel gattino di quattro anni bianco con chiazze nere, molto carino e affettuoso.
    Achille da un po’ di giorni non stava bene; dormiva sempre, dormiva troppo, anche venti ore di seguito; e poi non mangiava quasi niente, era disidratato e molto dimagrito, aveva due fossettine al posto dei glutei.Lunedì mattina lo adagio nel suo trasportino, lo carico in macchina e partiamo, diretti all’ambulatorio veterinario.Lo sportellino però non era stato chiuso bene e, nel breve tragitto macchina-ambulatorio, mi sono vista Achille scappare via in mezzo alla strada!La disperazione! Il senso di assoluta imbecillità che mi ha colto! La sensazione di assoluta impotenza!I gatti in questi casi sono colti dal panico, corrono all’impazzata in un senso e nell’altro della strada con il grosso rischio di finire sotto le macchine. Diventa assolutamente impossibile riprenderli.Corro dal veterinario per avvertirlo, faccio appena in tempo a vedere un paio di zampine bianche sotto una macchina, il dottore si avvicina ma il gatto, dallo spavento, si rifugia in alto, dentro il motore.E’ stato meglio che sia finito lì dentro per evitare altre fughe inconsulte che chissà come avrebbero potuto concludersi, ma da lì dentro avremmo dovuto toglierlo.In un primo momento nessuno conosceva il proprietario dell’auto. Il dottore, preso nota della targa, telefona al Comando dei Vigili Urbani i quali rispondono che senza la presenza del proprietario non sarebbe stato possibile fare niente.Il medico suona praticamente tutti i campanelli della strada e chiede a tutti i negozianti.Finalmente una signora ci informa che la macchina appartiene ad un suo familiare che lavora ad alcuni kilometri di distanza e che stamattina è partito con il motorino. Il familiare è stato subito avvertito e arriverà quanto prima per aprire la macchina.Intanto aspetto, il senso di desolazione si fa sentire parecchio. Sono proprio una cretina!Ogni tanto Achille miagola, lo consolo, meno male che ti sei rintanato lì buono!Pensa un po’ se il proprietario della macchina avesse lavorato a 80 o 100 km di distanza!Penso che quando il cofano verrà aperto Achille tenterà subito di scappare e sarà necessario essere più persone a cercare di bloccarlo.Chiamo mio figlio che venga a darci una mano.Mio figlio arriva.Ma intanto è già un po’ di tempo che non sento la vocina di Achille. Ci sarà abbastanza ossigeno là dentro per respirare?Il signore che attendevamo arriva, attorno alla macchina si è formato un capannello di gente, il dottore si tiene pronto, lo sportello del cofano viene sollevato appena un po’ e si comincia a intravedere una massa di pelo bianco perfettamente incastrato fra i componenti del motore.Il veterinario l’afferra saldamente mentre il povero Achille, spaventatissimo, cerca disperatamente di divincolarsi.Riusciamo fortunosamente ad arrivare sopra il letto metallico dell’ambulatorio.Achille è tutto nero a causa della fuliggine del motore. Viene ripulito con una salvietta e finalmente la visita ha luogo.
    Qui però comincia un brutto capitolo nella storia di Achille.La diagnosi della visita veterinaria è stata FeHIV, cioè AIDS felina.Il povero Achille è immunodepresso, gli è stata trasmessa la malattia dal morso di un gatto malato,non guarirà più, potrà vivere a lungo ma sarà soggetto continuamente a batteri e malanni di ogni genere. Dovrà prendere medicine in continuazione e non sarà più il gattino vivace di prima.

  10. CARMEN scrive:

    Ciao,
    io sono Balto, ho un anno e mezzo e peso poco più di quattro chili: Roby dice che sono una pantera rosa. Sono arrivato nella mia nuova casa circa un anno fa. Purtroppo ai miei umani era da poco venuto a mancare un gattino affettuoso, di nome Pippo, dell’età di circa tredici anni.
    Erano tutti afflitti dalla perdita, anche se trovavano conforto nella veterana della famiglia, Pinky, di ormai sedici anni.
    All’improvviso, la loro cucciola vede me e se ne innamora. Ero stato abbandonato in strada – come molti – ed avevo appena due mesi e mezzo. Il loro veterinario da ormai una vita prende la decisione che la famiglia di Pinky è la più adatta per adottarmi ………. ed eccomi qui: nessuno mi resiste!
    Sono coccolone, amo stare con tutta la famiglia la sera davanti al televisore, sul terrazzo quando c’è la bufera e la pioggia (?!) e loro ancora non se ne capacitano.
    Pinky non mi sopporta quando tento di fare la lotta con lei, ma io provo sempre a giocare: ultimamente un po’ più delicatamente perché ho capito che lei è una “vecchietta”.
    Penso che mi vogliono bene, anche se non mi piace poi tanto quando mi baciano sul naso!!!!Ciao da Balto
    P.S. : Siamo ancora tutti tristi per Pippo e Queenie che ci hanno lasciato, ma che sono ancora nei nostri cuori e li riempiono di una serena nostalgia che ci spinge comunque a voler avere a che fare con queste splendide creature che danno ogni giorno la voglia di passare sopra alle tante tristezze della vita.
    Un saluto a tutti.La storia di Balto ad oggi non aveva nulla di speciale, trovatello di due mesi e mezzo, lo abbiamo preso dal veterinario due anni fa. Finché un giorno …..
    A maggio scorso, all’età di sedici anni, è venuta a mancare Pinky (vedi anche la sua storia). Pinky (Watchis per la famiglia!) manca a tutti noi, specialmente a Balto il quale due weekend fa ha pensato bene di scappare di casa per andarla a cercare in montagna. Come lo so? Ora ve lo racconto.
    Nei seguenti due/tre giorni Balto ricompariva vicino casa – sempre miagolando – ma non riuscivamo né ad avvicinarci né tanto meno a prenderlo. La zona è a pendio sulla strada ed è piena di rovi, cespugli e ginestre che si intrecciano. Il quarto giorno mi faccio coraggio, salgo sul pendio e mi avvicino, ma niente: lui mi evita e continua a miagolare ed a guardarsi intorno.
    Allora ho detto e fatto qualcosa che ad un non amante degli animali risulterebbe incomprensibile se non addirittura da matti: ho cominciato a dirgli “Balto, vieni, qui con me c’é Watchis che è venuta a prenderti!” Mi sono inchinata come per accarezzare l’altra gatta e contemporaneamente ne ho imitato il miagolio. Balto ha immediatamente smesso di miagolare, ha allungato il collo ed ha sgranato gli occhi guardandosi intorno. Allora, con le lacrime che mi scendevano sulle guance, ho insistito dicendo “Eccola qui Watchis, è vicino a me, ti aspetta!”. A questo punto Balto, miagolando interrogativamente, mi si è avvicinato cercando intorno alle mie gambe……….
    E’ stato allora che ho potuto prenderlo, dopo quattro giorni di pena per noi e per lui che non aveva né mangiato
    né bevuto e l’ho potuto riportare a casa, dove ovviamente è ancora oggi e dove la fa da padrone. Io ho riportato
    qualche escoriazione alle gambe ed alle braccia ma non mi importa. Il suo pelo è stato ripulito dalle piante
    e dalle spine ed ora sta meglio,
    Sono sicura che a Balto manca ancora tanto Pinky, ma per il futuro faremo più attenzione e ci stiamo
    attrezzando per mettere una rete più alta intorno al terrazzo.
     

    • Maria Cristina Giongo scrive:

      Che storia incredibile! Anche il vostro amore per gli animali è molto bello e ” umano”!
      Sono convinta che chi ama la natura e gli animali è una persona sensibile, buona, profonda, intelligente. E sono sicura che è anche un ottimo padre e madre.

      Cari saluti!

