Visto che in verità ve l’ho già descritta in qualche post dell’anno scorso, la mia vita eremitica fra boschi e rime, oggi mi limiterò semplicemente ad aggiungere che a volte la mia solitudine è forzata, quindi gravosa (a ogni modo –come recita, o quasi, il celebre adagio– “meglio single che male accompagnati”); in altri casi è invece molto più gradita e luminosa, tanto che si trasforma addirittura nella mia base operativa, nel mio quartier generale o, se vogliamo, in un classico laboratorio per esperimenti di chimica, pieno ovviamente di alambicchi gorgoglianti, in cui ricombinare e far reagire i miei versi, fino a sintetizzare un nuovo composto (pardon… componimento). Dunque imitando Pessoa (ma capovolgendone il famoso “essere poeta non è una mia ambizione. È la mia maniera di stare solo”) potrei quasi affermare che stare solo non è una mia ambizione. È, talora, la mia maniera di essere poeta (e procurarmi, così, un po’ d’ispirazione!).
Fernando Pessoa
L’ISPIRAZIONE
-Da Manto di vita (LietoColle, Como, 2005)-
I
E di sera
io danzo l’habanera.
Ricordi silenziosi
aprono gli occhi permalosi
e battono i piedi qui con me.
Io sono il maestro.
Io li dirigo.
Io sono il maestro di bravura artificiale.
Io dirigo la musica
nell’aria che sa di temporale.
II
Il temporale è già tornato a casa
fra le nubi,
mentre io lo saluto
da quaggiù:
“Vieni presto, eh? Domani sera!”.
Ma se non vieni
festeggio ugualmente.
No, non per dimenticarti:
per rimpiangerti meglio
(come direbbe il lupo
a Cappuccetto Rosso)…
e più gioisco
più sono solo.
Pietro Pancamo
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Nessuno è nato per restare solo, eppure a volte la solitudine è un momento di riflessione, una scelta; non solo un’imposizione, conseguenza di una vita sfortunata o di amori sfortunati.
Mia madre sosteneva sempre, rivolgendosi a donne che si sposavano soltanto perchè ” così fan tutte…” che: ” meglio un uomo solo che mal accompagnato”.
Questa lirica del nostro caro poeta Pietro Pancamo ci invita proprio a pensare a questo tema. Come l’articolo di Elisa Prato uscito i giorni scorsi. Il filo che li unisce è proprio quella della solitudine, a volte fonte di ispirazione, di creatività, a volte di dolore e malinconia.
Buona giornata a tutti, cari Cofanetti magici!
Come sempre, grazie per la stima che mi dimostri, cara Cristina. Ti sono riconoscente!
Sono rimasta sola!
Non per scelta, ma la mia storia l’ha scritta il buon Dio. Di questo sono certa.
Ma la mia solitudine è fatta anche di ricordi, di lacrime, di sorrisi che mi accompagneranno sempre.
Ho Gatto Birillo accanto e mi basta stringerlo forte e guardare quegli occhi misteriosi per capire che facciamo tutti parte di un disegno meraviglioso il cui significato non siamo in grado di comprendere.
Ma accadrà!
Grazie Enrica per il tuo commento. Veramente bello e positivo. Hai ragione su tutto.
Molto importante la tua frase conclusiva, degna di riflessione e che farà coraggio a molte persone!
“facciamo tutti parte di un disegno meraviglioso il cui significato non siamo in grado di comprendere.
Ma accadrà!”
“Tante fusa”a Gatto Birillo e un abbraccio a te!
“Meditando,/ con nobiltà essi assumono le pose/ di grandi sfingi in fondo a solitudini/ distese, che in un sogno senza fine/ sembrano addormentarsi” (Charles Baudelaire, «I gatti»).
Ti auguro ogni bene, cara Enrica!
SONO SOLA PERCHÉ IL BUON DIO AVEVA DECISO PER MIO MARITO . ERA ARRIVATA L’ORA CHE AVEVA BISOGNO DI LUI LASSU’ ! ALLORA NON SONO PROPRIO SOLA HO 3 FIGLIE E 4 NIPOTINI CHE SONO LA MIA VITA, PERÒ SONO SOLA PERCHÉ COME SI SA OGNUNO DI LORO HA LA PROPRIA FAMIGLIA , I BIMBI PICCOLINI , IL LAVORO ED E’ GIUSTO CHE SIA COSÌ ! PERÒ PUR AVENDO TUTTO QUESTO MI SENTO SOLA SPECIALMENTE LA SERA QUANDO CHIUDO LA PORTA SONO IO LE PARETI DI CASA MA LORO NON PARLANO SONO FREDDE COME IL MIO CUORE ! CREDETEMI LA SOLITUDINE E’ UNA BRUTTA BESTIA !
