Da anni la bacheca del mio ambulatorio ed il profilo del mio social network sono praticamente pieni di annunci di cagnolini e gattini, dolcissimi e bellissimi, in cerca di casa.
Ogni anno, almeno due volte all’anno, tutto il mondo di volontari animalisti e medici veterinari si “armano” per cercare di far adottare centinaia di cagnolini e gattini nati da “gravidanze indesiderate“.
Spesso sono figli di animali randagi che seguono solo un istinto naturale, ma, altrettanto spesso nascono da animali padronali, non sterilizzati, che inseguono un amore.
La NON sterilizzazione é una scelta motivata dalla paura dell’anestesia, della difficile gestione per il proprietario del post-operatorio, dal costo dell’intervento o, più scioccamente, dalla scusa ” dell’essere una pratica contro natura“.
Quella che voglio raccontare è la storia una gattina di giardino di nome Micia alla quale ho dovuto effettuare, qualche tempo fa, un parto cesareo.
Tutto è inizio con una telefonata poco prima delle tredici, ora di chiusura del mio ambulatorio, da parte di un cliente di nome Nello che, con tono allarmato, mi chiedeva aiuto.
Secondo lui, la sua gattina aveva partorito un piccolo già morto, ma, avendo la “pancia ancora gonfia“, ne doveva sicuramente far nascere altri e non aveva la forza di farlo da sola.
Cercai di calmarlo e gli chiesi di portarla in ambulatorio per tenerla in osservazione e stabilire se intervenire o meno con un parto cesareo.
Anche nei piccoli animali esiste il problema della distocia e, come per le donne, per ridurre al minimo la sofferenza del feto ed i rischi di sopravvivenza, bisogna intervenire chirurgicamente.
Dopo pochi minuti dalla telefonata, Micia era già in ambulatorio.
La mia prima impressione è stata quella di una gattina un pò agitata, “scombussolata”, ma non a rischio di vita, come invece il suo padrone mi aveva anticipato per telefono.
Si sa, i padroni un po’ansiosi spesso esagerano, senza rendersene conto, i sintomi dei propri animali, ed io ho imparato a non sottovalutare mai nulla e a controllare sempre in prima persona.
Effettivamente la pancia era enorme e, già alla palpazione, si riuscivano a sentire la presenza di altri corpicini.
Sistemai la mamma gatta in una gabbia piuttosto grande e cercai di renderla quanto più confortevole possibile con traversine assorbenti e trapuntine calde, le diedi acqua e cibo ed affievolii la luce dell’ambiente.
Alle cinque del pomeriggio tutto era stabile.
Nessun lamento, nessun tentativo di contrazione ed in più la vulva non era nemmeno un pochino dilatata.
Tutta questa sintomatologia non coincideva con il gattino partorito e trovato morto.
Decisi di aspettare un’altra ora e, nel frattempo,, iniziai a preparare la sala operatoria ed a spiegare ad Anna e Daniela, due miei validi aiuti, come rianimare i gattini dopo il cesareo che intanto stavo organizzando.
Ormai dovevo decidere se aspettare ancora o intervenire.
Certo una ecografia mi avrebbe agevolato nella scelta perché avremmo realmente visto se i piccoli erano morti o vivi e, in questo caso, se sani tanto da aspettare ancora o in sofferenza: e perciò senza un minuto in più da aspettare.
Purtroppo il collega che si occupa di ecografia non poteva raggiungerci ed io decisi di operare.
Nello mi chiese di far nascere i piccoli ma di sterilizzare la gattina in modo da non averne altri.
Alle 18 eseguii la puntura per sedare Micia.
L’intervento non duró molto proprio perché non dovendo salvaguardare il suo utero, come un vero e proprio cesareo, ebbi la possibilità di legare e portare via tutto l’apparato riproduttore con ancora i piccoli dentro.
Con la pancia della mamma gatta ancora aperta, per non far andare in debito di ossigeno i piccoli, ad uno ad uno, aperta la placenta che li rivestiva, li passai alle mie aiutanti che iniziarono subito la loro rianimazione.
I piccoli erano vivi ma addormentati dall’anestetico usato per la mamma che intanto avevano anche loro assorbito.
Mentre Anna e Daniela asciugavano, pulivano, massaggiavano e gli soffiavano in bocca per liberarli dai liquidi che avevano nell’albero respiratorio, io provvedevo a “ricucire” Micia e a risvegliarla dall’anestesia.
Rincuoratomi che per mamma gatta tutto era finito nei migliori dei modi, mi interessai ad un piccolino che non voleva in nessun modo riprendere a respirare da solo.
Ormai erano le 19,30 ed il piccolino, con un bellissimo manto grigio, non voleva proprio rendersi indipendente come intanto avevano fatto i suoi fratellini già sistemati in una copertina di lana con una borsa di acqua calda.
Non volevo lasciarlo così…non poteva non vivere…per giunta era il più bello ed affettuosamente gli avevo già dato anche un nome: Topolino.
Mentre continuavo a massaggiare il petto del piccolo, ed intervallare delle leggerissime pressioni sul torace a delle soffiate in bocca per aiutarlo ad espandere i polmoni, una cerchia di amici e clienti si erano posizionati attorno a me e tifavano per il piccino.
Topolino.
Non saprei dire per quanto tempo ho continuato ininterrottamente quella manovra, so solo che mi sentivo stanchissima ed avevo un dolore dietro la spalla per la scorretta postura che avevo assunto nel frattempo.
