Il “BIG HOLE” e la corsa ai diamanti a Kimberley, Sud Africa

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Il Big Hole oggi (foto M.Almaviva)

Molti sanno che il gruppo De Beers è uno dei maggiori gruppi di estrazione e commercializzazione di diamanti, ma pochi conoscono l’origine del suo nome.
La sua storia è legata a quella della città di Kimberley (ora capoluogo della Provincia del Capo Settentrionale in Sud Africa), città sorta in una zona di estrazione diamantifera.
Tutto iniziò nel 1866 quando Erasmus Jacobs, figlio di un fattore, trovò, sulle rive del fiume Orange, una strana pietra con cui si mise a giocare.
La pietra passò di mano in mano finché fu identificata come un diamante grezzo (chiamato Eureka); nel 1869 fu rinvenuto un altro diamante grezzo “La Stella del Sud Africa”. In seguito una vera e propria corsa ai diamanti iniziò nella zona attorno al fiume.
Alcuni prospettori si diressero però all’interno attirati anche dalla diceria che mattoni di argilla di alcune fattorie contenevano diamanti.

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Il bar (foto M.Almaviva)

Quelli che divennero i due maggiori siti di scavo delle pietre preziose erano sui terreni di due allevatori boeri: Johannes Nicholas e Diedrick Arnoldus De Beer che vendettero la proprietà (pagata 50 sterline) ad un prezzo di 6300 sterline.
Ben presto, migliaia di minatori iniziarono a scavare in piccole concessioni.
Vi furono più di 1500 concessioni in un’area di circa 90.000 m2 (circa 9 volte la superficie di un moderno campo da calcio).
Ciò pose problemi di logistica in quanto era concesso scavare solo verticalmente e, di conseguenza, tutte le concessioni dovevano essere sfruttate contemporaneamente; inoltre una ragnatela di cavi e carrucole si intrecciava per rimuovere il terreno scavato.
Per questo i più intraprendenti iniziarono ad acquistare concessioni limitrofe.
Ovviamente nei pressi sorse un insediamento che venne chiamato “New Rush”.
Nel 1873 la città cambiò nome in Kimberley, in onore del Segretario di Stato inglese alle Colonie.
I due principali siti finirono sotto il controllo di Barney Barnato (miniera Kimberley-Big Hole) e Cecil Rhodes (miniera De Beers). Quest’ultimo, convinto colonialista e assertore della supremazia inglese nel mondo, acquistò nel 1888 Kimberley da Barnato al prezzo di 5.000.000 di sterline (una cifra folle, a quei tempi).
Con questo ebbe inizio l’impero di Rhodes che creò la “De Beers Consolidated Mines Limited”.
Impero che egli godette per pochi anni (morì a 48 anni nel 1902) avendo avuto però il tempo di divenire Primo Ministro della Colonia del Capo e di contribuire allo scoppio della seconda guerra anglo-boera.

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Lo studio dentistico e l’infermeria (foto M.Almaviva)

Man mano che si andava in profondità lo scavo doveva allargarsi ad evitare che il terreno franasse; da qui il nome di Big Hole.
Infatti le vene di Kimberlite (minerale in cui si trovano i diamanti e che prende il nome dalla città) si estendono verticalmente.
Quando fu impossibile continuare con l’estrazione all’aperto, furono scavate gallerie che arrivarono fino alla profondità di più di 1000m.
Il Big Hole, abbandonato si riempì presto d’acqua.
L’attività estrattiva continuò fino al 1914. Le altre miniere hanno continuato a produrre diamanti sino ad oggi.
Fino al 1914 furono estratte, da Big Hole, circa 3 tonnellate di diamanti per un totale di 14.504.566 carati. Le dimensioni della miniera sono impressionanti: ha un diametro di quasi 500 metri ed una profondità di 215 metri di cui 40 di acqua. Le gallerie sotterranee giungevano fino alla profondità di 1097 metri.

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Descrizione dello scavo (foto M.Almaviva)

Museo http://www.thebighole.co.za/

Il Big Hole, che è una delle più grandi escavazioni al mondo eseguite manualmente, è ora un’area museale ed è possibile visitare l’antico villaggio ricostruito fedelmente: i bar, la banca, il dentista, i negozi, ecc.
Nel centro visitatori è possibile assistere a filmati e sono in esposizione documenti e strumenti d’epoca nonché la riproduzione dei più famosi diamanti.
La vista della miniera dalla terrazza panoramica è impressionante e, abituati ora vedere enormi macchinari all’opera, ci si chiede immancabilmente come diamine abbiano fatto, uomini muniti di picconi, martelli e pale a scavare un tale cratere e, soprattutto, dove è finito il materiale asportato?

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Big Hole a fine ottocento. La foto è estratta dal web e non sappiamo se è coperta da copyright; se così fosse i proprietari dei diritti possono richiederne la cancellazione, che verrà immediatamente effettuata

Testo di Mauro Almaviva

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4 Responses to “Il “BIG HOLE” e la corsa ai diamanti a Kimberley, Sud Africa”

  1. Elisa scrive:

    Grande Mauro, sempre portatore di conoscenze ed emozioni.

  2. Claudia Tagliabue scrive:

    Mauro, sei una fonte inesauribile di meravigliose avventure. Ogni tuo articolo porta ad una nuova conoscenza.
    Sempre una nuova emozione, sei da invidiare (nel senso buono del termine, naturalmente).
    Grazie !

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