Io, la penna e un foglio di carta…

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Quando si sente il bisogno di liberare la mente da pensieri ingombranti, ci si pone una domanda: a chi posso raccontare le mie pene? Il problema è che dei tuoi fatti agli altri poco importa. Meglio scrivere una lettera, liberatoria, a briglia sciolta, dove poter scaricare tensioni, pensieri e sentimenti. Un bel “Ciao” iniziale e via con un fiume in piena di parole per attrarre l’interesse d’un ipotetico lettore cui partecipare i tuoi stati d’animo e fargli credere di esserne il target. Questa lettera della mia amica Marica Caramia, merita di essere letta e riletta fino in fondo. Io l’ho fatto e lo rifaccio ancora perché ogni volta mi emoziono, mi si accappona la pelle. Immortal, la Giustiziera, questo mese lascia il posto ai sentimenti.
A tutti l’augurio di un felice Natale e prosperoso Anno Nuovo.
Valentino Di Persio

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Dipinto di Vincente Romero Redondo

Ciao…
sentivo forte il desiderio di scriverti. E’ da un po’ che non so più niente di te. Come stai? Domanda stupida, lo so. La uso di solito per rompere il ghiaccio, per sentirmi rispondere “Bene, grazie e tu?” Così che io possa raccontarti di me. Ma oggi no. Oggi è di te ed è con te che voglio parlare. So che per te non è stato un buon anno, te lo leggo negli occhi. Quegli stessi occhi che ultimamente non sono in sintonia con le tue labbra, sempre ben tirate in un sorriso che ha spodestato il sole. Per questo ho deciso di scriverti. Sento che hai perso qualcosa e forse posso aiutarti a ritrovarla.
Ti abbraccerei se tu fossi più vicina anche se con te non ho la giusta confidenza per farlo, in realtà non lo faccio facilmente con nessuno. Ma ne hai bisogno e so che non lo ammetterai mai. Non sei mai stata molto loquace quando si trattava di parlar di te e ti capisco, anche io odio mostrare le mie debolezze. A volte è più faticoso esibire a lungo una finta facciata che esprimere realmente quello che ti passa per la mente. Talvolta mi capita di sentirmi poco interessante. Inizio a chiudermi a riccio, a sentirmi inconsistente, dimentico chi realmente sono e rimango lì, in attesa che qualcuno mi ricordi chi io sia. Cerco così di attirare l’attenzione raccontando aneddoti simpatici, profondi finché mi accorgo di non essere ascoltata. Allora che senso ha aprirsi se fa più male sentirsi invisibili che esserlo davvero? Così mi tramuto in un essere arrogante, insopportabile, irritante. Non mi piace apparire così agli occhi di chi ho di fronte. Così scappo, evito gli sguardi, piango. Piango quando nessuno può compatire quelle lacrime, quando nessuno può additarmi come “quella che piange”. Così, magari, apro del vino, un libro, un pacchetto di patatine e cerco di alleggerire i pensieri, tuffandomi in qualcosa che mi distragga da quel pensiero che cerca conforto e qualcuno che mi salvi, eppure lo so che nessuno può salvarmi se io per prima non so o non voglio farlo.

