L’incomparabile spettacolo dell’alba a Sossusvlei, in Namibia

Sossusvlei

Sossusvlei (coordinate S24 44.442 E15 17.285)

Si deve partire dal campeggio di Sesriem quando è ancora buio per giungere all’alba a Sossusvlei che si trova ad una sessantina di chilometri. La strada è asfaltata fino a un parcheggio ove, chi non possiede un buon fuoristrada, può utilizzare un servizio navetta: l’ultimo tratto è, infatti, una pista sabbiosa che noi abbiamo potuto percorrere con la nostra Land Rover Defender.
Sossusvlei (stagno senza uscita; vlei in Afrikaans significa pozza, stagno, acquitrino), Deadvlei (stagno morto), Hiddenvlei (stagno nascosto) sono piccole spianate di argilla e sale circondate da alte dune.
Fanno parte del Parco Nazionale Namib-Naukluft della Namibia e sono tra i luoghi più visitati dell’Africa meridionale .

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Sossusvlei

Durante le rare piene del fiume Tsauchab, che avvengono ogni 5-10 anni, le superfici si trasformano in effimeri acquitrini.
Le piene, però, non raggiungono mai il mare perché bloccate, da circa 60.000 anni, da quelle che sono ritenute le dune più alte al mondo (fino a quasi 500 metri).
Il fondo dei vlei è compatto e solcato dalle crepe create dall’essiccamento dell’argilla depositata dalle inondazioni.
In Google Earth* è facilmente visibile, marcato dai sedimenti biancastri, il tracciato del fiume che si restringe man mano fino ad arrestarsi improvvisamente a Sossusvlei.
Poiché il fiume, nei millenni, ha cambiato corso, a Deadvlei da tempo immemorabile non arriva più acqua e tutti gli alberi sono morti. I loro scheletri, preservati dal clima secco, creano un ambiente, forse spettrale, ma certamente affascinante.

Mia moglie Alessandra ed io arrivammo a Sossusvlei per la prima volta nell’ottobre 2004 ascoltando, durante gli ultimi chilometri, «Shine on you crazy diamonds» dei Pink Floyd.
Credo che ognuno di noi associ brani musicali, classici o moderni che siano, a particolari momenti della propria vita.
Per noi era impensabile avvicinarsi a Sossusvlei senza ascoltare «Shine», tanto che divenne (con dispiacere di nostra figlia usa a più moderna musica) un rito durante tutte le nostre successive visite: per noi il brano era la rappresentazione musicale del sorgere del sole in quel luogo.

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Sossusvlei

Una volta arrivati a destinazione e spenti motore e musica, ci siamo seduti aspettando che l’alba ci colpisse.
Perché visitare Sossusvlei non è solo ammirare lo scenario e scattare belle foto ricordo: è percepire la magia del luogo, provare un fremito, una profonda commozione suscitata dal gioco dei mutevoli colori con cui l’alba dipinge le dune e gli alberi, dal cinguettio degli uccelli e dal profumo della natura che si risveglia.
Nell’incanto del momento sembrava che le dune circostanti ci invitassero ad avventurarsi all’interno del loro labirinto, un labirinto letale per chi dimentica la prudenza.

Pare impossibile che qui possa esserci vita, ma c’è acqua nel sottosuolo e l’umidità della notte depositata sulle piante fornisce di che dissetarsi agli animali.

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Orice ben mimetizzato

L’ideale è, potendoselo permettere, di non arrivarci con una chiassosa comitiva, ma da soli o assieme a qualcuno che possa condividere la spiritualità del posto.
Ovviamente queste sono considerazioni e sensazioni personali; non mi stanco di affermare che ognuno si connette con l’ambiente in maniera diversa.

Durante il ritorno, non più pressati dagli orari, è possibile ammirare la corona di dune e colline fiancheggianti la strada che scorre entro il letto dello Tsauchab.
Chi vuole cimentarsi con la scalata può fermarsi alla «duna 45», immortalata in molte guide.
Qui frotte di turisti si arrampicano in fila indiana sulla sua cresta per godere della splendida vista sul mare di sabbia.

