Al bar del Torrino, superati i primi momenti di imbarazzo, le anime di Fracesco, Monica e Giana si fondono in una sorta di empatia. Trascinati dall’impeto dei loro discorsi, tra i tre si crea una forte solidarietà e comunione d’intendi. Francesco è sempre più disposto a sostenere Giana per rendere giustizia alla sorella, barbaramente uccisa. Monica, ormai coinvolta nella faccenda, non rinuncia alle sue scorribande verbali per creare imbarazzo a Francesco.
Buona lettura.
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Insalata per tre
Dipinto, olio su tela, di Jonelle Summerfield, “Night cafe in Paris II”
Quello che doveva essere un incontro di pura cortesia, si stava trasformando in un dibattito, a tratti interessante, sul femminicidio. L’argomento era in linea con il motivo per cui ci trovavamo lì: sostenere Giana nella sua ricerca di prove contro i responsabili della morte di sua sorella Gemma, trucidata con diciotto pugnalate e gettata in una scarpata sull’autostrada Roma-L’Aquila. Che la cosa ci stesse a cuore si capiva da come tutti e tre eravamo informati sulla materia. L’imperversare di Monica con le sue battutine, rendeva la discussione anche divertente. Sapevo che le sue provocazioni miravano a mettermi in difficoltà davanti a Giana. In cuor mio la cosa mi faceva piacere. Sorrisi al ricordo di quando a Tarquinia mi aveva rifilato un sonoro calcio sotto al tavolo per aver guardato più a lungo un’avventrice della rosticceria dove stavamo pranzando. Lei era gelosa a prescindere, di qualsiasi altra donna bella o racchia che fosse. Faceva del tutto per minare la mia disinvoltura in presenza di chiunque altra. Il fatto che questo suo atteggiamento sortisse l’effetto contrario, divertiva me ed infastidiva lei.
–Con voi due non ci si annoia di certo!– disse Giana ad un certo punto, ridendo.
–Cerco di stuzzicarlo, di tenerlo sulle spine per farlo sentire vivo!– rise nervosa Monica.
–Tranquilla Monica.– replicai ridendo a mia volta –Non farò mai nulla per deludere le tue illusioni.–
La temperatura fuori era mite. Il sole splendeva timido e caldo nel cielo della periferia sud di Roma. Data l’ora e visto che la discussione si stava prolungando oltre il previsto, proposi di sospendere giusto il tempo per mangiare qualcosa. Giana avrebbe accettato solo se avesse pagato lei. Monica, a sua volta, insisteva nel volerci avere come ospiti, non fosse altro che per affermare la parità di genere. Prevalse infine la mia proposta di fare alla romana, avremmo pagato in parti uguali il totale diviso tre. Alla bella inserviente ordinammo tre insalate miste, acqua minerale liscia, due caffè schiumati per le signore e uno al ginseng per me. Sulla mia scelta del caffè Monica ebbe subito da ridire –Lo vedi? Ha continuamente bisogno di eccitanti!-. Risatina all’unisono.
Durante lo spuntino si parlò del più e del meno. Ebbi la conferma che Giana abitava nell’alto Lazio, sul lago di Bolsena. Lavorava per una catena alimentare internazionale. Era reduce da una esperienza in campo immobiliare, a suo dire “un settore in piena crisi”.
Giana era ansiosa di finire il suo discorso. –Tornerà utile per capire meglio certi dettagli quando vi dirò di mia sorella.– disse.
–Da quello che sono riuscita a capire, leggendo sui casi di femminicidio ormai all’ordine del giorno, la violenza dell’uomo verso la donna può scaturire da disturbi psicologici latenti che nel tempo possono innescare in lui forme di gelosia e possessività ossessiva, tali da indurlo ad eliminare la causa del disagio, cioè la donna.–
Intervenne Monica: –Ci sono anche donne che subiscono reazioni impulsive e violente dell’uomo. Sovente in questi casi, i danni vanno oltre le loro intenzioni. Vi sono anche casistiche di azioni paranoiche individuali e collettive.–
–Mia sorella, invece…– riprese Giana –E’ stata vittima di un atteggiamento ossessivo ed arrogante del suo aguzzino che, per paura di perderla per sempre, l’ha uccisa con la complicità di altri balordi.–
–E’ quello a cui mi riferivo poc’anzi.– disse Monica.
–Si, Infatti. Lui da solo non ne sarebbe stato capace, il bastardo. Lui considerava mia sorella un oggetto, il suo oggetto personale cui non voler rinunciare assolutamente, ossessionato com’era dalla paura di essere lasciato per un altro.–
–Guarda Giana…– dissi –Al riguardo mi sono documentato. Le teorie sulla paura di rimanere soli sono molteplici. In particolare, un noto sessuologo, il Dr. Anton Iann, nel suo trattato “Eros e Psicologia” afferma che alcune persone evidenziano timori particolarmente spiccati rispetto alla stabilità delle proprie relazioni e alla propria capacità di mantenere legato a sé il partner. Il timore dell’abbandono è generalmente così forte da indurre questi soggetti a tollerare pesanti disagi relazionali pur di non affrontare l’esperienza del distacco e dell’abbandono. Nella realtà sono soggetti deboli con retaggi psicologici contorti le cui cause possono risalire addirittura al trauma che subiscono certi bambini al distacco dal seno materno. Da ciò ne deriva che a volte tali paure possono sfociare nella violenza contro il soggetto che non si vuole assolutamente perdere.–
Monica era euforica, presa dalla discussione. Ci guardò entrambi con occhi saettanti. Eccola, mi dissi, ora sbotta di nuovo. Infatti, si stava preparando a parlare con secchi colpetti di tosse per schiarire la voce. Sorrisi a Giana. Le feci un occhietto divertito.
