Poesia d’aprile: “Armatura di chiave”

Fotografia (modificata) di Surian Soosay

 

La morte. Ammetto, cari amici, che rifletto molto su di essa; e questa mia tendenza a meditare sul destino ultimo di ciascun essere umano (ovvero la scomparsa, la dipartita, il ritorno alla cenere e alla polvere) oltre a rivelarsi comunque stemperata, nel componimento di oggi, da una chiara vena ironica e da una spiccata cadenza prosastica, affonda le radici in una mia esperienza giovanile senz’altro negativa: mi riferisco a quel periodo della mia adolescenza, durante il quale –ritrovandomi in più d’un’occasione a guardare la morte dritto negli occhi– soffrii di anoressia per circa un anno e mezzo. La guarigione che per fortuna sopravvenne a rigenerarmi, scongiurando la malattia, probabilmente la devo proprio all’ironia. Quest’ultima è secondo me un’autentica forma di coraggio, forse l’unica in grado di consolare davvero e donare la forza necessaria a tirare avanti ugualmente, nonostante le innumerevoli difficoltà della vita.

 

Fotografia (non modificata) di Inga Beretta

 

ARMATURA DI CHIAVE

La morte è in posizione enclitica, rispetto alla vita. Questo l’ho capito proprio ieri, ragionando per analogia inversa: ricordo infatti che l’intuizione m’è venuta mentre (commentando per iscritto un libro di poesie) riflettevo acutamente che gli estremi editoriali (quelli che noi letterati piazziamo in cima alle troppe recensioni) son decisamente come il tabellino per gli articoli di calcio.

Pietro Pancamo
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54 Responses to “Poesia d’aprile: “Armatura di chiave””

  1. Maria Cristina Giongo scrive:

    Caro Pietro,

    non parlo volentieri di morte, perchè vorrei tanto che questo nostro Cofanetto magico possa essere sempre fonte di vita, di sogni magici, di allegria, di foto gioiose. Tuttavia la morte esiste; ed è positiva quando arriva come conclusione di una vita lunga e bella, anche fra alti e bassi, gioie e dolori. In quanto è legge di vita che se nasciamo, poi, inevitabilmente, un giorno moriremo.

    Purtroppo a volte arriva molto presto, a volte arriva con dolore. E spesso dopo lunghe malattie, sofferenze fisiche e psichiche.

    Quindi non possiamo evitare di parlarne anche sul Cofanetto. Soprattutto quando, come è avvenuto nel tuo caso, raccontandoci oggi il tuo grande patimento per essere stato affetto da anoressia, alla fine ci hai trasmesso un pensiero POSITIVO. Combatterla! Combatterla con forza ed IRONIA.

    Mi spiace tanto per la tua sofferenza passata, che ora hai il coraggio di esternare e di dividere con i tuoi amici del Cofanetto. E sono felice che tu ne sia uscito. Che sia di esempio per tutti: ce la puoi fare, SE LO VUOI.

    Con l’ aggiunta di un pizzico di ironia….

    Un abbraccio,

    Cristina

    • Pietro Pancamo scrive:

      Grazie infinite per la solidarietà e la stima che mi dimostri, cara Cristina.
      Hai ragione: la morte è positiva, qualora arrivi al termine di un’esistenza pienamente vissuta e che si sia assaporata sino in fondo. A tal proposito mi sembra davvero pertinente citare queste parole di Erich Fromm: «[…] l’idea di dover morire senza aver vissuto è insopportabile».

      • admin scrive:

        E bravo Fromm….codivido in pieno!
        E io risponderei con un’ altra citazione di un grande: ” Essere una forza della natura invece che un ammasso di disturbi e di rimostranze, invece di lamentarci che IL MONDO NON SI E’ DEDICATO A REDERCI FELICI”.

