POESIA DI NOVEMBRE, omaggio a Pirandello

 

 

 

          Luigi Pirandello (foto tratta dal sito «it.wikipedia.org»)

 

Per prudenza (casomai l’introduzione che state or ora leggendo si lasciasse andare, almeno ogni tanto, a eccessiva presunzione) vi chiedo subito perdono e poi comincio a confessarvi (senza indugio alcuno) che Luigi Pirandello è il mio nume tutelare: colui che in qualche modo mi tenne a battesimo, quand’ero adolescente, indicandomi premuroso (con la prosa lirica che scorre intensamente nei suoi ultimi racconti) la strada che mi portò via dai gironi del dolore, accompagnandomi a rinascere in seno alla poesia.

 

 

 

La copertina di Amori senza amore, antologia mondadoriana del 1989, nella quale compaiono ventinove racconti a firma di Pirandello. In uno di essi, viene citato un certo Nicola Pancamo

 

 

E adesso che la Musa è tra i miei amori preferiti (con la radio, la Roma, le marce nei boschi e Steffi Graf) mi accorgo di una cosa: era inevitabile sul serio che fosse proprio lui a farmi da guida e da “maestro”. Era scritto nel destino. Ma anche, come ho appreso da una piccola ricerca assai sentimentale fra archivi e biblioteche, in una novella giovanile del grande agrigentino –nella quale si menziona un mio lontano e siculo parente (tale Nicola, identico a me per cognome, ovviamente)– e in una silloge di versi che un altro mio remoto e pancamiano consanguineo (il politico Edoardo) diede alle stampe molti anni orsono, intitolandola Primizie e dedicandola per intero al mio padrino putativo, al mio Google (ah no, Virgilio!) personale. A cui io pure voglio rendere omaggio con affetto, pubblicando qui di seguito un mio testo (indegno) che cerca d’imitare (invano, va da sé, o comunque goffamente) i motivi e le atmosfere di splendidi racconti: quelli che Pirandello concepì appositamente, a pochi passi dalla morte, affinché “pervadessero” raccolte suggestive quali ad esempio Una giornata o Berecche e la guerra.

 

 

 

     Virgilio (acquaforte di G. M. Macchiavelli da Ernesto Trucchi,
      Esposizione della Divina Commedia, La Prora, Milano, 1946)

 

 

PIRANDELLIANA

Vecchio! La vita?
Ti piaceva…
«Sissì… Beh
in fondo vivevo
solo per ricordare me stesso:
per non avere rimpianti
o rimorsi».
E la seguivi, allora.
La seguivi!
«Sissì…
Magari non per nobiltà
o entusiasmo
o speranza. Nonnò…

Per una ragione, invece,
molto più romantica:
perché non mi scacciava…

Ma sì! Poi l’eco di uno sguardo,
l’eco di uno sguardo
s’infrange nel cuore:
e tutto quello che resta da vedere
è il desiderio di guardare».

Pietro Pancamo
CHI SONO

 

 

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63 Responses to “POESIA DI NOVEMBRE, omaggio a Pirandello”

  1. Cristiano scrive:

    Toccante.
    Grazie Pietro!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Grazie a te, Cristiano, da un “bieco spergiuro”.
      Teniamoci in contatto! Da vecchio lupo dei boschi, quale sono, ho sempre ammirato i lupi di mare. O, meglio, di fiume… :-)

  2. Antonella scrive:

    E’ strano… a volte, quando noi amiamo infinitamente la Vita, è Lei a scacciarci riservandoci la morte.
    Altre volte, è la Vita stessa ad innamorarsi di noi…. E anche quando non ricambiata continua ad amarci, facendo rivivere anche chi è morto dentro.
    Ed è proprio allora che nasce una delle forme più elevate di pura sensibilità.
    Quella è la nostra eredità… e di certo non saremo solo noi a ricordarcene.
    Avremo così la possibilità di soddisfare il nostro desiderio di “continuare a guadare”… oltre.
    Grazie di cuore Pietro!

    Antonella Magliozzi

    • Pietro Pancamo scrive:

      Ho apprezzato davvero i toni filosofici e sfumati di questo pensoso e raffinato commento. È proprio così, cara Antonella: l’arte ci aiuta a rinascere, a ricominciare. E ricominciare, a volte, è l’unico modo… per continuare.

  3. Maria Cristina Giongo scrive:

    Hai ragione, cara Antonella!