  11. NATASCA scrive:

    CONIGLIO LUNARE

    Il coniglio lunare, in cinese yuètù (cinese semplificato: 月兔; cinese tradizionale: 月兔; pinyin: yuètù), in giapponese tsuki no usagi (月の兎?) è una creatura immaginaria presente nella mitologia e nel folklore di molti paesi dell’Estremo Oriente, ed in particolare di Cina e Giappone. Si tratta per l’appunto di un coniglio che vivrebbe sulla Luna. Deve la sua origine ad una pareidolia comune in Asia (ma non in Occidente) per la quale è possibile vedere, negli avvallamenti della faccia illuminata della Luna piena, la figura di un coniglio seduto sulle zampe posteriori a fianco di un pestello da cucina.
    È una figura leggendaria molto presente nell’immaginario mitologico sino-nipponico, sebbene con alcune varianti: in Cina viene solitamente considerato un compagno della divinità lunare Chang’e, per la quale è incaricato di produrre l’elisir di lunga vita pestandone i componenti nel suo mortaio; nel folklore del Giappone si limita invece a pestare del comune mochi nel tradizionale pestello giapponese, l’usu (kanji: 臼). In entrambi i casi, il suo mito si ricollega ad una antica fiaba buddhista, la Śaśajâtaka.
    In Cina viene anche chiamato coniglio di giada (cinese semplificato: 玉兔; pinyin: yùtù) o coniglio d’oro (cinese semplificato: 金兔), e la sua figura viene celebrata nella festività dedicata alla Luna e alla dea Chang’e, appunto la Festa della Luna (o Festa di metà autunno; cinese semplificato: 中秋节; cinese tradizionale: 中秋節; pinyin: zhōngqiūjié).

    • Maria Cristina Giongo scrive:

      Fantastici lettori e lettrici! Complimenti per le vostre informazioni e storie che ci raccontate con tanto entusiasmo!

      Cara Natasca, grazie anche a te per queste notizie sul coniglio ” lunare”.
      Io trovo il coniglio un animale bello, allegro, fedele, e non capisco chi possa “divertirsi” a sparare ai coniglietti e alle lepri…In generale sono contro chiunque pratichi la caccia! Non riesco a comprendere come si possa considerare uno sport quello di uccidere gli animaletti che volano o corrono felici.. per il puro gusto di ammazzarli. Mi vengono i brividi solo a pensarci! Io ho avuto un coniglio d’ angora, che sembrava una pantofola! Buffissimo! Ogni volta che guardero’ la luna ( e un coniglio pensero’ alla tua storia. Auguri di buon natale!

  12. CARMEN scrive:

    Nella mitologia, la ragione per cui un coniglio dovrebbe trovarsi sulla Luna è descritta nel Śaśajâtaka, una antica storia (in realtà una vera e propria favola, per gli standard occidentali) buddista, con intenti moralistici. In essa si narra di quattro amici animali, una scimmia, una lontra, uno sciacallo ed un coniglio che, nel giorno sacro buddista di Uposatha (dedicato alla carità e alla meditazione) decisero di cimentarsi in opere di bene. Avendo incontrato un anziano viandante, sfinito dalla fame, i quattro si diedero da fare per procacciargli del cibo; la scimmia, grazie alla sua agilità, riuscì ad arrampicarsi sugli alberi per cogliere della frutta; la lontra pescò del pesce e lo sciacallo, sbagliando, giunse a rubare cibo da una casa incustodita. Il coniglio invece, privo di particolari abilità, non riuscì a procurare altro che dell’erba. Triste ma determinato ad offrire comunque qualcosa al vecchio, il piccolo animale si gettò allora nel fuoco, donando le sue stesse carni al povero mendicante. Questi, tuttavia, si rivelò essere la divinità induista Śakra e, commosso dall’eroica virtù del coniglio, disegnò la sua immagine sulla superficie della Luna, perché fosse ricordata da tutti.
    La leggenda, il cui intento è celebrare le qualità buddiste del sacrificio e della carità portata avanti ad ogni costo, è ben nota in Cina e in Giappone, ed è conosciuta anche in versioni diverse: una di esse, popolare in Cina, vuole che sia stata la divinità Chang’e a salvare la coraggiosa bestiola dalle fiamme e a portarla con sé sulla Luna. In altre varianti cambia il numero e la specie dei compagni del coniglio, che vengono riferiti come una scimmia ed una volpe nella raccolta giapponese Konjaku Monogatarishū, scritta durante il Periodo Heian e che colleziona antiche storie indiane, cinesi o giapponesi, o una volpe e un orso in altre versioni.

    • Maria Cristina Giongo scrive:

      Carissima Carmen,

      che bella leggenda ci hai raccontato! Anch’ io mi sono commossa per l’ ” eroica virtu’ del coniglio” . Una bella lezione di vita su cui riflettere!

      E sono felice che riguardi proprio il coniglio, un adorabile animale che pochi sanno quanto sia capace di amare i suoi padroni. Mio figlio ha avuto per 8 anni un coniglio a cui voleva molto bene; alla sera guardava la tv accanto a lui e alla sua ragazza, sul divano. Ha speso un sacco di soldi per farlo operare quando è stato colpito da un cancro all’ utero, poi da una malattia agli occhi ( per cui il veterinario ha dovuto intervenire chirurgicamente levandoglieli tutti e due). Insomma, alla fine era malandato, vecchio e cieco ma felice con i suoi padroni che lo hanno curato sino alla fine con tanto affetto. Un affetto ricambiato.

      Ancora grazie per l’ affascinante leggenda che hai condiviso con noi! Auguroni per le prossime feste!
      Cristina

  13. SILVIA scrive:

    CIAO NATASCA, CARMEN, Maria Cristina, lucia, alessandra, Donatella, sabrina E Imma. Un giorno, dopo che avevo perso il mio precedente gatto, mi fu regalato un bel micetto di appena due mesi, tutto bianco con un occhio celeste e uno marrone; lo chiamai Willi. Era un gattino veramente carino e simpatico, mi ricordo che era molto attratto dall’acqua che usciva dai rubinetti, stava a guardarla per interi minuti.Era una giornata verso la metà di agosto e anche se era estate, c’era stato un grande acquazzone per tutta la mattinata. Ero sola in casa e non sapevo dove fosse Willi. A un certo punto, verso l’ora di pranzo, lo vidi scendere dalla scala e cominciò a miagolare in modo strano. Pensai che avesse fame e gli diedi la sua pappa, ma non volle mangiare. Pensai allora che avesse bisogno della lettiera e ce lo portai vicino, ma non se ne parlava proprio! Continuava a miagolare in modo sempre più strano, molto insistente! Non riuscivo proprio a capire cosa volesse! Lo vedevo quasi aggressivo e mi domandavo se non fosse impazzito!A un certo punto cominciò a risalire la scala facendomi capire che voleva che io lo seguissi. Salii con lui che si fermò davanti alla porta della mia camera senza voler proseguire. La stanza era in penombra perché le persiane erano chiuse, ma la porta interna era aperta. Willi non voleva entrare, così alla fine mi decisi ad entrare io. Con mia grande sorpresa, la camera era completamente allagata dall’acquazzone che era venuto giù durante tutta la mattinata!Evidentemente l’acqua era entrata dalle stecche delle persiane.Mi diedi molto da fare con secchi e stracci per asciugare tutto il pavimento mentre Willi se ne stava imperterrito in un angolo a guardare e, quando ebbi finito, saltò tranquillamente sul letto e riprese il sonno interrotto!

    • Maria Cristina Giongo scrive:

      Cara Silvia,
      ho letto la tua storia di Natale e mi pare che la conclusione sia chiara; il tenero gattino, solo e sperduto, ha ridato alla protagonista…un senso alla sua vita, una vita che ” un senso non l’aveva”, come canta Vasco Rossi….

      Grazie per averla condivisa con i lettori e spero che ….Giulia abbia dato una svolta alla sua esistenza sulla soglia dell’ infelicità: per ritrovare la serenità perduta!

      Anche la vicenda di Willi dimostra che NON è vero che i gatti sono egoisti e si fanno gli affari loro. Willi ti ha fatto capire in tutti i modi che c’ era un problema in casa, aiuTANDOTI MOLTO. Salutamelo!

      Buon Natale!

