Umberto Eco
Lo scorso 7 maggio nella città olandese Nijmegen (in Italia meglio conosciuta come Nimega), è stata consegnata un’onorificenza ad uno scrittore e studioso molto stimato anche all’estero, Umberto Eco. Si tratta della Medaglia per la pace, assegnata per la prima volta nel 2010 al francese Jacques Delors, presidente della Commissione Europea dal 1985 al 1995. Viene conferita ogni due anni a personaggi che si sono distinti per il loro impegno nel continente europeo prodigandosi per un futuro migliore dell’Europa.
Il Professor Umberto Eco, (ora senza barba….), con la giornalista Maria Cristina Giongo
Copyright foto: Maria Cristina Giongo
E’ un’iniziativa del comune di Nijmegen in collaborazione con il Ministero degli esteri, l’Università Radboud, un fiore all’occhiello nel campo della ricerca in Europa, e con l’apporto del Royal Haskoning (3900 dipendenti, 60 filiali in tutto il mondo) che si occupa della tutela e posizione in Europa delle industrie, la cui salute è fondamentale per il futuro delle nazioni.
Umberto Eco ha fatto parte di un progetto di intellettuali per un’Europa unita, insieme al filosofo, storico tedesco Jurgen Habermas e al filosofo francese Jacques Derrida. Come ha sottolineato lui stesso è importante “tradurre la lingua dell’Europa” per conservare la nostra eredità culturale. Infatti uno dei suoi libri, “Il nome della rosa”, è stato tradotto in 47 lingue; in Olanda è uscito in 50 ristampe. La scelta di Nijmegen non è casuale: proprio in questa bella cittadina furono firmati, nel 1678 e nel 1679, i primi due trattati di pace che ponevano il fondamento per una cooperazione fra i Paesi europei.
Ne hanno parlato tutti i più importanti giornali olandesi e finalmente non hanno scritto articoli sull’Italia riferendosi solo al bunga- bunga o al codardo comandante Schettino che ha abbandonato la sua nave mentre stava affondando, salvandosi per primo. Questa volta, grazie a lui, il nostro Paese è stato considerato per quanto vale e per le persone che veramente lo fanno valere.
L’organizzazione olandese è stata perfetta, anche da parte del comune di Nijmegen.
Mi spiace soltanto che le riviste e i quotidiani italiani abbiano dato poco rilievo a questo evento internazionale; oramai troppo concentrati sui gossip. A parte Avvenire, che ha pubblicato un mio articolo in anteprima (cliccare qui per leggerlo).
Il sindaco di Nijmegen, Il Dottor W. Dijkstra, nella bella sala del Comune di questa città, che porta il nome di Treveszaal. Copyright foto: Maria Cristina Giongo
La cerimonia si è tenuta nell’imponente Chiesa St. Stevenskerk, del tredicesimo secolo. E’stata aperta dal magnifico rettore Bas Kortmann, dell’Università Radboud di Nimega e da un discorso di benvenuto del sindaco Dijkstra. Poi ha tenuto una conferenza la Professoressa Ellen van Wolde, docente di testi del giudaismo, che ha studiato all’Università di Bologna, dove anche il noto scrittore ha compiuto i suoi studi. Indi Umberto Eco ha ricevuto la Medaglia per la pace, con l’encomio di Ben Knapen, Segretario di Stato del Ministero degli Affari Esteri dei Paesi Bassi. Alla fine ha tenuto il suo discorso ringraziando onorato per il prestigioso riconoscimento; di cui anche noi italiani siamo fieri, come ogni volta che un nostro connazionale ci rappresenta degnamente all’estero. La qual cosa ultimamente accade sempre meno!
Ho incontrato il grande scrittore personalmente (invitata pure io dal Ministero degli esteri). Pensavo che fosse una persona piuttosto distaccata e annoiata da noi giornalisti. Quando si è così famosi con il tempo le interviste costituiscono soltanto un peso. Invece mi sbagliavo: ho conosciuto un uomo dotato di un sottile senso dello humor, disponibile, gentile e un vero gentleman. Inoltre un uomo ricco di sapienza e di cultura, di cui sono intessuti i suoi libri. Ma questo lo si sapeva già.
Professor Eco, potrebbe essere d’aiuto una lingua ufficiale uguale per tutti i Paesi?
No. E’un’utopia. Neanche l’Esperanto ha avuto successo. Io sono per il polilinguismo. Secondo me nessuna cultura dovrebbe imporsi su un’altra cultura. Il problema non è quindi quello di una lingua base unica, ma piuttosto di predisporre la possibilità di un incontro fra varie culture che cerchino di capirsi fra di loro, pur mantenendo la loro identità.
Che cosa pensa della crisi che ha messo in ginocchio la Grecia?