Mi spiace, Angela, ma almeno hai la consolazione che a poca distanza da quelle pareti di casa tua hai una grande famiglia che ti ama. Un abbraccio
Un parroco di mia conoscenza direbbe che l’unico modo per sopravvivere alla solitudine è credere in Gesù (vero Dio e vero uomo, ma soprattutto… vero amico).
Grazie infinite per la tua testimonianza, cara Angela, e coraggio!
Poesia molto bella, la si vive, leggendola…. Una vita “da soli”, il più delle volte è una scelta, fatta ad un certo punto della vita; dopodichè tutto può succedere: ci si può pentire amaramente, come esserne soddisfatti. Tutto è soggettivo, in entrambi i casi vi sono pro e contro….. L’importante, secondo il mio parere, è non lasciarsi prendere dalla malinconia o peggio dalla depressione…… Comunque la frase che tutti noi conosciamo “MEGLIO SOLI CHE MALE ACCOMPAGNATI”, qualcosa di vero racchiude…. Grazie Pietro Pancamo… A presto!!!
Cara Claudia, le tue lodi mi sono assai gradite.
La frase che citi, contiene una profonda verità, che il grande Anton Čechov espresse così, a suo tempo: «La […] felicità» –e si riferiva a quella più autentica– «è impossibile senza la solitudine. Probabilmente l’angelo caduto tradì Dio perché desiderava la solitudine, che gli angeli non conoscono».
Nella tua bella poesia di gioia non ne vedo, solo consolazione. Stai bene da sola quando sai che qualcuno poi torna. E’ l’unica solitudine beata che conosco.
Cara Bianca,
anche la tua riflessione è giusta: “Stai bene da sola quando sai che qualcuno poi torna”. Ma….c’è sempre qualcuno che torna, o qualcuno di nuovo che può entrare nella tua vita. A volte basta mostrarsi disponibili, lasciare aperte delle porte…creare occasioni di incontri. Non parlo di ” agenzie matrimoniali” o di amicizie nate via internet, ma per esempio, attraverso corsi di lingue, cucina, letteratura, musica, ecc. Mio marito ( olandese) era un mio allievo all’ università serale di lingua italiana, dove io tenevo dei corsi. 12 anni meno di me, non sposato, non separato, e nemmeno con figli….Quando deve capitare…capita. A volte dipende dal modo di relazionarsi con le persone, altre volte dalla fortuna. Altrimenti la vita si può ” riempire” con tante altre cose positive. Quando sei capace di dare amore, di aiutare gli altri, la tua vita è comunque ricca di bene e di altrettanto amore che torna sempre indietro in forma raddoppiata. Ciao, cari saluti e buona fortuna! Cristina
Grazie d’essere tornata tu, cara Bianca!
Cesare Pavese era d’accordo con te, al cento per cento: “Si resiste a star soli finché qualcuno soffre di non averci con sé, mentre la vera solitudine è una cella intollerabile”.
Hai ragione Pietro quando dici che la solitudine può essere gravosa, oppure gioiosa. Tutto dipende dal nostro stato d’animo; se siamo in pace con noi stessi o, come osserva Bianca, se siamo sicuri della sua transitorietà possiamo veramente apprezzarla e godere del tempo che ci offre, ma se è forzata ci riempie di angoscia, ci paralizza e ci toglie la capacità di riempire il vuoto.
Hai davvero colto nel segno, cara Anna Maria: la solitudine è un reagente spirituale assai instabile e pericoloso; combinandolo con l’elemento giusto, fra quelli contenuti nella tavola periodica dei sentimenti e delle emozioni umane (amore, odio, rancore, generosità e così via), gli esperimenti sfociano sempre in un successo, senza manifestare problemi di sorta. Qualora invece l’abbinamento si riveli sbagliato, non si ottiene, ahimè, che un disastro (molto peggiore delle esplosioni fragorose che squassano i laboratori delle università, quando gli scienziati pazzi si mettono a giocare con i composti chimici, fra storte ed alambicchi).
Bella poesia, rende meravigliosamente bene in parole la solitudine.
