Yoga, un’esperienza speciale. Mamma, dove sei? Sono qui, figlia mia e piango con te: ma sono lacrime di gioia.

Finalmente, dopo parecchi anni che lo desideravo, sono riuscita a trovare il tempo di accostarmi alla pratica dello yoga. Avevo già accompagnato una volta mia sorella Patrizia in un centro di Milano, che lei frequenta da anni; e ne ero rimasta affascinata. Dopo un’attenta lettura di uno dei tanti libri del (quattordicesimo) Dalai Lama, Tenzin Gyatso, ho compiuto il grande passo: mi sono iscritta per trascorrere un intenso fine settimana di yoga in Belgio, nelle Ardenne.

Ottobre 2014. Nelle Ardenne (Belgio). Maria Cristina Giongo

Pertanto questa volta sarò io a raccontarvi una storia (titolo di una delle nostre rubriche); ma non come giornalista, bensì come direttamente interessata. Non a caso ho scelto questo giorno per pubblicarla; il 2 novembre. Il motivo lo capirete alla fine di questo racconto. Ancora una volta l’invito mi è arrivato da un familiare,Toos Linsen, zia di mio marito e da sua cugina Geerten. Il corso di yoga si teneva al Centro Boda, vicino ad un piccolo paesino, Heyd, immersi in una natura incontaminata e rasserenante.
L’ideale per passeggiare nei boschi immersi in un silenzio ovattato di suoni e colori che non percepisci e vedi quando vivi in città; il fruscio delle foglie mosse dal vento, dipinte di rosso autunnale, la loro leggerezza nello staccarsi dall’albero per posarsi sulla terra, a formare un tappeto color porpora con le altre già cadute. E poi il canto degli uccellini che si godono gli ultimi tiepidi raggi di sole, i prati ancora verdi, le siepi trapuntate di fiori.

La nostra insegnante, Karin Lindsen, con l’organizzatrice del fine settimana di yoga nelle Ardenne, Geerten Linsen.

Non voglio dilungarmi con troppi dettagli su questo fine settimana ma soltanto dividere con voi alcuni momenti che sono stati di pura emozione e spiritualità. Durante le lezioni della nostra insegnante, molto brava, Karin Lindsen, ho ricevuto un’intensa energia non solo fisica (dovuta agli esercizi pratici) ma anche interiore, che a tratti arrivava a proiettarmi in una dimensione quasi mistica.
Il tema di questo corso era “ loslaten”, un verbo che in italiano significa tante cose: lasciare andare, staccarsi, abbandonarsi, darsi tregua. La nostra insegnante ci ha portati a raggiungere questo traguardo passo per passo, con meditazioni (alcune cominciavano all’alba) e, appunto, ripetuti esercizi yoga.

Brigit, a sinistra, con Hanneke e Suzanne in meditazione.

Geerten Linsen

Credo che lo yoga sia una continua salita, ma senza fretta. Un sentiero che percorri insieme ad altre persone, pur mantenendo i tuoi ritmi. Non importa se ogni tanto ti fermi; a volte una sosta è necessaria per contemplare e riposarsi un po’.

Molto importante è stata anche la condivisione con un gruppo di persone (tutte donne, escluso mio marito Hans), veramente speciali: Geerten, che fa yoga da 8 anni ed ha organizzato il corso, Toos, Els de Vries, che fa yoga da ben 18 anni! Poi Brigit de Leuw, la nostra brava cuoca, che ha sempre cucinato per noi (20 anni di yoga!), Evelyn de Brouwer, 3 anni di yoga, già nonna ma con un fisico da ragazzina; e un carattere dolcissimo. Infine due simpatiche sorelle, sempre sorridenti, Hanneke e Suzanne Schellekens, molto legate fra di loro.
Un gruppo molto unito; alla sera era piacevole cenare insieme, dividere le proprie esperienze, “raccontarsi” o semplicemente fare quattro chiacchiere, dopo l’ultima meditazione, bevendo un the.

Alla sera un pasto semplice e genuino.
Nella foto: Hans, Toos, Evelyn, Els, Brigit.

Abbiamo visitato anche il Castello Radhadesh, dove abita una comunità Krishna. Un posto che consiglio di visitare se andate nelle Ardenne, accanto ad un paese molto caratteristico, Durbuy. Il Castello si chiama De Petit Somme, è immerso nel verde e circondato da boschi secolari. La nostra guida “spirituale” ci ha spiegato alcuni punti di riferimento del loro credo: il più importante riguarda il culto della morte, un evento naturale da accettare con coraggio e serenità. “Dovete accompagnare i vostri cari che stanno uscendo di vita sino al loro ultimo respiro, seduti accanto a loro”, ci ha detto. Nessuno deve morire solo, abbandonato a se stesso.

La nostra guida spirituale Krishna. E’ vestita tutta di bianco in quanto è vedova. Per questo motivo si è anche rasata i capelli.
Ci ha infatti spiegato che i capelli sono simbolo di bellezza, di seduzione e femminilità; se una donna perde il marito e non desidera più risposarsi (perchè è stato e sarà per sempre l’unico uomo della sua vita), allora si rade i capelli.