  14. SILVIA scrive:

    Giulia aveva appena posato la cornetta ed era veramente arrabbiata, questa volta Marco aveva superato sé stesso con la prosopopea di chi si crede invincibile…Giulia si trovava in una brutta situazione, si sentiva sola, il lavoro stava diventando sempre più pesante, la casa sempre più abbandonata, la vita sempre più vuota. Marco non riusciva a riempire quella solitudine perché era intento a vivere la sua vita con gli amici, la sua auto, la squadra del cuore e le istanze di soccorso che Giulia gli inviava erano sempre meno ascoltate. Era sicuro di sé, dell’amore di Giulia, del fatto che ormai tutto era dato per scontato e non si dava la pena di ascoltare quello che c’era nel cuore della ragazza.Giulia aveva lasciato la sua casa, i suoi genitori per avventurarsi, giovanissima, nella vita lavorativa, aveva vinto, dopo la laurea, un concorso in una grande azienda che l’aveva assunta immediatamente e si era insediata alla scrivania dell’ufficio in un giorno piovoso ed umido nella grande città. Aveva lasciato il lago, le passeggiate nella bruma autunnale, la sua camera, i suoi tanti amici animali che erano presenti nella villa dei suoi genitori e con cui era cresciuta. Aveva lasciato tutto con la morte nel cuore, ma sapeva di aver superato una grande prova e di non poter rinunciare al posto guadagnato, era troppo importante per poterlo rifiutare…Aveva incontrato Marco in un pub, in centro, in compagnia di colleghi amici che glielo avevano presentato, un ragazzo estroverso e brillante dalla parlantina sciolta, con mille interessi che ora si rivelavano troppi!Era carino ed entusiasta della vita, l’aveva trascinata in un vortice di amicizie e, quando avevano deciso di vivere insieme, lei lo aveva accolto con gioia in casa sua, un appartamentino piccolo, ma carino. Aveva cominciato a fare sogni, ad arredare quella che sarebbe diventata la loro casa, a dedicarsi ai libri di cucina, lei che si era interessata solo ai libri da studiare.Si era buttata nell’avventura con entusiasmo, nonostante i suoi, al telefono e nelle rare visite, l’avessero avvertita dei pericoli di una tale situazione. Giulia viveva la vita a grandi morsi, all’inizio non aveva percepito quei vuoti che ora si facevano più insistenti, no, riusciva a tenere il passo con i tanti divertimenti che colmavano il dopo lavoro, ma aveva cominciato a sentire il bisogno di fermarsi, di riflettere, di un posto solo per sé stessa e si accorgeva ora che quel posto non c’era né in casa né fuori.Marco la travolgeva con la sua irruenza ed anche con la sua superficialità, troppo interesse verso le amicizie del pub, della squadra, troppo interesse fuori casa e coppia. Non per gelosia, no, Giulia non aveva di questi problemi, ma per incompatibilità di sentimenti stava allontanandosi sempre più da Marco, ogni giorno la conversazione era più fiacca, verteva su argomenti generici, i loro problemi ed interessi stavano prendendo due strade divergenti.Giulia si svegliava al mattino stanca ed annoiata, nonostante sapesse che la giornata sarebbe stata piena di impegni, nonostante amasse il suo lavoro. A volte chiusa in bagno, divenuto un rifugio, le scendevano le lacrime dagli occhi, per una vago dolore che ancora non comprendeva, si stava facendo strada nel suo animo la nostalgia di casa, della sua camera, dei suoi amici pelosi che le tenevano compagnia notte e giorno con la loro presenza discreta nella grande villa. Aveva avuto un imprinting, Giulia, chiamiamolo così, alla Lorenz, un sistema di vita semplice e ricco nello stesso tempo, fatto di cultura e di natura, di biblioteca paterna e di fiori in giardino, di concerti e di uccellini al risveglio mattutino che non poteva dimenticare facilmente e di cui cominciava ad avere grande nostalgia. La sua adolescenza era stata bella, anche se era stata educata con molta disciplina, cosa che le aveva permesso di affrontare seriamente studi pesanti. Ora sentiva di aver in gran parte rinunciato a sé stessa per far piacere a Marco, aveva rinunciato alla sua vera identità per assumere quella di ragazza moderna ed un po’ spregiudicata dall’alto dei suoi guadagni e del fatto che vivesse ormai indipendente. C’era un sottile dispiacere nel suo animo che ogni giorno si faceva sempre un po’ più di strada dentro di lei e rosicchiava le sue certezze.L’inverno ormai si era impadronito della città con il suo gelo, Giulia pensò bene di comperare della legna per accendere il camino che aveva in soggiorno e godersi una serata in pace con l’ultimo libro acquistato. Se Marco voleva uscire, poteva farlo, ma lei sarebbe rimasta a casa, era stanca ed aveva bisogno di tranquillità come quando era bambina, nei momenti in cui la mamma o la tata le stavano accanto e le leggevano le favole più belle. Ma Marco le fece al telefono la consueta scenata, doveva uscire, avevano appuntamento con il gruppo di amici per una serata al circolo! Un’ altra lunga notte che cominciava alle 23 e finiva alla luce del giorno successivo! E lei aveva bisogno di riposo, stava scivolando in una stanchezza infinita!Le aveva telefonato dall’ufficio:”Vestiti, che ti vengo a prendere!” ma lei, questa volta era decisa: sarebbe rimasta a casa accanto la fuoco con il suo libro! Basta con quell’errare da un locale all’altro con i soliti discorsi, il solito pettegolare…Fu a notte tarda, al rientro di Marco, che avvenne la litigata. Lui era tornato nervosissimo, aveva sbattuto a terra il libro di Giulia, accusandola di essere invecchiata, di non avere più speranze, di essere destinata alla solitudine e lei aveva buttato fuori tutto l’amaro che aveva accumulato…aveva pianto, aveva urlato in faccia a Marco il suo dolore e lui aveva preso le sue cose e se ne era andato!Dopo una notte in cui aveva intriso il cuscino di lacrime, la ragazza si era fatta una ragione del fatto che le cose stavano veramente andando male e che un rapporto del genere non poteva più andare avanti. Aveva il cuore spezzato, ma doveva alzarsi ed andare al lavoro, con la faccia serena, ben vestita, pronta alle istanze dei clienti.Fu molto faticosa tutta la giornata fino a sera, ma, al rientro in casa, capì che non aveva altre scelte, era meglio essere sola piuttosto che sola con un’altra persona così diversa da lei.Il libro l’attendeva fedele, parlò al telefono con casa, ma non accennò a niente, fece sentire una voce tranquilla per non destare preoccupazioni ed in silenzio si ritirò sotto al piumino per un sonno ristoratore.Passarono i giorni, Marco non si fece sentire, era troppo convinto di avere ragione piena e Giulia pian piano riprese la sua vita fatta di giornate in ufficio e libri divorati la sera accanto al fuoco. Le mancava però una presenza viva, le mancava chi la aspettasse al rientro, gioioso, chi le desse dimostrazioni di affetto senza chiedere.Le notti erano sempre più buie, il vento soffiava feroce il gelo sulla terra, Natale si avvicinava a grandi passi ed il cuore di Giulia si riempiva di dolce nostalgia per le sere della sua infanzia.Quella notte sentì fischiare la tramontana, si alzò, accostò il viso ai vetri della finestra e vide che iniziava il nevischio portato dalle montagne fino a lì.Stava pensando agli uccellini nel freddo, con le piume arruffate, quando sentì un rumore lontano, flebile, quasi il pianto di un bambino…tese l’orecchio, ma non udì più nulla…poi, ancora quel pianto…si tese tutta a capire cosa fosse; adesso era chiaro, un miagolio tenue nel vento.Da dove veniva? Guardò nel buio, guardò il prato sotto casa, era bianco e brillava alla fioca luce dei lampioni. Ancora quel suono, fece in fretta a vestirsi, si buttò il piumino sul pigiama, mise gli scarponcelli sui piedi nudi e scese nella notte…Tendeva l’orecchio per capire da dove venisse il miagolio sommesso e lo sentì chiaro e forte: qualcuno nel giardinetto minuscolo aveva gettato un gattino, piccolo, piccolo, infante, staccato con prepotenza dalla mamma…chissà, forse qualcuno che non aveva gradito un dono o forse qualcuno che si era liberato del piccolo senza pensare che era una creatura vivente. Lo cercò nell’oscurità e lo vide, esile, magro, sporco che piangeva disperatamente dal freddo e dalla fame, avrebbe avuto bisogno della mamma!Lo prese, lo accolse sotto al piumino e, correndo, salì le scale fino a casa, quella casa calda e vuota che ora risuonava del pianto di un piccino.Lo scaldò con una borsa dell’acqua calda, lo pulì alla meglio e gli dette il resto del brodo di pollo che aveva mangiato per cena, era tiepido, lo scaldò un attimo nel microonde ed il piccolo lo lappò golosamente…L’indomani avrebbe telefonato ad un suo amico veterinario per avere un aiuto e per sapere le prime cose da fare per allevare quell’esserino minuscolo.Se lo strinse al petto, lui le leccò le lacrime tremante, ma già riscaldato, con il pelo asciutto e lo sguardo più vivo… lei seppe in quel momento che sarebbe vissuto e soprattutto che sarebbe vissuto con lei! Aveva trovato un amico nella notte, un amico che non le avrebbe chiesto altro che amore e che l’avrebbe aspettata alla fine di una dura giornata di lavoro e le avrebbe fatto festa…Già le campane annunciavano al mondo la nascita del Bimbo Divino, se ne era dimenticata, era la notte di Natale! Nel suo dolore non aveva più contato i giorni. Il telefono squillò, come sempre prestissimo nel mattino, la mamma la cercava per gli auguri e fu allora che riuscì a dire.”Sono felice!”La voce le uscì dal petto sicura ed annunciò ai genitori che aveva trovato un vero amico e che nei giorni seguenti, festivi, sarebbe andata a trovarli e lo avrebbe portato con sé…Aveva ritrovato il calore della famiglia, la serenità di un affetto e soprattutto aveva potuto dire con animo sereno: “Buon Natale!”
    Ciao, io sono Vinnie, figlio di Margherita e nipote di Camilla, stando agli umani del quartiere. Ero quel che ci dice un gran bel pezzo di gattone. Sguardo di smeraldo, portamento leggiadro, silenzioso, dolce e remissivo. Unico maschio tra due dispotiche femmine sempre in competizione tra loro… povero me, che vitaccia! Un giorno noto la bipede con la zia Camilla… però come se la intendono, quelle due! Vorrei anch’io, ma chissà… no, meglio aspettare, meglio osservare da lontano l’evolversi dei fatti. Un giorno, l’umana riesce ad avvicinarmi… io mi struscio al muretto, in un voglio – non-voglio, poi mi accarezza, piano, dolcemente e mi dice “Ciao, bel gattone”. WOW, le piaccio anch’io! Divento il suo secondo amico randagio e per me avrà sempre un’attenzione particolare… mi difenderà dalle unghiate della mia agguerrita zia, mi riserverà sempre una ciotola personale (se no, con quelle due arpie intorno, quando mai avrei mangiato??) e non mi farà mai pentire di averle permesso di entrare nel mio universo. Quando torno a casa ferito ad un orecchio, sanguinante, la vedo spaventarsi… mi dice di non grattarmi, ma non sa cosa fare. La ferita si chiude e si riapre, ma io do l’impressione di stare bene e lei torna a tranquillizzarsi. Sparisco un mercoledì di novembre, rendendo questo mese sempre più odioso alla mia amica a due zampe che già lo detesta per altri suoi motivi. La mattina avvicino la sua scatola a quattro ruote, le regalo l’ennesima razione di dolcezza e me ne vado. Se solo avesse saputo che era l’ultima volta che si perdeva nei miei smeraldi, se solo avesse saputo che la nostra amicizia finiva lì, al buio e al freddo di un altro maledetto novembre. Le ho regalato due anni della mia vita e le ho insegnato tanto anch’io. Una curiosità? Non ha mai sentito la mia voce… in due anni non ho mai miagolato, almeno in sua presenza. Le parlavo con gli occhi e nessuna lingua è più comprensibile dello sguardo limpido e profondo di un gatto riconoscente.