    Chissà chi ” muove i fili di tutto questo” e quando lo capiremo, finalmente in pace nella luce eterna…

    Grazie per il tuo bel commento!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Grazie per il tuo intervento, cara Cristina. Per come la vedo io, spesso a muovere i fili è solo il vento (intendo il caso, ovviamente). Ma poi subentra, per fortuna, colui che, tanti secoli fa, ci ha insegnato a “guardare oltre”. Oltre noi stessi e, perciò, oltre la morte.

  4. Anna Maria Benussi scrive:

    un’emozione intensa, un pensiero condivisibile

  5. Alberto Barina scrive:

    Mi verrebbe da dire didascalicamente esistenziale in piena atmosfera Pirandellesca!!!! Bravo Pietro!!!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Sei molto gentile, caro Alberto. Che vuoi… era giocoforza che, prima o poi, cercassi d’ispirarmi al grande Luigi. Infatti è uno scrittore che mi ha sempre affascinato, sempre colpito. Ecco sì, colpito! Perché se priviamo il suo cognome della prima sillaba, che cosa otteniamo? Un bastone, ovviamente: un pi… randello. :-)

  6. Luciana scrive:

    Grazie per la speranza. E’ veramente toccante.

    • Pietro Pancamo scrive:

      “La speranza è l’ultima a morire, ma la prima a sentirsi male”, diceva quello. Invece io, a leggere il suo commento, mi sento davvero bene. Grazie Luciana!

  7. Laura e Mariateresa Degiorgis scrive:

    Invidio sempre la straordinaria sensibilità di Pietro e la sua capacità di esprimerla in poesia di altissimo livello.

    Sei eccezionale Pietro! Non smettere!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Smettere!? Tze, non ci penso neanche!!
      E comunque sì, lo confesso: sono commosso… Non so, sinceramente, se questa mia lirica sia di altissimo livello. Ma lo è, di sicuro, la riconoscenza che nutro per voi. Grazie, insomma. E di tutto cuore!

  8. Laura e Mariateresa Degiorgis scrive:

    Di fronte a questa tua poesia,Pietro, mi pare d’essere un pigmeo di fronte a un gigante.Non so che dire .Io ho ,finora,avuto l’impressione che la vita mi abbia solo sorriso.Forse perchè sono dotata di scarssima introspezione.La tua poesia, comunque,mi ha fatto stranamente meditare (al di là delle mie abitudini)

    • Pietro Pancamo scrive:

      Dài, non esagerare: sono 1,78 e basta. E a ogni modo so bene che stai peccando di eccessiva modestia. I Degiorgis sono stirpe di alto lignaggio intellettuale: fra di voi c’è gente laureata in psichiatria, legge e addirittura filosofia! Quindi mi spiace, ma il tuo tentativo di sminuirvi è miseramente fallito. :-)

  9. victoria blanchard scrive:

    This pensive homage to Pirandello, which seeks to imitate and does so most successfully, is equally impressive in its own “write”. With admirable precision Pancamo fashions his thoughts into gentle cadences entirely appropriate to his theme. Not a word is superfluous, not a sentiment overblown. Distilled within so few lines is not only a meditation on life but also an insight into the creative impulse, with a final uplifting affirmation of its resilience. A deceptively simple poem which is anything but artless and which inspires us to reflect ourselves upon these matters. What more can we ask?

    • Pietro Pancamo scrive:

      another poem by Pancamo, of course! :-)

      Dear Victoria Blanchard,
      I apologize for my quip and immediately add that I’m really enchanted with the meticulous, empathetic and evocative way you have analysed my work. The polished style of your prose betrays you as a very clever and learned woman of letters. I must admit I feel deeply honoured to have been favourably reviewed by you.
      Once again, I’m sorry for my rough English. I’m Italian, after all, and I can’t help it!

  10. Maria luisa scrive:

    bravo !! commovente e toccante, poesia di altissimo livello

    • Pietro Pancamo scrive:

      Accidenti, se continuate a ripetermelo tutti che sono un tizio d’altissimo livello, poi lo so che finisco per crederci. Sono suggestionabile, io…
      Al di là degli scherzi, grazie mille, grazie mille sul serio, cara Maria Luisa.

  11. Stefania scrive:

    La tua poesia fa vibrare le corde più sensibili del nostro intimo. Senza fronzoli ma con una carica espressiva profonda e originale. Complimenti!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Cara Stefania,
      anche lei è stata estremamente cortese. Ed io sono sempre lieto di ringraziare molto chi mi “accorda” il suo favore.