        Ma, tu, caro Pietro, mi pare che sei un lottatore. Alla fine vinci sempre tu. Come mi ha detto Roberto Vecchioni durante l’ ultima mia intervista che gli ho fatto a Milano; ” al dolore dico sempre TU NON MI AVRAI MAI, TU NON VINCERAI MAI”. L’ ha anche espresso in un’ultima sua canzone. Lui la sofferenza e la malattia da cui è stato colpito li combatte e continua a combatterli quortidianamente!

        Un abbraccio, caro Pietro, a te e a tutti i tuoi magnifici amici che ti scrivono nella TUA pagina del Cofanetto! Non puoi certo lamentarti, con attorno a te delle persone così care, sensibili ed intelligenti che ti stimano; un grazie di cuore da parte mia per i loro commenti, che leggo sempre con molto interesse! Sono felice della tua collaborazione per il Cofanetto magico!

        • maria cristina giongo scrive:

          P. Il Grande…..è George Bernard Shaw, che ha anche scritto ….

          « Se tu hai una mela e io ho una mela e ce le scambiamo, abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un’idea e io ho un’idea e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee »
          (George Bernard Shaw)

        • Pietro Pancamo scrive:

          Cara Cristina e cari lettori,
          di nuovo un grazie immenso per la considerazione in cui mi tenete.

  2. Claudia Tagliabue scrive:

    La morte si potrebbe definire un prosequor della vita in un’altra dimensione..Se ne parla malvolentieri, è logico ed umano, ma purtroppo fa parte del nostro cammino verso l’ignoto futuro (“del doman non c’è certezza).. Grazie Pietro per il coraggio dimostrato nel volerci rendere partecipi della tua passata sofferenza, fortunatamente debellata!!! Ho sempre ritenuto l’IRONIA una condizione POSITIVA e tu ne hai dato conferma… In sintesi “SE VUOI, PUOI…” Buon lavoro, a presto, un abbraccio.

  3. Marisa scrive:

    La morte fa parte della vita. Per questo ritengo sia determinante raggiungere, anche attraverso esperienze dolorose, la “capacità” di pensarla, di parlarne per condividere le nostre sensazioni con le persone che più ci sono vicine, ma, soprattutto di affrontarla con una sana ironia. Grazie comunque per averci esternato questi Suoi pensieri che aiutano sempre ad approfondire i perchè de nostro esistere. Marisa g.l

    • Pietro Pancamo scrive:

      Grazie per il suo intervento, cara Marisa.
      Personalmente, comincio a credere che la nostra esistenza non abbia un perché così netto e definito. Basti pensare a ciò che affermava Dino Buzzati: «L’uomo […] è una imprevista anomalia verificatasi nel corso del processo evolutivo della vita, non il risultato a cui l’evoluzione doveva necessariamente portare. È mai concepibile infatti che l’officina della natura mettesse determinatamente in circolazione un animale nello stesso tempo debole, intelligentissimo e mortale cioè inevitabilmente infelice? Fu una specie di sbaglio […]».

      P. S.: «animale […] intelligentissimo»? Evidentemente il buon Buzzati non conosceva (beato lui) la genia di bruti e ritardati mentali che da sempre affolla il paesello umbro dove purtroppo risiedo (e i cui abitanti, per la maggior parte, altro non sono che un branco di subumani).

  4. Laura e Mariateresa scrive:

    Viviamo sereni!
    “A lungo più non saremo,
    ed il mondo continuerà ad essere,
    nè nome nè traccia di noi resterà.
    Prima d’ora non eravamo,
    e non ve ne fu alcun danno,
    dopo d’ora più non saremo
    e tutto sarà di nuovo uguale.”

    Omar Khayyam

    • Pietro Pancamo scrive:

      È vero: la nostra vita si esaurisce in un amen. Ciascun essere umano, infatti, scompare presto, anzi subito. Però la sua morte dura all’infinito. Dunque di noi un qualcosa resta, in verità. E per sempre, addirittura… :-)

  5. Elena Cassardo scrive:

    La morte ha tante sfaccettature. La maggioranza di noi umani la teme e la rifugge. I santi la cercano per raggiungere i loro ideali (la morte,ma nn peccati ) i malati la invocano per porre fine alle loro sofferenze. I depressi la anelano,ma poi quando riemergono dal loro torpore, gioiscono maggiormente del dono della vita. Per cui io concludere con ,,,, la morte e’l’altra faccia della vita.