  15. Maria Cristina Giongo scrive:

    Cara Silvia,
    ho letto la tua storia di Natale e mi pare che la conclusione sia chiara; il tenero gattino, solo e sperduto, ha ridato alla protagonista…un senso alla sua vita, una vita che ” un senso non l’aveva”, come canta Vasco Rossi….

    Grazie per averla condivisa con i lettori e spero che ….Giulia abbia dato una svolta alla sua esistenza sulla soglia dell’ infelicità: per ritrovare la serenità perduta!

    Buon Natale!

    • LOLA scrive:

      ciao io ho 19 anni e faccio il compleanno il 5 aprile. cara Maria Cristina tu quando fai il compleanno? quanti anni hai?

      • Maria Cristina Giongo scrive:

        Cara Lola, allora il 5 aprile ti faremo tutti gli auguri! Io compio gli anni il 5 maggio. Quanti anni ho…guarda la mia foto e lo scoprirai da sola!!!!

        Puoi anche vederne un’ altra cliccando sotto il mio nome, nell’ editoriale, o in qualche mio articolo, su CHI SONO. Si APRE UNA PAGINA DI INFORMAZIONI SU DI ME ( e anche nel lato destro del Cofanetto, alla voce ” autori” ).

        Sono anche su facebook.

        Ciao,ciao e buon Natale!!!

  16. SILVIA scrive:

    Tra i tanti animali domestici, il gatto è senza dubbio il più giovane, in termini di domesticazione. Per poter trovare i più antichi antenati dei gatti bisogna risalire a 50 milioni di anni fa, cioè all’inizio del Terziario. Oggi, il gatto domestico e il gatto selvatico appartengono alla stessa famiglia. I gatti in principio impararono a frequentare le case dell’uomo (6.000 anni fa, quasi sicuramente in Egitto) per cacciare i topi che infestavano i raccolti. I gatti si trovavano maggiormente in zone come Grecia, Egitto e Persia, poi, con gli spostamenti dei mercanti, avvenne anche la migrazione dei gatti verso l’Europa Occidentale.
    Per le sue caratteristiche di bellezza divenne presto l’amico di molte famiglie ed oggi molte decine di milioni di gatti in Europa confermano le straordinarie caratteristiche di questo felino.
    Il gatto nell’antico Egitto fu adorato ed onorato. Era considerato un animale sacro ed era persino mummificato e messo sui sarcofagi delle famiglie più facoltose.
    Presso gli antichi romani il gatto si trovò ad affrontare un rivale: il furetto. Era questo, infatti, l’animale più popolare come predatore di topi.
    Nell’XI secolo il topo nero invase l’Europa e quindi il gatto fu ancora più apprezzato.
    Nel XIII secolo con lo sviluppo della superstizione, il gatto fu associato a riti pagani ed alla stregoneria.
    La chiesa riuscì persino ad arrivare al punto di impiccare e torturare queste creature, con lo scopo di sconfiggere il maligno che, a parer loro, risiedeva nel gatto eretico. Per questo, senza la presenza del gatto, i topi si diffondevano in tutte le città.
    Finalmente nel diciottesimo secolo si riprese ad ammirare il gatto per la sua bellezza. Molti poeti, scrittori di quel tempo rendevano omaggio al gatto consacrandolo in numerose loro opere.

  17. CARMEN scrive:

    Creatura folkloristica molto popolare in Giappone, dove il racconto della sua leggenda, così come la sua identificazione sulla superficie lunare, sono popolari fra i bambini, il coniglio della Luna è spesso citato in numerose opere di finzione provenienti dal Sol Levante.
    Sono numerosissimi i riferimenti alla sua figura presenti nella vasta produzione nipponica di anime e manga. Fra di essi possono essere ricordate citazioni presenti in Dragon Ball, nel quale, in una delle prime storie, il protagonista Goku affronta un malvivente dall’aspetto di un coniglio antropomorfo, spedendolo infine sulla Luna; in Lamù, dove in alcuni degli ultimi episodi del manga è presente un curioso “coniglio spaziale”, Inaba, il cui compito è forgiare le chiavi del destino; nelle mini-avventure di Ener nel manga One Piece, quando questi atterra sulla Luna, vi trova degli esseri simili a roditori che poi sottometterà al suo volere; ne I Cavalieri dello Zodiaco, durante la corsa lungo le 12 case dei Gold Saints viene narrata in breve la favola del coniglio lunare e viene paragonato a Shun (Andromeda) per via del suo profondo senso del sacrificio, inoltre nel sequel Saint Seiya – Next Dimension – Myth of Hades le guerriere della dea Artemide (chiamate Satelliti) portano sugli elmi delle orecchie da coniglio . La citazione forse più nota si trova però nel popolarissimo anime e manga Sailor Moon, nel quale il nome originale della protagonista è Usagi Tsukino, la cui pronuncia è identica al termine giapponese per “coniglio della Luna” (kanji: 月の兎), sebbene scritto in modo diverso (kanji: 月野うさぎ)[1].
    Riferimenti a questa leggenda vi sono anche nei videogiochi Dark Cloud e Dark Chronicle (tutti i conigli in entrambi i giochi vengono dalla Luna e uno dei livelli di Dark Cloud è ambientato su di essa). Inoltre, il sesto livello del gioco Gokujyō Parodius è ambientato sulla Luna, la quale ospita una fabbrica con martelloni che pestano il mochi, numerosi conigli e il boss finale è una sagoma di una ragazza in kimono con orecchie da coniglio che potrebbe essere una rappresentazione di Chang’e.
    In Touhou Project i conigli lunari sono una specie di yokai che vive sulla luna. Inoltre, questi sono spesso rappresentati a preparare il mochi.
    Al di fuori dell’animazione giapponese, il coniglio lunare viene menzionato anche in una scherzosa conversazione tra l’equipaggio dell’Apollo 11 e lo staff della base statunitense di Houston, poco prima dello storico allunaggio: in essa, un addetto NASA ricordava agli astronauti del modulo la leggenda di Chang’e e del coniglio che avrebbero dovuto vivere sulla Luna; al che Michael Collins rispose: “Okay, we’ll keep a close eye for the bunny girl” (“Ok, terremo gli occhi aperti per la coniglietta”)[2].
    Infine, il cantautore italiano Angelo Branduardi ha composto una canzone ispirata alla leggenda orientale, intitolata La lepre nella luna e contenuta nel suo album del 1977 La pulce d’acqua.