  12. Susy Pagliaro scrive:

    Inizio ad ascoltare il “dialogo”… Un movimento pacato,quasi rassegnato,rafforzato da quel “Sissì”pronunciato più di una volta. Poi,quei tre versi risolutivi… e l’attributo ed il verbo mi scuotono. “Romantica” è geniale,con quella sua capacità di velare con grazia un “sentire”profondo. E quel “non mi scacciava” è un movimento repentino che conduce la mia anima all’incontro con l’altra. Allora,l’emozione-commozione si fa lacrima che non lascia spazio alla riflessione. Alla fine,sembra poca cosa quel “desiderio di guardare”. Ma i poeti vanno sposi ai loro occhi…agli occhi dell’anima che,raccontando,dona poesia. Allora,con “tutto quel che resta” si può continuare il viaggio tra la terra e il cielo. Un altro bel dono Pietro. Grazie!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Le brave attrici come Susy vanno spose, invece, alla propria anima delicata e melodiosamente ricettiva, che le rende poi capaci di scrivere commenti lirici sul serio (intrisi d’un’armonia per certi versi musicale, se non sinfonica addirittura). Eh sì, perché anche il paragrafo che Susy ha postato or ora, è suddiviso in movimenti (taluni più concitati, come un “presto molto”, altri più distesi, come un vero “adagio”). Bisogna dire che leggendoli par quasi d’assistere a un concerto (o a un seminario di suonoterapia). :-)
      Buon viaggio, Susy, e un grazie sincero!

  13. sara scrive:

    Poesia di riconoscenza…Rara in tempi di veleni. Un caro saluto

    • Pietro Pancamo scrive:

      Beh, anche le mie risposte sono di riconoscenza. Proprio come questa, che ora dedico a lei. Un caro saluto, Sara, e a risentirci presto!

  14. Cinzia scrive:

    Caro Pietro, la tua poesia così carica di significato, è un dono che piega ad un’ intima riflessione, grazie cari saluti.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Ed io, cara Cinzia, “piego” il capo in segno di ringraziamento. Anche a te, insomma, va la mia più genuina e schietta riconoscenza.

  15. lorella scrive:

    Ciao Pietro !!! come sempre emozionante ! bravissimo e complimenti , le tue parole invitano a riflettere …..grazie sei unico !!!!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Cara Lorella,
      ti reincontro con grande piacere. Un grazie sentito per le tue parole di elogio.
      P. S. – Hai proprio ragione: sono unico. Figlio unico. Ma, per fortuna, con tanti cugini. :-)

  16. Maria Cristina Giongo scrive:

    Complimenti, Pietro, che bei commenti!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Questi commenti, cara Cristina, son solo merito tuo. Non li avrei mai ricevuti, infatti, se tu non fossi stata così gentile da accogliermi generosamente nell’amabile “famiglia” del “Cofanetto Magico”. Grazie, dunque. Ti sono obbligato.

  17. Elena e Raffaele scrive:

    Semplicemente bellissima e toccante…tantissimi complimenti!

    • Pietro Pancamo scrive:

      E tantissimi ringraziamenti a voi, Elena e Raffaele. Sapersi stimati è una soddisfazione impagabile, sempre!, e davvero consolante.

  18. Antonella scrive:

    Caro Pietro la tua poesia, è un grido di speranza, di nostalgia, di ricordi!…….
    Solo con la saggezza e l’amore si superano certi momenti di nostalgia.
    Complimenti e grazie per le tue belle riflessioni.
    Un caro saluto.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Di fronte alla perspicace attenzione con cui hai letto i miei versi, cara Antonella, la cosa più saggia da fare è senz’altro ringraziarti con autentica gioia.

  19. antonio scrive:

    molto bella
    grazie pietro

  20. Valeria Martina scrive:

    MARIATERESA mi ha parlato con entusiasmo della tua poesia. Capperi se aveva ragione! Mi ha passato l’anima e mi intriga e mi stimola, quale benefica fonte di pensieri e di riflessioni!
    Grazie Pietro, anche per i tuoi commenti in cui ti dai a noi con generosità.
    Valeria

    • Pietro Pancamo scrive:

      I generosi siete voi, che m’inondate di commenti lusinghieri e incoraggianti! E a questo proposito, ecco un’osservazione doverosa: “Capperi se aveva ragione!” è uno dei complimenti più belli che un poeta, o un artista, possa ricevere. E ti giuro, cara Valeria, che dico davvero. Non sono mai stato così serio. È dunque con un saluto grato e sorridente che mi congedo adesso dalla tua gentilezza (e, inutile aggiungerlo, da quella di Teresa).