“ E’fondamentale di parlare a chi sta morendo, anche se è in coma”, ha continuato la donna, in quanto pare che sia proprio l’udito l’ultimo dei nostri sensi a spegnersi”. Poi ci ha fatto visitare il loro tempio, con i “personaggi” rappresentati sull’altare a cui vengono cambiati i vestiti due volte al giorno. Un lavoraccio incredibile, che dura ore ed ore… Pensate che contemporaneamente cambiano persino le stoffe delle tende. Tutto deve essere uguale. Alla sera i loro dei indossano abiti per la notte, il mattino abiti da giorno, arricchiti da tanti lussuosi ornamenti. Un rituale molto singolare, che può risultare “bizzarro” ai non addetti.

Il castello De Petite Somme, a Seton-Durbuy, in Belgio, nelle Ardenne

Un’altra veduta della grande tenuta del castello Radhadesh, dove vive una comunità Krishna. Di fronte c’è la loro scuola ed università.
(aperta a tutti).

Tornando alle emozioni provate voglio raccontarvi che cosa è accaduto a me e… in me durante l’ultima lezione. La nostra insegnante Karin ci ha chiesto di distenderci, formando un cerchio, con la testa rivolta al centro, dove era stata accesa una grande candela, circondata da tanti lumini quanti eravamo noi. Le braccia dovevano restare aperte con una mano rivolta al cielo e l’altra verso terra. Sulla prima posava la sua mano il vicino di destra, la seconda la posavamo noi su quello di sinistra. Indi si è diffusa una musica di sottofondo e i miei pensieri hanno cominciato a prendere forma, sostanza, persino colore. Improvvisamente si sono staccati da me, similmente alle foglie rosse che avevo visto nel bosco staccarsi dai rami degli alberi e volteggiare sino a terra; sembrava quasi che si dissolvessero uno ad uno, sparendo lentamente. E con essi hanno cominciato a sciogliersi anche le mie lacrime. Inaspettatamente. Non piangevo da tanto tempo! Non riuscivo più a piangere…da tanto tempo! Non potevo asciugarle, quelle lacrime, altrimenti avrei interrotto il circolo staccando le mani posate sulle mie, da cui mi arrivava un calore incredibile (una era di mio marito, l’altra della dolce Evelyn).
Allora le ho lasciate scorrere: “Loslaten”, abbandonare, sciogliersi…“Lasciar perdere”; come scrive il Dalai Lama in un suo libro. “Soprattutto se si scopre che non c’è risoluzione al problema”.
Mi pareva persino che scendessero al rallentatore; quasi fossero da gustare, lacrima per lacrima, perchè era un pianto felice: un pianto liberatore.
In seguito mi sono apparse tutte quelle persone che ho amato, quelle che amo, i miei adorati figli, i nonni scomparsi. Anche chi mi ha fatto del male, che però non odiavo, capendo che forse non li avevo mai odiati perchè l’odio è un sentimento che non mi appartiene; e che nessuno dovrebbe mai provare.

Nel piccolo paese di Heyd, dove abbiamo trascorso il fine settimana di yoga, c’è un cimitero dove sono sepolti anche alcuni caduti di guerra.

Molto bella e commovente la scritta sulla targa di questa tomba: “ In memoria del nostro caro figlio Joseph Deum, levato al nostro affetto il 25 febbraio 1911 all’età di 10 anni e 9 mesi. Vai, bambino mio, con gli Angeli. Riposa sulle ali del Signore. I Serafini, per cantare le loro canzoni hanno bisogno della tua voce ai piedi del Creatore. (foto di M.C. Giongo)

Mi rendo conto che ho passato gran parte della mia vita a dedicarmi e a pensare più agli altri che a me stessa. In quel momento sono stata finalmente in grado di piangere per me stessa, capendo la necessità, ogni tanto, di lasciarsi andare e di lasciar andare gli altri. Senza volerli necessariamente guidare, consigliare, aiutare. Infine ho sentito “viva” accanto a me la presenza di mia mamma, scomparsa di recente dopo anni di un terribile calvario chiamato Alzheimer. “Mamma, dove sei?”, ho sussurrato. “Sono qui, figlia mia, Chiccolina mia…Non vedi, piango insieme a te. Ma sono lacrime di gioia.”

Quando la luce si è accesa mi sono seduta, con la testa fra le braccia, singhiozzando. Il silenzio era assoluto; forse chi mi aveva vista quei giorni sempre allegra e sorridente era stupito, non se lo aspettava…Io stessa mi vergognavo per quel pianto improvviso. Poi le mie amiche di un fine settimana si sono alzate lentamente e mi sono passate vicino, sfiorandomi con una tenera carezza. Mio marito mi ha abbracciata. Niente parole:solo gesti.
Mi sono sentita come un fiore che china la corolla prima di perire; ma poco dopo rinasce. Spesso sullo stesso stelo; ancora più bello e più forte di prima. Mi piace molto un sinonimo del verbo morire: rendere l’anima a Dio. Adesso capirete perchè ho scelto proprio il 2 novembre per raccontarvi la mia storia: il giorno dei morti. Di tutti i morti, fra cui i “nostri morti”; già risorti in cielo e dentro di noi.