  18. CARMEN scrive:

    Quante volte avete sentito dire “Il cane è il miglior amico dell’uomo”? É ormai uso comune riferirsi al cane come a un amico fedele e il motivo è profondamente radicato nella nostra storia evolutiva.

    Il legame tra l’uomo e il cane risale infatti alla preistoria. Dai più recenti studi sul ritrovamento dei fossili, è stato appurato che già 12000 anni fa (ma alcuni reperti suggeriscono sia possibile arrivare fino a 40000) un antenato del cane molto simile al lupo, era perfettamente integrato nella primitiva società umana. L’uomo si serviva del cane per andare a caccia, per fare la guardia al campo e come spazzino del cibo che veniva scartato.

    Bisogna considerare che c’è stato un periodo storico in cui hanno convissuto contemporaneamente l’Homo di Neanderthal, l’Homo Sapiens e il lupo. É assai probabile che il motivo per cui oggi noi discendiamo dal Sapiens e non dal Neanderthal, sia da imputare all’alleanza sorta all’epoca tra il Sapiens e il lupo. La possente struttura fisica del Neanderthal lo rendeva indubbiamente un predatore più forte del Sapiens e forse anche del lupo. Questi due predatori, resisi conto che nei territori di caccia era sempre più difficile procurarsi il cibo a causa del Neanderthal, strinsero una primitiva forma di alleanza, iniziando a cacciare insieme e conseguendo così risultati migliori di quelli ottenuti dal Neanderthal da solo. L’inizio del binomio uomo-cane ha quindi origini molto antiche e forse la razza umana deve la sua esistenza oggi a quel legame che unì il nostro antenato a quello del cane. Il “bisogno” sociale che noi abbiamo di questi animali è quindi radicato nel nostro DNA, esattamente come lo è per i cani nei confronti dell’uomo. Perciò, dire che “il cane è il miglior amico dell’uomo” non è una banalità, ma una realtà che ha solide basi storiche e genetiche. A tutti gli effetti, il cane fu il primo animale ad avvicinarsi all’uomo e tutt’oggi è quello che meglio ci comprende e che, meglio di altri, noi riusciamo a capire. Ma è proprio vero? In parte sì, perché la comprensione del cane è insita nella nostra filogenesi, ma, a conti fatti, molti dei segnali che il cane manda, noi li recepiamo in modo sbagliato. Il linguaggio del cane e quello umano raramente coincidono.

    Quando un cane sbadiglia pensiamo che si stia annoiando o abbia sonno; quando si gratta che abbia prurito o addirittura le pulci; quando si lecca il muso che abbia fame; quando annusa in terra che stia seguendo una pista. A volte è realmente così, ma se tenessimo conto delle situazioni nelle quali questi comportamenti si verificano, ci accorgeremmo che la maggior parte delle volte questi non sono che la risposta a uno stimolo esterno.

    Sbadigliare, leccarsi il muso, annusare a terra o grattarsi, rappresentano una forma di comunicazione definita come “segnali calmanti” o “di pacificazione”, che l’animale usa, secondo i casi, per calmare se stesso in una situazione di stress (anche lieve) o di preoccupazione, oppure per comunicare a un conspecifico (ma viene usato anche interspeciem) di stare tranquillo, che non ha cattive intenzioni ed è ben disposto nei suoi confronti.Un’altra cosa che dobbiamo considerare, quando ci rapportiamo a un cane, sono le sue motivazioni di specie, che spesso ignoriamo totalmente. Ad esempio, tenere in appartamento un cane come il beagle, poiché di taglia medio-piccola, non fa che frustrarlo terribilmente, visto che ha una fortissima motivazione predatoria ben radicata nella sua filogenesi e ha quindi bisogno di ampi spazi dove correre e seguire tracce, per soddisfare questi suoi bisogni innati; così come far vivere un alano, poiché di taglia grande, in giardino, anche con la pioggia o in pieno d’inverno, significa causargli danni fisici non indifferenti, vista la fragilità della sua salute e la sua natura fortemente sociale, che lo rende a tutti gli effetti un cane “da appartamento”; o ancora utilizzare un dobermann come cane da guardia o da difesa pensando che sia “cattivo” significa arrecargli una violenza bell’e buona, considerando che si parla di un animale di indole pacifica, socievole, che ha una predisposizione naturale a legarsi con i bambini. In breve, esistono molteplici credenze errate che ruotano intorno ai cani, in taluni casi fuorvianti al punto da rischiare di creare danni seri non solo a loro ma di riflesso anche a noi, che finiamo per instillare paure, stress o aggressività in animali che per loro natura non dovrebbero averne. Purtroppo, nel corso della storia, il legame tra uomo e cane è risultato sempre sbilanciato, spostato verso la zootecnia. Gli uomini si sono serviti del cane, senza badare molto alle sue necessità, per il pascolo, la caccia, la guardia agli armenti e alle abitazioni, per il traino e addirittura in guerra. Vale la pena ricordare, a questo proposito, che durante la seconda guerra mondiale gli americani rischiarono di estinguere la razza Halaskan Malamute a causa del loro uso spropositato nelle azioni di guerriglia. Il cane è anche stato oggetto di vari simbolismi, basti pensare ad Anubi, il dio cane-sciacallo a guardia dell’oltretomba degli Egizi; o a Cerbero, il cane a tre teste a guardia dell’Inferno nella mitologia greca.

    Per fortuna, negli ultimi anni sta venendo alla luce una scuola comportamentale di impronta cognitivo-zooantropologica che sta pian piano dissipando i dubbi e le false credenze derivanti dalla visione behaviurista secondo cui il cane non ha alcuna modalità di pensiero ma una semplice reazione del tipo stimolo-risposta. Gli studi congitivo-zooantropologici hanno evidenziato come il cane, messo di fronte a una serie di problematiche, agisca in base a delle mappe mentali, a delle rappresentazioni di quel problema e delle possibile soluzioni in base ai risultati ottenuti in precedenza. Dopo secoli di cammino fianco a fianco, sembra che l’evoluzione stia portando l’uomo a comprendere finalmente il cane, da sempre suo compagno di vita.

    Un’antica leggenda degli indiani Navajo narra che dopo la creazione del mondo, il Grande Spirito separò gli animali dall’uomo disegnando una linea sulla sabbia che sarebbe poi diventata una catena montuosa. Il cane però saltò dall’altra parte decidendo di vivere con la creatura che amava di più: l’uomo.

  19. alessandra scrive:

    Lassù nel nord, dove le notti sono più scure e più lunghe e la neve è molto più bianca che alla nostra latitudine, là abitano le renne. Ogni anno Babbo Natale si reca in quel luogo per cercare gli animali più forti e più veloci per trasportare nell’aria la sua enorme slitta. Da quelle parti viveva una famiglia con cinque piccoli. Il più giovane rispondeva al nome di Rudolph ed era un piccolo particolarmente vivace e curioso, infilava il suo naso dappertutto. Ed era un naso veramente particolare. Sempre, quando il suo piccolo cuore di renna batteva un po’ più forte per l’agitazione, diventando così rosso come il sole incandescente poco prima del tramonto. Ugualmente, se era allegro o arrabbiato, il naso di Rudolph si illuminava in tutto il suo splendore.I suoi genitori ed i suoi fratelli si divertivano con il suo naso rosso, ma già all’asilo delle renne era diventato lo zimbello di quei birbanti a quattro zampe. “Questo è Rudolph con il naso rosso” cosi lo chiamavano e ballavano tutto intorno a lui, mentre lo indicavano con i loro piccoli zoccoli.