Con gioia mi arresi quando vidi che Topolino inizò, con una frequenza sempre maggiore, a respirare da solo e, le sue mucose,che per tutto il tempo avevano un colore scuro, diventare rosee.
In quello stesso momento alzai lo sguardo e notai tutti quelli che si erano raccolti attorno a me, applaudire, gioire, abbracciarsi come potrebbe succedere in un ospedale vero e proprio.
Un’emozione incredibile.
Lasciammo i piccoli al caldo e ritornai dalla mamma gatta che intanto stava riprendendosi completamente dall’anestesia.
Micia era ancora abbastanza allucinata ma, grazie alle parole ed alle carezze del suo padrone mi sembrava calma a sufficienza da farle vedere i suoi piccoli.
La mia paura era che potesse non accettarli e questo avrebbe creato un serio problema.
Ad uno ad uno le feci vedere ed annusare i piccoli per poi sistemarli su di un cuscino vicino a lei.
In realtà fu più semplice di quanto pensassi.
Micia subito riconobbe e si portò sotto di sè i piccoli che iniziarono a succhiare il latte.
Contenta e senza forze consigliai di lasciare la mammina un paio di giorni in ambulatorio per accertarci che tutto andasse per il meglio.
E così fu.
Micia ritornò nel suo ambiente e continuò ad allattare i suoi piccolini; Topolino è diventato bellissimo, ma il mistero del gatto trovato morto rimane ed in effetti, non trovo una spiegazione.
Forse era il figlio di un’altra gattina randagia, entrata per caso nel giardino di Nello per trovare un rifugio in cui partorire.
Probabilmente, se non fossimo stati depistati dal corpicino del piccolo morto, Micia avrebbe partorito da sola dopo qualche giorno ed i piccoli avrebbero avuto una nascita più semplice, ma sicuramente non sarebbe mai stata sterilizzata e perciò avrebbe continuato ad incrementare il numero di “ gattini in cerca di casa!“.
Imma Paone
CHI SONO
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Tags: distocia, gattini, imma paone, parto cesareo, sterilizzazione
Brava Imma hai fatto un lavoro eccezzionle e tutto questo e’ amore verso gli animli che poi animali non lo sono e quanta dedizione e amore metti nel tuo lavoro. Quanta tenerezza ha suscitato in me questo tuo articolo !! Grazie Imma per cio che fai per questi esserini !!
Grazie Angela, la verità é che mi emoziono anch’io ancora oggi quando ho modo di conoscere ed aiutare questi bellissimi esseri.
Fin da piccola desideravo essere un veterinario e ringrazio chi mi ha aiutato a realizzare questo mio desiderio.
Spero di poter continuare questa mia ” missione “.
Un abbraccio
Cara Imma, ho letto una bellissima favola…!!! Sei veramente l’Angelo in terra per i tuoi “pazienti” !!! Mi sono commossa leggendo tutto quello che hai metodicamente fatto con infinita pazienza. La foto con i micini sotto la copertina è deliziosa, ma quella di Micia con i suoi “bambini” è a dir poco fantastica !!! Penso che Topolino, diventerà il più vivace dei fratelli, chissà xchè me lo sento…. ahahahah. Imma, sei una bellissima persona ed un medico eccezionale, hai una dedizione assoluta e una grinta insormontabile!! Nulla ti ferma, nn fintanto che c’è anche solo un filo di speranza !!! Complimenti anche ai tuoi assistenti. Lavorando con te, diventeranno senz’altro bravi Veterinari o “aiuti”… Un caro ed affettuoso abbraccio dal profondo del cuore !!!
Grazie Claudia, se veramente gentile e l’idea di essere considerata un Angelo mi riempie di gioia.
Sono contenta che la mia avventura ti sia piaciuta e ti prometto che continuerò la mia ” missione” con la stessa grinta di oggi anche quando sarò più vecchietta :).
Un abbraccio
Io te lo auguro di cuore cara Imma un abbraccio.
Ciao Imma, lunedì la mia gatta, Bea, ha subito lo stesso intervento che subì Micia qualche anno fa, cesareo più sterilizzazione. Il problema è che oggi al terzo giorno dall’intervento, Bea non vuole mangiare ne bere. I tre meravigliosi scricciolini hanno iniziato a ciucciare da subito e lei da subito ha iniziato a prendersene cura. Per via dell’intervento Bea è costretta ad assumere antibiotico ed antidolorifico che le diamo disciolti nel latte con la siringa senza ago… ma non credo possa continuare a lungo così. E’ normale che annusi il cibo e non abbia voglia di mangiarlo?Io sono molto preoccupata, troppi farmaci a digiuno e i micini che continuano a ciucciare (ovviamente a loro stiamo dando l aggiunta) anche se la gatta apparentemente sembra stare bene. Si alza e guai ad allontarla dai suoi gattini.
Ciao Roberta,
Hai ragione a preoccuparti,non può non mangiare.
Probabilmente é il dolore per l’intervento.
Dovresti alimentarla con cibi più adeguati ( e non solo latte ). Esistono in commercio prodotti come recovery della Royal canin, a/d della hill’s oppure sensireability della trainer che sono facilmente aspirabili con la siringa, in modo da poterli somministrare direttamente alla micia, e concentrati ( nel senso che con poche siringhe soddisfi il suo fabisogno giornaliero ).
Ti consiglio di provare con queste e se nemmeno così otterrai un miglioramento riportala dal tuo dottore per iniziare una terapia endovenosa con fluidi reidratanti.
In bocca al lupo.
Dr. Imma