  6. Arrigo scrive:

    caroamico…sei passato dalla anoressia alla IPERORESSIA di comunicazione.
    Circa la morte non esiste armatura che ci difenda…
    Speriamo che non sia una transizione a merde peggiori….pace ebene.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Oggi ho mal di schiena, caro Arrigo, quindi non raccoglierò la tua provocazione. Però vado a procurarmi subito paletta, ramazza e cestino…

  7. Laura e Mariateresa scrive:

    L’ironia è comunquesempre vincente (vedi la poesia sopra citata da Mariateresa) A me,Laura ,piace invece pensare che con la morte perdiamo la nostra sembianza umana per acquistarne una nuova,”universale”.Esattamente come la goccia d’acqua che,cadendo nel mare,perde la sua forma di goccia ma non la sua sostanza,secondo il bel paragone di Raimon Panikkar.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Secondo alcuni, la forma universale che già in vita ci abita e pervade, risponde al nome di anima o spirito. Secondo altri, invece, si chiama amore sfegatato per la Roma, per il Napoli, la Fiorentina, il Vattelappesca Calcio e robe simili… Chi mai avrà ragione? Non lo so davvero. A ogni modo si tratta di appellativi estremamente diversi, che rimandano a due visioni del mondo senza dubbio antitetiche (e alle quali, sinceramente, io preferisco quella che si gode dai telescopi del Mauna Kea Observatory).

  8. Marco scrive:

    Solamente con l’ironia si affronta al meglio la vita

    • Pietro Pancamo scrive:

      Ciao Marco, come va? Risentirti mi rallegra sul serio.
      Eh sì, hai colto nel segno: la nostra ironia dobbiamo usarla per domare la vita.

  9. Elisabetta Picco scrive:

    L’ ironia ci aiuta a cogliere il lato positivo delle cose che ci capitano nella vita e alimenta il sorriso. Elisabetta

  10. Nella scrive:

    Questa volta mi rifaccio alle due amiche Mariateresa e Laura, condivido pienamente la poesia di Mariateresa, non conosco invece il contenuto di Raimon Panikkar commentato da Laura.

  11. Anna Maria Benussi scrive:

    Anche questa volta mi colpisce la felice ricercatezza delle tue parole. Sì, la morte è in posizione enclitica rispetto alla vita, eppure è vero anche il contrario; se non vivessimo nella prospettiva della morte con le sue incognite, i suoi interrogativi, le speranze ed i dubbi conseguenti, credo che tutto diventerebbe più banale.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Sei un’amante degli sport estremi, cara Anna Maria? :-)
      Scherzo, ovviamente, e anzi ti ringrazio di cuore per aver apprezzato il mio stile anche stavolta.

  12. Elena scrive:

    Armatura di chiave fa parte della musica e della poesia che “sono solo rumori finchè non raggiungono una mente in grado di riceverle” come dice Paul Hindemith. Caro Pietro sii contento per l’ironia che sai e puoi mantenere dopo tanti affanni!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Certo è ironico sul serio che nonostante la mia ironia, gli affanni siano ancora qui, e al gran completo, fermamente decisi a infastidirmi più che mai. Pazienza… Seguirò il tuo prezioso consiglio, cara Elena: mi sforzerò dunque d’essere contento ugualmente (e a dispetto di tutto).

