Poesia di febbraio: “Caro Pietro”

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Come il testo che troverete in calce a queste righe non mancherà certo di dimostrarvi, io avevo l’abitudine, agli inizi (molto stentati) della mia carriera come poeta, di scrivermi una lettera di quando in quando per fare il punto della situazione (che, ovviamente, non era poi così allegra). Ad esempio ricordo che all’epoca soltanto la rabbia poteva isolarmi dal dolore e darmi dunque l’illusione continua che la mia testardaggine fosse coraggio, mentre la mia impazienza, autentica speranza. Ed ogni poesia, in quei giorni, altro non era che una preghiera laica sull’altare della fatica (ebbene sì, la fatica: l’unica che riuscisse ancora a conferire una parvenza di dignità ai miei tanti insuccessi).


 

 

CARO PIETRO

I
Caro Pietro,
mi rovino l’appetito,
prima di far cena,
mangiando fette di pandoro.

Che pensieri terra terra
vengono in mente
mandando giù bocconi
pastosi di burro:
pensieri… stomaco stomaco.
Tipo: «Sono stracco di vivere
a mia rovina;
sono stracco di vivere
alle mie spalle».

II
Caro Pietro, la gente rimane sbalordita al sentire le mie risposte così lapidarie (quindi troppo categoriche). Ma io per nessuno provo cattiveria: perché la mia rabbia è confusione.
Insomma è un malessere transitorio che bisogna pur soffrire passando, tutto d’improvviso, dalla gioia al dolore. È un po’ come il malore successo a quelli che han volato da un fuso orario all’altro. Poi, quando la rabbia finisce, il mio pessimismo è solo rassegnazione.

III
Eh caro Pietro,
se vedo, però, intorno a me
sorrisi di compassione
per l’enorme sfiducia
che mi affligge il cuore,
mi rincacchio con passione
e, senza nemmen finire
di rovinarmi l’appetito,
corro a letto immusonito
saltando l’antipasto
(e figurati la cena!).

«Ah, sono stracco di vivere
a mia rovina;
sono stracco di vivere
alle mie spalle».

Pietro Pancamo
CHI SONO

 
 
 
 

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35 Responses to “Poesia di febbraio: “Caro Pietro””

  1. Maria Cristina Giongo scrive:

    Caro Pietro, molto bello che tu abbia trovato un sistema di sopravvivenza basato su te stesso, il modo migliore per andare avanti. Credere in noi stessi e in quello che facciamo, indipendentemente ( e a volte anche fregandosene) di quello che pensano gli altri! Bravo!
    Con tanta stima, Cristina

    • Pietro Pancamo scrive:

      Sei gentilissima, cara Cristina. Ti ringrazio!
      “Non preoccuparti se gli altri non ti apprezzano. Preoccupati se tu non apprezzi te stesso” (Confucio).

  2. Marisa G. scrive:

    Ho trovato molto bella questa dichiarazione dei vari stati d’animo che attraversano ed interpretano il nostro modo di essere, meravigliosamente espressi in poesia. Sempre grazie per le riflessioni che ci riportano alla nostran umanità.

  3. Luisa scrive:

    Dare una possibilità ai sogni…., si soffre, ma spesso si scoprono capacità e talenti,che sono dentro di noi….. belle le tue riflessioni, come sempre complimenti !

  4. Mariateresa e Laura scrive:

    I tuoi cambiamenti di umore,frequenti nelle persone pensanti e sensibili,alimentano con successo la tua creatività artistica.

  5. Mariateresa e Laura scrive:

    Non sei,forse, genio e sregolatezza?

    • Pietro Pancamo scrive:

      Carissime Laura e Teresa, grazie infinite per la stima. Purtroppo, ben lungi dall’essere un genio, il sottoscritto è in realtà un perfetto cretino: prova ne sia, ad esempio, che l’altro giorno ho scambiato il quadernone a quadretti di mio nipote, per un catalogo completo delle opere di Mondrian. Come potrei essere più imbecille di così?

  6. Marisa B. scrive:

    La rabbia è natura: è l’atavica risposta a un qualcosa di non accettato. Se si riesce a governare può diventare lo strumento per reagire con impeto e non cadere a sasso in un buco polveroso.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Cara Marisa, ottima analisi la tua. Malcolm X ne sarebbe entusiasta; infatti soleva dire: “[…] gli uomini quando sono tristi non fanno niente; si limitano a piangere sulla propria situazione; ma quando si arrabbiano allora si dànno da fare per cambiare le cose”.