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Sesriem canyon

Sesriem canyon (coordinate parcheggio S24 31.113 E15 47.989)

Circa quattro chilometri a sud di Sesriem c’è l’omonimo canyon scavato in rocce sedimentarie dal fiume Tsauchab. Milioni di anni fa, a causa di movimenti tettonici e della riduzione della portata, il fiume ha iniziato a scavare nei sedimenti creando la gola.
E’ una stretta gola, lunga poco più di un chilometro e profonda fino a una trentina di metri, in cui il fiume scorre solo durante la stagione delle piogge (Novembre-Aprile).
Questa, nella sua parte iniziale, è angusta e buia (larga non più di 3 metri) e ostruita da massi staccatisi dalle pareti. Man mano che si procede verso la fine essa si allarga e diviene più luminosa tanto da permettere la sopravvivenza di alcuni alberi.
La piena che come abbiamo visto raggiunge raramente Sossusvlei, lascia, nella parte più stretta e ombreggiata del canyon, delle pozze d’acqua semipermanenti in cui si abbeverano gli animali selvatici che popolano la zona.

L’origine del nome è una curiosità.
L’acqua che rimane sul fondo era utilizzata in passato dai viaggiatori per abbeverare i propri animali da soma. Poiché questi, data la ripidezza delle pareti e la strettezza del fondo non potevano discendere, l’acqua era raccolta con dei secchi gettati dal bordo del canyon.
Erano necessarie sei (ses in Afrikaans) fettucce di pelle (riems) di Orice annodate perché il secchio raggiungesse il fondo della gola per essere riempito d’acqua.

Ora un sentiero scavato nella roccia permette ai turisti di scendere nel canyon e ammirarne l’aspra bellezza.

E’ possibile distinguere, guardando le pareti, la differente portata delle piene che hanno creato depositi di sassi e sabbia.
Si riconoscono strati, più lisci e chiari, composti di sabbia e piccole pietre ed altri costituiti da grossi sassi trasportati certamente da una più impetuosa corrente. Si cammina con una certa inquietudine, specie nelle parti più anguste della gola perché molti sassi sembrano volersi staccare dalle pareti da un momento all’altro.
E’, però, una preoccupazione che, presto, ci abbandona lasciando spazio allo stupore.
Dico: «trenta metri scavati in milioni di anni quanto fa all’anno?»
Ci mettiamo a ridere perché nella nostra esistenza l’anno e il metro sono i riferimenti più comuni impensabili, però, da applicare in casi come questo.
La temperatura, nella parte più stretta è accettabile ed una corrente d’aria rende piacevole superare le tortuosità del fondo.
La scarsa luce che filtra dalla sommità della gola contribuisce a rendere ancor più suggestivo l’ambiente.
Gli anfratti e le piccole grotte create dall’erosione sono dimora di uccelli e altri piccoli animali che aspettano impazientemente di vederci andar via per riprendersi il proprio territorio.

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Seduti a sognare

La sera, seduti in silenzio davanti alla nostra tenda, abbiamo contemplato l’ennesimo, ma sempre coinvolgente, tramonto africano. Ancora una volta lasciamo che le immagini siano capaci di suscitarci emozioni.

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Solitaire (foto di Irene Almaviva)

Solitaire (S23 53.229 E16 00.232)

Anche se Solitaire non ha bellezze naturali da mostrare mi sembra interessante citarlo.
Originariamente (1948) una fattoria, Solitaire è divenuto, nel tempo, un luogo di sosta per i turisti non solo per rifornirsi di carburante o riparare una gomma, ma anche per cibarsi e riposare (è l’unico punto di ristoro e rifornimento sulla strada tra Sesriem e Walvis Bay, sulla costa nord).
C’è una buona trattoria e nello spaccio si possono acquistare pane e torte «fatte in casa» (quella di mele è la specialità).
Se vi piace essere circondati da uccellini sollecitanti (ormai abituati all’uomo essi saltellano anche entro il ristorante), potete consumare il pasto nell’area picnic.
Un confortevole lodge offre decorose camere a chi vuole passare qui la notte.
Ho letto che gli amanti dell’astronomia possono noleggiare un telescopio per osservare le costellazioni in un cielo australe che sembra avvolgerci come una sfavillante coperta.

*= Google Earth, che mostra foto satellitari della terra, si può scaricare gratuitamente su: http://www.google.it/earth/download/ge/agree.html

Testo e foto: Mauro Almaviva

Mauro Almaviva
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4 Responses to “L’incomparabile spettacolo dell’alba a Sossusvlei, in Namibia”

  1. Claudia Tagliabue scrive:

    Mauro…. non ho parole, ho vissuto il tuo viaggio, le tue sensazioni, ho “visto” luoghi magnifici e “camminato” dove mai avrei pensato potesse esistere…. Le fotografie sono splendide. Grazie, un bellissimo articolo, emozionante, che per me, è stato come un film……

  2. Giuliano scrive:

    Viaggiare – ti lascia senza parole, poi ti trasforma in un narratore. Grazie per questa tua testimonianza

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