Sei molto gentile, cara Giulia. Grazie dei complimenti.
condivido in parte il pensiero di Arthur Schopenhauer “chi non ama la solitudine non ama neppure la libertà, perchè si è liberi unicamente se si è soli ”
E’ vero…ma quanto pesa la solitudine !
Grazie d’essere qui, cara Luisa.
È vero: la solitudine può essere un fardello e anzi, a sentire gli astronauti, pesa anche a gravità zero. Inaudito e quasi fantascientifico! Ma se lo dicono loro…
A parte gli scherzi, cerchiamo di non abbatterci, cara Lucia, e vediamo invece di consolarci. Non so… magari leggendo qualche bella poesia (non di Leopardi, però!).
La solitudine fa parte della vita e, molte volte dipende anche dalle nostre scelte e dai nostri comportamenti. Proprio per questo possiamo cercare di ‘valorizzarla’ anche perchè in certi casi è meglio essere soli piuttosto che dover “sopportare” compagnie “deludenti”.
“Poca brigata, vita beata”. Lo dice persino il proverbio!
Un saluto sorridente e alla prossima, cara Marisa.
Ciao Pietro ben tornato.. La solitudine a volte serve.. serve a capire tante cose.
Cara Santina, risentirti è un piacere.
Sì, capire e dunque imparare sono due cose molto utili perché, come dice giustamente Giorgio Rialdi, ci perfezionano e completano, trasformandoci in esseri umani di prima categoria, ovvero autentici e doc.
Solitudo sola beatitudo….?
Crrtamente la solitudine deve favorire la MEDITAZIONE PIÚ CHE ISPIRAZIONE
. Ispirazione nesce forse meglio tra la folla e i problemi della convivenza…..
In fondo un poeta si sente solo anche tra la folla !
Sei o non sei poeta?
A dire il vero è la folla che si sente sola, quando incontra un poeta. Ecco perché a fare i romanzieri si vende di più.
Ma non solo i poeti, caro Arrigo! Siamo comunque tutti un po’ soli. Si nasce soli e si muore soli. Nel momento in cui la mamma mette al mondo il bimbo inizia il primo distacco; e da quel momento ci saranno tanti altri brevi o meno brevi momenti di solitudine. Questa è la vita! E la vita è anche accettare quello che non ci piace, quello che non capiamo, quello che forse neanche ci meritiamo.
Colpo di Genio !
Grazie mille, caro Marco!
Semplicemente geniale: suona come una milonga e fa sognare come un romantico arabesco.
Beh, magari non si riferiva esattamente alla milonga o all’habanera; a ogni modo Nietzsche affermava che il segno distintivo di una nobile educazione è senz’altro il saper danzare (con i piedi, con le idee, con le parole e persino con la penna).
Grazie di cuore per il tuo bel commento, caro Cristiano.
SOLITUDINE! Ma quanta LIBERTA’!
Esatto! Infatti, come diceva Henry David Thoreau, “l’uomo che viaggia solo può partire oggi; ma chi viaggia con un compagno deve aspettare che l’altro sia pronto”.
la poesia è bella e a me da tristezza.
La tristezza vissuta in solitudine non la auguro a nessuno.
Ma presto ci sarà un raggio di luce
Chiunque sia afflitto dalla tristezza, o si trovi nella morsa del dolore, deve rivolgersi con fiducia al Signore, il quale non mancherà di rispondere con amorevole, premurosa e pronta generosità. Egli stesso ce lo garantisce negli ultimi versetti del salmo 91. Quindi forza, carissimo Gianni! E grazie, ovviamente, per aver elogiato la mia poesia.
Nella solitudine io sono veramente IL maestro,IL direttore d’orchestra . Non sempre però si riesce a domare il temporale.
No, non sempre si riesce… tu indossi l’impermeabile come fosse un’armatura e brandisci l’ombrello quasi a scoraggiarle o addirittura intimidirle. Ma le gocce di pioggia non s’impressionano affatto; anzi continuano imperterrite a cadere. In segno di sfida? Oppure, data l’altezza da cui in genere si lanciano, si tratta di una qualche impetuosa (per non dire torrenziale) pulsione suicida?
Io amo la solitudine ! e’ la ma grande compagna, non mi delude mai, mi permette di esprimermi al meglio, senza dovermi raffrontare con altri.
Solitudine e liberta’ vanno a braccetto.
Se poi vuoi compagnia ed hai ben seminato non e’ davvero un problema trovare amici.
Sono d’accordo con te, Elena. Se semini amore, pace, amicizia, rispetto, raccogli lo stesso. Anche di più, a volte. Ma bisogna farlo senza prevaricare e senza far capire che TI ASPETTI qualcosa indietro.