  13. valeria martina scrive:

    Ritengo che l’ironia sia una straordinaria risorsa, che aiuta le persone a “difendersi”, a “mantenere una distanza di sicurezza” da certi dolori, ma non a stare “autenticamente” meglio.
    Ma ognuno ha diritto alle proprie strade e -forse- alle proprie illusioni.. (ho in mente il mio commento sicuramente ingenuo alla poesia di marzo e la tua risposta, a proposito di lenti ottiico ed occhiali, carica di ironia).
    La poesia citata da Mariateresa mi sembra un sano invito alla vita e mi chiedo se un’autentica capacità di relativizzare sia o no imparentata con l’ironia….
    Un affettuoso abbraccio Pietro e grazie davvero per i pensieri che i tuoi scritti mi sollecitano, ci sollecitano.

    • Pietro Pancamo scrive:

      In realtà non c’era alcuna ironia (intesa, almeno, nel senso deteriore del termine); anzi la mia risposta voleva solo essere un ringraziamento sincero.
      Abbraccio ricambiato, cara Valeria Martina.

  14. Maria Luisa scrive:

    La morte è unica, non ha dimensioni, tutto il resto ne ha infinite …….

    • Pietro Pancamo scrive:

      Cara Maria Luisa, incrociarti in queste pagine è sempre molto stimolante.

      Siccome annienta, la morte è totalmente spoglia di dimensioni; per giunta è un posto in cui, ovviamente, non succede mai nulla. «Che noia i cimiteri: sono un tale mortorio!», usava dire un mio amico. E aveva proprio ragione.

  15. Enrico Parco scrive:

    Caro Pietro, anch’io sono convinto che l’ironia ci aiuti ad affrontare meglio le difficoltà…

    • Pietro Pancamo scrive:

      Sì, l’ironia è il rimedio ideale per sopravvivere alle difficoltà. E come diceva Saul Bellow, sopravvivere è il successo più grande.
      Grazie d’essere tornato a trovarmi, caro Enrico!

  16. Santina.P scrive:

    Nonostante la vita sia un misto di dolore e tristezza, per affrontare tutto questo ci vuole molto coraggio o molta ironia. Ciao Pietro :-)

    • Pietro Pancamo scrive:

      Ma anche molti commenti simpatici e profondi proprio come il tuo, Santina, o come quelli che voi lettori mi lasciate puntualmente. Ringraziarvi è d’obbligo, cari amici, e lo faccio con grande piacere.

  17. Cristiano scrive:

    L’ironia è l’essenza della vita: la sua unica certezza è il suo opposto ovvero la morte.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Il tuo pessimismo filosofico, caro Cristiano, ha un che di “maledettamente” baudelairiano, che senz’altro mi affascina!

  18. Antonella scrive:

    Caro Pietro,

    tutti i fenomeni sono sottoposti al ciclo continuo di nascita e morte……La vita nel senso più profondo è un continuo movimento dove tutto si trasforma. Se consideriamo l’universo come un’unica grande entità e lo paragoniamo a un vasto oceano, la vita di ogni individuo può essere raffigurata come un’onda in quell’oceano. Quando l’onda si alza dalla superficie c’è la nascita e quindi la vita; quando si fonde di nuovo con le acque, c’è la morte.
    Morire è un po’ come addormentarsi……molte parti di noi, durante il sonno smettono di funzionare; quando si muore, i sensi, la mente l’io consapevole si disgregano assieme al corpo e a cui nessuno può sottrarsi. C’è solo un modo per prepararsi alla morte: “VIVERE BENE”………Vivere bene significa sviluppare, coltivare ed elevare la propria vita…….con tanto amore.

  19. Laura e Mariateresa scrive:

    E’la morte che si appoggia alla vita o è lavita che si appoggia alla morte ? Vita e morte sono inseparabili e interscambiabili? E’ conveniente parlare di ciò che non conosciamo? Come dire l’indicibile?Intanto cominciamo a vivere nel miglior modo possibile per noi e per gli altri ,il che è già tanto impegnativo.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Come dire l’indicibile? Tacendo, suppongo… Ecco perché i timidi come me vengono scambiati per poeti.