Che sarebbe stata peggiore se non avesse fatto parte della Comunità europea. Sarebbe affondata. I sentimenti antieuropei hanno trasformato una collaborazione in una guerra: non a livello di combattimento fisico ma di una battaglia economica fra Nord e Sud. Eppure noi abbiamo un grande senso dell’identità europea. Un italiano si trova meglio con un nordico che con un americano. In Europa abbiamo provato sulla nostra pelle che cosa è la guerra; è scritto nella nostra “memoria”. Diversamente dagli americani. Se noi dovessimo iniziare a contare uno per uno i 50 milioni di caduti durante la Seconda Guerra Mondiale forse saremmo pronti fra 33 anni con la nostra conta.” Ecco perchè in realtà adesso avremmo solo bisogno di pace.
La Chiesa St. Stevenskerk, in Nimega.
Ma che cosa si può fare per ottenere e conservare la pace?
Accettare la diversità, cercare l’interculturalità. L’Europa nei prossimi decenni diventerà un continente “multicolore”. E’inutile negare che l’afflusso di stranieri in Europa dà fastidio a molte persone: eppure non si può fare altro che accettarlo, vincendo vecchi pregiudizi. In futuro le culture saranno molteplici e tanto mescolate da crearne di nuove. Si tratta di segnali importanti già accaduti in passato e che più volte hanno cambiato il volto del Vecchio Continente. E non si parla di statistiche sull’immigrazione extracomunitaria, comunque in costante crescita, ma di un fenomeno che ormai viene definito migrazione. Si tratta dell’incessante movimento della popolazione povera del sud del mondo, (e in continua crescita demografica), verso il nord ricco e sempre più spopolato.
L’immigrazione può anche essere controllata politicamente ma la migrazione no. Quindi il problema non è tanto se gli studenti in Francia possono portare il chador o quante moschee si possono costruire a Roma. Il problema è prepararsi, a tutti i livelli, ad un’Europa multiculturale. E’ importante farlo partendo dall’educazione scolastica, per insegnare ai giovani ad accogliere la diversità etnica, culturale, sociale. Altrimenti accadrà come avvenne con i patrizi nella Roma antica, che si opponevano al fatto che i Galli, i Samaritani, gli ebrei diventassero cittadini romani. In realtà sono stati loro a cadere nel dimenticatoio, sconfitti dalla storia.
Maria Cristina Giongo
CHI SONO
Een woord van dank aan de gemeente Nijmegen voor de mogelijkheid om deze ontmoeting met Umberto Eco te kunnen beleven (Un ringraziamento al Comune di Nimega per questo speciale incontro con Umberto Eco).
Proibita la diffusione del testo e delle fotografie senza citare l’autore e la fonte di provenienza.
Nijmegen , 7 maggio 2012. Ancora un’immagine del geniale scrittore italiano Umberto Eco nella “Treveszaal” del Comune di Nimega, con l’autrice di questo articolo.
Copyright foto: Maria Cristina Giongo
Tags: il nome della rosa, libri, maria cristina giongo, multiculturalismo, nijmegen, olanda, umberto eco
Bella intervista, Cristina. Ciascuno di noi italiani, se davvero volesse migliorare il futuro del nostro Paese e dell’Europa, dovrebbe sforzarsi d’ampliare sia i propri orizzonti che la propria cultura. Rendendoli vasti, magari, come quelli di Umberto Eco!
Pietro
Grazie, caro giornalista poeta….
Hai ragione! La cultura non ce la porterà via nessuno….
bellissima intervista, complimenti! Fra l’altro è sempre molto confortante sapere che un personaggio così noto sia anche tanto disponibile e alla mano. Anche se, devo dire, sicuramente tu gli hai reso facile dimostrarsi tale.
Tutto vero , tutto giusto , bella intervista , bella anche tu Cristina !!!!! la cosa che ritengo essenziale però è che prima di ” aprire le porte al mondo ” dobbiamo tutti rispettare e far rispettare le regole !! ogni paese e ogni civiltà ha le sue di regole ed è troppo comodo dire ” aprite a tutti e non abbiate paura “, come ho detto prima , è giusto ma prima è giusto anche chiedere chi sei cosa vuoi e dove vai , se entri rispetti le mie cose , la mia cultura e ci paghi pure le tasse !!! sbaglio ?
Grazie a tutti per i vostri commenti e apprezzamenti.
Condivido il tuo pensiero Lorella, soprattutto il fatto che se vai in un altro Paese devi anche adattarti al loro tipo di vita e di regole; senza pretendere che siano solo loro ad adattarsi alle tue.
Tempo fa arrivò in Olanda un uomo ( ma non fu il solo….) la cui religione permetteva la poligamia. Si sposò 9 volte e poi se ne tornò al suo Paese lasciando tutte le 9 mogli nei Paesi Bassi, dove sono mantenute dallo stato, con lauti sussidi. Questo non è giusto.