    E nella scuola elementare le piccole renne lo prendevano in giro come potevano. Rudolph cercava con tutti i mezzi di nascondere il suo naso, a volte lo dipingeva con del colore nero. Giocava a nascondino con gli altri ed era contento che stavolta non lo avevano scoperto. Ma nello stesso momento il suo naso cominciava ad illuminarsi cosi tanto che il colore si sfaldava. Un’altra volta si infilò nel naso un cappuccio nero di gomma. Ma riusciva a respirare solo con la bocca. E non appena iniziava a parlare sembrava che avesse una molletta attaccata al naso. I suoi compagni si tenevano la pancia dal ridere, ma Rudolph correva a casa e piangeva amaramente. “Non giocherò mai più con questi stupidi” – diceva piangendo e le parole dei suoi genitori e dei suoi fratelli riuscivano a consolarlo solo un poco.

    I giorni diventano più corti e come ogni anno si annunciava la visita di Babbo Natale. In tutte le famiglia di renne i ragazzi giovani e forti si facevano belli. Le loro pellicce venivano a lungo strigliate e spazzolate fino a che non rilucevano del colore del rame, le corna venivano pulite con la neve finchè non risplendevano alla fioca luce degli inverni del nord. E poi finalmente era arrivato il momento. In un piazzale gigantesco dozzine di renne, impazienti e nervose, raspavano con i loro zoccoli ed emettavano richiami belli ed allo stesso tempo terrificanti per impressionare i concorrenti. Tra di loro c’era anche Rudolph, la cui forza ed il cui vigore era superiore a quello degli altri partecipanti. Puntualmente, al momento stabilito, Babbo Natale atterrò dal vicino paese di Natale, dove era la sua casa, con la sua slitta trainata solo da Donner, il suo fedele caporenna. Una neve leggera era iniziata a cadere e l’ondeggiante mantello rosso era coperto da punti bianchi. Babbo Natale si mise subito al lavoro ed esaminò ogni animale. Sempre borbottava poche parole nella sua lunga barba bianca. A Rudolph sembrò un’eternità. Quando la fila arrivò a lui, il suo naso diventò incandescente per l’agitazione, quasi luminoso come il sole. Babbo Natale arrivò verso di lui, sorrise amichevole e scosse la testa. “Sei grande e robusto. E sei un bellissimo giovanotto – disse – ma purtroppo non posso sceglierti. I bambini si spaventerebbero a vederti”.

    La tristezza ed il dolore di Rudolph non avevano limiti. Più veloce che poteva corse attraverso il bosco e scalpitò ruggendo nella neve alta. I rumori e la luce rossa visibile da lontano attirarono una piccola Elfa. Prudentemente gli si avvicinò, gli posò una mano sulla spalla e chiese: ”Cosa ti è successo?”. “Guarda come brilla il mio naso. Nessuno ha bisogno di una renna con il naso rosso” rispose Rudolph. “Conosco bene questa sensazione” – disse la piccola Elfa -“ io vorrei lavorare nel paese di Natale con tutti gli altri Elfi. Ma sempre, quando sono agitata, le mie orecchie iniziano a tremare. E le orecchie tremolanti non piacciono a Babbo Natale”. Rudolph sollevò lo sguardo, con gli zoccoli si asciugò le lacrime dagli occhi e vide una bellissima Elfa, le cui orecchie si muovevano qua e là al ritmo di un battito di ali. “Il mio nome è Herbie” – disse timidamente. E mentre si guardavano negli occhi, l’uno con un naso rosso scintillante, l’altra con le orecchie tremolanti che si muovevano a ritmo, scoppiarono a ridere all’improvviso e risero fintanto che non fece male loro la pancia. In quei giorni fecero amicizia, chiaccherarono fino a notte tornando a casa solo all’alba. Con passi da gigante si avvicinava il tempo del Natale. In quei giorni Herbie e Rudolph si incontravano molte volte nel bosco.

    Tutti erano cosi occupati con i preparativi per le feste natalizie, che nessuno faceva caso che il tempok, giorno dopo giorno, andava peggiorando. Due giorni prima di Natale la Fata del Tempo consegnò a Babbo Natale il bollettino meteorologico. Questi, con il viso preoccupato alzò lo sguardo al cileo e sospirò rassegnato: “Quando domani attaccherò le renne, seduto sulla cassetta non riuscirò a vederle. Come potrò trovare la strada per arrivare alle case dei bambini?”. Quella notte non riuscì a dormire.Continuava a lambiccarsi il cervello per trovare una via d’uscita. Infine indosso il mantello, gli stivali ed il cappello, attaccò Donner alla slitta e si incamminò verso la Terra. “Forse troverò là una soluzione” pensò.

    Mentre iniziava a volare, nevicava con fitti fiocchi. Così fitti che Babbo Natale riusciva appena a vedere. C’era solo una luce rossa che illuminava così chiaramente come se davanti a lui ci fosse un’enorme quantità di gelato alla fragola. Babbo Natale amava il gelato alla fragola. “Salve” – disse – “che naso bellissimo ed eccezionale che hai! Se proprio quello di cui ho bisogno. Che cosa ne pensi di correre davanti alla mia slitta e di mostrarmi così la strada per raggiungere i bambini?”. Appena Rudolph ascoltò le parole di Babbo Natale, per l’emozione gli cadde per terra l’albero di Natale che stava trasportando. Poi lentamente riprese il controllo di sé stesso. “Naturalmente, lo farò volentieri. Mi fa un enorme piacere.”. Ma all’improvviso diventò molto triste. “Ma come faccio a trovare poi la strada per tornare indietro al paese di Natale, se nevica cosi fitto?”: Nello stesso momento in cui pronunciava quelle parole gli venne un’idea. “Torno subito” – disse – mentre già correva ad un veloce galoppo verso la strada del bosco, lasciando indietro uno stupito Babbo Natale. Pochi minuti dopo, tornavano indietro una renna con il naso rosso ed una piccola Elfa con le orecchie tremolanti. “Lei può condurci indietro, Babbo Natale” – disse Rudolph, pieno di orgoglio, indicando Herbie – “lei conosce la strada”. “Questa è una magnifica idea” – tuonò Babbo Natale – “ Ma adesso devo tornare indietro. A più tardi.”

    E cosi successe che, per Natale, Babbo Natale fosse accompagnato da una renna con il naso rosso e da un’elfa con le orecchie tremolanti. Rudolph il giorno successivo, per le sua bellissima azione, venne festeggiato da tutte le renne entusiaste. Il giorno successivo ballarono e cantarono nella piazza principale dicendo:” Rudolph dal naso rosso sei entrato nella storia!”. E deve essere stato così, che qualcuno ha visto Babbo Natale ed i suoi aiutanti, altrimenti nessuno avrebbe raccontato questa storia.

  20. NATASCA scrive:

    Il pianeta delle scimmie è il tredicesimo romanzo scritto dallo scrittore francese Pierre Boulle, edito per la prima volta nel 1963 col titolo originale La planète des singes. Con questo romanzo Boulle si stacca dai suoi temi preferiti (vedi Il ponte sul fiume Kwai) per affrontare per la prima volta il genere fantascientifico distopico, genere di cui questo romanzo diverrà un classico. In Italia verrà tradotto per la prima volta nel 1965 da Luciano Tibiletti con il titolo Viaggio a Soror. Il pianeta delle scimmie.

    L’opera è ambientata nel futuro e viene presentata come un messaggio in bottiglia scritto da un pioniere spaziale, dove egli racconta le sue avventure.
    « “Affido questo manoscritto allo spazio, non con la speranza di ottenere soccorso, ma per contribuire, forse, a scongiurare lo spaventoso flagello che minaccia la razza umana. Dio abbia pietà di noi!”…”La razza umana?” Sottolineò Phyllis stupefatta. “È scritto così” confermo Jinn »

  21. sabrina scrive:

    ciao a tutti non vedo l’ora che arrivi domani io faccio il compleanno ciao.

  22. diana scrive:

    Ciao io sono Diana è ho 17 anni. Mi piacerebbe se ogni giorno fosse estate. Io ho letto tutto quello che avete scritto.

  23. Maria Cristina Giongo scrive:

    Ciao, Sabrina, auguri di un felicissimo compleanno!!!!

  24. Maria Cristina Giongo scrive:

    Mi scusi Lucia, ma ho dovuto levare il suo commento perchè non c’ entrava nulla con la pagina sui conigli. Sicuramente molto interessante e ricco di cultura ma più adatto ad una pagina di economia.

    Chi vuole mandarci auguri e commenti generali può comunque farlo sotto il mio editoriale che esce ogni mese; e che è di carattere generale. Grazie comunque!