  7. Elisabetta Picco scrive:

    Ogni nostra azione, anche la più semplice e abitudinaria come il mangiare e il nutrirsi, scatenano in noi una ridda di emozioni e sentimenti.
    Complimenti Pietro, è una poesia bellissima!
    Elisabetta

    • Pietro Pancamo scrive:

      Grazie per aver apprezzato i miei versi, cara Elisabetta.
      “L’artista” –ma più in genere l’uomo, aggiungerei io– “è un ricettacolo di emozioni che vengono da ogni luogo: dal cielo, dalla terra, da un pezzo di carta, da una forma di passaggio, da una tela di ragno” (Pablo Picasso).

  8. Elisabetta Picco scrive:

    Scusa l’errore: scatena in noi …

  9. Mario scrive:

    Versi che mi riportano ad antiche,condivise letture liceali:agli epigrammi di Marco Valerio Marziale.Limpidi,schietti,immediati.

  10. Luisa scrive:

    malinconia, tristezza, rabbia, velati pensieri, ricordi …….

    • Pietro Pancamo scrive:

      Cara Luisa, quando sono in preda alle crisi messianiche, spesso mi sorprendo a predicare in questi termini: «Le sofferenze che il mondo ci infligge (ad esempio la malinconia, la tristezza, la rabbia, i velati pensieri, i ricordi) son proprio d’ogni genere. E c’insegnano molto. Davvero molto. Col risultato che, paradossalmente, ci consentono una vita migliore e più consapevole. Come dire, insomma, che il mondo è bello… perché è (Cal)vario».

  11. Cristiano scrive:

    Food for thoughts. Bravo Pietro!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Sì, caro Cristiano, food for thoughts da masticare a fondo con la mente ed il cuore.
      Bentornato e grazie mille per il commento!

  12. anna maria scrive:

    Come sempre con grande creatività sei riuscito a farmi comprendere i tuoi stati d’animo, coinvolgendomi nell’alternanza di sensazioni che provi, ma che in qualche modo caratterizza anche la vita di ciascuno di noi.
    Un continuo susseguirsi di momenti a volte pieni di buio, a volte ricchi di speranza, in una serie infinita di luci e ombre .

    • Pietro Pancamo scrive:

      “Amo la luce perché mi mostra la via. Ma amo anche il buio perché mi mostra le stelle” (Og Mandino).
      Ospitarti nella mia rubrica poetica è sempre un piacere, cara Anna Maria.

  13. ELENA CASSARDO scrive:

    I tuoi cambiamenti di umore sono TROPPO simili ai miei.

    Io credo di capirti al 100% … l’unica cosa che da te mi distingue che io so perche’ i miei cambiamenti di umore sono si’ repentini !

    Pietro sei OK ….. e poiche’ io non sono modesta credo di esserlo anche io! un abbraccio elena

  14. Luisa scrive:

    E’ così difficile esprimere realmente i sentimenti dell’animo umano, bravo Pietro !

  15. mariateresaelaura degiorgis scrive:

    F0rse soltanto una serena e attiva accettazione della vita ci eviterebbe di vivere a nostra rovina .

  16. mariateresaelaura degiorgis scrive:

    “Per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta.Per quanto sembri incoerente e testarda se cadi ti aspetta.Siamo noi che dovremmo imparare a TENERCELA STRETTA” Così canta Fiorella Mannoia.In effetti la vita sarebbe perfetta se noi riuscissimo a diventare uomini autentici.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Diventare uomini autentici è estremamente difficile e Albert Einstein lo sapeva molto bene: “Sono pochi quelli che vedono coi propri occhi e provano sentimenti con i propri cuori”.

  17. susy pagliaro scrive:

    Un’ altra poesia di Pietro Pancamo che, fin dal titolo, rende manifesta quell’ accoglienza di se stessi, in tutte le sfumature, necessaria alla vita. Dall’ arte e dall’ autoironia del nostro artista ‘nasce’ davvero una bella poesia, che rende piacevole anche la riflessione. Complimenti!

    • Pietro Pancamo scrive:

      “Allegra sfiducia”: forzando un po’ le parole di Nietzsche, è così che potrei chiamare l’ironia. Ed anche la mia vita.
      Tanti auguri per la tua carriera ed i tuoi progetti, cara Susy.

  18. Elena scrive:

    Caro Pietro, il tuo scritto mi ha fatto ricordare quanto disse Mary Shelley (Franckenstein):” L’animo umano è costruito in modo ben strano,e noi siamol
    Legati al benessere o alla rovina da vincoli infinitamente sottili.”
    Grazie a presto

    • Pietro Pancamo scrive:

      Felice di risentirti, cara Elena.
      Come lo stesso romanzo di Mary Shelley ci dimostra, i legami che ci vincolano alla rovina sono, purtroppo, tutt’altro che sottili.

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