  21. marisa scrive:

    La nostra vita resta un mistero insondabile, sia essa frutto del caso o di scelte trascendenti. A noi resta solo la possibilità di viverla fino in fondo. Il poeta ci dice che possiamo guardare. Forse questo è solo il primo passo; il più difficile, come quello tentennante del bimbo che da’ inizio alla grande camminata dell’esistenza.

    • Pietro Pancamo scrive:

      “Io sono la via […]” (Giovanni 14,6). Il passo è difficile, ma la strada è sicura. Grazie infinite, Marisa, per l’afflato religioso delle sue parole.

  22. Maria Cristina Giongo scrive:

    Anch’ io sono ammirata per i vostri bei commenti, che Pietro merita di sicuro.

    Cara Marisa,
    è vero, viviamo nel mezzo di un mistero insondabile, di cui facciamo parte. Non possiamo fare altro che accettarlo: nel bene e nel male.

    Cari saluti e buonanotte a tutti!

  23. Letizia scrive:

    Da due giorni mi risuona quel verso
    “perché non mi scacciava”.
    Guardo in faccia una realtà che volevo ignorare.
    Poi l’ultima strofa mi costringe ad accettare l’amarezza della condizione
    senile, o forse della condizione umana.
    Solo un poeta può essere così spietatamente sincero!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Spietato? Non so… Può darsi, volendo. Ma solo perché ha sperimentato su di sé l’inclemenza della vita e sofferto di una malattia che per diciotto mesi circa, lo ha reso vecchio anzitempo. E per quanto adesso, ormai guarito, abbia di nuovo l’età giusta (i suoi quaranta) non dimentica di certo il dolore che ha passato e che ha subito. Anzi, tormentato dal pensiero che quel dolore tornerà (stavolta per cause naturali, dovute al trascorrere degli anni), si consola come può, ripetendosi ogni tanto i versi e le parole di un poeta americano. Un poeta vero: “Gioventù, grande, gagliarda, innamorata – Gioventù, piena di grazia, forza, fascino,/ sai che la vecchiaia può venire dopo di te, con eguale grazia, forza, fascino?” (Walt Whitman).

      Spietato… Cara Letizia, questa sua “accusa” (così elogiativa) l’ho apprezzata davvero molto e, come può vedere, mi ha permesso di riflettere e chiarirmi alcune cose. Grazie!

  24. Maria Cristina Giongo scrive:

    Cara Letizia, anch’ io ero e sono rimasta colpita da quella frase, ” perchè non mi scacciava”….Ci veoi tutta la condizione umana e, come dici tu, ” l’ amarezza della condizione senile”.

    In fondo che cosa chiediamo, noi, poveri esseri umani, che cosa chiedono gli animali? Di essere accettati e non scacciati.

    Quando vado ( molto spesso) in un ospizio, in una di quelle cosiddette “strutture protette”, dove la ” protezione” dell’ anziano consiste nel mettergli una cintura di contenizione, privandolo del dono immenso della libertà di movimento, lavarlo, vestirlo, velocemente ingozzarlo con il cibo e poi rimetterlo a letto, mi viene da piangere, da urlare….perchè in tutto ciò non vedo un minimo di umanità, un minimo di rispetto per chi ha passato una vita a lavorare, ad occuparsi di figli, nipoti, ed ora viene trattato come una persona ” fastidiosa”, che serve solo per i soldi che paga per il ricovero; o per i sussidi che si ricevono per tenerla in vita.

    Scusate la tristezza di questo discorso ma sono molto amareggiata.

    Pietro Pancamo usando quella frase ci ha fatto pensare a quante persone elemosinano un po’ d’ amore. Dirlo in poesia non è facile; ma lui ci è riuscito.

    • Pietro Pancamo scrive:

      “Non essere più ascoltati: questa è la cosa terribile quando si diventa vecchi” (Albert Camus). Ma sappiamo tutti che Cristina, invece, sa ascoltare più che bene: il suo cuore, ma anche i suoi articoli, non smettono mai di lottare per il prossimo. E di soccorrerlo.

      • Maria Cristina Giongo scrive:

        Grazie, Pietro. E’ vero, ho sempre lottato per il mio prossimo; e ho sempre insegnato ai miei figli ad essere altruisti, a pensare prima agli altri invece che a se stessi.

        Forse non sarà la ricetta della TUA felicità ma almeno fai felici gli altri….