Maria Cristina Giongo
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Link: http://www.boda-ardennen.be/
e http://www.radhadesh.com/
A chi vive in Italia consigliamo: il Centro yoga Satyananda a Milano, in via Pergolesi 9
Link: http://www.centroyogasatyananda.it/
e: http://www.satyanandaitalia.net, vicino a Montescudo.

Questa è la pagina di facebook di Geerten Linsen, che ha organizzato il corso di yoga in Belgio.
https://www.facebook.com/latoja.danceandmore
E’ in lingua olandese, ovviamente, in quanto il suo Centro La Toja More Than Dance si trova nei Paesi Bassi, a Valkenswaard.

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7 Responses to “Yoga, un’esperienza speciale. Mamma, dove sei? Sono qui, figlia mia e piango con te: ma sono lacrime di gioia.”

  1. Claudia Tagliabue scrive:

    Brividi !!! Cristina, un racconto bellissimo, commovente, ma al contempo molto interessante. Sentire le voce della tua mamma…… non so cosa darei per sentire la mia e il mio papà, genitori meravigliosi, tanto amati e da loro amata alla follia !!! Bellissime le fotografie, un luogo davvero incantevole e oserei dire, incantato!!! Grazie Cristina, un piccolo pianto l’ho fatto anch’io, ma sto bene…..Sei una persona veramente meravigliosa !!!

    • Marica C. scrive:

      Emozionata anche io… so che nello Yoga “Loslaten” è molto importante, non tutti riescono a “raggiungerlo”, c’è chi pratica Yoga da anni ma non sa cosa sia in quanto magari lo pratica puramente per una questione meno spirituale o per seguire le mode.
      Maria Cristina sei sempre una sorpresa. Buona Commemorazione e buona Domenica.
      Un grande abbraccio
      Marica

      • admin scrive:

        Grazie Marica! Ora capisco come sia importante, nella vita, riuscire a …” Loslaten….” Vivremmo meglio!
        Un abbraccio anche da me, angelo di redazione!

  2. lorella scrive:

    GRAZIE CRISTINA , MI SONO COMMOSSA TANTISSIMO E PROPRIO IN QUESTO GIORNO NON POTEVI FARCI UN REGALO MIGLIORE , SEI SPECIALE AMICA MIA E NON FINIRO’ MAI DI RINGRAZIARTI PER TUTTO QUELLO CHE SCRIVI E CHE CI FAI LEGGERE AL COFANETTO ! CIAO !!!!

  3. rita scrive:

    Grazie per il tu racconto.
    Ho perso la mia mamma il 13 maggio scorso , lo stesso giorno in cui era nata.
    Ha sofferto moltissimo per 3 anni per le complicanze della malattia neurologica -autoimmune ( miastenia gravis) insorta 1 anno dopo la morte di mio padre. Io vivo in un altra città, lontana 500 Kme, se per le emergenze ero sempre presente, ovvero facevo comunque in tempo ad arrivare, per la quotidianità era molto difficile esserle vicino. Ci sentivamo 3 o 4 o anche 5 volte al giorno, finchè aveva la forza di tenere il telefono. Per l’ultima emergenza non sono arrivata in tempo. L’ho vista composta dentro la sua bara e per la prima volta non ha risposto alla mia voce. il mio lutto è ancora li, bloccato nell’incredulità che lei, la mia dolce mamma, chiamata ,non mi rispondesse più, più….

    • admin scrive:

      Cara Rita, grazie per il tuo commento che tanti sentiranno ” loro”, come me, perchè abbiamo vissuto la stessa esperienza. Una persona mi disse, una volta, che i genitori spesso muoiono “apposta” nel momento in cui i figli sono assenti, come se volessero risparmiare loro la tristezza di questo momento estremo. Io rimasi accanto a mio padre fino all’ultimo. Ad un questo punto lui mi disse; “ora torna a casa tua, in Olanda, dove ti aspettano i tuoi figli ( io abito nei Paesi Bassi da 34 anni). Quando partirai me ne andrò anch’io. Ti prego!” Allora feci le valige e presi l’aereo. Appena atterrata nella città dove abito mi raggiunse la telefonata di mia madre che mi diceva che mio padre era appena morto. Purtroppo quando ti trasferisci all’estero devi tener conto anche che un giorno i tuoi genitori si ammaleranno ….Sapessi quanti viaggi ho fatto per stare vicino a loro quando ciò avvenne! La tua dolce mamma ti è sempre accanto, ne sono sicura. In un’altra dimensione. Ma l’amore dei nostri cari non finisce mai; in noi e in loro. Coraggio! Un abbraccio tenero, Maria Cristina

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