Come sapete sono sempre stata affascinata dal mondo delle api e da tutto il mondo animale in generale: dalla bellezza della natura, miracolo vivente, eterno. Ricordate l’articolo che scrissi per Il cofanetto magico sull’immunità di sciame, in cui raccontavo che le api vaccinano i loro piccoli due volte? Troverete il link alla fine di questo articolo.
Ho letto sul Corriere della sera un servizio della giornalista Silvia Morosi che desidero proporvi come ulteriore testimonianza del loro ingegno e creatività. Soprattutto riguardo i loro “ preziosi rituali e linguaggi complessi per salvare il futuro del Pianeta.”
Splendida natura in uno scambio… di amore e nutrimento.
Le api comunicano fra di loro per segnalare sia la presenza di cibo che di pericoli e dinamiche varie all’interno del loro alveare. Nel IV libro delle Georgiche il poeta latino Virgilio (70 a. C. -19 d. C.) descrive per la prima volta “il canto delle api”. Questi «piccoli esseri emettono delle vibrazioni che dopo attente analisi sono state paragonate ad un suono che si avvicina a quello di alcune note musicali: ovvero il “Sol diesis” e il “La”. L’avete notato? Si tratta di un suono intermittente che Virgilio paragona ad “un canto onomatopeico e ritmico.”
Tuttavia, come precisa nell’intervista al Corriere Paolo Fontana, entomologo, apicoltore e ricercatore presso la Fondazione Edmund Mach di Trento dal 2009, resta ancora un campo di indagine per la scienza moderna, ricco di misteri.
A riguardo è importante ricordare i lavori di Karl von Frisch (1886-1982) il quale 50 anni fa ricevette il Premio Nobel per la medicina e la fisiologia per i risultati ottenuti nella fisiologia comportamentale comparata e il lavoro pionieristico sulla comunicazione degli insetti.
Oltre al canto, si legge in questo articolo, le api compiono una serie di movimenti conosciuti come «danza delle api», usati soprattutto per «informare su un potenziale sito di nidificazione o sulla presenza di una risorsa di cibo, acqua o una sorgente zuccherina. Sempre seguendo una gerarchia prestabilita, tipica del loro sistema vitale.”
Esistono le cosiddette “api scout” o “esploratrici” che escono dall’alveare per esplorare il mondo che le circonda, imparando a orientarsi, prima di farvi ritorno per comunicare le loro informazioni, impregnate del polline dei fiori trovati.
Le api compiono una danza circolare, come la definì il Premio Nobel Karl Von Frisch. Serve a comunicare alle loro compagne che nelle vicinanze c’è cibo in abbondanza. L’ape esploratrice gira una volta a destra ed una a sinistra, ripetendo più volte questo segnale. Poi si sposta in altre celle dell’alveare per danzare davanti ad altre api in modo che esse pure possano subito partire al…volo, alla ricerca del cibo rinvenuto.
“La scout produce anche dei suoni vibrando le ali, per permettere alle compagne di recepirle, attraverso il canale tattile, olfattivo e acustico con le loro antenne (il cosiddetto organo di Johnston): ma non attraverso quello visivo in quanto l’alveare è troppo buio », ha raccontato Dario Martinelli alla giornalista Silvia Morosi. Dario Martinelli è musicologo e semiologo, direttore dell’International Semiotics Institute all’università tecnica di Kaunas (Lituania) e redattore capo della collana Numanities: Arts and Humanities in Progress.
“Queste api esploratrici hanno inoltre un compito specifico: se una ha percepito un pericolo o la presenza di un predatore nel sito individuato, essa può mettere in guardia il resto dell’alveare. Come? Sabotando la danza della prima, dandole dei colpi con la testa», evidenzia Martinelli. “La decisione sul tipo di danza è dovuta all’esistenza di dialetti locali…”
Cosa ci insegna la danza delle api? «L’uomo è da sempre alla ricerca costante di motivi per sentirsi superiore alla natura, in modo infantile. E ogni volta, la storia insegna, ha fallito. Scoperte come quella del linguaggio delle api” è la riflessione di Martinelli, “ci rammentano che non ha senso interrogarci sull’intelligenza delle altre specie a partire da quanto è utile per noi.
Un esempio? Se un cane ci porta il giornale sulla porta, come avviene nei film americani, pensiamo sia una cosa straordinaria, mentre se compie azioni utili alla sopravvivenza della sua specie, prestiamo meno attenzione. La danza delle api ha messo profondamente in crisi uno dei capisaldi della supposta superiorità umana: la capacità di usare un linguaggio simbolico».
Foto di Maria Cristina Giongo. Il meraviglioso fiore e il suo ospite, entrambi fonte, scambio reciproco di nutrimento, generosità, vita che genera altri fiori, altre vite.
Non ci resta che concludere ricordando quanto sia fondamentale la biodiversità per la salvezza del nostro Pianeta, dove la natura fa di tutto per mantenerlo in vita. Se la distruggiamo con le nostre scelte scellerate, saremo i primi a subirne le conseguenze, come si evince da tutte le catastrofi naturali avvenute negli ultimi secoli con la scomparsa di piante, interi boschi e specie animali.
Maria Cristina Giongo
CHI SONO
Link all’articolo del Corriere della sera di Silvia Morosi.
Link all’articolo del Cofanetto magico sull’immunità di sciame.
E link ad un articolo sugli animali che ci osservano.
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Bell’articolo Cris. C’è una piccola ape solitaria che frequenta il mio balcone in centro città che non ha mai dato segnali di paura o di ostilità. A Merano la scorsa estate ero in una struttura che aveva un meraviglioso giardino con un laghetto, intorno al quale si affaccendavano alcune dolcissime api. Nessuna mi ha mai attaccato, anzi, parevano contente di vedermi, anche perchè, ogni tanto, ne salvavo qualcuna caduta in acqua. Gli abitanti parevano vivere in perfetta simbiosi con questi animali. Nelle vetrine delle pasticcerie non era raro vedere api tra i dolci esposti, senza che nessuno le scacciasse o si meravigliasse. Viva le api. E viva Merano e la sua bellezza dolce e mitteleuropea.
Grazie, cara Elisa, anche per il tuo contributo a favore di questi importanti, indispensabili, preziosi animaletti.