Mi piacciono davvero le tue osservazioni, cara Elena. E le avrebbe apprezzate molto anche Henry David Thoreau, il quale dichiarava: “Non ho mai trovato il compagno che mi facesse così buona compagnia come la solitudine”.
Come accade per molti altri stati della vita, la solitudine può essere scelta o subita; ed ogni volta porta alternativamente sollievo o tristezza, liberazione o disperazione. Ma ogni stato della vita è un pendolo dal ritmo anomalo che oscilla tra gli estremi in modo bizzarro e capriccioso. La poesia in fondo ha proprio il dono di fotografare il paradosso. Nelle parole “più gioisco più sono solo”riesce a mostrare quest’altalena che solo scendendo può salire e solo salendo crea la condizione per la sua discesa.
Che giostra filosofica e spietata, il destino dell’uomo! Grazie, cara Marisa, per averla descritta così bene!
Non è rompendo la solitudine, bensì approfondendola, che gli esseri diventano capaci di comunicare (Louis Lavelle)
Chiunque apprezzi i luoghi frequentati, preferisce l’Erebo all’eremo. Altri invece sostengono che l’ereditarietà (o “eremitarietà”, magari?) della solitudine si tramandi di poeta in poeta. Ma non è che un’idiozia, secondo me. Anche se forse sbaglio, per carità! Di certo (e persino indiscutibile) non c’è che una cosa e basta: nella Bibbia il deserto è l’apprendistato del profeta o comunque del prescelto, se non addirittura del Messia. «Tuttavia se approfondire la solitudine e affrontarla di petto» –potrebbero pensare i più– «significa ritrovarsi all’improvviso con l’intero peso del mondo addosso e dover per giunta sacrificarsi mediante morte orrenda e dolorosa, allora meglio restare nel nostro universo elettronico di amicizie virtuali, però numerose, e continuare quindi a spedire mail in continuazione, cha(ba)ttando pigramente per casa, tablet alla mano».
Scusandomi di queste parole in libertà (ed in eccesso), ti ringrazio nuovamente, cara Maria Luisa, per la tua presenza così assidua e “militante”.
Solitudine per pensare immaginare e riflettere, riflettere per decidere e tornare alla realtà.
E’ vero! Bello il verbo che hai usato, Nella: immaginare. Ogni tanto abbiamo bisogno non solo di pensare e riflettere ma anche di andare oltre.
Cara Nella, le tue considerazioni così intelligenti e sagge, mi riportano alla mente quanto esclamava Goethe nel «Wilhelm Meister»: “Pensare per agire; agire per pensare!”.
La solitudine è un sentimento che induce le persone a sentirsi separate dal prossimo pur stando con gli altri.
Mi piace ricordare la poesia di Salvatore Quasimodo”:siam soli sul cuor della terra trafitti da un raggio di sole ed è subito sera”
Grazie d’essere venuta a trovarmi, cara Elena.
In realtà anche secondo Goethe la solitudine è l’unico, inderogabile destino della nostra razza, così indegna e meschina: “L’uomo” –diceva infatti il bravo Johann– “può vivere soltanto con i suoi simili, e anche con loro non può vivere perché, alla lunga, gli diventa intollerabile che un altro sia il suo simile”.
“o beata solitudo, o sola beatitudo” – (S. Bernardo)
Secondo il mio modesto parere questa frase esalta la perfetta serenità spirituale che si può trovare soltanto nel silenzio e nell’isolamento (della vita monastica nel suo caso);
dovendo per lavoro ascoltare ed interloquire tutto il giorno con molte persone, il silenzio e la solitudine rimangono le uniche armi preziose per dare spazio al mio equilibrio interiore, ai molti pensieri che si rincorrono nella mente, i quali quotidianamente vengono soffocati da centinaia di voci, suoni assordanti ….
Anch’io, come te, Enrico, ogni tanto cerco un piccolo spazio per me dove trovarmi finalmente sola con me stessa; ” per il mio equilibrio interiore”, dopo giornate colme di voci, ” suoni assordanti”, come hai ben detto tu. Ciao! Buona giornata!
Grazie ! Altrettanto !
Grazie per il tuo intervento, caro Enrico. Anche Rainer Maria Rilke vedeva nella solitudine qualcosa di necessario; anzi la considerava l’unico obiettivo degno di essere perseguito e, soprattutto, l’unico traguardo che valga la pena raggiungere.