–Non vanno trascurati nemmeno gli aspetti antisociali ed amorali di certi maschi che dopo aver intrecciato una relazione amorosa con un’altra donna, maturano un profondo odio e disprezzo verso la propria partner fino ad ucciderla. Secondo le tesi largamente condivise dagli strizzacervelli che affollano le varie trasmissioni televisive sul tema, la causa sociale della violenza contro le donne viene attribuita alla tendenza maschile a non considerarle come individui indipendenti, con diritto all’autodeterminazione, ma come cosa propria, da prendere e lasciare a piacimento.–
–Come vedi il possesso in esclusiva ricorre sempre.– osservò Giana.
–Purtroppo.– confermò Monica, continuando. –L’aumento di casi di violenza e di femminicidio viene spesso associato al fatto che la società sta vivendo una fase di mutamento dell’identità femminile, proiettata verso l’emancipazione e la libertà. Questa evoluzione viene vissuta da certi uomini come una minaccia alla loro virilità e al diritto del dominio sessista.–
–Mi ricordi una certa Lilith!– le dissi schernendola. Non raccolse la provocazione. Giana, invece, mi lanciò un’occhiata, perplessa.
Continuò. –La verità è che quei soggetti sono belve umane che non si rendono nemmeno conto del male che fanno. Sono dei malati ossessionati dall’egocentrismo e dalla paura di rimanere soli. Le malcapitate diventano i loro irrinunciabili oggetti personali; la loro fine è segnata.–
Poi rivolgendosi a me con aria di sfida: –Ma tu lo sai che il femminicidio è la prima causa di morte delle donne in Europa e che la maggior parte dei carnefici si trova all’interno della famiglia?–
–Guarda Monica…-risposi con calma –Io non ho fatto nulla per alimentare le tue statistiche! Almeno non ancora! Mi stai facendo salire forte la voglia di tirarti il collo!– replicai ridendo. Giana era divertita dai nostri battibecchi.
–Quindi sarei un gallina, eh!– imprecò conficcandomi improvvisi pizzicotti ai fianchi. Giudicai quella reazione provocatoria per dimostrare a Giana che anche un mito poteva vacillare.
–Va bene, va bene Monica!– le dissi per smorzare la sua irruenza –Ora cerchiamo di smetterla con i voli pindarici. Ritorniamo con i piedi per terra e vediamo come aiutare Giana.–
Valentino Di Persio
CHI SONO
Continua il prossimo mese.
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Monica è sempre piu’ sarcastica, arguta e audace….è veramente la spina nel fianco del povero Francesco…in tutti i sensi :p
Ciao Christian, vedrai che le passerà presto la voglia di fare la spiritosa alla tua eroina. Grazie per il commento, gradito, come sempre. Valentino
Come immaginavo la storia sta prendendo una piega più seria e profonda, interessanti le riflessioni dei personaggi circa una tematica così delicata e purtroppo sempre più all’ordine del giorno. Anche io adoro Monica, la sua arguzia e il suo modo di esprimersi in maniera diretta e sagace la rendono il mio personaggio preferito, chissà dove andremo a parare nelle prossime puntate; il precedente commento di Valentino mi lascia un po’ sulle spine e un tantino perplessa 😀 …mah staremo a vedere 😉
Alla prossima puntata.
Si Nenè, l’argomento “femminicidio” e la violenza sulle donne in genere, mi sta a cuore da sempre. Ho colto l’occasione per sviscerare, per bocca dei protagonisti di questa storia infinita, i vari aspetti del fenomeno, che definirei piaga sociale. Monica dici ? Te l’avevo detto di tenerla d’occhio ! Quella è una gatta dalle sette vite ,.. forse otto.
La lettura di questo episodio è stato divertente perchè l’ironia aiuta anche per affrontare situazioni drammatiche: la morte di una sorella, il femminicidio la giustizia che tarda ad arrivare per chi nella societàa minaccia e colpisce la vita di un’altra. Immortal ha tanti generi non si può catalogare in uno solo forse è proprio questo l’originalità che né fa un romanzo mai noioso ma stuzzicante.
Cara Romina,trattare un argomento così tristemente attuale, senza mai strappare un sorriso, sarebbe stato ostico da somatizzare. L’ironia è stata una scelta obbligata per distrarre chi legge dalla drammaticità dei fatti. Certo, il racconto era partito in sordina, quasi per gioco, senza una trama ben definita e si era concluso al nono capitolo con una sorta di rassegnazione del protagonista ad accettare l’epilogo come l’ultimo scampolo di emozioni che la vita gli aveva riservato. Ovviamente Francesco si sbagliava e ben presto ha scoperto il rovescio della medaglia. Dietro a quel mistero si celava un dramma umano, un disegno criminale, una richiesta d’aiuto. Grazie per il commento