      La riga precedente l’ho saltata (lasciandola rigorosamente in bianco) perché rappresenta il silenzio con cui vi esprimo tutta la mia riconoscenza. :-)

  20. Susy Pagliaro scrive:

    Ironia e consapevolezza…Consapevolezza di un “passaggio” che non annulla. Di vita in vita..Siamo figli dell’ Amore e l’ Amore non conosce limiti e confini! Ancora una volta, grazie, caro Poeta.

    • Pietro Pancamo scrive:

      La morte è un passaggio smarcante che ci lancia dritti filati, e palla al piede, verso l’eternità.
      Un grazie senza limiti o confini a te, amabilissima Susy!

  21. Maria Luisa scrive:

    Molta gente vive tutta la sua vita e muore senza mai conoscere che cosa sia veramente la vita e quale bellezza possa esservi nei rapporti umani. Ma questa bellezza si può conoscere solo quando si riesca a sollevarsi sulla mediocrità e la piccineria della vita quotidiana.

    • Pietro Pancamo scrive:

      «La pochezza ci accomuna, ci conforta: ci fa sentire a casa ed in famiglia. Ecco perché nessuno di noi è realmente interessato a liberarsi della mediocrità (ed è anzi deciso a sguazzarvi per sempre)». Sono convinto che i “piccini”, cara Maria Luisa, la pensino così.

  22. Mario F. scrive:

    Ciao Pietro.. :)
    Io penso che non dobbiamo preoccuparci tanto per la morte in sé.. Si sa che prima o poi ci tocca a tutti, fa parte del cerchio della vita..
    Una persona deve pensare a vivere intensamente ogni attimo che la vita ci da, sfruttarla al meglio, trovare il positivo in qualunque situazioni perché tutto accade per un motivo.. La nostra vita è come un opera di teatro non lasciamo che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi.. 😀

    • Pietro Pancamo scrive:

      Grazie per aver sintetizzato così bene il senso e la sostanza della nostra vita, caro Mario. Però auguriamoci che a fine spettacolo, gli applausi non ci giungano solo dagli esseri umani.

  23. Maria Luisa scrive:

    La morte spaventa chi, troppo conosciuto dagli altri, muore ignoto a se stesso”. (Seneca)

    • Pietro Pancamo scrive:

      Già che ci siamo, perché non soffermarci a considerare anche il caso opposto? Neppure chi si conosca a fondo, e per benino, riuscirà forse ad evitare il terrore assoluto che sempre ci riempie il cuore, quando la morte si avvicina; ma di sicuro non incapperà mai in quella che, secondo Georges Bernanos, è la peggior disgrazia che possa capitare ad un uomo: essere soddisfatto di sé.

  24. Maria Cristina Giongo scrive:

    Giusto, Maria Luisa! Il mediocre non gode di nessun bene, chiuso nel suo piccolo, inutile mondo. L’egoista ancora peggio, perchè non sa dare e quindi non riceve neppure.

    Complimenti, Pietro, 46 commenti al tuo pensiero poetico! Vuol dire che ci hai fatti riflettere!

  25. luciana imperato scrive:

    Grazie per l’amicizia che ci dimostri facendoci partecipi dei tuoi problemi.
    Da giovani si desidera la morte; da vecchi vorremmo che non ci raggiungesse mai. Quello che ci spaventa è che tutto continuerà senza di noi.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Interessarsi al prossimo, e ai suoi problemi, è certamente più grande come prova d’amicizia: per cui grazie a te, cara Luciana.

      P. S. – Tutto continuerà anche in virtù di ciò che avremo costruito e fatto, durante la nostra esistenza. “Colui che adempie la sua vita, morrà la sua morte da vittorioso, circondato dalla speranza e dalle promesse di altri” (Friedrich Nietzsche).

  26. Maria Cristina Giongo scrive:

    Splendido commento, Maria Luisa! Hai toccato un argomento molto importante: quello dei rapporti umani. Infatti è proprio nei rapporti umani che si nasconde l’ infelicità ma anche la felicità

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