  25. CARMEN scrive:

    Nel periodo che va dai due ai sei anni il gatto è nel pieno rigoglio delle forze e gode di una salute di ferro, forse come mai nel resto della vita. Per contro, è proprio in questo periodo che si potrebbero manifestare problemi comportamentali: un fatto che non deve sorprendere, visto il notevole stress dovuto al passaggio dall’infanzia all’età adulta.Nel 1950 Serena, gatta di una fattoria in Cornovaglia, partorì una figliata comprendente un maschio dal pelo riccio, Kallibunker. La proprietaria notò la somiglianza con la mutazione “rex” del coniglio. Vista la particolarità, alcuni allevatori inglesi cercarono di stabilizzare il gene responsabile della mutazione e di creare una nuova razza. I discendenti furono ibridati con Burmesi e Britannici. Nel 1957 il Cornish Rex arrivò negli Stati Uniti, dove si introdussero linee di sangue dell’Orientale a pelo corto e del Siamese.Il vero carattere del gatto emerge appieno al raggiungimento della maturità sociale, quando cioè l’animale comprende i propri bisogni territoriali e il proprio ruolo in relazione ai suoi simili. Fra i diciotto mesi e i quattro anni, con una media che si attesta intorno ai due anni, la crescita fisica è completata (anche se va detto che in alcune razze più grandi, come per esempio il Main Coon, prosegue fino ai quattro anni) così come l’affermazione della personalità.Se il nostro gatto miagola di continuo o cammina avanti ed indietro tenendosi basso sul terreno, è palesemente nervoso. Può essere che un visitatore abbia portato un cane o che la sua routine sia stata turbata, ad esempio dalla presenza di operai in casa. Se sono in corso dei lavori prestiamo molta attenzione, perché nel tentativo di trovare un rifugio silenzioso e tranquillo, micio potrebbe avventurarsi sotto un pavimento scoperchiato o dietro un armadio e rimanervi intrappolato.Il periodo giovanile va dai sette mesi ai due anni; in questo periodo i giovani gatti attraversano un fase di sfida nei confronti dei propri simili e di valutazione dell’ambiente che li circonda. La maturità sessuale avviene solitamente al sesto mese, ma si raccomanda di sterilizzare entrambi i sessi fra il quinto e il sesto mese, se si vuole eliminare il rischio di gravidanze indesiderate.

  26. CARMEN scrive:

    I neonati vanno incontro ad uno sviluppo, sia emotivo che fisico, molto accelerato, tranne che nelle prime due settimane di vita, quando le reazioni sono ancora limitate e la dipendenza dalla mamma assoluta. Alla nascita i micetti sono ciechi e sordi e possono contare solo su tatto, olfatto e percezione del calore per trovare il capezzolo a cui attaccarsi. L’evacuazione di urina e feci è stimolata dalle leccate della madre nella zona anale.

    A questa età i cuccioli stanno relativamente immobili, se si eccettuano piccoli movimenti, simili a pagaiate, con i quali si spostano all’interno del nido. A poco a poco gli occhi si aprono e iniziano a spuntare i dentini. Durante la terza e quarta settimana la vista si sviluppa e diviene un valido mezzo di sostegno al tatto ed all’olfatto per orientarsi verso la madre. Alla terza settimana i cuccioli iniziano a muovere i primi, incerti, passi e alla quarta sono ormai in grado di allontanarsi dalla tana.

    Hanno inoltre acquisito il ben noto riflesso di raddrizzamento che, durante una caduta, permette di rigirarsi a mezz’aria per atterrare in piedi. Se ne hanno l’opportunità, fino alla terza settimana i cuccioli si attaccano volentieri al capezzolo di una femmina non in fase di allattamento; questo dimostra che la ricompensa del latte non è indispensabile per indurre o mantenere la suzione. Alla quarta settimana di solito ha inizio lo svezzamento, con un graduale passaggio dal latte materno al cibo solido fornito dal padrone.

    Alla quinta settimana i gattini sono in grado di correre per brevi tratti, ed alla sesta hanno già appreso i movimenti di base compiuti da un adulto. A mano a mano che lo svezzamento procede la mamma respinge sempre più spesso le richieste di attaccarsi al capezzolo. I piccoli hanno ormai il controllo anche delle funzioni corporali e si può iniziare ad insegnare loro l’uso della lettiera tramite l’osservazione dell’uso che ne fa la madre.

    Al compimento della settima settimana le reazioni alle minacce esterne sono ormai del tutto simili a quelle degli adulti e si riassumono in fuga, immobilità o aggressività. Lo svezzamento è terminato. Le capacità motorie più complesse, come camminare e rigirarsi su una superficie ristretta, richiedono un po’ di tempo per essere sviluppate appieno, in media fino alla decima o undicesima settimana. La vista, inoltre, continua ad acuirsi fino alla dodicesima/sedicesima settimana di vita.

    Sapevate che:

    -La percezione del dolore è presente fin dalla nascita.

    -Un cucciolo in buona salute ha una frequenza cardiaca di oltre 200 battiti al minuto.

    -I cuccioli di Siamese nascono bianchi e solo verso la quarta settimana il pelo dei points inizia a scurire.

  27. diana scrive:

    Affidare il nostro piccolo amico alla pensione per cani non dovrebbe essere un’abitudine, ma una buona soluzione in caso di necessità. Se abbiamo in programma una vacanza in un luogo ove non è possibile portare il cane (per esempio un viaggio aereo troppo lungo) oppure se un ricovero in ospedale ci impedisce di occuparci di lui per qualche giorno, la soluzione migliore sarebbe poterlo affidare ad amici o parenti che lui già conosce e con cui ha buoni rapporti.Nonostante lo si voglia far discendere dall’antico Mastino del Tibet, documenti più vicini ed attendibili, attribuiscono la sua paternità all’allevatore tedesco Heinrich Essig. Questi, dopo svariate manipolazioni, nel 1846, a Leonberg nel Württemberg, ottenne un mastodontico cane da incroci tra il San Bernardo, il Terranova e cani da montagna dei Pirenei. E quando si dice mastodontico ci si riferisce soprattutto ai suoi 80 cm di altezza e ai 50 chili di peso.Quando diciamo ad un cane ”prendi la pallina”, stiamo probabilmente guardando lo stesso oggetto, ma con occhi completamente diversi. I cani imparano ad associare i nomi alle cose basandosi sulle dimensioni, se cioè sono grandi o piccole, e sulla consistenza, se sono cioè dure o morbide. Noi umani, invece, pensiamo alla forma. Lo dimostra una ricerca fatta nell’università di Lincoln, in Gran Bretagna.

  28. NATASCA scrive:

    La prima regola fondamentale per la scelta della gabbia del criceto è che sia del tutto a prova di fuga. I criceti non solo riescono ad infilarsi nei più piccoli pertugi, perché sono minuscoli, ma in rapporto alle loro dimensioni hanno anche una notevole forza. Bisogna quindi controllare che la gabbia non presenti punti deboli che permettano al nostro giovane amico di evadere, perché se riuscisse a farlo, potrebbe cacciarsi in una serie di guai.

    • Maria Cristina Giongo scrive:

      E’ vero, ottimo consiglio!!!! Io, per esempio, ho un delizioso cricetino russo nano. Peccato che muoiano presto! Hanno una vita molto breve!

  29. NATASCA scrive:

    La vigogna (Vicugna vicugna) è un camelide che vive sugli altopiani di Argentina, Bolivia, Cile, Ecuador e Perù. Rispetto ai cammelli, è un animale molto più grazioso. Riesce a sopravvivere su aridi pendii montani fino a 5.000 m. di altitudine, dove l’aria contiene molto meno ossigeno che a quote più basse, tuttavia è capace di raggiungere una velocità di 50 km/h. Vive in piccoli greggi e si nutre di erba ed altre piante.
    Leggi tutto… Commenti (1)

  30. lucia scrive:

    I cani mutano tutto l’anno con due picchi in primavera ed autunno, quando perdono il pelo invernale e quello estivo. Quelli che vivono in casa mutano ancor più di frequente. Una muta eccessiva può essere causata da allergie, riscaldamento centralizzato e alte temperature, ma spesso è tipico di una razza particolare.Il cane di questo segno gioviale ed avventuroso solitamente è associato alle razze di grandi dimensioni, come nel caso di Alani, Leonberger o San Bernardo. Pertanto, se avete deciso di adottare un cucciolotto ed avete l’animo così nobile da volerlo scegliere da una cucciolata senza pedigree, sarà comunque il caso di diffidare delle apparenze soprattutto se vivete in un monolocale e volete un cane di piccola taglia.