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Dipinto di Justin Harris

Hai ragione, scusa, ti sto scrivendo per tirare su il tuo morale ed invece son qui a peggiorarlo. Ma io ti scrivo tutto questo proprio per farti capire che ti capisco, che non sei sola, che una spalla sulla quale appoggiarti per te c’è sempre. Non devi chiedermela, usala e basta.
Capitano a tutti i periodi confusi, dove l’incertezza regna sovrana come tra le pagine di un libro del quale non conosci il finale. Tra la fine e il nuovo inizio che si prospetta all’orizzonte. Tra una vita che si spezza ed un’altra che si affaccia al mondo. Tu ora sei qui, in questo limbo fatto di domande che forse non avranno mai risposte e di risposte che, probabilmente, non riceveranno mai la giusta domanda. Ma… cosa sarebbe la vita senza queste incognite che la impreziosiscono? Quindi non devi essere triste perché il grigio che sembra un colore così spento, altro non è che un pennello che sulla tavolozza ha sovvertito una miriade di colori. Colori che non puoi distinguere perché dai per scontato che essi non esistono. Soffermati sui sogni che non vedi, non sulle fantastiche utopie. Per quei traguardi che puoi raggiungere e far tuoi, non aspettare che qualcuno ti dia una mano. La soddisfazione più grande è realizzarti da sola.
Sei tu la tua migliore amica, non dimenticarlo. Se tu non ti volessi del bene, non saresti qui ora a scriverti queste parole. Non dimenticare chi sei. Non smettere di volerti bene e leggi questa lettera ogniqualvolta non hai un motivo per sorridere.
M.

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Dipinto di Alicia Brizzio, “Just a letter”

Provate a scrivere una lettera a voi stessi. Quanto riuscireste ad essere sinceri? A rimproverarvi, criticarvi, ammettere le vostre debolezze, le vostre ansie, i vostri difetti, ma anche lodarvi e gratificarvi per le cose buone fatte? A volte è più facile scrivere a terzi che a noi perché prevediamo sia le risposte che vorremmo ed evitiamo quelle che non siamo capaci di darci. Impariamo allora, ad amarci, ascoltarci, perché tra il via vai di gente e il mutare delle situazioni della vita, solo quegli occhi, i nostri occhi, sono quelli con i quali avremo a che fare ogni mattina incrociando lo specchio…

Quel che vi auguro per queste festività è che possiate sempre avere, ogni giorno, un sorriso da dedicarvi. Sinceri auguri allo staff de Il Cofanetto Magico e a Voi lettori tutti.
Marica Caramia

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5 Responses to “Io, la penna e un foglio di carta…”

  1. ChryBiancoscudato scrive:

    Immensa Maricuzza…semplicemente Immensa <3

  2. Elisa Prato scrive:

    Grazie Marica di questa esortazione al sorriso per noi stesse. Anch’io ricambio
    gli auguri a te ed a voi tutti con questa frase da pronunciare ogni mattina ed ogni sera , per collegarci al proprio inconscio:” Giorno per giorno, sotto ogni punto di vista, io vado di bene in meglio”. E’ una tecnica di autosuggestione cosciente del medico francese Emile Couè, nativo di Troyes nel 1857.
    Provate con costanza, fa miracoli! Un abbraccio a tutti.
    Elisa

  3. Raffaella R. scrive:

    Parole che calzano alla perfezione in ogni stato d’animo … Complimenti ❤❤

  4. Claudia Tagliabue scrive:

    Marica, letta e riletta e riletta ancora. Mi hai commossa. Hai scritto parole bellissime e il senso di ognuna è l’amore per noi stessi. Il rispettarci, il volerci bene, amarsi ed accettarsi per ciò che siamo, senza smettere un attimo di migliorarci e raggiungere i nostri scopi, i nostri sogni, i nostri traguardi,anche nelle piccole cose di tutti i giorni.
    Sorridere a quel “grigio” che descrivi tanto bene, che in realtà grigio non è, ma bensì un colore indistinto di quel solo momento…
    Grazie, Marica. Grazie per le tue esortazioni a non abbandonare mai la speranza e non lasciarsi mai andare alla deriva.
    Ti auguro dal profondo del cuore, che tutti i tuoi desideri e i tuoi sogni, si possano avverare nella piena felicità.
    Buon Natale a te e alla tua famiglia.
    Felice Anno Nuovo, che sia prospero in tutte le sue forme.
    Sii felice, anima bella e dolce..

  5. valentino scrive:

    Il grigio ? E’ un colore astratto che esiste solo per chi non riesce a non vederlo !

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