La solitudine non è una condizione ma uno stato d’animo, una tinta che colora la nostra vita, una malinconica musica che accompagna un giorno dopo l’altro.
Dall’estasi malinconica del ricordo, spira una potente melodia, immensa come la notte e in tutto simile vuoi a quella musica siderale che, fra le stelle, le pulsar millisecondo producono vorticando, vuoi a quell’energia oscura che lassù –nello spazio cosmico– tenebrosamente, ma armoniosamente, smuove le galassie.
Quando sei giovane con tante responsabilità sulle tue spalle e qualcuno di nuovo non può entrare nella tua vita, passano gli anni in un baleno ed è subito sera….. ti senti più sola…..sembra che ti viene a mancare un pezzo della tua esistenza, ti accorgi che la vita è composta di relazioni, di affetti…… ma ormai è troppo tardi.
Cercare la solitudine per rimanere soli con se stessi e poter riflettere è una dimensione positiva che spesso ci manca.
Hai pienamente ragione, cara Antonella: dovremmo soffermarci un po’ di più a riflettere e meditare. Se non altro per dare un minimo di soddisfazione al buon Leonardo e al buon Pascal, che del pensiero (come peraltro delle facoltà intellettive umane), sono sempre stati i massimi estimatori, nonché partigiani.
In una società dai ritmi veloci come la nostra, si preferisce parlare poco di solitudine, quasi fosse un tabù” forse in questo modo si spera di negarla e, nel quotidiano, la si annulla in diversi modi. C’è chi non si stacca mai dal telefonino, chi vive con la televisione sempre accesa, chi si inventa una vita virtuale chattando in Internet”. La solitudine obbliga a sondare le proprie emozioni e … questo fa paura !
Anch’io ho paura, quando consultando i dati del Censis (quelli relativi alla società chattiforme in cui lo stivale che abitiamo s’è mutato), apprendo costernato che il venti per cento e basta dei nostri connazionali è in grado, oggigiorno, di parlare correttamente la propria lingua. Ciò significa che chiunque, fra noi “penisolani”, ancora conservi un ricordo netto e preciso dell’italiano, è destinato a sentirsi profondamente solo. Ma soprattutto incompreso (e, per giunta, nel senso più letterale del termine).
E bravo Pietro!! Come di consueto ci stimoli a pensare…
“Io li dirigo .. io sono il maestro..ecc” Quanta potenza e quanta libertà…. Consolatorie? Davvero non saprei.
Per distrarsi dal solito pensiero fisso («A questo mondo, così aspro e ingeneroso, bisogna passare tutto il tempo a consolarsi, pur di sopravvivere; il che non è consolante neanche un po’»), l’unico rimedio è abbandonarsi con fiducia alla gioia di creare. Perché quando scrivi una poesia, e ascolti dunque imperversare la bufera interiore e sottocutanea dell’ispirazione, ti sembra quasi di assistere a una delle teofanie narrate nell’Antico Testamento e di essere quindi sul punto di stringere, con Dio ma anche l’universo, un nuovo patto sia d’alleanza che di pace.
A risentirci, Valeria, e un caro saluto.
la solitudine ci offre il tempo sufficiente a rendere interessanti le cose più impensate
“e a far maturare l’originalità” –aggiunge prontamente Thomas Mann– “la bellezza strana e inquietante, la poesia”.
Carissimi amici,
siete tutti invitati a cliccare, se vi va, sul tasto “mi piace” della mia nuova pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Pietro-Pancamo/278527172300354?ref=bookmarks. Grazie sin d’ora!
La solitudine fa parte della nostra vita, in base alle nostre scelte e al nostro stato d’animo possiamo vederla positiva o negativa..
Secondo me dobbiamo imparare a convivere con essa, bella o brutta che sia in modo da star bene con noi stessi..
E come disse un grande filosofo ‘Un vero eroe è colui che accetta la vita che gli è stata data e la rende migliore’
Ciao Pietro
Hai ragione, Mario, dipende anche dalle nostre scelte personali. Ma di sicuro se ami gli altri, tutti gli altri e soprattutto chi ha bisogno di amore, non sarai mai solo.
Se è vero, come dice Henry Miller, che “la vita, cosiddetta, è per la maggior parte di noi una lunga procrastinazione”, allora molto meglio seguire il tuo prezioso consiglio, caro Mario, e quindi uscire dalla massa, per provare a procacciarsi un’esistenza migliore.
A presto con il commento.
Luciana