Ricordi ed immagini sfuocate assumono man mano consistenza dall’altra parte del telefono, attraverso la voce di Giana, Immortal. Ma proprio quando i pezzi del puzzle cominciano a combaciare tra loro, inizia ad intravedersi un cambiamento di paradigma della storia. Dalle sue parole, Francesco percepisce il disagio di una donna in difficoltà, impotente davanti alle avversità della vita. Una chiara, seppure sottintesa, richiesta di aiuto cui egli non si sente di sottrarsi.
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Un fiume di parole
Dipinto di Fabian Perez
Al suo “eccomi” risposi con un laconico “ciao”, non prima di essermi liberato la gola, con due lievi colpi di tosse, da improvvisi lapilli di saliva.
–Scusami, sono piuttosto emozionato! Si sente?–
–A chi lo dici!– replicò lei.
–Ho così tante cose da dirti…– continuò –Che non so da dove incominciare! Anzi non so proprio cosa dire. Mi sento la testa vuota.–
Ridemmo entrambi. Seguirono silenzi. La sentivo ansimare.
–Ehi! Ma ci sei?– dissi per ovviare al reciproco imbarazzo.
–Ci sono, ci sono, Francesco. Mi sto chiedendo se sia stata una buona idea quella di averti voluto cercare dopo tanti anni.–
–Me lo sono chiesto spesso pure io. Devo ammettere che per me non è stato facile accettare questa situazione che oserei definire ambigua. Sei piombata nella mia vita, inattesa e all’improvviso, stravolgendola. Ma quello che mi ha più sorpreso è stato il modo con cui lo hai fatto.–
–Lo so! Tutta colpa o merito di quella poesia. Ma non avevo altra scelta, anche perchè mi mancava il coraggio di farlo apertamente, e poi come sai, io non vivo più a Roma.–
Rotto il ghiaccio, Giana iniziò a raccontarmi di sé. Non metteva particolare enfasi nelle sue parole ed io non facevo nulla per interromperla. Sembrava che il suo racconto ce l’avesse accantonato in testa per rivelarmelo. La sua vita era stata costellata da poche soddisfazioni, come quella di avermi ritrovato e da molte sconfitte e dispiaceri, come il suo matrimonio fallito e, soprattutto, la perdita della sorella più giovane, Gemma, uccisa atrocemente.
Quest’ultima vicenda aveva avuto un impatto mediatico di grande rilevanza. All’inizio l’avevo seguita anch’io sui giornali e su internet, ma poi il mio interesse era scemato a causa dello stagno investigativo. Sembrava, infatti, che gli inquirenti continuassero a brancolare nel niente, dopo che l’ex fidanzato della vittima, tale Rafael Curaro, sul quale si erano concentrate subito le indagini, era stato rilasciato grazie ad un alibi inattaccabile.
A Giana piaceva parlare di sé. Sembrava che stesse aspettando il momento propizio per condividere con qualcuno la storia della sua travagliata esistenza. Una volta, mentre mi diceva della sua cotta giovanile per me, l’avevo interrotta per farle notare la notevole differenza di età che c’era tra noi. Mi rispose pacatamente che per lei l’età era un dettaglio, che non le interessava e che, comunque, era acqua passata. –Per me sei un amico speciale e alla tua amicizia ci tengo.–
Mi piaceva sentirla raccontare divertita e con dovizia di particolari inediti, di quello che accadeva in quel cortile di Ostia. –E’ stato il periodo più bello della mia vita! Di assoluta felicità e spensieratezza.– mi diceva senza remore. Eppure dalla sua voce trasparivano note di nostalgia quando parlava di noi e del putiferio ormonale che l’assaliva quando mi vedeva. –Ripensandoci ora, mi ci scappa da ridere per quanto ero scema. Pensa che a volte mi vestivo e pettinavo come tua moglie per somigliarle ed attirare così la tua attenzione. Che stupida! Tu non mi ti filavi proprio. Non avevi occhi che per lei.–
Dipinto di Vicente Romero Redondo
Provavo un senso di disagio nell’ascoltarla. Quelle parole rendevano ancora più vividi i miei ricordi per Lorena.
–Quei sentimenti hanno condizionato le mie scelte future e di conseguenza la mia vita.– affermava. Il suo matrimonio riparatore era naufragato dopo aver perso il bambino al quarto mese di gravidanza. –Da allora ho vissuto molte storie, perlopiù senza sentimenti. Ti ho amato Francesco, ma ora provo per te un profondo affetto che non me la sento di definire amore.–
Giana diventava un fiume di parole. Mi piacevano le sue risatine e gli intercalari che arricchivano i suoi discorsi: ma ti pare, e che cavolo, ma ti rendi conto, cioè, e altre colorite espressioni dialettali.