  25. ivana scrive:

    Ti ringrazio per l’eco che risuona dai tuoi versi…

  26. Pietro Pancamo scrive:

    Mi sa che ho esagerato con le citazioni, vero? Beh, chiedo scusa e rinnovo a tutti la mia riconoscenza per i commenti che ho ricevuto.

    Per Ivana: è vero, il grazie che ti ho detto era fra virgolette. Ma non si trattava di una citazione, lo giuro! Proveniva da me. :-)

  27. Bianca scrive:

    Una poesia di riflessione alla fine della vita che induce noi, che ancora siamo nel mezzo del cammino, a non soffermarci a guardare ma a inseguire quegli echi e quegli sguardi che ancora possiamo catturare.
    Grazie Pietro, molto bella.

    • Pietro Pancamo scrive:

      La selva che sempre ci assale a metà del cammino è davvero spaventosa ed intricata. Ma se ci fermiamo ad ascoltare bene, pian piano ci accorgiamo che è piena non soltanto della paura che ci incute, ma anche di echi (per l’appunto) e di canti e cinguettii. Sì, forse gli intenti di questa selva non sono del tutto malvagi. E magari attraversarla sino in fondo, attraversarla, per così dire, sino alla feccia, c’insegnerà qualcosa, addirittura. Per esempio, cara Bianca, ad apprezzare commenti acuti, garbati e pertinenti, proprio come il tuo.

  28. Maria Cristina Giongo scrive:

    Che bei commenti, Pietro! I fans delle tue poesie sono persone fantastiche e molto intelligenti!

    Bianca, gli echi e gli sguardi, se sappiamo coglierli, faranno sempre parte di noi.

  29. Giò scrive:

    “l’eco di uno sguardo s’infrange nel cuore…” : una bella pennellata di poesia,suggestiva ed efficace . Grazie.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Sì, esatto: una pennellata, composta di due versi. D’altronde è in pratica da sempre, no?, che poesia e pittura vengono “dipinte”, dai più grandi pensatori, come arti sorelle (se non gemelle addirittura). Grazie, Giò, per la tua lucida, incisiva osservazione.

  30. Simona Gionta scrive:

    In “Uno, Nessuno e centomila” Pirandello scrive: “perché la realtà d’oggi è destinata a scoprircisi illusione di domani. E la vita non conclude. Non può concludere. Se domani conclude, è finita”.

    La corsa della vita, l’ansia, il rimorso, il rimpiato e la fretta: stati d’animo e situazioni sempre più comuni con la speranza che non ci resti solo il guardare ma il DESIDERIO di guardare, vivere, assaggiare, sperimentare, affrontare.

    Auguro a te Pietro di non seguire semplicemente la vita, di non assaporare l’illusione del domani ma tutta la bellezza della realtà d’oggi.

    Con stima,
    la tua collega di cuffie,
    Simona

  31. Amaranta scrive:

    La vita, sempre sfuggente e difficilissima da definire, quasi un amore contrastato, talvolta non ricambiato, è al centro di questa lirica breve e pregnante. Chissà quante persone si domandano se sia possibile capire cosa significhi davvero vivere e quale sia la differenza con il semplice ‘lasciarsi vivere’. O se, come racconta sempre Pirandello nel bellissimo ‘Il fu Mattia Pascal’, a volte non ci ritroviamo nella condizione paradossale di vivi che si portano i fiori sulla tomba. Il mistero è ancora fitto, ma fa parte della natura umana l’interrogarsi.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Vero, il mistero è fitto. Ma quando vira al paradosso (per esempio questo: “La vita è così breve, che non si ha neanche… il tempo di morire”) ci capita, almeno, di sorridere un po’. Salvo poi domandarci (colti alla sprovvista dal milionesimo dubbio esistenziale): “Hmm… sorridere sarà vivere o lasciarsi vivere? Accidempoli, e chi lo sa!?”. A Pirandello, ovviamente, l’ardua risposta. Invece a lei, cara Amaranta, un grazie assai gioviale per aver fatto visita, gentilmente, alla mia poesia di novembre.

  32. maria luisa scrive:

    versi bellissimi, toccanti, la vita molte volte assomiglia a una espressione irrisolta….. bravo Pietro

  33. Marisa scrive:

    Molto, molto espressiva questa poesia che mette in evidenza le difficoltà del vivere quotidiano soprattutto per chi come me vive la stagione della vecchiaia, ma molto importante saper cogliere l’eco di uno sguardo e mantenere il desiderio di guardare. Grazie per per donarci sempre dei profondi motivi di riflessione!

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