  31. lucia scrive:

    Vi sono due gruppi di uccelli, i fenicotteri e i piccioni, che nutrono i loro piccoli con “latte”. Confrontata con il latte di piccione, la secrezione del gozzo del fenicottero ha un contenuto leggermente minore in proteine (8-9% contro 13,3-18,6%) e maggiore in grassi (15% contro 6,9-13,7%). Circa l’1% del latte di fenicottero è costituito da cellule rosso sangue di origine sconosciuta.

  32. alessandra scrive:

    Una nuova minaccia mette in difficoltà i panda: la carenza di bambù. Secondo un gruppo ricercatori di Cina e Stati Uniti le foreste di bambù potrebbero infatti non essere in grado di adattarsi al cambiamento climatico in corso sulla Terra, facendo così terminare le riserve alimentari del cibo più importante nella dieta dei panda.

  33. alessandra scrive:

    Non esistono cani originari dall’Australia: il dingo (Canis lupus dingo) è stato introdotto dai coloni migliaia di anni fa. Alcuni, sfuggiti ai padroni, riuscirono a sopravvivere in natura e oggi i loro discendenti vagano nell’outback, aree semi-desertiche del continente australiano. A differenza dei cani domestici, i dingo non sanno abbaiare. Hanno piedi molto larghi e orecchie sempre rizzate.È una varietà più grande del King Charles Spaniel, con l’aggiunta di cinque centimetri di altezza e del titolo di cavaliere. Lo si ritiene di creazione abbastanza recente, ma con ogni probabilità esisteva già prima che Re Carlo II Stuart rendesse popolare il King Charles donandogli il proprio nome. Sarebbe quindi nato prima il grande, però il piccolo ha fatto più in fretta a crearsi una buona posizione.

  34. LOLA scrive:

    La pronta intelligenza e la grande adattabilità di molti dei tipici Corvidi neri (genere Corvus) può in parte rendere conto dell’ampia distribuzione su quattro continenti. Ad ogni modo, l’intelligenza incide sulla versatilità nel comportamento alimentare che ha permesso loro di sopravvivere in ambienti difficili come il deserto, la tundra e le città.

  35. LOLA scrive:

    È stato approvato un piano di abbattimento di 70mila foche grigie nel Golfo meridionale di San Lorenzo in Canada nel tentativo di preservare le specie demersali. La Commissione permanente del Senato per la pesca e gli oceani ha chiesto la “rimozione mirata” delle foche grigie, il cui forte appetito per il merluzzo bianco impedirebbe la ripresa della pesca del popolare pesce.Un metodo poco invasivo per acquisire dati sulla sottospecie unica di allocco di Lapponia denominato Strix nebulosa Yosemitensis, stimato a meno di duecento “presenze” nello Yosemite National Park in California. Il metodo, utilizzato da un team di ricercatori dell’Università della California a Davis, consiste nell’installazione di quaranta registratori di dati audio digitali in alternativa ai tradizionali metodi.

  36. maria cristina giongo scrive:

    Cari lettori, il nostro medico veterinario, Imma Paone, ha scritto più articoli sui gatti ( ed altri animali, come il furetto, per esempio) tipo questo:

    http://www.ilcofanettomagico.it/2012/08/25/tricobezoari-ma-cosa-sono/

    Ha scritto anche una storia molto misteriosa ed affascinante su un fatto strano successo al suo gattino: http://www.ilcofanettomagico.it/2010/12/29/la-misteriosa-storia-del-mio-gatto-i-gatti-nel-corso-dei-secoli-da-divinita-venerata-a-oggetto-di-superstizioni-orrori-crudeli-riti-satanici/

    Basta cercare sul motore di ricerca del Cofanetto magico ; e troverete di tutto e di più. Abbiamo persino dato una ricetta per preparare un dolcetto speciale per cavie! http://www.ilcofanettomagico.it/2011/10/24/una-ricetta-per-preparare-squisiti-panini-per-cavie-ed-altri-roditori/

  37. CARMEN scrive:

    hoooo
    maria cristina giongo da quanto tempo che non ci vediamo buongiorno.

    lo sai io mi sono presa 2 gatti, una femmina di nome lauretta e il maschio di nome macchia.
    Ciaoooooooooo

  38. Concy scrive:

    Anch’io voglio raccontarvi una storia.. Quasi tre anni fà il mio ragazzo (Marco) mi regaló un coniglietto .. Un bel batuffolino bianco testa di leone.. Era una femminuccia , il suo nome era tamburina.. Sin dal primo giorno capì che era un coniglietto sensibile e affettuoso.. L’allevai come una figlia, con lo stesso amore che si possa dare ad un bimbo, xk lei era la mia prima cucciola e prendermene cura x me era la prima cosa, il suo benessere era pane quotidiano x me .. I primi giorni di convivenza furono una scoperta , imparai a conoscere il suo linguaggio ed i suoi movimenti.. Era una piccola palla di pelo bianca tremolante con un microscopico puntino nero a mo di neo nell occhietto.. Ogni giorno con lei era una giornata di scuola.. Quando le diedi da mangiare x la prima volta aveva paura, paura di chi avesse accanto poi pian piano cominció a fidarsi di me e da quel giorno diventammo inseparabili.. Insieme alla mia famiglia notai ke la piccola mi regalava attenzioni , ogni volta ke la prendevo tra le braccia e la avvicinavo alla guancia lei usciva la piccola lingua , e leccava come x dire ( anch’io mi prendo cura di te) … Tutto filó liscio x 3 anni.. I problemi nacquero quando x lavoro sono andata all estero .. Lei non era più la stessa a , spesso era aggressiva e abbattuta come se gli mancasse qualcosa , nonostante il fatto k la mia mamma gli regalasse tante attenzioni… Infine ieri pomeriggio chiamai a casa e la mia nonna mi disse che il coniglio non mangiava più non beveva più e non aveva la forza di muoversi, allora io presa dall’agitazione chiamai la mia veterinaria che purtroppo si trovava fuori x vacanza , e un’altra dottoressa dello stesso ambulatorio mi disse di portarla immediatamente da lei x vedere di che natura fosse il problema.. C’era un blocco intestinale in corso , quel poco che hanno potuto fare era somministragli un antibiotico e massaggiargli il pancino. Così è stato detto e così è stato fatto.. Ma la mia tamburina la sera stessa ovvero ieri non c’è l’ha fatta.. Si è spenta tra le braccia della mia mamma, ed io sono a peZzi , non faccio altro ke darmi delle colpe.. penso ke il mio coniglio prima che cominciasse a soffrire x il suo blocco soffrisse anche x la mia lontananza ..Lei è stata la mia prima cucciola.. E la terrò sempre nel mio cuore❤️
    Spero di non aver annoiato nessuno , mi andava di condividere con voi ciò ke sento adesso…

    • Carissima Concy,

      grazie di cuore per la tua commovente storia e coraggio. Capisco benissimo il tuo dolore, gli animali sono i nostri amici migliori e più fedeli. Il tuo coniglietto ti voleva veramente bene. Ma come sai i conigli non vivono a lungo. Mio figlio ne aveva uno che è morto a 8 anni, dopo aver subito tre operazioni, le ultime due agli occhi, per cui era completamente cieco.

      Ma lui non voleva separarsene e non gli importava di spendere soldi in operazioni costose per il suo amico, che era adorabile: alla sera il coniglio……guardava la Tv con lui, sulle sue ginocchia.

      Sicuramente le sarai mancata ma non farti sensi di colpa. Anche la mia gatta non mangiava più quando l’abbiamo portato in pensione. Per fortuna siamo tornati dalle vacanze in tempo, altrimenti sarebbe morta di dolore…..ci hanno detto. Non usciva nemmeno più dal suo cesto. Ora, quando andiamo in vacanza viene a casa nostra un’amica, ogni giorno, a darle da mangiare e a tenerle compagnia. Ma tu avevi lasciato Tamburina alla mamma, quindi, a parte l’inevitabile nostalgia per la sua padroncina, era con una persona cara. Purtroppo si è ammalata.

      Non potevate farci nulla. Tienila nel tuo cuore e se hai una sua foto mettila pure nella pagina di facebook del Cofanetto Magico ( è un gruppo aperto) o nella mia ( a nome Maria Cristina Giongo), condividendola con noi tutti. Un abbraccio!

  39. Piera secci scrive:

    Ho un problema. .da due giorni il nostro porcellino d’india che vive già da più di un anno con il nostro coniglietto ha iniziato a mangiarle completamente i peli della testa del coniglio lasciando la pelle rosa .. ..che succede? Cossa posso fare?

Leave a Reply for maria cristina giongo