Quelle rivelazioni in un certo senso, venivano in mio soccorso. Non avevo, infatti, nessuna voglia di imbarcarmi in una relazione seria e duratura con lei solo per compiacerla.
Di lei, comunque, apprezzavo la determinazione con la quale difendeva il ruolo della donna nella società. –Mia sorella è stata l’esempio più atroce e lampante dei pregiudizi delle persone e della meschina brutalità maschile. Gli inquirenti e soprattutto i giornalisti, erano più interessati alla sua vita privata ed intima che a cercare il suo assassino.– Le ricordai che per quanto riguarda gli investigatori, scavare nel passato della vittima, specie nei casi di femminicidio, spesso porta sulla pista giusta per risalire al suo carnefice.
Sembrava come se in Giana convivessero due personalità l’una bisognosa e capace di amare, l’altra, feroce e determinata a difendere i diritti delle donne. –Non tollero le discriminazioni di genere. Sono intollerabili le violenze cui le donne sono vittime quotidianamente, per la sola colpa di essere più sensibili e capaci di certi maschi, convinti di poter imporre con la forza il loro dominio sulle femmine.–
–Cavolo! Giana, queste tue affermazioni mi stupiscono. Non è per adulazione, ma devo ammettere che non mi sarei mai aspettato di poter scendere con te su un piano dialettico che mi è congeniale.–
–Scusa Francesco, ma credevi di avere a che fare con una povera burina ignorante?–
–Ma no, dai! Anzi, tutt’altro. Già dal primo messaggio che mi facesti lasciare sul lunotto della macchina, avevo intuito con chi avevo a che fare, anche se in un primo momento avevo escluso di essere il tuo obiettivo. Insomma, una tipa tosta dal cuore poetico. “Neve che mi cadi dentro, sciogliti al calore del mio amore […] perché non voglio più soffrire”, concludevi. Frasi che trasmettono una certa inquietudine. Quel messaggio preludeva a risvolti misteriosi ancora tutti da chiarire.–
–Cioè, cosa intendi dire con questo?–
–Mi riferisco piuttosto alle vicissitudini nella grotta di Tarquinia ed alla manfrina per portarmici. Spero che un giorno mi darai contezza del tuo comportamento e di quello delle tue complici ed in particolare della tua amica Lilith. Ti ricordo che ho corso dei pericoli a causa tua.–
–Guarda Francesco, in proposito ho molte spiegazioni da darti, ma preferisco farlo a voce, guardandoci in viso. Ti assicuro che di come sono andate le cose a Tarquinia, non ne ho nessuna colpa. Anche io sono stata vittima di un complotto ordito da una persona senza scrupoli e senza attributi di cui ti dirò dettagliatamente quando ci incontreremo.–
–Infatti!– convenni –L’argomento è troppo delicato per parlarne al telefono.–
Valentino Di Persio
CHI SONO
Continua il prossimo mese.
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Che episodio cruciale!!! Finalmente si iniziano a svelare le figure ambigue di questo racconto avvincente che riesce sempre a catturare la mia attenzione curiosa….fantastico. Forse sarà anche la cadenza mensile a creare un certo attaccamento a questa storia, non si esaurisce subito e si aspetta l’uscita. Azzeccate come al solito anche le immagini che fissano il testo. Bravo papà e brava Marica ??
Fatti da una figlia i complimenti sono scontati, direte voi ! Invece no ! Vi assicuro che se non le fosse piaciuto le critiche non sarebbero mancate. La conosco troppo bene quella birichina: Lei non ha peli sulla lingua. Grazie bella di papà.
Che intrecci complicati e avvincenti 😀 Secondo me questa Giana…ha molti scheletri nell’armadio….nasconde tante verità..che prima o poi verranno a galla 😉 Grande Valentino….buonanotte !
Condivido in pieno il pensiero di ChryBiancoscudato, anche io ho avuto la sensazione che Giana nasconda qualcosa. Davvero bel episodio; secondo me ben presto ci sarà il “giro di vite” decisivo per sciogliere i vari punti interrogativi della nostra storia. Grazie Valentino per i tuoi racconti, al prossimo episodio.
A questo punto non mi resta che condividerle anche a me le vostre impressioni, cari Nenè e Crhistian. Fossi in voi, però, non sottovaluterei e terrei d’occhio quella gatta, manco tanto morta, di Monica. Ciao, Grazie per gli apprezzamenti. Spero di non deludervi ….. mai